Esiste il Purgatorio ?


Articolo della FSSPX

Pubblicato sul Sito Informazioni della Fraternità


Tratto : La Couronne de Marie n° 45, novembre 2016








Le anime del Purgatorio


In questo mese di novembre, la Chiesa ci invita a pregare per i defunti.
Dopo aver celebrato Tutti i Santi del Cielo, noi guardiamo con compassione alle anime del Purgatorio.
Ma cos’è il Purgatorio? Esiste e dove si trova il Purgatorio?
Lo abbiamo chiesto a Don Louis-Marie Carlhian, FSSPX, del Priorato Maria Regina, Mulhouse, Francia.


Il Purgatorio è una teoria dei teologi del Medio Evo?

Questa è la classica accusa avanzata dagli scismatici Ortodossi e dai razionalisti.
Tuttavia, l’esistenza del Purgatorio è un dogma di fede, creduto da sempre nella Chiesa e di cui si trovano tracce nella Scrittura: infatti, vi si parla di preghiere per i defunti.
Ora, se i defunti sono in Cielo, non c’è bisogno di pregare per loro, e uguale se sono all’Inferno, poiché la loro permanenza in tale luogo è definitiva!
La pratica di queste preghiere e di questi sacrifici è quindi un segno sufficiente per stabilire la credenza in un luogo intermedio tra la Terra e il Cielo, dal quale ci si può liberare con le preghiere.
Questo punto fu definito dai concilii di Lione, Firenze e Trento.


Il Purgatorio è menzionato nella Sacra Scrittura?

Il secondo Libro dei Maccabei racconta che, l’indomani di una battaglia contro i Siriani, Giuda Maccabeo scoprì sotto la tunica dei suoi soldati uccisi in combattimento degli idoli provenienti dal saccheggio di Iamnia. Si trattava di un’infrazione alla Legge di Mosè, e Giuda giudicò che la morte di quegli uomini fosse un castigo di Dio: «Perciò tutti, benedicendo l’operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera, supplicando [il Signore] che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (2 Mac 12, 41-45).

Nel Nuovo Testamento, l’esistenza del Purgatorio non è affermata esplicitamente in nessuna parte. Tuttavia, si possono citare diverse allusioni ad uno stato di purificazione, che non è l’Inferno: «Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’Uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro» (Mt. 12, 31-32).


I primi cristiani credevano nel Purgatorio?

I primi cristiani celebravano i Santi Misteri intorno alle tombe dei Martiri. Molto presto si pregò per coloro che, non essendo Martiri, potevano avere bisogno di suffragi.
Così, gli Acta Joannis, verso l’anno 160, parlano di San Giovanni che prega su una tomba e celebra la fractio panis il terzo giorno dopo la morte di un cristiano.
Sant’Agostino vi ha visto un uso universalmente praticato; San Giovanni Damasceno fa risalire questa tradizione agli Apostoli; anche Dionigi assicura che si pregava per i defunti.
Si può applicare qui il principio teologico: «Lex orandi, Lex credenti»: la legge della preghiera è una regola di fede, perché essa è una testimonianza certa della credenza comune a tutta la Chiesa.


Dove si trova il Purgatorio?

Né la Sacra Scrittura né la Tradizione ci danno delle informazioni precise sull’argomento. Si parla degli «Inferi», termine latino che designa i luoghi inferiori, sotto terra, ove le credenze pagane piazzavano l’aldilà. La Tradizione cristiana riprende questo termine per opporre il Cielo, che è in alto, agli Inferi, che sono in basso. Vi si distinguono diversi luoghi differenti: l’Inferno dei dannati, il Limbo dei bambini morti senza Battesimo, il Limbo dei Patriarchi e il Purgatorio.
Ma si tratta di luoghi propriamente detti, visto che coloro che vi si trovano sono privi del loro corpo? Sull’argomento la teologia conserva un prudente silenzio, facendo notare che la risposta non ha alcuna incidenza sulla nostra salvezza.


Poiché noi siamo riscattati dai meriti sovrabbondanti di Nostro Signore, a che serve una nuova purificazione?

La soddisfazione offerta da Nostro Signore sulla Croce è certamente più che sufficiente per riscattare tutti nostri peccati. Tuttavia, nel peccato occorre considerare due aspetti: da una parte la disobbedienza al Creatore, dall’altra l’attaccamento sregolato alla creatura.
Se il primo aspetto è pienamente riparato con la contrizione e la confessione, in virtù dei meriti di Nostro Signore, il secondo deve esserlo con il nostro contributo. Dio ci permette così di partecipare alla nostra redenzione. E’ San Paolo che dichiara: «Io completo nella mia carne ciò che manca alla Passione di Cristo».
In altri termini, a noi resta da espiare il nostro attaccamento alle cose terrene, che impedisce a Dio di regnare totalmente sulla nostra anima. Se noi siamo liberati dai grossi peccati incompatibili con l’amore di Dio, restano ancora nelle nostre anime delle imperfezioni da rimuovere: peccati veniali non sottomessi alla confessione, pene temporali dovute per i peccati mortali confessati, resti dei vizi non completamente vinti.
La teologia paragona volentieri questa purificazione ad un fuoco che non può consumare le materie pesanti, ma distrugge la «paglia» o le «scorie» rimaste nell’anima. Questa espiazione si svolge sia su questa terra, con le buone opere, sia in Purgatorio.

Si può aggiungere che non sarebbe conveniente da parte di Dio trattare tutte le anime sia come sante sia come dannate. E’ logico che esiste uno stato intermedio per coloro che non hanno espiato l’integralità delle loro colpe.
Anche certi popoli pagani ammettevano l’esistenza di una pena temporanea dopo la morte.


In che consistono le pene del Purgatorio? Sono molto dure?

«In Purgatorio vi sono due pene: la pena del danno, il rinvio della visione di Dio; la pena del senso, il tormento inflitto col fuoco. Il minimo grado dell’una come dell’altra supera la pena più grande che si possa subire sulla terra» San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, III parte, q. 70, art. 3.
La nostra anima, uscendo da questa vita, prova un forte desiderio di essere unita a Dio, perché non è più limitata dal corpo e intravede l’immensità della felicità del Cielo.
Il tormento che essa prova per la pena del danno è quindi terribile ed è temperato solo dalla certezza che finirà. Quanto alla pena del senso, essa colpisce l’anima direttamente nella sensibilità che essa dà al corpo e si fa sentire più acutamente.
Tuttavia, le pene del Purgatorio sono molto diverse da quelle dell’Inferno, perché esse purificano le anime invece di punirle. Le anime del Purgatorio possiedono le virtù della speranza e della carità, contrariamente a quelle dei dannati. Esse hanno dunque un gran desiderio di essere unite a Dio e accettano la penitenza loro inflitta come un mezzo di salvezza.
Essendo questa pena inflitta da Dio, non possono accettarla liberamente, il che sarebbe un titolo di merito. La carità non cresce in loro, ma, man mano che diminuiscono gli ostacoli che ancora impediscono di produrre il suo pieno effetto, la sentono sempre più acutamente mentre si avvicinano alla salvezza.


Dobbiamo aiutare le anime del Purgatorio? E in che modo?

Noi abbiamo il dovere di aiutare i defunti che aspettano di entrare in Cielo:
- è un atto di carità che tocca le anime amate da Dio;
- una volta entrate in Cielo, queste anime possono pregare per noi;
- talvolta noi siamo responsabili dei peccati commessi in terra dai defunti;
- noi dobbiamo pregare specialmente per i nostri prossimi e per la nostra famiglia.

Da sempre, la Chiesa rivolge le sue suppliche per le anime dei defunti nella maniera più pressante e più ufficiale: il Memento dei morti nel canone della Messa ci fa pregare ogni giorno perché i defunti trovino «il luogo di refrigerio, di luce e di pace».
La Messa è dunque il primo mezzo e il più efficace per alleviarli, facendo offrire loro il Santo Sacrificio o semplicemente offrendo loro la Comunione.
La Chiesa apre anche per loro il tesoro delle indulgenze. Infine, noi possiamo offrire le grandi opere della vita cristiana: la preghiera, il digiuno, l’elemosina; ciò che si chiamano i suffragi.
Il motivo è che queste anime sono unite a noi dalla Comunione dei Santi, cioè dall’unione in Nostro Signore con la carità. Come le membra di uno stesso corpo possono sostenersi vicendevolmente, i membri della Chiesa possono comunicarsi parte dei loro meriti.


Si possono chiedere delle grazie alle anime del Purgatorio?

Come abbiamo detto, queste anime sono unite a noi dalla carità e possono pregare per noi. Dio, nella Sua misericordia, può informarle delle preghiere fatte per esse o dei bisogni dei loro prossimi, e, una volta in Paradiso, esse ne sono certamente coscienti.
Tuttavia, esse non possono più meritare, e come fa notare San Tommaso, esse sono in uno stato in cui hanno bisogno delle nostre preghiere, più che di pregare per noi.
Possiamo anche aggiungere che la Chiesa non rivolge loro mai preghiere liturgiche. È quindi possibile pregarle, ma senza dare loro un potere superiore ai Santi del Cielo.


Come evitare di andare in Purgatorio?


Ogni cristiano deve cercare di evitare il Purgatorio, non solo per evitarne le pene, ma anche per compiere la volontà di Dio: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Questo è possibile preservandoci dalle più piccole colpe ed espiando con la penitenza i peccati per i quali abbiamo ottenuto il perdono.








novembre  2022
AL SOMMARIO ARTICOLI DIVERSI