Sorpresi dalla Gioia.

Lewis e la sua battaglia nella terra delle ombre



Aldo Maria Valli intervista Paolo Gulisano



Pubblicato sul sito di Aldo Maria Valli




Si intitola Clives Staples Lewis. Nella terra delle ombre il nuovo libro di Paolo Gulisano, medico-scrittore, esperto del cristianesimo anglosassone nonché collaboratore e amico di Duc in altum.
Abbiamo intervistato l’autore.





Paolo Gulisano, Clives Staples Lewis. Nella terra delle ombre, 2023, Milano,  Ares, 246 pagine, 16 euro
https://www.edizioniares.it/






AMV- Un libro su Clive Staples Lewis, un altro di quei cristiani delle isole britanniche che a partire da John Henry Newman furono protagonisti, in Inghilterra, di una grande rinascita religiosa…

PG - Lewis fu un intellettuale importante, che diede ai lettori (ma anche agli ascoltatori, visto che per anni fu protagonista di seguitissime trasmissioni radiofoniche alla Bbc) di che pensare con i suoi scritti letterari e filosofici, ma che allo stesso tempo divertì, commosse e fece sognare milioni di giovani lettori con le sue narrazioni fantasy.

Lewis fu uno dei più singolari intellettuali dell’Inghilterra del suo tempo, un uomo affascinante e contraddittorio: non era un professionista dei racconti per bambini, né ebbe mai figli a cui narrare fiabe, ma realizzò con Narnia un autentico classico. Trascorse gran parte della sua vita in Inghilterra, diventando uno dei massimi protagonisti della cultura inglese, ma era irlandese.

Da giovane aveva abbandonato la religione protestante dei suoi padri, era transitato nei territori aspri dell’ateismo e infine era approdato al cristianesimo, restando a lungo incerto su quale denominazione abbracciare e optando infine, ma non senza precisazioni e distinguo, per l’anglicanesimo. Scrisse opere storiche e libri in difesa del cristianesimo in un mondo che egli vedeva scivolare inesorabilmente verso l’indifferentismo religioso, ma fu anche autore di opere di fantascienza e di romanzi ricchi della presenza di riferimenti simbolici e mitici.

AMV - Lewis è stato uno dei più importanti intellettuali cristiani del Novecento, eppure non ha la stessa popolarità di Chesterton o Tolkien. Come te lo spieghi?

PG - In realtà Lewis arrivò con successo in Italia già dagli anni Quaranta, con Le lettere di Berlicche, una delle sue opere più famose, che ebbe una grande diffusione anche nel mondo cattolico. Le cronache di Narnia, che vennero pubblicate negli anni Cinquanta, uscirono da noi solo nel 1978, e molti dei suoi saggi più importanti vennero pubblicati da una piccola casa editrice, la Jaca Book. Probabilmente gli intenti apologetici e la critica della Modernità erano fin troppo chiari per gli editori mainstream.

Perché scrisse anche di fantascienza?

Se la modernità era dunque iniziata con opere utopistiche e fantascientifiche – basti pensare alla Nuova Atlandide di Bacone, ove si immagina un governo unico mondiale retto da tecnocrati – valeva la pena contrastarla sullo stesso terreno narrativo.

Lewis si rese conto che, come diceva il suo amico Tolkien, occorre ridare sanità e santità a questo mondo che, come aveva detto a sua volta Chesterton, era preda di verità impazzite e stava ritornando progressivamente agli orrori pre-cristiani: occorreva reagire e metter mano a una battaglia. Essendo “un uomo pieno di forza e di buona volontà”, come lo definiva in termini elogiativi l’amico Tolkien, Lewis si inoltrò così sulla strada avvincente della fantascienza, e ne nacque il ciclo narrativo della Trilogia cosmica.


Fondamentale fu la sua amicizia con il cattolico Tolkien…

Tra tutte le grandi doti di Lewis forse quella più importante fu proprio la capacità di costruire e sviluppare rapporti con una fitta rete di persone, spesso diversissime da lui e tra loro, persone lontane nello spazio o nel tempo ma anche vicine, per geografia e sensibilità, tra cui soprattutto i membri del circolo degli Inklings, che aveva in Lewis il suo baricentro e fu profondamente influenzato dal suo entusiasmo. Tolkien non sarebbe mai riuscito a completare Il signore degli anelli senza l’incoraggiamento appassionato di Lewis. Nonostante la sua militanza apologetica, e una propensione alla narrazione dei pochi contro i molti, Lewis fu in realtà un uomo capace di travalicare qualunque recinto ideologico: aveva compreso che fra i cristiani, come per tutti gli esseri umani, sono molte più le cose in comune rispetto a quelle che dividono. Non era ecumenismo spicciolo: era passione per la Verità da condividere con chi ne fosse alla ricerca.


In che cosa consisteva la sua apologetica?

L’opera e la vita stessa di Lewis furono contraddistinte dal desiderio di realizzare il progetto buono di Dio. Un ideale che si concretizzò nella ricerca della Verità. Tutte le opere di Lewis s’intrecciano attorno a un tema che ritorna costantemente, ovvero la dialettica del desiderio, un desiderio imprecisabile, ma intensissimo, che Lewis inseguirà tenacemente per tutta la vita e crescerà di pari passo con la sua evoluzione spirituale, assumendo di volta in volta connotazioni più definite e arrivando, finalmente, a essere identificato come la Gioia. Da questo punto di partenza, Lewis condusse le sue grandi battaglie contro gli errori della Modernità, descritti in termini quasi profetici nel saggio L’abolizione dell’uomo, in cui lo scrittore angloirlandese illustra le prospettive dell’allora nascente ideologia transumanista.


Qual è il pensiero religioso di Lewis?

Uno scritto rappresenta un condensato del pensiero religioso di Lewis, che parte da domande fondamentali, quasi catechistiche. Lo riporto nel libro: si tratta del testo di una conferenza tenuta a Oxford l’8 giugno 1941, mentre l’Inghilterra era ancora sotto le bombe naziste, dal titolo L’onere della gloria. Il focus della conversazione era questo: che cosa ci promette la Scrittura? Che saremo con Cristo, saremo come lui, avremo la Gloria, saremo appagati e deliziati, avremo un posto preciso nell’universo.

La gloria è un riconoscimento, un apprezzamento da parte di Dio. È una lode che viene da lui. Dice il Vangelo: “Vieni, servo buono e fedele”. Lo scopo della vita è compiacere il Signore: “Soddisfare Dio, essere veri ingredienti della felicità divina. Essere amati da Dio, non solo compatiti, ma compiaciuti di questo come un artista si compiace della sua opera o un padre del figlio. È l’onere o il peso della gloria che i nostri pensieri possono a malapena immaginare. Poiché gloria significa buona reputazione agli occhi di Dio, accettazione da parte di Dio, reazione, riconoscimento e accoglienza nel cuore delle cose. La porta alla quale abbiamo bussato tutta la vita finalmente si aprirà”.








 
febbraio 2024
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