Libertà, quanti crimini si commettono in tuo nome!


di  Don Louis-Marie Carlhian, FSSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine










Liberi interrogativi su una libertà problematica

Dunque, è fatto! Il Parlamento ha iscritto nella Costituzione della V Repubblica «la libertà garantita alla donna di ricorrere alla interruzione volontaria della gravidanza».
Quest’atto, l’aborto, un tempo punito severamente dalla legge repubblicana come attentato alla vita umana, è stato depenalizzato nel 1974, e oggi è diventato una «libertà», impossibile da ridiscutere senza modificare la Costituzione.
E’ ancora permesso stupirsi di una tale evoluzione?

Ad oggi la Francia ha abrogato la pena di morte. Quindi, agli occhi della legge, la vita umana è così preziosa che nessun crimine è così grave da giustificare la pena capitale. Così, la vita di un criminale è più sacra di quella di un bambino che deve nascere, il cui solo crimine è di non essere «desiderato».
E’ ancora permesso scandalizzarsi?

Oggi uno viene perseguito per aver accidentalmente posto fine alla vita di un bambino non ancora nato. La legge consente di registrare un bambino nato morto. Quindi in alcuni casi, il nascituro è riconosciuto come un essere umano e, a seconda della volontà della madre, può essere considerato come un tumore da rimuovere con un’operazione medica.
E’ ancora permesso rattristarsi?

Ad oggi la Francia è firmataria della Carta dei Diritti del Bambino, che all’articolo 1 così recita: «Ogni bambino ha diritto alla vita». Dunque la legge decide se un feto è un bambino o no a dieci, dodici o quattordici settimane della gravidanza, mentre la scienza ci insegna che l’embrione ha il suo codice genetico completo fin dal primo istante, e che dunque è un essere vivente diverso da ogni altro essere umano, compresa sua madre.
E’ ancora permesso deplorarlo?

Oggi la legge pretende di combattere le discriminazioni e il rifiuto di cui sono oggetto le persone con handicap. Tuttavia, la scoperta di una infermità in un bambino che deve nascere può giustificare la sua eliminazione, ormai garantita dalla Costituzione fino all’ultimo giorno della gravidanza.
E’ ancora permesso lamentarsi?

Oggi la legge francese prevede una clausola di coscienza che consente alle persone di rifiutarsi di compiere atti ritenuti contrari alle loro convinzioni. La «libertà garantita» dalla Costituzione rischia di comportare presto o tardi la sospensione di questa clausola per il personale sanitario che non vuole partecipare a un aborto. Libertà, non per tutti.
È ancora permesso allarmarsi?

Oggi il governo presenta la riforma della Costituzione come un rafforzamento della libertà delle donne – pur pretendendo di rilanciare la natalità. Tuttavia molte donne vorrebbero avere più figli e si rassegnano all’aborto per ragioni di carriera, di ristrettezze finanziarie o per la pressione del loro ambiente o di associazioni militanti. Dunque «libertà», salvo per i principali interessati: il bambino che deve nascere e, molto spesso, sua madre.
E’ ancora permesso offendersene?

La risposta a questi interrogativi è convenzionale: in democrazia la legge è fatta dalla maggioranza, che cerca di equilibrare le opinioni degli uni e degli altri, in assenza di un punto di riferimento superiore alla volontà generale. La responsabilità di queste contraddizioni è quindi dei legislatori. Ma la «volontà generale» non può impedire l’esistenza della legge naturale, voluta da un Legislatore ben più alto, che sarà anche Giudice; lo Stesso che ispirava ad uno dei Suoi profeti: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro» (1).
Non ci si impedirà di ricordarlo!


NOTA

1 Isaia 5, 20


 
marzo 2024
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