LA MEMORIA CORTA DEL PAPA

Ovvero: calunniate, calunniate, qualcosa resterà. . .



di L. P.





La calunnia, canta don Basilio ne “Il barbiere di Siviglia” di Rossini, è un venticello, un’auretta assai gentile, che “vires adquirit eundo” (En. 4, 174), acquista forza con l’andare, spandendosi e diffondendosi per diventare come un maestrale o, continua don Basilio, come un colpo di cannone.

Calunniate, calunniate, qualcosa resterà” recita un aforisma attribuito volta per volta a Plutarco, a Rousseau, a Voltaire, ripetuto da Schopenhauer e da Marx ma di accertato conio del filosofo inglese, il barone di Verulamio Francis Bacon (1561 – 1626) che lo redasse in latino nella seguente stesura: “Audacter calumniare, semper aliquidi haeret” – Calunniare con forza, qualcosa resterà attaccato (De dignitate et augmentis scientiarum).

La sparata ultima e rumorosa - con una eco di ritorno vergognosa aggiungiamo noi – è stata lanciata nella solita conferenza stampa tenuta in alta quota aerea, davanti ai giornalisti, da Papa Bergoglio sul volo diretto a Cracovia, in Polonia, per l’oscenografica, ollivudiana, mondana scampagnata della GMG  - luglio 2016.
L’occasione è stata fornita dall’uccisione, per sgozzamento, di padre Jacques Hamel, parroco di Saint Etienne – du Rouvray, colpito dalle mani immonde di due giovani jihadisti, sull’altare, il 26 luglio scorso. E, naturalmente, la domanda cogente e attuale era se fosse da considerare, questo assassinio, come l’espressione di una guerra di religione mossa dall’Islam.

Oscurando la verità storica – quella che il dr. Ettore Gotti Tedeschi ha coraggiosamente illustrata in un eccellente articolo (Il Giornale, 1 agosto 2016) – non solo il Pontefice ha negato l’esistenza di un filone violento nell’Islam, ma ha categoricamente escluso esserci state, nella storia, guerre di religione, ma solo guerre di potere e di denaro, e se, tuttavìa, davvero qualcuna di esse sia da qualificarsi tale, è indubbio che è da attribuire alla sola Chiesa Cattolica. E, infatti, con il piglio untuoso e subdolo tipico di chi è intrinsecamente pavido e che tenta di carpire la benevolenza e l’applauso dall’avversario, se ne esce con astuta e accorata confessione: “Non si può offendere o fare le guerre in nome della propria religione, in nome di Dio. Ma quante guerre di religione abbiamo avuto, pensiamo alla notte di San Bartolomeo” (Il Giornale 28 luglio 2016).
Il Papa che, qualche tempo dopo l’eccidio del Bataclan (13 novembre 2015), si era espresso, sempre in alta quota (15 gennaio 2015, di ritorno da Manila), con l’affermare che avrebbe sferrato un pungo a chi gli avesse parlato male di sua madre, per niente velatamente giustificando l’azione sanguinaria del commando islamico, questo Papa è lo stesso che, portando ad esempio unico, ed eclatante, di guerra di religione la notte di San Bartolomeo (Parigi, 23/24 agosto 1572), offende e calunnia sua Madre, la Santa Madre Chiesa Cattolica, quella però degli anni 33-1958, additata a ludibrio universale quale modello di violenza e di intolleranza.

Papa Bergoglio non sa e, se lo sa, colpevolmente bara, che la Chiesa è Santa e Casta nella sua istituzione e nel suo Capo-Fondatore, peccatrice nei suoi uomini, secondo la celeberrima definizione “Casta meretrix” di Sant’Ambrogio (Comm. in Lucam, III, 23). Santa Madre Chiesa è immune da colpe.
Ma ogni occasione è buona, per sparlare della propria Madre presentando così la Chiesa conciliare come teologicamente e antropologicamente diversa da quella ante 1963, più umana e aperta al mondo e, infine, per conquistarsi l’applauso scaltro e peloso del mondo. E in ciò, a datare dal Vat. II, non mancano personaggi, illustri ed ignoti, che in nome di una “novella Chiesa” e di una nuova teologìa, passano il tempo ad indagare quanto maligna, crudele, spregevole ed assassina sia stata la precedente per la quale pietire il perdono del mondo.

E allora, rivolgendoci rispettosamente a Lei, Santità, desideriamo mostrarle un breve ma significativo catalogo di eventi criminali che hanno visto i suoi amici protestanti, i diletti islamici, i fratelli massoni, gli atei – cari, tanto cari al cardinal Ravasi - farsi carnefici dei cattolici non per brama di oro e di argento, né per sete di potere politico, ma per evidente e satanica avversione a Dio e alla sua Chiesa Cattolica.

Lei, perciò, dovrebbe sapere che le persecuzioni anticristiane – le antiche, quelle del tertullianeo “sanguis martyrum semen christianorum”, e queste moderne - non sono invenzioni della Chiesa stessa e non sono state condotte per sete di potere o di denaro ma per odio contro Cristo ché, infatti, non si capisce qual denaro o quale potere intendessero carpire ed ottenere gli imperatori romani dalla primitiva e povera comunità cristiana, qual denaro o quale potere intendano carpire ed ottenere le moderne legioni islamiche che già signoreggiano il mondo della finanza, se non per affermare il disprezzo per la Chiesa Cattolica ed eseguire il disegno della sua distruzione; lei dovrebbe sapere che gli eretici dolciniani e i manichei catari (sec. XI-XIII) praticavano lo sport della scorrerìa e del ladroneccio nelle diocesi e nelle parrocchie dell’Alta Italia, devastando e uccidendo, come accadde a Verona dove fu sgozzato, a colpi di roncola, il domenicano Pietro Rosini più noto come San Pietro da Verona; lei dovrebbe sapere che già dal 1560 gli ugonotti francesi amavano divertirsi compiendo scorribande e attacchi a chiese e a fedeli cattolici, tanto che resta nella storia – ma lei non la cita non so se per ignoranza o per opportunismo – la “strage di San Remigio” (31 agosto 1567) quando, nel vescovado di Nimês, gli ugonotti catturarono e trucidarono 72 fra religiosi – frati e suore – e laici, e i loro corpi fatti a pezzi e gettati nei pozzi della zona; lei dovrebbe sapere quando e come Lutero organizzò, facendole eseguire, le “michelades”, carneficine di cattolici condotte dai protestanti nella festa di San Michele con lo scopo di “estirpare con le armi l’intero cancro della Sodoma di Roma, ad uccidere i cattolici e a lavarsi le mani nel loro sangue”, quelle mani dello stesso DNA criminale che lei, sicuramente, andrà a stringere e a baciare nella prossima e sciagurata visita  svedese (Lund) per la “commemorazione” dei 500 anni dello scisma luterano; lei dovrebbe sapere - perché li ha dichiarati santi il 12 maggio 2013 - che gli 813 cattolici di Otranto furono sgozzati dagli islamici per aver essi testimoniato inconcussa  fedeltà a Cristo e aver rifiutato l’apostasìa a favore di Maometto, così come dovrebbe sapere che, in quel giorno, ben 12.000 furono i morti e oltre 5000 gli schiavi in prevalenza donne e fanciulli; lei dovrebbe sapere che migliaia di cattolici vandeani - 1792/93 – schierati sotto le bandiere del Sacro Cuore di Gesù, furono assassinati, squartati, uccisi con il sistema della “noyade” - annegamento nella Loira (tra cui oltre 100 sacerdoti) - non per questione politica ma per odio a Cristo e alla sua Chiesa il cui Capo, Papa Pio VI, morrà (1799) prigioniero di quel tagliagole di Napoleone Bonaparte - sanguinario alfiere di quel famigerato, rivoluzionario trittico “liberté, égalité, fraternité” additato e ammirato da GP II come emanazione cristiana - nel carcere di Valence-sur-Rhône; dovrebbe sapere delle migliaia di martiri inglesi e irlandesi, preti, frati francescani, certosini, suore, vittime di quel truculento, lussurioso ed impotente Enrico VIII Tudor nell’orgia delirante della sua ribellione alla Chiesa cattolica, di quei 124 sacerdoti e 61 laici, impiccati a Tyburn, infame luogo di esecuzione capitale, e quindi squartati; dovrebbe sapere delle migliaia di “Cristeros” martirizzati nel Messico del massone Plutarco Elias Calles (1926-1929) e della cappa plumbea di silenzio calata, sul recente film “Cristiada”, per ordine dei “Superiori  Incogniti”; dovrebbe sapere degli oltre 7500 religiosi – preti, frati e monache – assassinati dagli anarchici rossi repubblicani nella passata guerra civile di Spagna (1936/37); e, per non farla troppo lunga, dovrebbe sapere che il suo Maometto, per il quale lei e tutto il Sacro Collegio venerate attivandovi, “divorati di zelo” (Ps. 68, 10 – Ps. 118, 139) come veri apostoli a pro di erigende moschee – quasi che il vostro mandato sia quello di diffondere il Corano – il suo Maometto, dicevo, oltre ad aver teorizzato la “guerra santa”, la praticò egli vivente quando a Medina – e questa è storia sonante – fece trucidare 600 giudei della tribù Quraiza di Medina, tanto per dimostrare l’intrinseca bontà dell’Islam.
Per la cronaca, lasciamo la parola a chi ne ha scritto, a Vittorio Messori, apologeta certamente poco gradito al regnante Pontefice.
La presenza ebraica nei paesi arabi risale a 500 o 600 anni prima di Cristo. Per mille anni, sino alla comparsa di Maometto, gli ebrei vissero in condizioni di parità con le popolazioni locali. Ma, con il Profeta, le cose cambiarono in modo tragico. Già nel 625-627 Maometto e i suoi annientarono le tribù giudaiche che rifiutavano la nuova fede… Fuggito a Medina dalla Mecca, si scontrò con l’opposizione delle popolose tribù ebraiche locali che non trovavano conferma nella Scrittura delle interpretazioni che quell’arabo voleva darne o degli episodî che voleva aggiungervi… La tribù giudaica medinese dei Quraiza (che pure lo aveva aiutato nel respingere l’assalto dei meccani), fu sterminata a freddo. I discepoli di Maometto impiegarono parecchie ore per sgozzare tutti i maschi adulti (oltre 600) mentre le donne e i bambini furono venduti schiavi” (Pensare la Storia – pag. 625, SugarcoEdizioni, 2006).

Sgozzamento, metodo privilegiato dei tagliagole di cui Sua Santità tace l’anagrafe islamica e la matrice violenta del Corano. Infatti, a conferma di questa sua ostinata reticenza, sempre in alta quota del volo di ritorno da Cracovia, Papa Bergoglio risponde ai giornalisti affermando con tono sicuro: “Ho parlato a lungo con l’imam di Al Azhar, conosco quello che pensano. Vogliono la pace. In ogni religione ci sono gruppetti di fondamentalisti, così come ci sono cattolici violenti” (Il FQ. 1 agosto 2016), gratificato dal sorriso dei tanti beoti e scodinzolanti vaticanisti lì presenti, a gara nel darsi di gomito a quest’ultima diffamatoria denuncia.
Dubitiamo che l’imam citato sia propenso a condannare il suo Profeta per l’eccidio della tribù Quraiza e per i tanti crimini perpetrati nel corso della storia musulmana. E in quanto ai cattolici violenti, non ci risulta che, qualche gruppetto di costoro abbia lanciato bombe su Medina, sulla Mecca o in qualche moschea, o che vada nelle discoteche, nella metropolitana o nei parchi seminando morte in nome di Gesù.

Quindi, niente guerre di religione, ma solo sete di potere e di denaro, asserisce il Pontefice che, poi come abbiam visto, si contraddice citando, come esempio unico ed eminente di guerra “religiosa” la “notte di san Bartolomeo” che guarda caso, viene marcata come “cattolica”.
Se, in questo confuso e scorretto ragionamento papale, che si pone come cifra sua caratteristica culturale, prevale la prima ipotesi, dobbiamo concludere che padre Jacques Hamel, - peraltro, convinto assertore e praticante del dialogo interreligioso e, perciò in continuo scambio ecumenistico con gli islamici, cosa che non gli ha evitato l’atroce fine - è stato sgozzato da due balordi giovani franco/nordafricani che tentavano di ripulire la bussoletta delle offerte. Con buona pace della coscienza, vero Santità?

Ora, sulla scorta del pensiero bergogliano, noi dovremmo e vorremmo agitare e affondare il pugno a difesa della nostra Santa Madre e usare parole ancor più gravi “se non fosse che ancor lo mi vieta/la reverenza de le somme chiavi/ che tu tenesti ne la vita lieta. . ” (Inf. XIX, 100/103).
Ma ciò che ci inquieta non è tanto la sua difesa del Corano definito libro di pace quanto l’assenza, nei suoi estemporanei e quotidiani interventi, della nozione teologica del peccato originale, del male e di Satana – omicida fin dal principio e padre di menzogna – convinto che basti una farsesca presenza musulmana alla Santa Messa per aprire l’autostrada della pace, ignorando invece che proprio in questa strategica arte della simulazione, l’Islam e l’Ebraismo si sono esercitati spesso e volentieri, senza il minimo scrupolo di coscienza e di dottrina, uccellando gli ingenui.
E mentre egli predica e divaga in alta quota, mescolando nel beverone apostolico irenismo, utopia, buonismo tanto al chilo ed ignoranza storica, qui, a terra, i bambini – 3 mesi/3 anni – sono presi a morsi e a schiaffi da falsi, indegni, disumani maestri e pedagoghi che, colti in flagrante di odioso reato, sono tuttavìa rimessi chi in libertà e chi agli arresti domiciliari mentre, invece, si arresta e si tiene in lunga carcerazione preventiva chi osa criticare un presidente della Repubblica, esecrare la dottrina coranica o giudicare la sodomia peccato grave.
Una giusta giustizia, non c’è che dire.




agosto 2016
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