LA PREGHIERA SOPPRESSA

Perché è stata soppressa la preghiera di Leone XIII
a San Michele Arcangelo?

di Francesco Lamendola


Pubblicato sul sito Accademia Nuova Italia






Il 13 ottobre 1884 papa Leone XIII, mentre celebrava personalmente il sacrificio della Messa nella cappella vaticana, ebbe una visione terrificante. Gli parve di udire due voci, una gentile e una aspra, orribile; e comprese che la prima era quella di Gesù Cristo, la seconda era quella di Satana. I due stavano discutendo: Satana chiedeva a Gesù del tempo a disposizione per poter distruggere la Chiesa, e affermava che sarebbe stato in grado di farlo, se avesse potuto contare su 75 o 100 anni ancora. Gesù gli rispondeva che non ci sarebbe riuscito, tuttavia accondiscese alla sua richiesta: gli disse che quel tempo gli sarebbe stato concesso, insieme al potere di agire contro la Chiesa, ma ribadì al Diavolo che sarebbe stato inutile e che non avrebbe potuto prevalere su di essa, per quanti sforzi facesse.

Quella esperienza mistica non si limitò al fatto di udire quelle voci; egli ebbe anche una visione vera e propria. Una visione terrificante. Ecco come il Papa la descrisse, senza entrare in troppi particolari, ma limitandosi all’essenziale:
«Ho visto la Terra avvolta dalle tenebre e da un abisso; ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la Chiesa stessa, che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve San Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo».
In tal modo, Leone XIII comprese che Dio avrebbe mandato San Michele a proteggere la Chiesa dall’assalto di Satana, ma che non lo avrebbe fatto senza che gli stessi fedeli si rendessero conto della minaccia e che domandassero il soccorso divino; che non li avrebbe salvati, insomma, loro malgrado, senza rispettarne il libero arbitrio.

La visione, ad ogni modo, dovette costituire, per il Pontefice, una esperienza decisamente angosciante, addirittura spaventosa: le parole di Cristo, che assicuravano l’invincibilità della Chiesa da Lui fondata e da Lui protetta, non bastarono a dissipare lo spavento e il terrore che Leone XIII disse di aver provato. Tanto è vero che, terminata la Messa, egli rimase assorto e silenzioso per circa dieci minuti; quindi, non appena rientrato, con l’animo ancora profondamente turbato, prese carta e penna e scrisse di suo pugno una lunga invocazione, o preghiera, rivolta a San Michele Arcangelo, nella quale lo supplicava di difendere la Chiesa e di respingere, e sprofondare nel profondo dell’Inferno, Satana e le sue spaventevoli milizie, scatenate contro la Chiesa stessa e contro la salvezza delle anime.





Poi, non solo inserì la preghiera nel libro degli esorcismi ufficiali della Chiesa cattolica, ma diede ordine affinché la preghiera venisse recitata in tutte le chiese del mondo, al termine di ogni Messa, e ciò fu fatto a partire dal 1886.
La preghiera originale a San Michele Arcangelo, in forma estesa, venne inserita nella raccolta di esorcismi, composta dallo stesso Leone XIII, intitolata «De exsorcismis et supplicationibus quibusdam», e, per la precisione, nella prima parte del solenne esorcismo noto come «Exorcismus in Satanam et Angelos Apostaticos»; in forma abbreviata, venne fatta recitare al termine di ogni Messa, nel contesto delle cosiddette Preci leonine.
Queste ultime erano una serie di preghiere e invocazioni solenni a Dio e alla Madonna, che venivano recitate al termine di ogni Messa fin dal 1859, e che, dopo il 1870, furono rivolte alla libertà della Chiesa; poi, dopo la stipulazione dei Patti Lateranensi, nel 1929, seguitarono ad essere recitate prevalentemente per la conversione della Russia e per il ripristino della libertà religiosa e la fine della persecuzione anticristiana in quel Paese (ricordiamo che la Madonna, nelle apparizioni di Fatima, aveva chiesto una speciale consacrazione della Russia al Cuore Immacolato della Vergine).
Esse constavano di tre Ave Maria, un Salve Regina, un versetto, un canto liturgico (responsorio) e una orazione (colletta) rivolta alla conversione dei peccatori e alla libertà della Chiesa; ad esse si aggiunse la preghiera a San Michele Arcangelo, nel 1886, e quella, voluta da Pio X: Cuore santissimo di Gesù, abbi pietà di noi, nel 1904.

La preghiera scritta e introdotta nel Rituale romano da Leone XIII, nella forma abbreviata, destinata appunto alla conclusione della santa Messa, recitava così:

«In nomine Patri, et Filii et Spritus Sancti. Sancte Michaël Archangele, / defende nos in proelio; / contra nequitiam et insidias diaboli esto presidium. / Imperet illi Deus, / supplices deprecamur: tuque, / Princeps militiae caelestis. / Satanam aliosque spiritus malignos, / qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, / divina virtute in infernum detrude. / Amen».
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. / San Michele Arcangelo, / difendici nella battaglia /  le malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto. /  Che Dio lo comandi, / ti preghiamo supplichevoli: / e tu, che sei il Principe della milizia celeste, / Satana e gli altri spiriti maligni, / che si aggirano per il mondo / cercando la perdizione delle anime / con la virtù divina ricacciali nell’Inferno. / Amen.»


Questa era la preghiera che tutti i fedeli erano invitati a recitare, al termine della Messa. La preghiera completa, inserita, come si è detto, in un esorcismo che lo stesso leone XIII aveva scritto e raccolto, insieme ad altri, nel Rituale romano, poteva essere pronunciata, invece, solo da un sacerdote esorcista, debitamente autorizzato dal suo vescovo, nel corso di una cerimonia, appunto, di liberazione dal Maligno. È troppo lunga per riportarla integralmente nella versione originale, in latino ecclesiastico;  in questa sede, e per gli scopi che qui ci proponiamo, sarà sufficiente riportarne il passaggio centrale, nella traduzione in lingua italiana:

«…[San Michele], venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio Lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non riuscirono a trionfare, e ormai non c’è più posto per essi nei Cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che è chiamato Diavolo e Satana, che tende trappole a tutti. Sì, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui.

Ora ecco che questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’eterna morte.

Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità.

La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge. Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele…»

Questa bella, commovente e forte preghiera, dunque, è stata recitata da milioni e milioni di cattolici ogni giorno, in ogni parte del mondo, al termine della santa Messa; milioni e milioni di cattolici hanno rivolto i loro cuori e le loro menti all’Arcangelo Michele, del quale fu vivissimo il culto, per secoli e secoli, specialmente nell’Europa medievale, e al quale era dedicato, fra gli altri, il celebre santuario di Monte Sant’Angelo, in Puglia, sul promontorio del Gargano, eretto nel 490, dopo un’apparizione al vescovo di Siponto, verso il quale accorrevano migliaia di pellegrini, a piedi, dai Paesi più lontani, in particolare lungo la Via Francigena, che partiva da Canterbury, in Inghilterra, attraversava la Francia nord-orientale, la Svizzera, e poi, valicate le Alpi al Passo del Gran San Bernardo, scendeva lungo la Penisola.

L’Arcangelo Michele, oltre che in alcuni libri non canonici, è presente nel Libro di Daniele; e, fra i libri del Nuovo Testamento, nella Lettera di Giuda e nell’Apocalisse. Egli è presentato come il capo delle milizie celesti, in un primo tempo accanto a Lucifero, poi, dopo la ribellione a Dio di questi, contro di lui, che, con l’aiuto del Signore, scacciò per sempre, facendolo precipitare sulla terra. Qui, però, al Diavolo è stato concesso un certo tempo per mettere alla prova l’opera più bella e preziosa di Dio, la Chiesa, e per tentare di scalzarne le basi, così da allontanare gli uomini dalla Verità.

La grande veggente Katharina Emmerich, vissuta in Germania fra il 1774 e il 1824, parlando dell’epoca moderna, ammoniva che il Demonio «sarebbe stato lasciato libero per un po’ di tempo», riecheggiando le parole dell’Apocalisse. Sorge spontanea, perciò, la domanda, anche osservando una serie di fatti, di comportamenti, di modi di pensare e persino di atti parlamentari e giuridici, i quali paiono sovvertire completamente non solo la morale cristiana, ma la stessa legge naturale: stiamo forse vivendo nell’Era del Diavolo, secondo le profezie di Katharina Emmerich e di altri mistici e mistiche cristiani, come il russo Basilio di Kronstadt, vissuto nel XVIII secolo?

Se analizziamo il testo della preghiera composta da Leone XIII, ci accorgiamo che quel Pontefice non presentò la minaccia diabolica come proveniente soltanto dall’esterno della Chiesa cattolica, ma anche dal suo interno. Egli è stato molto chiaro su questo punto. Le parole: «La Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge», difficilmente possono essere equivocate.

Secondo Leone XIII, la Chiesa verrà minacciata anche dall’interno: egli dice, addirittura, che verrà “ubriacata”, anche perché Satana, l’antico Dragone, avrà la suprema astuzia di trasfigurarsi, apparentemente, in un angelo luminoso; riuscirà, con le sue menzogne, a far breccia nella mente e nel cuore di molti; non solo: egli afferma che la Chiesa verrà ubriacata da “nemici scaltrissimi”, i quali, evidentemente, riusciranno, anch’essi, a presentarsi come anime devote, e, forse, ad occupare posizioni eminenti nella stessa gerarchia ecclesiastica.
Questo non viene detto apertamente; è difficile, però, pensare soltanto alla Massoneria, e ad altri nemici “esterni”, quando la preghiera di Leone XIII afferma che il gran Nemico ha fatto della città del Papa il suo quartier generale, al preciso scopo di distruggere la Chiesa. Del resto è noto, e storicamente documentato, che la Massoneria, fin dal XVIII e XIX secolo, ha seguito la strategia di infiltrarsi occultamente e silenziosamente in quei settori e istituiti della società, dei quali voleva impadronirsi: finanziari, industriali, politici e culturali. Perché non avrebbe dovuto seguire la medesima strategia anche nei confronti della Chiesa cattolica? Certo, fa specie pensare a dei sacerdoti, dei monsignori, dei cardinali che vivono presso il Vaticano, i quali sono agenti infiltrati della Massoneria, operanti allo scopo di scardinarla dall’interno, di screditarla, di disorientarla e disperderla. Pure, sappiamo che cose del genere non appartengono al regno della fantasia letteraria di qualche autore di romanzi a tinte forti. Un libro-scandalo di qualche anno fa, non privo di verosimiglianza, «Via col vento in Vaticano» (Edizioni Kaos), scritto da una persona anonima, evidentemente bene informata, delinea uno scenario, se possibile, ancora più inquietante: a Roma vi sarebbero non soltanto degli alti prelati massoni, ma addirittura satanisti, regolarmente impegnati a celebrare delle messe nere.

Ora, la domanda che non possiamo fare a meno di porci è molto semplice. Per quale mai ragione, nel corso del Concilio Vaticano II, con l’istituzione Inter ecumenici del 26 settembre 1964, venne tirato un colpo di spugna su di essa, sopprimendola insieme a tutte le altre Preci leonine? A chi dava fastidio quella preghiera? Chi era interessato a far sì che non venisse più recitata, dopo ben 80 anni?




gennaio 2020

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