Le fallacie della Chiesa bergogliana

parte prima


di José Arturo Quarracino


Articolo pubblicato sul sito di Marco Tosatti






Come definito nel Credo, la Chiesa di Cristo è “una, santa, cattolica e apostolica”, cioè una realtà sacra, perché fondata da Gesù Cristo; unica ma allo stesso tempo universale, perché raccoglie e riunisce tutti i popoli del mondo che conservano la loro identità culturale-nazionale; e apostolica, perché il fondamento corporale su cui è costruita è costituito dagli Apostoli con a capo Pietro. Ma per l’attuale vescovo di Roma il suo fondatore non è il Signore risorto, ma uno psicoterapeuta gentile e comprensivo, e la sua Chiesa è un’assemblea globale, costituita come un’unità indifferenziata di persone provenienti da tutto il mondo, senza alcuna identità culturale distintiva, un rifugio religioso transitorio per George Soros e la baronessa Lynn Forester de Rothschild.

Come abbiamo discusso in precedenti articoli, la recente Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Lisbona (Portogallo) era originariamente intesa come un raduno di giovani che si riunivano non intorno alla persona di Gesù Cristo risorto, come concepito e realizzato da San Giovanni Paolo II, ma per “conoscersi” e “celebrare” le differenze dei partecipanti, al di là della loro fede religiosa, delle loro credenze e delle loro incredulità, come ha dichiarato esplicitamente e ufficialmente l’organizzatore dell’evento, monsignor Américo Manuel Alves Aguiar, vescovo ausiliare di Lisbona e neo-cardinale [1].

Così pianificata, è innegabile ed evidente che questa versione 2023 della Giornata ha costituito un vero e proprio colpo di Stato contro il fondatore stesso della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, emarginato dall’incontro. Uno scisma al contrario, se mi è consentita l’espressione, poiché non sono i dissidenti a prendere le distanze dalla Chiesa e dal suo Signore e fondatore, ma è quest’ultimo a essere emarginato, messo da parte o, come si dice oggi, cancellato.

Una vera follia episcopale e cardinalizia, che ha avuto l’appoggio silenzioso e tacito di colui che dovrebbe essere il Vicario di Cristo e membro di un Ordine religioso che alle sue origini era al servizio di Gesù Cristo, ma che non ha mai sconfessato il prelato golpista, evidentemente un pappagallo del pontefice, che gli ha fatto dire ciò che non può o non osa dire, perché sarebbe terribilmente scandaloso e indifendibile [2].

Ma con l’inavvicinabile e viperina astuzia che lo caratterizza, il leader supremo ha sì citato il nome del Signore e in qualche occasione si è anche permesso di commentare qualche passo evangelico, ma ha impiantato le proprie idee e i propri deliri filoglobalisti, deformando e trasformando le parole di Gesù Cristo per giustificare la propria follia dottrinale.

L’esempio più chiaro di questo atteggiamento fallace è l’interpretazione di don Jorge della parabola narrata nel capitolo 22 del Vangelo secondo Matteo (vv. 1-14). Innanzitutto, si tratta di una parabola [3], cioè di un’immagine che Gesù Cristo presenta per indicare il Regno di Dio, il Regno dei Cieli alla fine dei tempi, che inizia con le parole “è come…”. Insomma, un racconto o una storia, nel senso buono del termine, ma, come vedremo, non sappiamo con quale metodo storico-critico (letterario, testuale, archeologico, ecc.) il nostro connazionale l’abbia presa come un vero fatto storico.

In questo passo, Gesù presenta un re che celebra le nozze di suo figlio, per cui invita attraverso i suoi servi conoscenti e amici a unirsi a lui nella celebrazione, ma questi ultimi rifiutano di andare. Attraverso altri servi, ripete l’invito, ma i chiamati non solo si rifiutano di partecipare, ma uccidono anche gli inviati del re. Adirato, il re manda i suoi soldati a uccidere i criminali e a dare fuoco alla loro città.

Dopodiché, il re ordina ai suoi servi di andare al crocevia e di invitare tutti quelli che incontrano.

E così la festa di nozze si riempie di invitati, ma uno di loro si è presentato senza la veste nuziale, motivo per cui il re ordina di legarlo mani e piedi e di gettarlo nelle tenebre esterne (Gehenna), perché, come termina la parabola, “molti sono chiamati, ma pochi sono scelti”.

Questo brano evangelico, come il resto della Bibbia, è un testo sacro perché nelle Sacre Scritture è Dio stesso – Uno e Trino – che parla e si rivela, attraverso il linguaggio umano fornito dai vari e numerosi scrittori e redattori dei libri che compongono la Bibbia, in un determinato periodo storico ed esclusivamente in tre lingue: aramaico, ebraico e greco.

Ma nessuna lingua o idioma umano può esprimere e contenere in sé la Parola di Dio, che ha scelto di esprimerla attraverso due lingue specifiche: il semitico e il greco, ma con un senso e un significato che trascende il limite temporale-spaziale della redazione testuale, perché hanno validità eterna, “parlano” in ogni epoca e in ogni lingua.
Perché in realtà, come definisce il Catechismo della Chiesa Cattolica, i testi sacri hanno un duplice significato: letterale e spirituale [4].

Il primo è ciò che la lettera del testo dice effettivamente – espresso in un particolare linguaggio epocale – mentre il secondo ha tre possibili manifestazioni: allegorica, analogica e morale. Il senso letterale è la base e il fondamento incrollabile di ogni significato della Sacra Scrittura: “Tutti i significati [della Bibbia] sono basati sul senso letterale” [5].

In breve: nessuna interpretazione della Bibbia è valida se si mette da parte il senso letterale del testo, perché diventa fallace o mendace o, nella migliore delle ipotesi, una digressione.

Purtroppo, nel discorso pronunciato dal nostro amato Vescovo di Roma, don Jorge Mario Bergoglio (Francesco) a Lisbona, in Portogallo, il 3 agosto scorso, in occasione della Cerimonia di Accoglienza nel Parque Eduardo VII, egli ha dato un’interpretazione della parabola del banchetto nuziale di cui sopra, un’interpretazione che non ha nulla a che vedere con ciò che il testo afferma chiaramente, senza ambiguità, equivoci o confusione. Cioè, ciò che il pontefice argentino afferma e interpreta del testo non ha nulla a che fare con la lettera del testo, motivo per cui finisce per dire cose strane e contrarie al messaggio di Nostro Signore Gesù Cristo.

In primo luogo, don Jorge utilizza il passo evangelico citato per giustificare la sua frusta che nella Chiesa ci devono essere “tutti, tutti, tutti”, perché “nella Chiesa c’è posto per tutti. Nel modo in cui siamo. Tutti noi”. E pretende di giustificarsi dicendo che “Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a chiamare per il banchetto l’uomo che lo aveva preparato, dice: ‘Andate e portate tutti’, giovani e vecchi, malati, giusti e peccatori. Tutti, tutti, tutti! Nella Chiesa c’è posto per tutti. Confrontando il testo evangelico con l’interpretazione papale, è evidente che il vescovo di Roma ha problemi di lettura testuale o fa affermazioni mendaci e false: Gesù dice nel testo che “il Regno dei cieli è come un re…” (v. 2), mentre Bergoglio dice una cosa totalmente diversa: che “Gesù manda gli apostoli a chiamare per il banchetto quel signore…”. Più che di un errore di interpretazione, sembrerebbe che ci troviamo di fronte a una lettura delirante, o consapevolmente distorta, chissà perché.

In secondo luogo, don Jorge Mario omette i due rifiuti degli ospiti iniziali, che si concludono con l’ordine reale di giustiziarli per aver ucciso gli inviati del re (vv. 3-7).

Di fronte a questi versi… silenzio assoluto. Perché? Una grande domanda a cui non è facile rispondere, sicuramente perché questi versi infrangono l’immagine di un piccolo padre buono che “abbraccia tutti”, come ripete don Jorge.

In terzo luogo, il pontefice sostiene che Gesù dice: “andate e portate tutti”, il che non è vero. Nella parabola, è il re che dice ai suoi servi di “andare ai crocicchi e invitare quanti più ne trovate” (vv. 8-9). Il “Gesù” fantasticato da Bergoglio ordina e impone – “portate” – come se fosse un despota, mentre il re della parabola non impone né ordina – “invitate”.

In quarto luogo, don Jorge Mario conclude dicendo che nella Chiesa “c’è posto per tutti”, per poi affermare che “il Signore […] ci abbraccia tutti” e “ci mostra Gesù sulla croce”. Colpisce molto l’imprecisione e il disordine dell’argomentazione: dal Gesù che ordina di portare tutti perché nella Chiesa c’è posto per tutti, si salta subito al Signore che ci abbraccia tutti e ci mostra Gesù sulla croce.

Come si è passati dal Gesù che ci invita a stare appesi alla croce, lasciando il posto al Signore che abbraccia? Evidentemente, come sostengono alcuni, pur essendo onnisciente e onnipotente, nemmeno Dio sa cosa e come pensa e ragiona un gesuita.

In quinto luogo, per Bergoglio la parabola finisce qui, con “tutti dentro”, il che è intellettualmente disonesto, perché pota le parole di Gesù Cristo stesso. Questo Gesù “immaginario” è un ospite accogliente, non redime né esige, è terapeutico: “Gesù non chiude mai la porta, mai, ma invita a entrare; entrate e vedete. Gesù riceve, Gesù accoglie. […]. Dio ti ama, Dio ti chiama, che bello! Dio mi ama, Dio mi chiama. Vuole che io sia vicino a Lui”.
Parole molto belle, molto edificanti e molto tenere, ma questo non è nemmeno accennato nel testo evangelico, esiste solo nella fantasia di don Jorge Mario. Insomma, un “Gesù” che non chiede di essere seguito, che non esorta a portare nessuna croce, che non chiede di essere perfetto “come è perfetto il Padre celeste” (Mt 5, 48), che non manda ad annunciare il Vangelo e a convertire.

Ma nonostante la potatura testuale del Pontefice, la parabola continua, affermando che il banchetto di nozze si è riempito di commensali, uno dei quali non è vestito con l’abito nuziale, motivo per cui il re ordina di cacciarlo ed espellerlo, di legarlo mani e piedi e di gettarlo nelle tenebre, “dove c’è pianto e stridore di denti”. In altre parole, il re della parabola invita tutti al banchetto, ma alcuni vengono espulsi, perché non sono adatti a partecipare al banchetto: “perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti” (v. 14).

Il “Gesù” di Bergoglio chiama tutti e li lascia tutti dentro, è un “Gesù” globalista; ma il Gesù del Vangelo, il vero Gesù, chiama e convoca, ma sceglie pochi, e gli indegni li condanna all’inferno, anche se qualche sensibile neocardinale lo trova duro e sconvolgente. E quelli che sceglie e accetta li manda a evangelizzare e a fare missione, non a sedersi e a sentirsi “amati”.

In breve, la “Chiesa” che Bergoglio immagina è una Chiesa “inclusiva”, dove non c’è bisogno di conversione o redenzione. Al contrario, la Chiesa di Gesù Cristo è selettiva e in uscita, la sua missione è evangelizzare, non essere un centro di auto-aiuto.

È sempre più evidente che questa deformazione della fede e della dottrina cristiana – spostando il Salvatore dal centro, distorcendo il suo insegnamento e cancellandolo – sfigura e deforma la figura della Chiesa – che è di Cristo, non di Bergoglio – e ne prostituisce non solo l’essenza, la ragion d’essere, ma anche il senso e la missione evangelizzatrice.

Questa azione eversiva e golpista è ciò che permette di capire perché il Vescovo di Roma si sia dedicato a cancellare la tradizione dottrinale della Chiesa, abbia represso disciplinarmente gli Ordini religiosi tradizionali, abbia limitato al massimo la ricchezza della tradizione liturgica, abbia condannato la conversione e l’evangelizzazione – denigrandole come proselitismo – e pretenda che i nuovi sacerdoti siano calciatori e “non dogmatizzino nelle parrocchie”.

È sempre più chiaro che il senso ultimo di tutta questa predicazione e azione dissolutrice dell’altro gesuita ignaziano, oggi assoggettato al potere della plutocrazia finanziaria globalista ultra-minoritaria, è quello di trasformare la Chiesa di Cristo in un magazzino e deposito umano del degrado religioso, culturale, spirituale e morale che questo Potere diabolico promuove e impone, con la naturalizzazione e l’accettazione della condotta omosessuale come “nuovo” diritto umano.

Una “Chiesa” che non annuncia il Vangelo, che non promuove l’evangelizzazione delle culture o il fecondo dialogo storico tra Fede e Ragione, che non fa del mondo una casa per Dio, che non è la fonte e la culla della civiltà come lo è stata dopo la caduta dell’Impero Romano o che non porta il cristianesimo nel mondo extraeuropeo, come ha fatto la Spagna nell’Età Moderna. Insomma, una “Chiesa” scristianizzata e scristianizzata al servizio del clan Soros e della Casa Rothschild, patroni del Nuovo Ordine Mondiale antiumanista.

Il nostro connazionale è consapevole che la pazienza di Dio ha un limite e che “è terribile cadere nelle mani del Dio vivente” (Eb 10,31).

Insomma, chi seguire: il Gesù Cristo risorto o il “Gesù” inventato da Bergoglio, il Gesù dei Vangeli o le farfalle promosse dal Vescovo di Roma?

José Arturo Quarracino
16 agosto 2023


NOTE

1 – Si veda: Iglesia Católica: de Cuerpo de Cristo a burdel bergogliano [Chiesa cattolica: da corpo di Cristo a bordello bergogliano]: “Noi non vogliamo assolutamente convertire i giovani a Cristo né alla chiesa cattolica o a qualcosa del genere”, vogliamo “che i giovani che vengono a Lisbona, in Portogallo, conoscano gli altri giovani dell’Africa, dell’Asia, dall’America, ricchi, poveri, dall’Occidente, cattolici, non cattolici, con religione, senza religione, con fede, senza fede, e capiscano innanzitutto che questa diversità, qualunque essa sia, è una ricchezza. E poi conoscersi e farsi conoscere. Da quel momento in poi, che si prendano cura l’uno dell’altro, si amino, abbiano il piacere di stare insieme”.
2 – Lo stesso modo di procedere che don Jorge Mario ha usato nelle sue famose interviste informali col defunto giornalista Eugenio Salfari, che dopo i loro incontri a Santa Marta riproduceva a memoria quanto aveva detto il Vescovo di Roma, talvolta ripetendo scandalose affermazioni eretiche mai smentite dal Vaticano, tutt’al più descritte come “estrapolate dal contesto”.
3 – In greco, parabola significa “confronto, somiglianza”. Si veda M. A. Bailly, Abrégé du Dictionnaire Grec-Français, Libraire Hachette, Paris 1901.
4Catechismo della chiesa Cattolica, Prima parte, Prima sezione, Capitolo secondo, articolo 3 , nn. 115-118
5 – San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, Prima Parte, Questione 1, articolo 10, ad. 1.






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