Al servizio di chi sta Sandro Magister ?

di Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa


Padre João Batista de Almeida Prado Ferraz Costa è il parroco della Capela Santa Maria das Vitórias di Anápolis, in Brasile, dove celebra la Santa Messa tradizionale

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Al servizio di chi è il vaticanista Sandro Magister nella sua critica all’arcivescovo Carlo Maria Viganò? Il suo ridicolo atteggiamento di chiedere un intervento della Congregazione per la Dottrina della fede contro l’arcivescovo Viganò, i suoi articoli senza alcun contenuto dottrinale, esprimono solo il suo disordinato attaccamento all’ex papa Benedetto XVI e alla sua illusoria ermeneutica della continuità, un vero sofisma che oggi non inganna nessuno.

Il postconcilio, e soprattutto il pontificato di papa Francesco Bergoglio, dimostrano a sufficienza che il Vaticano II rappresenta una rottura con la tradizione bimillenaria della Chiesa.

Francesco ha sottolineato che una continuità dottrinale non può essere sostenuta di fronte a così tanti cambiamenti nel magistero e nella cura pastorale della Chiesa del Vaticano II.
Penso che Francesco abbia cambiato il catechismo di Giovanni Paolo II, chiamato abusivamente “Catechismo della Chiesa cattolica”, in tema di legittimità della pena di morte, proprio per sottolineare che la Chiesa è veramente cambiata, si è aperta alla mentalità del mondo moderno, ha aderito alla cultura liberale della sovranità dell’individuo, e ha sepolto l’enciclica Quanta Cura e il Sillabo di Pio IX.

Difendere oggi la tesi che il Vaticano II sarebbe in continuità con la tradizione della Chiesa è un’impresa ingloriosa. Gli ambigui documenti del Vaticano II, con citazioni del precedente magistero per ingannare i conservatori, oggi, dopo essere stati applicati dai papi postconciliari alla vita della Chiesa, non lasciano più spazio a dubbi: hanno dato vita a una nuova religione che ogni giorno si allontana sempre più dalla tradizione cattolica.

Sandro Magister non ha ragione di scandalizzarsi per il pontificato di Francesco Bergoglio e allo stesso tempo di criticare Mons. Carlo Maria Viganò. Dopotutto, questo arcivescovo non fa che sottolineare che Bergoglio porta alle ultime conseguenze il Vaticano II che i suoi predecessori avevano applicato a poco a poco.

Inoltre, Sandro Magister sa perfettamente che Mons. Lefèbvre e Mons. de Castro Mayer non sono stati gli unici vescovi che non hanno accettato il Vaticano II.
Ricordiamo, tra l'altro, che diversi vescovi hanno sostenuto pubblicamente il libro di mons. Brunero Gherardini, Vaticano II - un discorso da fare, che propone una revisione dei documenti conciliari che contraddicono il tradizionale insegnamento della Chiesa.
Io stesso ho sentito dal cardinale Pietro Palazzini, uno dei più grandi teologi moralisti del XX secolo, che Iota unum - studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX, di Romano Amerio, che una corposa critica al concilio Vaticano II, era un lavoro incontestabile. Infatti, quando Paolo VI impose il pensionamento obbligatorio dei vescovi all’età di 75 anni e licenziò dal Sacro Collegio i cardinali che avevano compiuto 80 anni, non aveva altro motivo se non quello di licenziare i vescovi che non erano entusiasti delle riforme da lui promosse nell’attuazione del Concilio.

Che Magister si convinca di una cosa: oggi Bergoglio è più preoccupato per lui che per Mons. Viganò.
Ne consegue che Magister è al servizio di una Chiesa che esiste solo nella sua testa: la Chiesa chimerica dell’ermeneutica della continuità.

Perché la verità è che oggi la maggior parte dei cattolici, corrotti dal liberalismo e dal modernismo, sono molto contenti della chiesa moderna nata dal Vaticano II sotto la direzione di Francesco Bergoglio. Sono felici per Amoris Laetitia che è divorzista.
Sono felici per il Sinodo della famiglia perché è aperto ai costumi del mondo e a nuove forme di relazioni umane. Sono più che tolleranti nei confronti dei dogmi, perché pensano che tutte le religioni siano buone e sostengono che l’importante è che la religione sia professata con sincerità. Sono contenti del Sinodo dell’Amazzonia perché pensano che il grande peccato sia davvero la distruzione della natura.

Esiste una minoranza di cattolici che si rende sempre più conto dei gravi problemi della Chiesa causati dal Vaticano II e reagisce e si rivolge alla tradizione cattolica assistendo alla tradizionale Messa romana, ridicolmente chiamata da Ratzinger “forma straordinaria del rito romano”.
Solo il miope Magister non se ne accorge.





Anápolis, 14 luglio 2020






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luglio 2020
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