La Passione di Cristo raccontata da un medico legale


di Anima Misteriosa



Pubblicato il 30 marzo 2024 sul sito di Sabino Paciolla



Presentazione di Sabino Paciolla

Cari amici, ho trovato sulla rete, in occasione di queste feste pasquali, una vera e propria chicca: si tratta di  un’intervista, pubblicata dal quotidiano cattolico francese FamilleChrétienne il 26 marzo 2024, con il dott. François Boxho, belga, che lavora a Liegi come medico legale ed ha al suo attivo almeno 4.000 autopsie.
Lo specialista ha appena pubblicato un libro, dal titolo paradossale Entretien avec un cadavre (“Dialogo con un cadavere”), che contiene anche un capitolo interessantissimo: una disamina dell’autopsia che si potrebbe fare al Cristo, sulla base della Sacra Sindone. Il quadro è eccezionale, molto vicino ai Vangeli e, ovviamente, un’occasione straordinaria di meditazione sulla Passione di Nostro Signore.
Colgo l’occasione per inviare a tutti i nostri affezionati lettori tanti cari auguri di una serena, santa Pasqua. Qui di seguito la traduzione dell’intervista, nella versione originale francese, che ho tratto dal video che potete trovare al seguente link.
https://www.youtube.com/watch?v=voG4Z677BEk



 



Buongiorno a tutti!

Siamo oggi a Liegi, in Belgio, dove stiamo per parlarvi della Passione di Cristo.
Tutti lo sanno, Gesù è morto crocifisso dopo aver subito delle sofferenze insostenibili. Per prendere una migliore conoscenza delle sevizie fisiche che ha subito prima della sua morte, incontreremo il dott. Philippe Boxho: è l’autore di un’opera recente, intitolata Entretien avec un cadavre, dove racconta le autopsie più significative che ha realizzato e al centro di quest’opera si attarda su di un’autopsia un po’ particolare, che è quella di Gesù Cristo. Andiamo ad incontrarlo subito.


Buongiorno dottore!

Buongiorno.

Prima di parlare proprio della Passione di Cristo, potreste spiegarci che cosa vi ha indotto a condurre questa autopsia, così diversa dalle altre, l’autopsia di Gesù Cristo?

In effetti, quello che mi ha condotto a questo è la Sindone di Torino. E’ un lenzuolo che misura praticamente 4,5 m di lunghezza e 1 di larghezza e che presenta un cadavere sulle due facce, faccia anteriore da una parte e posteriore dall’altra. Ho sempre pensato che fosse una scena del crimine appassionante, perché innanzitutto non abbiamo la soluzione, il che è sempre interessante, perché permette di indagare e quando si deve indagare, ciò è molto interessante; in secondo luogo, ciò permette di applicare tutte le tecniche che la criminalistica moderna può offrire, senza tuttavia apportare delle soluzioni assolutamente certe. E’ questo che mi interessava.

Entriamo nel vivo del soggetto, se volete. Si sa in che stato psicologico si trovava Gesù all’inizio della sua Passione?

Non ne sappiamo proprio nulla. E’ visibilmente stressato, il che è normale, stressato sul piano fisiologico, intendo dire, a livello psicologico non lo so, ma a livello fisico è stressato: deve essere affaticato, deve essere terribilmente provato. Al minimo, ha subito una flagellazione: se la Sindone di Torino può essere considerata chiaramente come il sudario che ha avviluppato il Cristo, possiamo contare 120 colpi di flagello che gli sono stati dati. Non si sa esattamente quante strisce portava ogni flagello: sarà necessario dividere il numero dei colpi per quello delle strisce che potevano costituire un flagello; tuttavia, in totale sono repertoriati 120 colpi in media secondo gli autori: io ne ho contati 120. Questi colpi lo hanno necessariamente indebolito, non al punto che si vede nel film Passion realizzato da Mel Gibson, non come in quel film: là si va troppo oltre, oggettivamente si va troppo oltre. Il personaggio che vi si vede, dovrebbe essere già morto al momento della flagellazione. Qui il Cristo, lo si sa, sopravvive, perché arriva fino al Golgota. E’ una situazione che lo indebolisce in modo importante: perde del sangue, tra 500 ml. e non molto meno di un litro. Perde veramente molto sangue. Poi, la flagellazione significa il dolore, significa la sofferenza. E la sofferenza ha l’effetto di indebolire la persona. In effetti, si sa che è in stato di stress fisiologico quando arriva al Golgota, che non è affatto la Via Dolorosa che si presenta oggi a Gerusalemme, non ci ha niente a che vedere. Era un cammino più breve, realmente esistente. E Gesù non ha neanche portato la totalità della sua Croce.

Dice il Vangelo di Luca che sul Monte degli Ulivi Gesù sudava sangue. È veramente possibile per un essere umano sudare sangue e se sì, in quali circostanze si può verificare questo fenomeno?

Sì, è possibile, è stato compreso da un punto di vista fisiologico. È vero che in passato non ci si credeva troppo, ma oggi conosciamo dei meccanismi fisiologici che ci permettono di spiegarlo. Sappiamo che nelle situazioni di stress veramente intenso lo si può osservare. Quello che stupisce è che se la Sindone di Torino è effettivamente quella che ha contenuto il corpo del Cristo, non ve se ne trova traccia in alcun momento sul corpo. E sappiamo che tra il momento in cui Gesù passa al Gethsemani e poi quello in cui passa davanti al sinedrio e poi quello in cui va da Ponzio Pilato e poi quello in cui va infine ad essere crocifisso, sappiamo che non ha avuto possibilità di lavarsi. Ecco, c’è questo piccolo dettaglio che disturba un po’.

Forse che durante la sua passione, tra il Getsemani e la sua morte, la sua flagellazione, il trasporto della croce non hanno potuto cancellare queste tracce di sangue?

Si fa fatica a immaginare come. Il sangue finisce per colare e per levarlo talora bisogna strofinare; se ci fossero state delle tracce di sangue, le si sarebbe comunque dovute trovare sul sudario; tuttavia, non si può essere categorici, non si può essere categorici.

Dopo essere stato condotto al Tempio, dove fu rinchiuso e giudicato durante la notte, il Cristo viene flagellato da dei soldati l’indomani: come si presenta una flagellazione ad opera dei Romani a quest’epoca?

Faccio ancora riferimento alla Sindone: vi si ritrovano non meno di 120 colpi, 120 colpi differenti: questo significa che abbiamo dei flagelli che sono muniti di lanières, al termine delle quali si trovano delle piccole strutture in metallo che assomigliano a delle sferette [1]. Da quello che si vede sulla Sindone è questo che è servito a colpire il Cristo. Allora, se è effettivamente il caso, se questa è la Sindone del Cristo, 120 colpi non significano che ne abbia ricevuti 120: questo significa che ha ricevuto dei colpi con un flagello che ha due o tre strisce e bisognerà dividere il numero dei colpi rilevati, 120, per il numero delle strisce. D’altra parte, quello che è veramente interessante è constatare che sulla Sindone, i flagellatori, il soldato che si trova a sinistra e quello che si trova a destra non hanno la stessa statura: quello che si trova a sinistra è più alto. Perché? Lo si sa perché l’angolo dei colpi è molto più verticale. Quello a destra è meno alto, è più basso, perché? Perché l’angolo dei colpi è più orizzontale. Si verifica un’orizzontalizzazione dell’asse dei colpi di quello che sta a destra; e quello che si trova a destra, colpisce meno il dorso, bensì colpisce piuttosto le gambe rispetto a quello che è a sinistra, che percuote veramente il dorso. Quindi si vede che ci sono due personaggi diversi quando si analizza veramente la Sindone di Torino; è una cosa che stupisce.

E che conseguenze possono avere su di un corpo umano 120 colpi di flagello?

E’ molto, molto grave. Parecchie persone sarebbero già svenute o comunque starebbero male a seguito di questo trattamento. In questo caso, ancora se si fa riferimento alla Sindone, il personaggio che vi è rappresentato possiede una massa muscolare molto importante: è alto, misura sui 1,78-1,80 metri, ha veramente una massa muscolare ben sviluppata e 120 colpi non lo uccideranno; questa massa di colpi lo indebolirà, ma non lo ucciderà, perché possiede una costituzione che lo mette in  grado di assorbire questo numero di colpi.

Un elemento importante della Passione del Cristo è la famosa corona di spine, una parte della quale è stata salvata durante l’incendio di Notre Dame a Parigi: che aspetto avrebbe potuto avere e che ferite avrebbe potuto provocare?

Oggi non pensiamo a una corona, bensì a una tiara: si tratta di piante che crescono localmente, di piante del deserto, con delle spine molto lunghe, all’incirca 3-4 cm, estremamente appuntite all’estremità e che fanno molto male. Allora, che ferite provoca una roba del genere? Ciò provoca delle ferite puntiformi e significa che la spina entra nella pelle e produce un punto: è quel che si definisce una lesione puntiforme, perché assomiglia a un punto. Al livello del cranio – non so se vi siete già ferito al cranio – è noto che il cranio sanguina molto: e quindi le lesioni, le spine che penetrano nel cranio generano automaticamente un sanguinamento relativamente abbondante. Il risultato è che i capelli devono essere veramente imbevuti di sangue: ed è quel che si vede sulla Sindone.

Voi parlate di tiara: ha la forma di un copricapo?

E’ un copricapo che copre tutto. Non è una corona nel senso in cui conosciamo le corone oggi; se guardate la corona di Luigi XV conservata al Louvre, vedrete che avvolge tutto il cranio. Quindi, è veramente come un casco, che circonda tutto il cranio, al di sopra e ai lati.

Tutto il cuoio capelluto, la fronte: uno deve essere annientato da una corona del genere.

Fa male: una spina che penetra nella pelle, la si sente molto, davvero molto.

Il Venerdì Santo i cattolici fanno memoria della Passione di Cristo seguendo spesso le 14 stazioni della Via Crucis; vi si vede spesso Gesù che porta la sua croce, la famosa croce: ma questa immagine della croce è corretta e quella di Gesù che porta la croce è corretta?

Porta soltanto un elemento della croce: ciò faceva parte del supplizio all’epoca presso i Romani. I Romani hanno ripreso questo supplizio ai Mesopotamici e certuni ritengono che potrebbe addirittura provenire dall’India, ma non ne abbiamo veramente le prove. E’ un supplizio che viene chiaramente dalla Persia e che i Romani hanno perfezionato alla loro maniera: erano della gente estremamente precisa e sapevano ciò che facevano e come bisognava farlo. C’è la parte della croce chiamata stipes, la parte verticale che è confitta nel suolo; e c’è un’altra parte, quella orizzontale, che si chiama patibulum. Il suppliziato non portava mai l’intera croce: l’intera croce pesa poco meno di 150 chili e non è possibile trasportarla; trasportava al contrario il patibulum, che, a seconda del legno impiegato, pesava sui 40-50 chili (il che non è poco). Il patibulum è costruito per essere incastrato nello stipes. La croce è a forma di T: non è una croce che oltrepassa l’incrocio delle travi, ma una T; il patibulum è inserito nello stipes dopo che il condannato vi è stato inchiodato.

Su quale distanza all’incirca il Cristo ha dovuto trasportare questo pezzo della croce?

Oggi, esiste un accordo su di un centinaio di metri.

Un centinaio di metri?

Un centinaio di metri, forse qualcosa di più. Non è la Via Dolorosa che viene presentata a Gerusalemme: non ci sono mai andato, ma tutti gli storici sono d’accordo oggi nel dire che questa Via Dolorosa è un’invenzione del Medio Evo. Quindi non è la vera via, il vero cammino preso dal Cristo fino al Golgota.

E fin qui, la Passione, la flagellazione, la coronazione di spine, la Via Crucis: un essere umano è capace di sopportarlo? E’ possibile in fin dei conti arrivare a superare tutte queste prove?

E’ stato flagellato, ha passato una notte orribile, è stato incoronato con le spine, ha perso dell’acqua, molta acqua, perché fa caldo in quei paesi e si traspira e perché ha perso del sangue, dunque poco per volta è entrato in ipovolemia. Non è certo nella forma migliore, questo è chiaro; tuttavia, la sua costituzione molto forte, e a questo ci credo molto, fa sì che possa ancora arrivare al Golgota. D’altra parte, normalmente presso i Romani non sono previste due pene, non ce n’è che una sola: è qualcosa che si trova ancora nel nostro diritto, che è il medesimo che il vostro, dato che provengono entrambi dal codice napoleonico: un crimine, una pena, non due. Là ce ne sono due: c’è la flagellazione, che è una pena, e poi la crocifissione, che è un’altra: d’abitudine non lo si fa. Per lui lo si fa.

Un altro elemento che si vede spesso nelle rappresentazioni è che sono le palme del Cristo in cui sono stati piantati i chiodi che lo hanno inchiodato alla croce: questa immagine è reale e plausibile?

Non lo è affatto. Infatti un chirurgo francese, parigino, che si chiama Pierre Barbère, ha scritto nel 1951 un libro dal titolo La mort de notre Seigneur Jésus – Christ selon les chirurgiens (“La morte di Nostro Signore Gesù Cristo secondo i chirurghi”); non tutto è corretto nel libro: oggettivamente vi si trovano alcuni errori che non si conoscevano all’epoca; tuttavia, afferma una cosa del tutto vera. Ha utilizzato dei cadaveri dell’ospedale in cui lavorava per sospenderli a delle travi, piantando loro dei chiodi nelle palme delle mani. Se facessi una cosa del genere oggi, finirei davanti al Consiglio dell’Ordine, perché non si può fare, ma all’epoca si poteva; ed egli dimostra che tutti i corpi si sono staccati. Tutti: perché nella mano non c’è niente per tenere un chiodo. Quando siete sulla croce, voi tirate le braccia all’indietro così, tirate sulle mani per potervi sollevare, per potere respirare: il problema della croce è soprattutto questo, provoca l’asfissia. Se è il palmo ad essere attaccato mediante il chiodo, si distacca.
I Romani erano persone pratiche: piantavano i chiodi in maniera efficace: ed è evidentemente nel polso che li piantavano. Lì c’è uno spazio, detto spazio di Destot, dal nome del chirurgo che lo ha descritto, dove, se piantate il chiodo, esso passa direttamente: infatti là trova un passaggio ed è là che si inserisce. Così non cade.

Come si presenta una crocifissione? In conclusione, come è morto il Cristo?

E’ un dolore inaudito. I chiodi, in rapporto al resto, sono il meno, veramente. Fanno male quando vengono piantati, fanno male quando si esercita una pressione su di essi, sia alle mani che ai piedi, ma sono dei dolori a cui l’organismo si abitua: l’organismo possiede questa facoltà di potersi abituare al dolore; ma non a tutti. La morte del Cristo sulla croce è una morte provocata da quel che si definisce un’asfissia posturale: un’asfissia, una carenza di ossigeno, che proviene dalla postura, cioè della modalità in cui si sta sulla croce. E questa postura è pessima: le braccia all’indietro, con il torso molto proiettato in avanti: provate – insomma…provate in maniera media – provate se volete e vedrete che avrete difficoltà a respirare.

Che cosa provoca il fatto che un uomo sia su di una croce? Il tasso di ossigeno si riduce perché non respira più correttamente. Gli scambi che avvengono nel polmone consistono in questo: si prende l’ossigeno che si trova nell’aria e si ricaccia l’anidride carbonica verso l’esterno. Questo non avviene più: quindi non c’è più ossigeno in entrata, in ogni caso non molto; e c’è poca anidride carbonica in uscita. Questo implica che a causa dell’anidride carbonica, il sangue diviene progressivamente acido: la si definisce acidosi. E quando un’acidosi è provocata da una respirazione deficitaria, in medicina la definiamo un’acidosi respiratoria. E’ di questo che muore: di un’acidosi respiratoria. Muore perché il suo sangue raggiunge un PH acido e incompatibile con la vita e questo a causa dell’aumento del tasso di anidride carbonica. Questo è un aspetto.

Ma c’è un secondo aspetto, che è un corollario di questo aumento di anidride carbonica, e questo lo conoscete di sicuro: se avete già fatto una corsa, a un certo punto a furia di correre avvertite un dolore al fianco; il dolore al fianco è la prova che entrate, per così dire, in acidosi respiratoria nel punto in cui si manifesta il dolore. E’ una specie di crampo, molto doloroso. E’ esattamente questo quel che si produce: a causa della penuria di ossigeno nelle cellule provocata dall’anidride carbonica, si verificano dei crampi, ma in tutto l’organismo: soffrono tutti i muscoli, il corpo al completo. Diviene rigido, avverte dolori ovunque e, soprattutto, è immobilizzato, cioè: quando vedete un crocifisso con la testa reclinata su di un lato, non è possibile: è immobilizzato con la testa perfettamente in asse, perché tutti i muscoli avvertono dei crampi. Quindi è in asse con il corpo, tutti i muscoli sono in uno stato di rigidità eccezionale ed è estremamente doloroso.

Nel Vangelo si vede che alcuni rimangono stupiti per la morte rapida del Cristo sulla croce: quanto tempo è normalmente necessario di solito per morire su di una croce?

Dipende dal vostro stato, ma la maggior parte delle volte servivano più giorni: e i condannati venivano finiti fracassando loro le membra inferiori, perché allora non potevano più appoggiarsi alle gambe e morivano più facilmente dell’asfissia posturale generata dalla crocifissione. Per il Cristo non è stato fatto.

Per il Cristo un soldato romano gli ha trafitto il fianco e ne sono usciti sangue ed acqua: perché avere fatto questo gesto, innanzitutto, e che cosa significa? Qual era l’obiettivo di questo gesto?

Ponzio Pilato viene informato del fatto che il Cristo è morto: ne è stupito, perché muore rapidamente. Ma muore rapidamente perché prima è stato flagellato. Ha tutte le ragioni per essere molto indebolito, anche se ha una buona statura, visibilmente. Dunque, indebolito, muore rapidamente e Ponzio Pilato è inquieto: vuole in ogni caso verificare e invia un soldato, il quale arriva e gli pianta una lancia nel fianco, il che non è classico: d’abitudine si fracassavano le gambe ai condannati e gliele si fracassavano quando non erano ancora morti. Al contrario, quando sono ormai morti si constata il decesso e in questo caso il soldato se ne vuole convincere, perché Ponzio Pilato glielo domanda e perché la morte è stata molto rapida. Prende la sua lancia e la pianta nel fianco. Nessuno sa in quale fianco: io credo che sia il destro, perché visto quel che esce dal fianco dal corpo del Cristo sulla croce, deve essere il destro.

E Giovanni ci offre nel Vangelo, credo che sia l’unica, una vera osservazione scientifica: in quel punto il Vangelo è scientifico, afferma chiaramente quel che deve uscire dal fianco. Pierre Barre si sbaglia: dice che il sangue nel corpo sedimenta. Sedimentare significa che post mortem gli elementi più pesanti del sangue cadono verso il basso, mentre quelli più leggeri rimangono in alto; e in effetti è vero, quando lasciate il sangue in una  provetta potete vederlo, tutti i globuli rossi e bianchi vanno giù ed avete una specie di siero che flotta al di sopra: è il plasma, dell’acqua, che appare al di sopra. Questo si chiama sedimentazione. Ho realizzato l’autopsia di 4.000 persone: il sangue non sedimenta mai nel corpo. E’ falso: è un errore, perché all’epoca non lo si sapeva, si credeva che fosse così; oggi i medici legali esistono, una volta no, e quindi possiamo dirvi che non è così. Quindi, non è la buona soluzione, ma ce n’è un’altra: quando il Cristo riceve tutti i colpi sul torace e sul corpo in generale, il polmone ne soffre, ne subisce delle contusioni attraverso la parete toracica: questa è una prima cosa. Questo stato contusivo provoca una diffusione del plasma nella cavità tra la parete del torace da un lato e il polmone dall’altro; lì si sviluppa del liquido proveniente dal polmone a causa di queste contusioni.

D’altra parte, l’equilibrio di pressione del polmone quando si muore in questa maniera è che senza dubbio si produce in ogni caso un essudato che compare nelle cavità pleuriche ed è qualcosa che constato regolarmente in autopsia. Quindi, quando il soldato pianta la sua lancia, la lancia attraversa il polmone e ferisce la parte destra del cuore, là dove si trovano esclusivamente delle vene: e le vene sono collegate alla parte destra del cuore, non alla sinistra: il cuore sinistro è arterioso, il destro venoso. Il sangue si trova nella parte destra del cuore: la lancia attraversa il polmone che è pieno di siero, di plasma e il plasma cola; colpisce il cuore, il sangue ne cola. E’ un’osservazione rigorosamente esatta sul piano scientifico. E’ l’unica che si trovi nel Vangelo, è Giovanni che la riporta e o lui era là, o un testimone gli ha riportato quello che ha visto: non può saperlo altrimenti. Ed è quel che si trova sulla Sindone di Torino.

Giustamente, a proposito della Sindone di Torino, voi dite che non tutti sono d’accordo sul fianco del Cristo che è stato trafitto, perché sulla Sindone non si vede chiaramente.

Sì, sì, si vede. Ma quel che non si può fare è dire che la Sindone è necessariamente il sudario del Cristo.

Giusto, è una delle mie domande: voi citate la Sacra Sindone come uno degli elementi di base per lo studio della morte del Cristo, per lo studio di quel che sarebbe il corpo del Cristo; questa reliquia potrebbe essere veramente un tessuto che è stato posato sul corpo del Cristo?

È una domanda eccellente: ed è la domanda su cui ci si attarda tutti per rispondere. In ogni caso, tutti sono d’accordo nell’affermare che il corpo presentato su questo sudario mostra tutte le tracce della Passione e che non ne manca alcuna; e in più è di una precisione… Sono stato in grado di dirvi poco fa che un flagellatore era più alto dell’altro: è inaudito. Ci sono delle tracce sul dorso che permettono di pensare che si è verificato uno sfregamento, senza dubbio con il legno della croce, con il patibulum, la parte della croce che veniva trasportata dal suppliziato. Ci sono delle tracce secondo cui i chiodi sono stati piantati nei polsi: andate nelle chiese, andate a vedere e vedrete che tutti i crocifissi hanno i chiodi nelle palme delle mani. Tutti. Quindi, è veramente super-interessante notare che questo lenzuolo, tenuto conto di tutti gli errori accumulati dalla storia sulla Passione di Cristo, dona la verità esatta: è evidente, è chiaro.

Ci sono delle cose sconvolgenti. Per esempio, non si vedono le orecchie: perché non si vedono le orecchie? Io lo so, sono medico legale e lo so: non tutti lo sanno. Semplicemente, i capelli sono intrisi di sangue a causa delle piaghe provocate dalla corona di spine e il sangue nei capelli, per forza di cose, si secca: e il sangue, quando si secca, forma delle croste; e se avete qualcuno che muore con la testa che pende in avanti, il sangue cola; quando lo rimettete in posizione supina, i capelli rimangono in verticale e bisogna appiattirli di nuovo; per questo motivo non si vedono le orecchie.

Non si vedono neanche i suoi organi genitali. Alcuni dicono: sì, è normale, perché gli sono stati messi dei piccoli pezzi di nastro sotto i gomiti. Per fare cosa? Chi sapeva che questa immagine sarebbe apparsa? E’ la sola immagine al mondo in cui si è precisamente come si è. Non si è mai vista  una cosa del genere da nessun’altra parte. Chi sapeva che sarebbe apparsa? Perché mettergli dei sostegni sotto i gomiti? E’ stupido. Se invece voi vi stendete sul letto – fatelo stasera e penserete a me – e provate a mettere le mani sui vostri organi genitali, non ci riuscirete senza sollevare i gomiti. Ma sulla croce: l’uomo ha le spalle all’indietro, esercita una pressione su di esse: ha le spalle lussate in avanti. Quindi, le spalle escono dalla loro cavità, sono spostate in avanti e allora ci riuscite.

C’è una quantità enorme di piccoli dettagli così: e la Sindone è un reperto eccezionale, eccezionale, perché tutti questi dettagli, che oggi non conosciamo, ma riscopriamo, perché non sappiamo più nulla della crocifissione – non la si pratica più, fortunatamente – tutti questi dettagli sono esatti e ce li dà la Sindone. La Sindone è giusta.

Grazie infinite, dottore! E grazie a voi per la vostra attenzione!


NOTA

1 - Non sono riuscita a capire il termine impiegato dal dott. Boxho al riguardo, quindi deduco.










 
marzo 2024
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