DATEVI UN SEGNO DI PACE


di Luciano Pranzetti





Pare che, secondo le ultime disposizioni sul Covid, verificata una minore invadenza del virus, col ritorno delle acquasantiere – Deo gratias! – verrà ripristinato, durante la santa Messa, il “segno di pace” vale a dire, la stretta di mano.
Eh sì, ché a causa dell’imperversare dell’epidemia, ne era stato vietato l’uso e sostituito con altri segni e segnali quali: il salutino con la mano, un sorriso a distanza o un cenno della testa che tanto simulava l’oscillare di una “crapa” asinesca. Riti banali e ridicoli.
Bene, torna la stretta di mano.

Noi, a suo tempo, ne scrivemmo un commento facente parte di un piccolo saggio sulle varianti liturgiche apportate nella Messa “Novus Ordo” emanato da Papa Paolo VI e che, probabilmente sfuggito ai più, desideriamo pubblicare a sé stante onde dar modo di coglierne la fondatezza delle nostre puntuali considerazioni.





Al termine del Padre nostro, il celebrante, rivolto ai fedeli, porge loro l’invito a scambiarsi “un segno di pace”. Sùbito dopo si scatena la caccia alla mano da stringere. Eh sì, perché nonostante l’esortazione dica di “un segno” – cioè, uno tra i tanti non ben identificato – quello della stretta di mano è diventato “il segno” unico ed esclusivo. Per il quale va ricordato il ruolo che, nella riforma – o “deforma” – della Santa Messa, ebbe mons. Annibale Bugnini – in puzzo di massoneria (Mino Pecorelli: OP 12-9-978. “Lista Pecorelli” - Annibale Bugnini - 23-4-1963 – matricola 1365/75 – BUAN) – il quale, in forza del suo incarico di Presidente di Commissione, inserì questo gesto non senza una sottile e reale intenzione di inquinare il significato della vera pace di Cristo. Un elemento totalmente dissacratorio che ci apprestiamo a spiegare.





Alla più parte dei fedeli sfugge che la “stretta di mano” è uno dei segni di riconoscimento che i ‘fratelli 3 puntini’ – i massoni – includono nel loro ermetico cerimoniale. Chi possiede, sia pur superficiali, nozioni circa la massoneria e il suo rituale, sa che, la stretta di mano, col pollice di una che preme, due o più volte, sull’altra nella concavità molle, sita tra pollice/indice e contigua alla così detta “tabacchiera anatomica”, è un espediente di per sé nulla significante per chi, massone non essendo, non ne avverte il messaggio cifrato, diversamente da altro che, massone ‘coperto’, lo riceve pronto a ricambiarlo.

Sfugge, abbiam detto, alla quasi totalità dei fedeli dacché la stretta di mano è sempre stata, e lo è, segno di amicizia, di concordia, apertura a nuovi rapporti umani, sigillo a un patto e, pertanto, intrinsecamente positivo. Con questa apparente connotazione di affermata positività, che fa velo all’occulta e reale significanza, buon gioco ha avuto lo scaltro massone mons. Bugnini ad inserire, così, un perverso segno nel rituale della Santa Messa.

Ma è da sottolineare che, al di là della sottigliezza massonica, la stretta di mano resta un gesto laico che niente ha da spartire col segno di pace che caratterizza la dimensione cristiana definita nel complesso del sacro rito della santa Messa intesa quale rinnovazione incruenta del sacrificio della Croce.

Noi, per siffatta ragione, rifiutiamo di stringere la mano che qualche fedele protende verso di noi e ciò desta sorpresa – spesso irritazione – nell’altro che, a fine rito ce ne chiede spiegazione. E noi, allora, volentieri gli illustriamo l’arcano, così, come in appresso.





Narra Eusebio di Cesarea (263-339 d. C.) che, alcun tempo prima della battaglia a Ponte Milvio – 28 ottobre 312 d. C. – l’imperatore Costantino ebbe in sogno una visione in cui gli appariva una Croce con la scritta greca “En tuto nike” – in questo la vittoria – tradotta in latino “in hoc signo vinces” – in questo segno vincerai.
Dopo di che dette ordine di apporlo su scudi e labari. È il segno che consacrò i crociati nella difesa della Terra Santa, che protesse i Franchi dai musulmani nella battaglia vittoriosa di Poitiers (732), che accompagnò la flotta cristiana a Lepanto (1571) contro l’impero Ottomano, che fu baluardo e vittoria sui Turchi nell’assedio di Vienna (1683); è il segno con cui si rappresenta e si adora Dio Trinità; che splende e lampeggia nel cielo dei martiri, così come lo vide e descrisse Dante nella sua Divina Commedia (Par. XIV, 94/105); che adorna e consacra il logo di tutti gli Ordini religiosi; cha apre e chiude l’amministrazione di ogni sacramento; che apre la vita del cristiano nel Battesimo e la chiude nell’Estrema Unzione; che apre e chiude l’Ufficio  delle Ore, da mattutino a compieta; che apre e chiude il rito sacrificale della Santa Messa; che apre e chiude la recita del santo Rosario; che apre e chiude la giornata del buon cristiano; che dà conforto nei momenti di pericolo; che pende dalla catenina quale testimone di fede e di difesa; che santifica il pasto; che spicca sui campanili, irradia pace ne cimiteri e consolazione negli ospedali.





Ciò vuol dire che l’unico e il solo segno che distingue e rende riconoscibile il cristiano è quello della santa Croce, riassuntivo dell’intera storia della salvezza, delle virtù teologali – Fede, Speranza, Carità – ma soprattutto esclusivo segno di pace.
Sì, perché sulla/nella/con la Croce s’è ristabilita l’armonìa, l’amicizia fra cielo e terra, fra Dio e l’uomo, come bene dichiara l’apostolo Paolo: “rappacificare con il sangue della sua Croce, gli esseri della terra e quelli del cielo (Col. 1, 20), segno della potenza di Cristo secondo quanto è scritto nel Vangelo: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt. 24, 30).
La Croce, pertanto, si rappresenta segno con il quale chiediamo e auguriamo pace e, nello stesso tempo, proclamiamo la potenza e la gloria del Figlio di Dio incarnatosi uomo.

Ma, nonostante siffatta alta significanza, si cerca e si dà la pace barattandola con una banale stretta di mano la cui scenografia rappresenta quanto di più avvilente, penoso e deplorevole si possa immaginare: mani sudaticce, molli, sfuggenti, pendule, flosce che si offrono a mani callose, forti, ossute, asciutte, grasse, tatuate, unghiute; mani che hanno, un minuto prima, esplorato le narici attardandosi, poi, a prolungate e vibranti oscillazioni o sbrigandosi in un sol breve contatto delle dita.
Una ridda di braccia che roteano, si incrociano, un viavai rumoroso di fedeli che attraversano l’intera navata per stabilire il primato di mani agguantate. Una vergognosa e dissacrante messinscena con cui il santissimo, trinitario segno della Croce, viene cancellato a favore di un gesto massonico, di marca luciferina abilmente occultato dal suo ideatore, mons. Bugnini, sotto l’apparente patina della cordialità e dell’amicizia.
E vi pare un’ottima scelta?

Caro Papa e cari vescovi: ma vi costa tanto prescrivere, quale veicolo di pace, il santo SEGNO DELLA CROCE?







novembre 2022

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