Gesticolii e parole al vento


di Don Benoît Espinasse, FSSPX


Pubblicato sul sito francese della Fraternità San Pio X

La Porte Latine










La nota Gestis Verbisque del Dicastero per la Dottrina della Fede riporterà l’ordine nella liturgia conciliare?

Degli esperimenti liturgici che sfociano in sacramenti invalidi: più di cinquant’anni dopo la riforma liturgica voluta dal concilio Vaticano II, il fenomeno è sufficientemente diffuso perché diventi oggetto di un testo del Dicastero per la Dottrina della Fede che «riguasrda la Chiesa nel suo insieme» (1). Le conseguenze di questi errori sono gravi, perché un sacramento invalido può finire con l’invalidare tutti gli altri sacramenti ricevuti dopo di esso, anche se questi sono stati conferiti seguendo tutte le regole: per esempio, non si può essere ordinato sacerdote – anche dal più tradizionale dei vescovi – se prima è stato ricevuto un battesimo con una formula invalida.
In effetti, «dei sacerdoti si sono trovati in una situazione così grave. Essendo stati battezzati con delle formule di questo tipo, hanno poi scoperto con dolore l’invalidità della loro ordinazione e dei sacramenti amministrati in seguito a quest’ultima» (2).


Un dato allarmante

Bisogna dire che in questo campo l’inventività può andare lontano nella nuova liturgia, come questa formula denunciata dal cardinale Fernandez: «In nome di papà e mamma, … noi ti battezziamo».
La realtà è allarmante: « sfortunatamente bisogna constatare che le celebrazioni liturgiche, in particolare quelle dei sacramenti, non si svolgono sempre in piena fedeltà ai riti prescritti dalla Chiesa» (3). Da cui i richiami catechetici elementari – che avrebbero dovuto essere inutili se, come sostiene senza remore Gestis verbisque, i nuovi riti del Vaticano II «esprimono con più chiarezza le realtà sante che esprimono e producono» (4). Oscura chiarezza…


Ritorno al Concilio di Trento?

Il Dicastero per la Dottrina della Fede è dunque obbligato a ricordare cos’è un sacramento che agisce ex opere operato, che cosa si intende per materia e forma di un sacramento, nonché per intenzione del ministro di fare ciò che fa la Chiesa… tutte cose elementari in teologia sacramentale, ma che il rinnovamento conciliare sembra abbia reso oscure. Su questi punti precisi, dove è necessario essere chiari vista la gravità della situazione, nonostante l’educato ossequio al Vaticano II, il documento si rifà al Concilio di Trento (5).
L’introduzione del cardinale Fernandez non teme di lanciare ciò che assomiglia quasi ad un anatema: «Cambiare la forma di un sacramento o la sua materia è dunque un atto sempre gravemente illecito e merita una sanzione esemplare»


Un colpo di spada nell’acqua

Questo richiamo all’ordine avrà qualche effetto? E’ permesso di dubitarne. Esso giunge vent’anni dopo l’Istruzione Redemptionis Sacramentum della Congregazione per la Dottrina della Fede. Tale documento, con una tonalità «all’antica» denunciava anche un certo numero di fatti che avevano accompagnato la riforma liturgica e che hanno prodotto dubbi e scandali (§ 11), abusi e sofferenze (§ 30) … Già vent’anni prima Roma ricordava la vera nozione di libertà (§ 7), il legame necessario fra dottrina e azione (§§ 10 e 25), la certezza richiesta in materia sacramentale (§ 50); si trattava anche di denunciare gli abusi e di insistere sullo stringente diritto dei fedeli ad una liturgia corretta. Anche in questo caso, i termini molto severi (6) permettevano un ritorno all’ordine. Questa Istruzione ebbe una così poco efficacia che vent’anni dopo è stato necessario ritornarvi rilevando degli errori sempre più inimmaginabili.


La nuova liturgia, una «rivoluzione permanente»

Non c’è bisogno del carisma della profezia per avanzare l’idea che Gestis Verbisque avrà la stessa efficacia che ebbe allora Redemptionis Sacramentum, come aveva previsto l’analisi fatta da Fideliter nel 2004: «salvo un miracolo, sarà una bolla di sapone». In effetti, questo nuovo documento, come il precedente, non vuole riconoscere che il principale abuso è la stessa riforma liturgica, la cui stessa concezione rende inoperante ogni velleità di combattere gli abusi più gravi.
Gestis Verbisque ci ricorda che la nuova Messa e i nuovi sacramenti nati dal Vaticano II sono concepiti come indeterminati, lasciando al celebrante una notevole libertà di adattamento, che non è un abuso, ma è prevista dagli stessi libri liturgici. «La stessa liturgia permette questa varietà che preserva la Chiesa dalla forma unica di un’unica formulazione. (…) per questo, la riforma liturgica voluta dal Vaticano II ha … previsto la possibilità di particolari adattamenti da parte del ministro che celebra, al solo scopo di rispondere ai bisogni pastorali e spirituali del fedeli (7)». In altri termini, la nuova liturgia è concepita come una «rivoluzione liturgica universale e permanente» (8). «Anche qui, si possono certo denunciare gli “abusi” dei celebranti che procedono motu proprio a degli adattamenti dei testi, ma va sottolineato ancora una volta che la nuova liturgia è intrinsecamente aperta alla creatività della parola.

Quando il nuovo messale afferma che il sacerdote deve salutare pronunciando “ad esempio” una formula di sua scelta, o quando gli propone “ad esempio” una monizione da fare, è il libro stesso che invita il sacerdote alla creatività personale. Naturalmente, ogni ministro inserirà le proprie monizioni e commenti personali, che non sono formalmente vietati e che questo nuovo modo cultuale richiede» (9). «La rivoluzione è sempre in marcia. Emancipandosi dagli apprendisti stregoni che l’hanno realizzata, essa si è ampiamente aggravata» (10).


Delle ingiunzioni contraddittorie

Inoltre, la nota del Dicastero per la Dottrina della Fede si è premurata di aggiungere qualcosa per rassicurare i sostenitori della sperimentazione liturgica, denunciando il possibile pericolo di un «rigido rubricismo» (11) che però non sembra essere il pericolo principale nella Chiesa di oggi - in ogni caso, non abbiamo mai sentito parlare di un sacramento invalidato con un simile pretesto!
Nello stesso spirito, i redattori di Gestis Verbisque presentano questa nota come una semplice indicazione: «Spetta al Sinodo o all’assemblea dei Gerarchi di ogni Chiesa cattolica orientale adattare le indicazioni di questo documento a seconda dei casi» (12).
Queste precauzioni sono in contraddizione con la fermezza mostrata in altri passi: esse potranno rassicurare alcuni conservatori, ma indubbiamente non impediranno alla rivoluzione di fare il suo lavoro.


Niente è perduto

Il cattolico che vuole rimanere fedele e approfittare dei frutti dei sacramenti, deve sentirsi perduto? Fortunatamente no! Egli può facilmente orientarsi verso una dottrina sicura e dei sacramenti validi, rivolgendosi ai luoghi di culto della Fraternità San Pio X.


NOTE

1Gestis Verbisque, §5.
2 - Gestis Verbisque, introduzione.
3Gestis Verbisque, §2.
4Gestis Verbisque,  §16.
5 - Si vedano le note 16, 23, 27, 34, 35, 37.
6 - «è strettamente richiesto» «nessun pretesto può giustificare» «non è permesso in alcun caso» «questi abusi sono espressamente riprovati» … Si veda l’analisi di Don Michel Beaumomt « Faire baisser la fièvre … sans soigner la maladie!» in Fideliter n°160, luglio-agosto 2004).
7 - Gestis Verbisque, § 21, che cita Sacrosanctum Concilium
8 - Padre Calmel, Cet ordo Missæ n’existe pas
9 - Don Claude Barthe, La messe de Vatican II, p. 152.
10 - Don François Knittel, «Je refuse l’ordo missae de Paul VI», in La Lettre de Saint-Florent n°267, marzo 2020.
11 - §27.
12 - § 4.




 
marzo 2024
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