Le democrazie odierne vilipendono i diritti di Dio



Articolo di Don Benoît de Jorna, FSSPX



Pubblicato sul sito francese della Fraternità San pio X

La Porte Latine






Partenone - Atene - Grecia



Presso i Greci, il governo della città era affidato all’insieme dei cittadini, allo scopo di assicurare l’interesse generale. Dal momento che tutti i cittadini erano uguali, potevano pretendere di occuparsi del bene comune senza che nessuno fosse superiore a loro.
Questo era il regime costituzionale oggi chiamato comunemente democrazia. Regime molto diverso dagli altri, perché tutti avevano accesso al potere e non uno solo o alcuni, come nel regime monarchico o aristocratico.
In queste democrazie, ciascun cittadino non aveva più potere di un altro, e nessuno era sottomesso a qualcun altro. Tutti avevano il dovere di rispettare le leggi in vigore e di governare con giustizia.

Questo sistema di governo era fondato sull’uguaglianza di tutti i cittadini e quindi sulla libertà politica di ciascuno. Un po’ chimerico, in verità: questo sistema poteva degenerare per la mancanza di virtù dei cittadini, così che la democrazia si rivelava essere una corruzione di tale sistema. I poveri ne approfittavano per arricchirsi impunemente.

Ma oggi non è più così.


Le democrazie nate nel 1789 non sono più quelle dei Greci di una volta.

La Rivoluzione francese ha modificato ampiamente questo sistema. Se esso porta ancora il nome di democrazia è perché il potere non è nelle mani di uno solo, ma in quelle di molti. Ciò che è cambiato è la libertà politica di cui si gloriavano i Greci, sottomessi a delle leggi più o meno fondate sulla natura. Oggi quella libertà è diventata un’assenza di sottomissione politica intesa come autonomia sia individuale sia collettiva, senza alcun limite. Né Dio né capi possono più pretendere di indicare le regole di un corretto agire sociale: le stesse leggi sono fatte da chi governa. Quindi, è tale autonomia spinta ad essere la prerogativa del regime democratico. Oggi, chi dice democrazia dice libertà, e viceversa.


La democrazia è diventata il sistema politico del liberalismo: né Dio, né capi.

Siamo quindi lontani dalla verità enunciata da Leone XIII nel 1888: «è per necessità suprema che l’uomo si trovi completamente sotto il vero e perpetuo potere di Dio: perciò non si può affatto concepire la libertà dell’uomo se non dipendente da Dio e soggetta alla Sua volontà. Negare in Dio tale sovranità o non assoggettarsi ad essa non è comportamento di uomo libero, ma di chi abusa della libertà per tradirla; in verità da tale disposizione d’animo si forma e si realizza il vizio capitale del liberalismo».

All’uomo moderno, questo democratico, questo liberale, la Chiesa conciliare non cessa di guardare, con una attenzione che sfida ogni aspettativa. Paolo VI, nel suo discorso del 7 dicembre 1965, all’ultima sessione pubblica del Concilio, dichiarò: «La Chiesa del Concilio, sì, si è assai occupata, oltre che di se stessa e del rapporto che a Dio la unisce, dell’uomo, dell’uomo quale oggi in realtà si presenta: l’uomo vivo, l’uomo tutto occupato di sé,  … Una simpatia immensa la ha tutta pervasa».

E l’8 dicembre 1965, Paolo VI concludeva il Concilio rivolgendosi prima di tutto ai governanti: «La Chiesa vi chiede solo che siate liberi». Questa spaventosa dichiarazione, non solo detronizzava Nostro Signore, vero Dio e vero uomo, ma lasciava anche l’uomo alla propria autonomia.

In questo stesso discorso, il Papa diceva alle donne: «La Chiesa è fiera di aver magnificato e liberato la donna, di aver fatto risplendere nel corso dei secoli la di lei uguaglianza sostanziale con l’uomo». E rivolto ai giovani, terminava: «La Chiesa si preoccupa che questa società che voi state per costruire rispetti la dignità, la libertà, i diritti delle persone, e queste persone siete voi».

Il Concilio propugnava quindi chiaramente l’uguaglianza e la libertà per tutti, uomini e donne, individui e popoli.
I giovani di allora sono i maestri di oggi; distillano questo liberalismo che sta avvelenando il mondo.

Sfortunatamente, oggi vediamo troppe di queste idee stravaganti spadroneggiare nella Chiesa stessa. Così, questa uguaglianza per tutti, questa libertà per tutti, non potrebbe prendere il sopravvento anche sulla Chiesa stessa? La Chiesa stessa potrebbe allora cambiare il suo sistema e diventare una moderna democrazia? Il mistero è sotto i nostri occhi: stiamo assistendo a questi profondi cambiamenti che riguardano la Chiesa. Le nuove leggi danno a tutti gli stessi diritti, uomini o donne, giusti o ingiusti: questa è la «libertà senza limiti» entro la stessa Chiesa.

Noi siamo afflitti, ma abbiamo la fede. Noi crediamo nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Noi crediamo, oggi e più che mai che è Nostro Signore Gesù Cristo che ha fondato la Sua Chiesa, società visibile, monarchica, gerarchica, e che essa è perpetua e durerà fino alla fine del mondo.







 
febbraio 2024
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