Le infinite ricadute di “Fiducia supplicans”

parte quinta


Articolo della Fraternità San Pio X



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Parte quinta

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Francesco in Kenia nel 2016




Francesco e gli Africani

Questa attitudine condiscende nei confronti dell’Africa è anche quella di Francesco, malgrado le sue dichiarazioni di simpatia per le «periferie» della Chiesa.

Stefano Fontana, ne La Nuova Bussola Quotidiana del 31 gennaio 2024, scrive: «Per le Chiese dell’Africa, il Papa oggi permette una deroga, la cui ragione non è dottrinale, ma culturale: esse avrebbero una cultura che considera l’omosessualità  come un male inaccettabile».

E Fontana si chiede: «le altre Conferenze Episcopali avrebbero dunque culture migliori perché possono applicare Fiducia supplicans? Affermazione, quella di Francesco, che – a questo punto bisogna riconoscerlo - presuppone delle culture che non considerino l’omosessualità come un male. Cioè delle culture che non sono radicate nella legge morale naturale».

E Fontana commenta giustamente: «Questa deroga non può certo essere motivata dalla dottrina, poiché la stessa Dichiarazione Fiducia supplicans dice di non avere questa dimensione dottrinale, da cui la necessità di aggrapparsi alla motivazione culturale. Ma così facendo, la cultura africana viene presentata come arretrata e bisognosa di evoluzione. Essa è considerata come incapace di accettare l’invito del cardinale Fernández [a benedire le coppie dello stesso sesso] e quindi per il momento è tollerata, ma certo giudicata inadeguata».

E Fontana solleva le domande essenziali: «La posizione degli episcopati africani sull’omosessualità è conforme a no alla dottrina, alla Tradizione e al Magistero, e anche alla legge morale naturale? Vi sono delle verità in tale cultura? O si tratta semplicemente di una cultura convenzionale priva di veri fondamenti e relativa ad un certo contesto storico e ambientale? […]

«E d’altronde, se la cultura africana su questa questione esprime delle esigenze di morale naturale, che bisogno ha di deroghe, visto che la legge naturale è pienamente accettata e perfezionata dalla Rivelazione e dalla vita di grazia?


Sul blog La Testa del Serpente, il 30 gennaio 2024, Miguel Cuartero Samperi si interroga sull’intenzione delle attuali autorità romane quando esse pubblicano una Dichiarazione così eterodossa come Fiducia supplicans: «Certo, a sentire i cattolici africani (laici, preti e vescovi) non è l’Africa che apre una breccia nell’unità, ma è Roma che, con la sua ricerca spasmodica del dialogo, rischia di dimenticare quello che predica da secoli».

«E’ infatti sorprendente che in questo dibattito estenuante e stancante non sia stata usata una sola parola per ricordare chiaramente perché la Chiesa non può riconoscere e benedire una unione omosessuale o una unione al di fuori del matrimonio. In altre termini, non si è colta l’occasione per spiegare perché l’omosessualità è considerata dalla Chiesa come qualcosa di “laido” e contrario al progetto di Dio per l’uomo (come fanno giustamente gli Africani).

«Forse perché l’intenzione principale [delle attuali autorità romane] è quella di ricucire i rapporti con una società atea e apostata, mentre il richiamo al disegno di Dio sulla famiglia e sulla sessualità rischia di avere l’effetto opposto? Purtroppo [per loro] non è offrendo una mini-benedizione (minima nella sua durata e nel suo significato liturgico) che le parrocchie si riempiranno di nuovo di fedeli, né facendo l’occhiolino al mondo che li si guadagnerà di nuovo a Cristo.

«Al contrario, il rischio è di scoraggiare chi è ancora alla ricerca di una parola di verità nella Chiesa, libera dall’influenza di culture che considerano la proposta cristiana come qualcosa di “brutto”».




 
marzo 2024
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