Due correnti
(nella Fraternità San Pio X)

di Dom Tomás de Aquino

Articolo dell'Abate del monastero benedettino della Santa Croce di Nova Friburgo, in Brasile

Le due note dell'originale, le abbiamo messe tra parentesi quadre, nel corso del testo


Due correnti si manifestano oggi nella Tradizione. Gli uni chiedono un accordo, gli altri no.
Gli uni dicono: Bisogna entrare nella Chiesa.
Gli altri rispondono: Chi è già dentro non deve chiedere di entrare.

- Ma noi chiediamo la legalità, ribattono i primi.
- È così che sono caduti Le Barroux, Campos e tanti altri, rispondono i secondi.
- Ma noi non cadremo, non è possibile che Dio permetta che la cosa accada.
- «Chi crede di stare in piedi, badi di non cadere», avverte San Paolo (1 Cor. 10, 12).

Le stesse cause producono gli stessi effetti. Se Benedetto XVI beatifica chi scomunicò Mons. Lefebvre e Mons. Antonio de Castro Mayer, se Benedetto XVI celebra il giubileo d’argento della riunione di Assisi, se Benedetto XVI sostiene che il Concilio Vaticano II è come se fosse la Tradizione, i mali che abbiamo visto sotto il pontificato di Giovanni Paolo II si ripeteranno sotto quello di Benedetto XVI.
Fintanto che la Roma liberale dominerà la Roma eterna; fintanto che il maggior disastro della storia della Chiesa fin dalla sua fondazione, e cioè il Concilio Vaticano II, sarà il riferimento privilegiato dei Vescovi, dei Cardinali e del Santo Padre, non vi sarà soluzione.

-    Ma Roma sta cambiando, ribattono i difensori dell’accordo.
-    Cambiando in che?
-    Roma ha liberalizzato la Messa e ha ritirato le scomuniche, rispondono i primi.
-    Ma a che serve liberalizzare la Messa di sempre, se Roma lascia coesistere le due Messe?

Leggiamo nel Vecchio Testamento che Abramo scacciò la schiava Agar e suo figlio Ismaele perché Isacco non stesse insieme al figlio della schiava, perché San Paolo dice: «colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito» e aggiunge «così accade anche ora» (Gal. 4, 29). Abramo lo fece a malincuore, su richiesta di Sara e Dio diede ragione a Sara, così che il nato libero non fosse equiparato allo schiavo.
La Messa nuova è Agar. Essa non ha diritti. Essa dev’essere soppressa.
Quanto al ritiro delle scomuniche, a che serve ritirarle se si beatifica chi le ha comminate?
A fronte di un certo beneficio giuridico derivato da questi due atti: la liberalizzazione della Messa (che mai era stata abrogata) e il ritiro delle scomuniche (che mai sono state valide), il beneficio spirituale di ognuno dei due è stato compromesso dal contesto contraddittorio nel quale sono stati compiuti.
O ha ragione Giovanni Paolo II o ha ragione Mons. Lefebvre. Non si può esaltare Giovanni Paolo II e ritirare la scomunica a Mons. Lefebvre, sempre ammesso che sia stata ritirata. I due non possono aver ragione contemporaneamente: è puro modernismo. E lo stesso vale per la Messa: se sono permesse entrambe, il risultato è una contraddizione.
È un principio di dissoluzione. È un principio corruttore della fede cattolica.

-    Ma, diranno gli accordisti, Roma non può porre fine a questa crisi in un colpo solo. Le faccende umane non si risolvono tutte in una volta. Per portare ordine nel caos attuale sarà necessario molto tempo.
-    Sì. Non c’è dubbio. Ma l’inizio di quest’ordine si vedrà solo quando il Papa manifesterà l’intenzione di instaurarlo.
Ma qui si impone una domanda: Benedetto XVI desidera porre ordine nella Chiesa?
-    Certamente, diranno diversi accordisti.
-    Non v’è nulla di meno certo di questo, rispondiamo noi.

Porre ordine nella Chiesa non significa imitare Napoleone, che ristrutturò la Rivoluzione e così facendo la perpetuò. Per seminare il disordine è necessario un po’ di ordine, diceva Corção. Benedetto XVI è un uomo d’ordine, ma l’ordine che desidera non è quello derivante dal Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, per lui il problema del Concilio fu di “acquisire i migliori valori espressi da due secoli di cultura liberale” [Rapporto sulla fede, Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger, Edizioni Paoline, 1985, p. 34].
È questo che Benedetto XVI sta dimostrando di voler fare con la sua ermeneutica della continuità.

-    Ma, insistono gli altri, Benedetto XVI a poco a poco prenderà sempre più la difesa della Tradizione. Egli ha bisogno di noi, chiede il nostro aiuto per combattere il modernismo.
-    Anche Campos parlava così. Ma come può Benedetto XVI chiedere il nostro aiuto per combattere il modernismo se è un modernista lui stesso? Egli potrà combattere certi modernisti, ma il modernismo potrà combatterlo solo quando smetterà di essere modernista.
-    Ma in questo modo non si giungerà mai ad alcuna soluzione.
-    Non lo so. Quello che so è che Sant’Anselmo diceva che Dio non ama niente di più a questo mondo che la libertà della sua Chiesa. Porre la Tradizione sotto l’autorità di uomini che non professano integralmente la fede cattolica, significa fare esattamente il contrario di ciò che Dio ama di più.
-    Ma così stai identificando la Tradizione con la Chiesa.
-    Esattamente, dal momento che la Chiesa è essenzialmente tradizionale e non può cessare di esserlo
[Evidentemente la questione è complessa. Il titolo di un libro di Ploncard d'Assac la riassume così: «La Chiesa occupata». Una conferenza di Mons. Lefebvre sullo stato della Chiesa, tenuta il 15 giugno 1988 per rispondere alle argomentazioni accordiste di Dom Gérard - Abate di Le Barroux - getta una vivida luce su questa questione].

-    Ma allora cos’è Benedetto XVI, se non è tradizionalista?
-    È un Papa liberale che schiavizza la Chiesa.
Porsi sotto la sua autorità, senza che egli abbia rinnegato gli errori professati, significa mettere Sara sotto il giogo di Agar, Isacco sotto il giogo di Ismaele. Ora, noi siamo figli della «donna libera» e non della «schiava», il cui figlio è il Vaticano II, schiavo di due secoli di cultura liberale.
-    Qual è allora la soluzione?
-    La conversione del Papa.
-    Ma come la si ottiene?
-    Pregando e combattendo.
Dio non ci chiede la vittoria, ma il combattimento. Come diceva Santa Giovanna d’Arco: “i soldati combattano e Dio darà la vittoria”, per il Cuore Immacolato di Maria.
È qui tutta la nostra speranza.

Dom Tomás de Aquino, O.S.B.




agosto 2012

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