Le infinite ricadute di “Fiducia supplicans”

parte quarta


Articolo della Fraternità San Pio X



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Parte quarta

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Il cardinale congolese Fridolin Ambongo




Gli Africani e Fiducia supplicans

Ciò che ha più colpito i vaticanisti è senza dubbio il rigetto di Fiducia supplicans da parte dei vescovi africani. Certo, la dichiarazione del cardinale congolese Fridolin Ambongo, Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SCEAM), datata 11 gennaio 2024, è molto diplomatica, ma bisogna dire che è stata scritta insieme al cardinale Fernández, sotto lo sguardo di Francesco.

Vi si può leggere: «Noi, vescovi africani, non riteniamo che per l’Africa sia appropriato benedire delle coppie dello stesso sesso, perché, nel nostro contesto, questo causerebbe confusione e sarebbe in diretta contraddizione con l’ethos culturale delle comunità africane. Il linguaggio di Fiducia supplicans è troppo sottile per essere compreso dalle persone comuni.»

Questa modestia è subito accompagnata da una affermazione decisa: «E’ molto difficile convincere che le persone dello stesso sesso che vivono una unione stabile non rivendichino la legittimità del loro stato».
Più avanti, come si trattasse di una concessione alla «pastorale» in voga a Roma, si legge: «Noi continueremo a riflettere sul valore del tema generale di questo documento, al di là delle sole benedizioni per le coppie in situazione irregolare, cioè sulla ricchezza delle benedizioni spontanee nella pastorale quotidiana».

Tuttavia, in un intervento diffuso sul sito Le Salon Beige il 18 gennaio 2024, il prelato africano usa un tono molto più libero e offensivo: «L’Occidente non ama i bambini, è decadente, sparirà. Si possono benedire gli omosessuali, ma per convertirli e non per promuovere la loro devianza».

Ed aggiunge: «Poiché in Occidente non si amano i bambini, si vuole attaccare l’unità di base dell’umanità, che è la famiglia. Distruggendo la famiglia si distrugge la società. Poiché in Occidente non amano i bambini, non credono nella famiglia, non credono più nel matrimonio: oggi l’Occidente sta perdendo i suoi valori. Non amano i bambini, ma per tenere in piedi l’economia devono cercare persone all’estero: a poco a poco essi spariranno. Auguriamo loro buona fortuna per la loro scomparsa!»

In definitiva: «Essi vogliono imporci le loro pratiche, che il Presidente Putin chiama costumi decadenti dell’Occidente. Si tratta di una cultura decadente, della decadenza culturale e morale di una società. Essi vogliono imporcela.

«Oggi, il sistema dell’ONU consiste nel promuovere l’ideologia LGBT attraverso le agenzie dell’ONU, in particolare l’UNICEF, l’OMS e altre. In questo modo essi ci impongono la loro cultura per mezzo dei finanziamenti: e se non l’accettiamo ci tolgono i finanziamenti. Ma la nostra cultura in Africa non è così!»

Ne La Nuova Bussola Quotidiana del 13 gennaio 2024, Luisella Scrosati sottolinea la debolezza di un’argomentazione che insiste solo sull’inopportunità della benedizione delle coppie omosessuali per gli Africani, solo a causa della loro cultura. Ella vi vede il tentativo delle autorità romane «di inquadrare la resistenza a Fiducia supplicans sulla base di una sorta di federalismo ecclesiale, piuttosto che su una opposizione al principio inaccettabile della benedizione delle coppie che vivono come fossero sposate o delle coppie omosessuali.

«Con questa strategia, il cardinale Ambongo sceglie di rimanere nel perimetro concesso dal cardinale Fernández nel comunicato stampa del 4 gennaio: «La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere delle differenti modalità di applicazione, ma non un rifiuto totale o definitivo di questo percorso proposto ai preti».

La giornalista italiana aggiunge: «Questo richiamo alla cultura africana appare debole. Se un giorno la cultura africana, sotto l’impulso dell’ideologia “arcobaleno” [cioè LGBT], si dimostrasse più “aperta”, che succederebbe?».
E sottolinea: «Perché è solo una questione di cultura africana? Quando i fedeli ivoriani assistono alla benedizione di due omosessuali conviventi, vedono qualcosa di diverso da quello che vede un francese?».

Nel merito, la Scrosati ricorda: «Il gesto di benedire come coppia coloro che vivono la loro sessualità al di fuori del matrimonio o perfino contro-natura, non è accettabile in sé, in ragione del significato oggettivo della benedizione e della coppia, e non perché il documento che lo sostiene usi un linguaggio “troppo sottile” per essere compreso dalla gente comune».

«La parentesi nella lettera del cardinale Fernández: “ogni vescovo è libero nella sua diocesi”, prepara pericolosamente il terreno per l’inizio di un disfacimento interno, anche nel continente africano, e soprattutto sorvola il punto centrale della questione, cioè che nessun vescovo, nemmeno il vescovo di Roma, può autorizzare ciò che è espresso in Fiducia supplicans».

Altri osservatori non si soffermano su queste questioni di fondo e si concentrano solo sull’aspetto politico dell’opposizione africana. Da questa prospettiva giornalistica, alcuni vedono il cardinale Ambongo come un papabile serio per il futuro conclave.
Così, John Allen sul Catholic Herald del 31 gennaio, ad esempio, cita Franca Giansoldati del Messaggero:
«Il profilo del cardinale Ambongo è in ascesa tra i futuri papabili: egli ha guidato il blocco africano contro la benedizione delle coppie omosessuali».
E ha aggiunto: «È la prima volta che i vescovi di un intero continente dichiarano che un decreto vaticano non sarà applicato sul loro territorio. Dato che in genere è difficile mettere d’accordo un corpo poco manovrabile di vescovi, la compattezza e la rapidità con cui il SECAM ha reagito testimoniano l’autorità di Ambongo».

John Allen precisa: «Ambongo ha trovato un modo per i vescovi africani di opporsi al Papa, almeno indirettamente, ma senza apparire sleali. Questa è una delle cose più difficili da realizzare nella vita cattolica, e l’arte con cui Ambongo ci è riuscito ha fatto girare le teste.
Ecco come Giansoldati riassume le cose nel suo articolo sul Messaggero:
«In questa congiuntura molto delicata, Ambongo si è ritagliato un ruolo di primo piano, dimostrando al Collegio dei cardinali una indubbia capacità di mediazione oltre che un grande coraggio, al punto che certuni lo considerano ormai un candidato possibile nel prossimo conclave, in un ipotetico futuro, qualunque esso sia: un cardinale elettore di un continente in crescita, radicato nella tradizione, fedele al principio di sinodalità, con una buona conoscenza dei meccanismi curiali, e con una prospettiva capace di affrontare un futuro complicato. Insomma, tutte le qualità di un futuro Papa nero.

Senza arrivare a vedere il cardinale Ambongo come il prossimo Papa, Jonathan Liedl, sul National Catholic Register dell’1 febbraio 2024, considera il ruolo che la Chiesa in Africa è chiamata a svolgere nel prossimo futuro, e si chiede se le attuali autorità romane siano pronte ad accettarlo. Egli ricorda l’importanza numerica di questa parte della cristianità: «Si dice spesso che l’avvenire della Chiesa cattolica si trova in Africa, dove le vocazioni sono fiorenti, la vita pastorale è dinamica e il numero totale dei cattolici sta per superare quello in Europa».

E precisa: «Composta da meno di un milione di cattolici nel 1910, la popolazione cattolica dell’Africa oggi è arrivata a 265 milioni. L’Africa rappresentava nel 2021 il 19% di tutti cattolici, leggermente dietro il 21% dell’Europa. Ma i due continenti vanno in direzioni opposte: in quest’anno la popolazione cattolica dell’Europa è diminuita di 244000 unità, mentre quella dell’Africa è aumentata di oltre otto milioni.

E spiega: «Da meno di un milione di cattolici nel 1910, la popolazione cattolica africana è ora di 265 milioni. Nel 2021 l’Africa rappresenterà il 19% di tutti i cattolici, leggermente dietro al 21% dell'Europa. Ma i due continenti si stanno muovendo in direzioni opposte: la popolazione cattolica europea è diminuita di 244.000 unità nello stesso anno, mentre quella africana è cresciuta di oltre 8 milioni.

«E secondo il World Christian Database, da qui al 2050 la parte dell’Africa in seno alla popolazione cattolica mondiale dovrebbe arrivare al 32%. La frequentazione delle Messe – un indicatore chiave dell’impegno religioso dei fedeli – nei paesi africani è anch’essa considerevolmente più elevata della media mondiale. Per esempio, il 94% dei 30 milioni di cattolici in Nigeria assiste alle Messe tutte le Domeniche. Mentre nei paesi europei come la Germania e la Francia, assiste alla Messa solo il 5% dei cattolici».

Ma secondo il giornalista americano, l’influenza dei prelati africani è anche dottrinale: «Per esempio, nel corso del Sinodo sulla famiglia del 2014, i vescovi africani si sono pronunciati contro le proposte dei prelati occidentali volte a liberalizzare l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità. E nel corso della sessione dello scorso ottobre del Sinodo sulla sinodalità a Roma, i vescovi africani hanno svolto un ruolo importante bloccando l’inclusione del termine controverso “LGBT” nel rapporto di sintesi».

Così che «E’ il Congo e non il Reno che ormai si getterà nel Tevere», come ha scritto il 20 gennaio 2024 il commentatore cattolico australiano Scott Smith su Twitter (ora chiamato X), riprendendo un vecchio adagio per suggerire che l’Africa, piuttosto che la Germania, confluirà nel Tevere ed eserciterà in futuro una grande influenza sul Vaticano».

Jonathan Liedl cita anche il padre domenicano Anthony Akinwale, teologo nigeriano che insegna all’Università Augustine, vicino a Lagos: «Per la Chiesa in Africa l’avvenire è oggi. Ma come gestirà la cosa la Chiesa universale?»

Non è stato dimenticato in Africa che, durante il Sinodo sulla famiglia del 2014, il cardinale tedesco Walter Kasper, considerato all’epoca “il teologo del Papa”, affermò indelicatamente che gli Africani “non dovrebbero dirci troppo cosa fare”, riguardo alla riforma dell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità.

Il padre Akinwale ha dichiarato al capo redattore del National Catholic Register che il rigetto del cardinale Kasper del contributo dell’Africa alla Chiesa universale «continua a risuonare» nella mente dei dirigenti della Chiesa del continente. E si lamenta: «Io conosco delle persone che pensano che questo sia sempre all’ordine del giorno».




 
marzo 2024
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