Il cardinale Burke prossima vittima della parresia?


Articolo della Fraternità San Pio X







Il cardinale Raymond Leo Burke



Il 29 dicembre 2023, il cardinale Raymond Leo Burke è stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco. Non è filtrato alcunché del colloquio; il prelato americano, all’uscita dalla residenza Santa Marta, si è rifiutato di rilasciare ogni dichiarazione.
Conserverà il suo appartamento di servizio a Roma? E manterrà il suo appannaggio?
Per adesso nessuno lo sa.

Il 27 novembre 2023, La Nuova Bussola Quotidiana rivelava, a firma di Riccardo Cascioli, che nel corso della riunione dei responsabili dei Dicasteri romani tenutasi il 20 novembre, il Papa avrebbe detto: «Il cardinale Burke è mio nemico, e quindi gli tolgo l’appartamento e l’appannaggio».

Cascioli commenta: «La supposta inimicizia del cardinale Burke, in questi ultimi tempi è divenuta una vera ossessione per Papa Francesco, ma in realtà il cardinale americano è nel mirino di Francesco fin dall’inizio del suo pontificato, probabilmente perché egli è portatore di certi elementi che lo irritano di più: è americano e fa continuamente appello alla dottrina e alla Tradizione della Chiesa; in più, risiede a Roma, a due passi da piazza San Pietro, da dove – pensa senza dubbio il Papa – può “complottare” contro di lui».

E Cascioli elenca le precedenti umiliazioni subite dal prelato ad opera di Francesco: «Nel dicembre 2013 il Papa lo allontanò dalla Congregazione dei Vescovi e lo rimpiazzò col cardinale Donald Wuerl, risolutamente liberale e, guarda caso, legato al vecchio abusatore serale: il cardinale Theodore McCarrick.

«E dopo la sua partecipazione alla stesura libro Permanere nella Verità di Cristo, ed. Cantagalli, che comprendeva anche i contributi dei cardinali Caffarra, Brandmüller, Müller et De Paolis, il cardinale Burke, che è un noto canonista, è stato anche allontanato nel novembre 2014 dall’incarico di Prefetto della Segnatura Apostolica, a cui lo aveva chiamato Benedetto XVI nel 2008.

«Allora gli fu assegnato il posto di Patrono dell’Ordine di Malta, una funzione inferiore per un cardinale ancora giovane e attivo. Tuttavia, dopo la firma apposta sui dubia relativi all’Esortazione post-sinodale Amoris laetitia (2016), le “rappresaglie” contro il cardinale Burke sono continuate, e nel 2017 venne privato de facto del posto di Patrono dell’Ordine di Malta (pur conservando l’incarico formale) con la nomina di un delegato speciale del Papa.

«Prima il cardinale Angelo Becciu [da allora condannato a cinque anni e mezzo di carcere per frode nella cosiddetta vicenda del “palazzo di Londra”. NDLR], poi, nel 2020, il cardinale Silvano Tomasi. Il cardinale Burke, pur non avendo più contatti con i membri dell’Ordine di Malta e non avendo avuto alcun ruolo nel rinnovo degli Statuti, si è ufficialmente dimesso nel giugno dello stesso anno, alla fatidica età di 75 anni, ed è stato immediatamente sostituito dal cardinale Gianfranco Ghirlanda, di 81 anni: un ennesimo affronto».


La franchezza ha un prezzo

Certo, il cardiale Burke ha criticato vivamente il concetto di sinodalità nel corso della conferenza intitolata «La Babele sinodale», organizzata a Roma da La Nuova Bussola Quotidiana, il 3 ottobre 2023, alla vigilia  dell’apertura del Sinodo sulla sinodalità.
E la recente polemica con il nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Victor Manuel Fernández, che aveva trattato da eretici e da scismatici il cardinale Burke e tutti quelli che avevano chiesto al Papa di «mantenere e promuovere il depositum Fidei», polemica molto vivace, non è passata inosservata alla residenza Santa Marta.

Nondimeno, il cardinale Burke ha sempre fermamente rigettata l’etichetta di «nemico del Papa» che gli era stata appiccicata fin dall’inizio del pontificato, soprattutto quando criticò la posizione del cardinale Walter Kasper che, in preparazione del Sinodo del 2014 sulla famiglia, aveva esplicitamente chiesto l’accesso alla Comunione per i divorziati risposati.
Il prelato americano non fu il solo, ma è soprattutto su di lui che si concentrò una vera campagna di demonizzazione, che lo dipinse come la mente di complotti segreti contro Papa Francesco.

Nessun dubbio anche che i dubia presentati nel luglio 2023 insieme ai cardinali Brandmüller, Sarah, Zen et Sandoval, ma resi pubblici solo il 2 ottobre, avranno certamente irritato di più il Papa.

Il dramma è che Francesco chiede pubblicamente ai suoi collaboratori di usare una grande franchezza nei suoi riguardi, ed impiega perfino il termine greco parresia.
Sfortunatamente, coloro che danno prova di utilizzare tale libertà di parola vengono sansionati, come Mons. Joseph Strickland, vescovo di Tyler, nel Texas, Stati Uniti, che è stato licenziato.

Il cardinale Burke sarà la prossima vittima della parresia, paradossalmente propugnata e punita da Francesco?
Secondo Franca Giansoldati, del Messaggero, ripresa su Il Sismografo del 28 novembre 2023, «alcuni collaboratori avrebbero fatto notare al Papa che colpire ed umiliare così un cardinale di tale peso potrebbe avere delle conseguenze negative sulla raccolta dell’Obolo di San Pietro, che è alimentato in parte dalla generosità dei benefattori conservatori».

Questo argomento economico è tale da attenuare la collera del Sommo Pontefice?
Il tempo ce lo dirà.


L’espulsione: un’arma contro gli oppositori, una ricompensa per i favoriti

Questa collera di Francesco si esprime in maniera privilegiata nel campo immobiliare, come fa notare Luis Badilla ne Il Sismografo del 30 novembre 2023: «l’attribuzione di alloggi in Vaticano è divenuta un’ossessione per il Papa: in numerosi casi di allontanamento o di cessazione del servizio, egli si è sempre occupato personalmente di far pervenire ai suoi ex impiegati – di cui certuni molto importanti – l’adeguata ingiunzione perché liberassero rapidamente il loro appartamento. Il caso più noto, perché è stato reso pubblico, è quello di Mons. Georg Gänswein [ex segretario di Benedetto XVI, caduto in disgrazia e poi trasferito in Germania. NDLR]».

Al contrario, per i prelati ben ammanigliati «l’appartamento è uno degli elementi che entrano nelle discussioni sulle grandi nomine, un privilegio che il Papa sa bene utilizzare. L’ultimo caso è stato quello del Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Manuel Fernández, che più di una volta ha parlato del suo appartamento nella Città del Vaticano come di un “dono” straordinario.

«In una nota pubblicata su Facebook, dopo la sua nomina, il nuovo Prefetto Fernández ha scritto una cosa sorprendente: “In quei giorni, a Roma, il Papa stesso si è preoccupato di trovarmi un luogo ove abitare all’interno del Vaticano, con delle piante e una vista sul verde, perché egli sa che io vengo dalla campagna e che ne ho bisogno. Vedete la sua delicatezza”».

A questo punto «conviene ricordare che il 23 settembre 2020, quando il Papa chiese al cardinale Becciu di presentare le sue dimissioni [a causa della sua implicazione nell’affare del palazzo di Londra], gli disse – per manifestare un gesto di misericordia – che la sospensione dei diritti e delle prerogative cardinalizie non includeva l’alloggio e che egli poteva continuare a vivere nel palazzo dell’ex Sant’Uffizio».

Un novello Saint-Simon che descrivesse la vita quotidiana in Vaticano sotto il pontificato di Francesco, mostrerebbe facilmente che non si è lontani dal «privilegio del tabouret» riservato alle principesse e alle duchesse della corte di Luigi XIV.


Ciò che è veramente in gioco

Come ricorda Luisella Scrosati ne La Nuova Bussola Quotidiana del 30 novembre 2023: «ciò che è gioco non è l’opposizione tra delle correnti politiche o culturali e neanche di regolamenti di conti personali, ma è la stessa identità della Chiesa e del cattolicesimo. […] Ciò che conta è la Chiesa cattolica, è la fede, è la fedeltà a Gesù Cristo. […]

E la Scrosati precisa: «Nel corso dei dieci anni di pontificato di Francesco, dei punti fermi della disciplina della Chiesa, radicati nel dogma, sono stati minati sia da lui direttamente sia da persone che egli ha piazzato in posti chiave e che si guardato bene dal biasimare. Ciò che era chiaro è diventato confuso, ciò che era certo è diventato dubbio, ciò che era sacro è diventato profano.
Citiamo a memoria:
- possibilità per coloro che continuano a vivere in concubinaggio di ricevere l’assoluzione sacramentale e la santa Comunione;
- stessa possibilità per coloro che sostengono pubblicamente l’aborto e altri peccati gravi;
- insistenza perché i preti assolvano sempre, senza verificare il sincero pentimento;
- possibilità di benedire le coppie di non sposati ed anche di omosessuali;
- affermazione che Dio vuole la pluralità delle religioni;
- revisione del celibato obbligatorio;
- possibilità di un diaconato femminile ordinato e aperto al sacerdozio femminile;
- sovvertimento dell’insegnamento della Chiesa sulla pena di morte;
- possibilità di revisione dell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità;
- possibilità per i protestanti di comunicarsi;
- rivoluzione della struttura gerarchica della Chiesa con l’introduzione dei laici con diritto di voto in un Sinodo di vescovi.

«Opporsi a queste gravi derive non significa essere un nemico del papato o dividere la Chiesa; il dramma è che vi è un papa che le propone, le sostiene, e considera come nemico chi invece fa solo il proprio dovere».

In un testo pubblicato il 10 dicembre 2023 sul sito del vaticanista Aldo Maria Valli. Mons. Héctor Aguer, arcivescovo emerito di La Plata, in Argentina, scrive: «l’espulsione è una reazione del Sommo Pontefice contro uno dei suoi detrattori più costanti: il cardinale Burke. L’istigatore di tale sanzione sarebbe il cardinale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede: l’argentino Víctor Manuel Fernández.

«Roma non tollera la critica e considera coloro che criticano come dei nemici e applica contro di loro il principio peronista: “nessuna giustizia per il nemico”. E’ così che Mons. Joseph Strickland è stato sospeso dalle sue funzioni nella diocesi di Tyler, nel Texas. […]

« [Dobbiamo quindi capire che] l’inquietante misura dell’espulsione è espressione di un diffuso sospetto nei confronti dei vescovi che sembrano essere “tradizionalisti”. Non ci si fida di essi perché in realtà si è a disagio con la Tradizione».

Questo disagio non è prossimo a sparire a Roma, poiché se si può facilmente espellere dal suo posto o dal suo appartamento un prelato «tradizionalista», non si può invece espellere la Tradizione dalla Chiesa.





 
febbraio 2024
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