Crisi d’identità



di Elia



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Nel mondo contemporaneo le istituzioni, almeno in molti casi, hanno smesso di funzionare ognuna per il fine proprio e vengono usate in vista del fine opposto. I legislatori e i governanti non operano generalmente in vista del bene comune, bensì in funzione di interessi particolari; gli onesti cittadini sono sistematicamente vessati con criteri illegittimi e limitati nell’esercizio di diritti fondamentali, mentre alcune minoranze godono di ogni privilegio in spregio a tutte le norme.

I magistrati, spesso, applicano la legge in modo severissimo con i connazionali e sono estremamente indulgenti verso i clandestini che si sono macchiati di pur gravissimi delitti.

Le forze dell’ordine sembrano cieche o impotenti di fronte a crimini lampanti, ma si sono rivelate efficientissime, in questi ultimi anni, nel far osservare assurdi divieti con conseguenze disastrose.

Tanti medici, dopo aver pedissequamente applicato protocolli dannosi per curare una pretesa pandemia, hanno imposto una falsa vaccinazione che sta provocando un’ecatombe senza precedenti.

I giornalisti, anziché cercare e far conoscere la verità dei fatti, sono quasi tutti ciechi e muti riguardo alla strage programmata, occupati come sono a divulgare menzogne oppure dati parziali e fuorvianti.

Gli insegnanti, incaricati di trasmettere la vera cultura al fine di formare persone capaci di riflettere ed esercitare il senso critico, imbottiscono la testa di giovani e bambini delle ideologie perverse che l’Unione Europea e le Nazioni Unite impongono ai governi, coadiuvati in ciò da preti, frati e suore deformati da decenni di indottrinamento pseudoteologico e pseudospirituale, ridotti a ripetitori della sciocca propaganda di regime, refrattari a qualunque tentativo di farli ragionare sulle evidenti derive sociali ed ecclesiali.

I vescovi – noi non dimentichiamo – hanno imposto la serrata delle chiese e si sono dileguati con tutto il loro clero proprio nel momento in cui, adempiendo così il proprio dovere di Pastori, avrebbero dovuto resistere all’inaudita ingerenza dello Stato e difendere il proprio gregge dall’inedito attacco portatogli nell’anima e nel corpo.


Agire ed essere

Dato che l’essere si perfeziona nell’agire e, viceversa, l’agire porta a compimento l’essere, a forza di agire in senso contrario al proprio essere si finisce col non sapere più cosa si è, per quale scopo si sta al mondo e che si deve fare.
È il dato ontologico, vale a dire l’essere, a determinare l’imperativo morale, ossia il dover essere; ciò che sei come uomo e come cristiano ti impone di comportarti in maniera conforme alla tua natura e al tuo stato. Se invece operi costantemente in un modo che non corrisponde a quel che sei, a lungo andare vai in crisi: non puoi certo perdere la tua identità, ma non riesci più ad averne consapevolezza, assorbito in pensieri e attività che non sono degni né della tua ragione né della tua libera volontà.
La peggior forma di dominio degli uomini nonché di abuso delle coscienze è quella che li porta a vivere al di sotto delle possibilità inerenti al loro essere, come bestie irragionevoli e addestrabili a piacimento. Così è successo che la gente sia corsa a farsi avvelenare con tetragona determinazione ed euforica baldanza.

Una volta ottenuto il controllo mentale delle masse con la manipolazione collettiva, gli individui ancora lucidi si ritrovano soli contro il mondo intero, additati alla pubblica esecrazione come pazzi criminali, come gente accecata da assurde convinzioni antiscientifiche che non si cura della morte altrui.
Tale stato di follia, in realtà, è caratteristico di quanti li accusano ed emarginano: è chi basa le proprie scelte vitali su dati non verificati o palesemente falsi a dimostrarsi incapace di raziocinio.
Un insegnamento scolastico scadente e l’onnipresente propaganda veicolata dai mezzi di comunicazione, d’altronde, mirano appunto a inibire lo sviluppo del senso critico e a rendere le menti dipendenti da qualunque fonte di informazione; qualsiasi sciocchezza trovata nella Rete assurge a verità assoluta per il solo fatto di esservi pubblicata, senza alcuna considerazione per le competenze dell’autore né per la fondatezza di ciò che scrive. Gli unici ad essere respinti a priori, senza alcun esame delle loro affermazioni, sono coloro che si oppongono alla narrazione dominante.


Conoscere e volere

La conoscenza e la volontà si influenzano a vicenda: da una parte, non puoi volere qualcosa che non sai; dall’altra, per sapere qualcosa devi voler fare quanto è necessario per saperlo. Ora, il fatto stesso che tu voglia conoscere una cosa presuppone il fondamentale orientamento dell’intelletto alla verità, che è l’intelligibilità dell’essere: tu vuoi che il processo della tua conoscenza pervenga a conclusioni conformi alla realtà, non a conclusioni errate; altrimenti non ha senso sforzarsi di acquisire questa o quella conoscenza. Anche senza teorizzarlo o rendersene sempre conto, la tua mente sa che l’attività conoscitiva la mette a contatto con il reale e le permette di interagire con esso, non con un modello o una rappresentazione.
Se la fisica contemporanea è costruita su modelli matematici perché molti dei suoi oggetti non sono osservabili, essi funzionano nella misura in cui riproducono l’ordine oggettivo inerente ai fenomeni studiati; in questo caso le applicazioni tecnologiche ottengono i risultati sperati e questi ultimi sono sicuri, che si tratti della tenuta di un ponte o del portatile di casa.

Se quanto esposto vale in rapporto a oggetti particolari, a maggior ragione vale in rapporto all’identità dell’uomo e al fine della sua esistenza.
Se non sai chi sei e perché stai al mondo, tutto il tuo agire, in qualunque ambito, rimane privo di senso e di scopo; di conseguenza perdi anche la percezione della tua identità di creatura ragionevole e libera.
A questo punto il sistema può fare di te ciò che gli pare; è per questo che, per mezzo della falsa scienza, inculca nei cervelli l’idea menzognera che l’essere umano non sia altro che un animale più evoluto, riducibile alla materia e privo di un orizzonte che superi l’immanenza. In tal modo la spontanea consapevolezza della propria identità viene soffocata e, di conseguenza, risulta impossibile conoscere sia lo scopo dell’agire sia i modi e i mezzi adeguati per ottenerlo; l’esistenza si riduce a sopravvivenza in un mondo ostile, coartata dalle mille angherie e prevaricazioni del potere, alleviata unicamente da qualche piacere materiale di basso livello ancora concesso, ma comune alle bestie irragionevoli.


Ragionare e liberarsi

L’unica via d’uscita da questo incubo distopico, imbastito con cura, sul lungo periodo, dalle società segrete che dominano il mondo, sta nel riprendere coscienza della propria identità e nel riscoprire le esigenze che ne discendono: l’identità comune di esseri umani e quella specifica, connessa allo stato di ognuno.
Chi ha resistito alle inaccettabili imposizioni del peggiore sistema totalitario della storia, pur mascherato da democrazia, ha potuto farlo in virtù di una percezione forte e chiara della propria identità e di una lucida deduzione delle scelte ad essa conformi.
Chi non è religioso ne ha certamente un’idea parziale, ma ha comunque applicato con coraggio la verità di cui disponeva come persona umana. Chi ha la fede, com’è evidente, ha avuto un ulteriore vantaggio, a meno che non abbia reso questa grazia inefficace per mancanza di retto ragionamento; la grazia, infatti, presuppone la natura e la perfeziona. Molti cattolici hanno sposato la propaganda del regime perché, o per limitatezza o per interesse, non hanno premesso alla decisione una seria e onesta indagine sulla realtà.

Non intendiamo con ciò giudicare quanti hanno ceduto in buona fede o per necessità; anzi, coloro che sono stati costretti a farlo e ne stanno patendo le conseguenze meritano tutto il rispetto e una carità affettuosa e solidale.
Ciò che troviamo urgente, nondimeno, è che ognuno si fermi a riflettere su ciò che è come persona e sulle conseguenze di un agire che non sia normato dall’essere.
Coloro che con eccessiva disinvoltura, spesso congiunta ad arrogante ostinazione, han sentenziato circa la liceità del ricorso a un prodotto sperimentale la cui efficacia non era affatto provata e dei cui effetti non si sapeva nulla, devono esaminarsi la coscienza e chiedere perdono del proprio errore a Dio e al prossimo.
Altrettanto deve fare chiunque abbia collaborato in qualsiasi modo alla realizzazione del peggiore crimine della storia umana, così da potervi rimediare, nella misura del possibile, mediante l’adempimento di quei doveri che scaturiscono dal suo stato e sono conformi alla sua identità.

Non è possibile una riconciliazione che prescinda dall’ammissione delle colpe, dal sincero pentimento e da una richiesta di perdono unita ad almeno un tentativo di riparazione.







 
marzo 2024
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