La lotta del Papa contro la “Vecchia Messa”:

una lotta contro la Chiesa.



di Padre Joachim Heimerl



Pubblicato sul sito di Marco Tosatti






Padre Joachim Heimerl



Chi si è chiesto perché Francesco non solo rifiuta la Messa tradizionale, ma la perseguita, ha recentemente ricevuto una risposta dalla sua bocca: Il Papa non si preoccupa dei bei riti o del latino; Francesco ritiene invece che il concilio Vaticano II abbia fatto dipendere la riforma della Chiesa dalla riforma della Messa.
Chiunque sia anche solo un po’ informato sa che questo è sbagliato. Inoltre, la riforma liturgica di Paolo VI è andata ben oltre le proposte del Concilio e ha portato a un leggendario declino della Chiesa.
Ma cosa dice di Francesco la persecuzione della vecchia Messa?
Una risposta semplice sarebbe che lui – come la maggior parte dei gesuiti – non ha il senso della liturgia. Ancora peggio: per lui la Messa è solo un veicolo per la riforma della Chiesa, il che significa che in definitiva è uno strumento politico.
Le liturgie papali prive di amore, persino mutilate, che stiamo vivendo attualmente ne sono una testimonianza eloquente.

Una risposta più sfumata emerge quando si studiano le cosiddette “note di Ottaviani”. – Ma cosa sono?

Il cardinale Alfredo Ottaviani si rivolse a Paolo VI nel 1969 ed espresse per iscritto le sue riserve sulla “nuova Messa”. Dopo tutto, Ottaviani era stato Prefetto della fede e la sua voce aveva un peso. Il suo giudizio fu severo e sottolineò l’importanza della Messa tradizionale come “monumento completo” della fede cattolica, come insegnato da tutti i concili. La nuova Messa, invece, era carente e pericolosa; in definitiva rappresentava una nuova Chiesa.
Se applichiamo questa idea alla nostra domanda, emerge un quadro chiaro: la lotta contro la Messa tradizionale è una lotta contro le verità della Chiesa. Questo significa anche che la vecchia e la nuova Messa sono incompatibili.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno cercato di trovare un equilibrio pragmatico: entrambe le forme di Messa esistevano fianco a fianco. In definitiva, però, hanno simulato una continuità che in realtà non è mai esistita, sperando di preservare l’unità della Chiesa. Tuttavia, i problemi riconosciuti da Ottaviani sono rimasti irrisolti.

Con Francesco le cose sono arrivate a un punto morto. Per lui l’unità ecclesiale non è più la priorità assoluta. Egli si preoccupa soprattutto di attuare le sue riforme e solo da questo punto di vista si può comprendere il suo atteggiamento nei confronti della Messa distribuita in modo eccessivo: Francesco è interessato al rifiuto della tradizione ecclesiale nel suo complesso.
Dopo tutto, un papa che permette di “benedire” l’adulterio e le relazioni omosessuali non può più fare riferimento alla Chiesa di Cristo e agli insegnamenti degli Apostoli, anche se vuole nominare “diaconesse” nel prossimo futuro.
Il suo pontificato segna una rottura storica, che è anche una rottura con la “vecchia Messa”.

Secondo Ottaviani, la desacralizzazione e la protestantizzazione della nuova Messa hanno già posto le basi per questo disastro: il carattere sacrificale e la Presenza Reale non sono quasi più espressi in essa, e sono persino completamente assenti dalla problematica seconda preghiera alta.
Nel complesso, la Messa rimane limitata alla definizione di “pasto”; non c’è più alcun accenno alla visualizzazione del Sacrificio della croce. Non c’è traccia del Sacrificio di lode alla Santissima Trinità o del Sacrificio espiatorio.
Scrive Ottaviani: “Nessuno dei valori dogmatici essenziali della Messa, che ne costituiscono la vera definizione, si trova qui”.
Inoltre: “Il ruolo del sacerdote è minimizzato, distorto, falsificato (….) e non si differenzia più in alcun modo da un ministro del culto protestante”.
Al contrario, il popolo sembra “rivestito di poteri sacerdotali autonomi”, in quanto – ad esempio nella terza preghiera alta – si ha l’impressione che sia il popolo e non il sacerdote l’ “elemento indispensabile per la celebrazione”.
Quella che Ottaviani denuncia come un’eresia della nuova Messa prenderà ora forma definitiva nella fede della Chiesa sotto Francesco. In quanto “monumento” alla vera fede, la Messa tradizionale vi si oppone e deve quindi essere eliminata secondo la volontà del Papa. La sua lotta contro la “vecchia Messa” è in verità una lotta contro la Chiesa; e questo è l’unico motivo per cui è così importante e venga combattuta così duramente.

Ottaviani considerava la nuova Messa un fatale “errore” di Paolo VI, che avrebbe avuto conseguenze “imprevedibili”. Aveva ragione, e alla fine anche Paolo VI lo riconobbe. Sconvolto, nel 1972 dichiarò che il “fumo di Satana” era entrato nella Chiesa attraverso “qualche fessura”. – Non c’è da stupirsi: Paolo stesso aveva aperto quella fessura con la nuova Messa.
Si dice che da allora si sia pentito del suo “errore”, ma che non l’abbia mai rivisto.
Non fu certo insensibile al fatto che Ottaviani facesse notare, alla fine della sua lettera, che Papa Pio V aveva anatematizzato chiunque avesse osato mettere mano alla Messa tradizionale.
E anche se questo avvertimento dell’“ira di Dio onnipotente” era rivolto all’epoca a Paolo VI, vale ancora oggi per Francesco. In definitiva, ogni papa è solo un amministratore al quale il Signore chiederà un resoconto chiaro (cfr. Lc 16,1-9).
Tuttavia, con la migliore volontà del mondo, non riesco a immaginare che allontanarsi dalle verità della Sacra Scrittura nella dottrina e nella liturgia possa corrispondere alla SUA volontà.

Il giudizio su questo pontificato potrebbe quindi essere altrettanto duro quanto la lotta di questo papa contro la Chiesa.








 
febbraio 2024
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