A proposito del popolo ebraico

nei suoi rapporti col cristianesimo


Con questo titolo, che è nostro, pubblichiamo tre articoli di Don Jean-Michel Gleize, FSSPX, che costituiscono un unico saggio sullo stato del popolo ebraico in relazione col cristianesimo.


Primo articolo

Il popolo eletto



Articolo di Don Jean-Michel Gleize, FSSPX

Primo articolo - Il popolo eletto
Secondo articolo - Un popolo sempre eletto?
Terzo articolo - Il segno di contraddizione



Pubblicato sul n° 675 del Courrier de Rome, maggio 2024








1. Haïm Korsia nacque il 27 settembre 1963. Il 15 dicembre 2014, all’età di 51 anni, fu eletto membro dell’Accademia delle Scienze Morali e Politiche, all’Istituto di Francia.
Ma Korsia è soprattutto conosciuto come il Gran Rabbino di Francia, alla cui dignità fu elevato il 22 giugno 2014, per un mandato di sette anni rinnovato a giugno del 2021.
Korsia ha scritto la prefazione ad un’opera collettiva  della Conferenza Episcopale di Francia [CEF], pubblicata nel 2023 dalle Edizioni du Cerf, il cui primo redattore è Mons. Eric de Moulins-Beaufort, Presidente della CEF.

2. Quest’opera onorata – se si vuole – dalla prefazione del Gran Rabbino di Francia, è intitolata «Déconstruire l’antijudaïsme chrétien» [Smontare l’antigiudaismo cristiano]. Come indica Mons. de Moulins-Beaufort, si tratta di un «manuale indispensabile» (1) elaborato dal Servizio Nazionale per le Relazioni con il Giudaismo, organo della CEF.
In venti capitoli, i vescovi francesi intendono presentare «i luoghi comuni più comunemente diffusi» che hanno «abbondantemente nutrito l’antigiudaismo cristiano, che è servito da terreno di coltura dell’antisemitismo» (2).


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L’avvertimento del Gran Rabbino


3. L’idea principale che regge tutto il resto è un avvertimento ed è il principio basilare che il Gran Rabbino di Francia mette in rilievo nella sua prefazione. Egli dice: «Lottare contro antigiudaismo», «che significa certo lottare contro l’antisemitismo. C’è una linea sottile tra questi due anti, tra la contestazione della perpetuazione di una religione e il razzismo omicida che contraddistingue e perseguita i membri della comunità ebraica» (3). La linea è «sottile», nel senso che è una linea di demarcazione tra il razzismo e l’antisemitismo. La linea è «sottile» nel senso che quando si tratta della comunità ebraica la differenza è minima tra il rigetto della comunità religiosa e il rigetto della comunità di razza – o del popolo. La ragione è molto semplice e la indica lo stesso Gran Rabbino: «L’Eterno ci ha affidato, a noi popolo ebraico, una missione, che noi compiamo con determinazione, ostinazione e fedeltà».
Antigiudaismo e antisemitismo si identificano nella misura in cui il popolo ebraico rimane ancora, nel disegno di Dio, incaricato di portare la salvezza all’umanità. Non solo l’Alleanza un tempo conclusa con Abramo e Mosè conserva tutto il valore di un’economia salvifica, ma questa economia, quella del giudaismo, è la missione stessa del popolo ebraico contemporaneo. Opporsi a questa economia salvifica equivale ad opporsi a questo popolo e alla sua missione. Quindi, l’antigiudaismo è un antisemitismo.


2

I vescovi francesi a servizio comandato?

4. Da questo punto di vista sono assolutamente fondamentali due capitoli dell’opera collettiva dei vescovi di Francia, poiché forniscono la giustificazione dell’idea esposta all’inizio dal Gran Rabbino di Francia. Il primo è il capitolo 6, intitolato: «La Nuova Alleanza sostituisce l’Antica Alleanza e la Chiesa è il nuovo popolo di Dio?», in esso è ricordata la dottrina enunciata al Vaticano II (con la Dichiarazione Nostra Aetate) con gli sviluppi che le hanno dato Giovanni Paolo II e i suoi successori. Dottrina secondo la quale «la prima Alleanza non è stata resa nulla dalla nuova» (4).
In seguito, e soprattutto il capitolo 19, intitolato: «La novità del Vangelo conduce alla sostituzione?» precisa qual è vero significato della risposta data nel capitolo 6 e giustifica in termini più espliciti il principio basilare evidenziato dal Gran Rabbino Haïm Korsia.
Il documento episcopale stabilisce qui la novità centrale della predicazione posteriore al Vaticano II: «Pur sottolineando la novità del messaggio di Cristo, la Chiesa cattolica insegna fermamente che il cristianesimo non può sostituirsi a giudaismo» (5).
Qui abbiamo il motivo profondo per cui l’antica Alleanza non è stata revocata: perché la nuova Alleanza non l’ha sostituita. Pertanto il popolo ebraico può e deve continuare la missione che Dio gli ha affidata, «con determinazione, ostinazione e fedeltà».

5. Quindi, il popolo un tempo eletto resta sempre eletto e il «vero Israele», se con questo si intende la successione formale della promessa fatta ad Abramo; il «vero Israele» non è dunque la Chiesa, o quanto meno unicamente essa, non dovendo escludere il giudaismo contemporaneo.


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Una difficoltà reale


6. Come giustificare teologicamente una simile conclusione? Un semplice fatto storico potrebbe attestare la difficoltà apparentemente insormontabile che comporta tale giustificazione (6).
Il 26 aprile 1995, il cardinale Jean-Marie Lustiger si è recato all’Università di Tel Aviv per partecipare ad un colloquio sulla Shoah e per celebrare in seguito con la sua famiglia di Israele la memoria dei loro parenti, assassinati nei campi nazisti. Il cardinale venne accolto con una dichiarazione comune dei due Grandi Rabbini di Israele: Israël Lau et Moshe Zeev Feldman. Nella dichiarazione i due affermavano che Lustiger non era il benvenuto perché con la sua conversione a Cristo egli aveva fatto più male al popolo ebraico di quanto ne avesse fatto Hitler con la Shoah (7).
In effetti, che lo si voglia o no, la fede in Cristo, con il battesimo che la sanziona, «sostituisce» il cristiano al giudeo, togliendo così al popolo di Israele la sua ragion d’essere nel piano di Dio – e questo indipendentemente da ogni volontà antigiudaica da parte del cristiano, quindi indipendentemente da ogni antisemitismo personale e soggettivo. Sembrerebbe quindi che per ammissione dei Rabbini di Israele postulare il valore sempre salvifico dell’antica Alleanza debba escludere il valore salvifico della nuova Alleanza. E viceversa.
Prima di considerare la maniera in cui la nuova teologia conciliare cerca di superare questa difficoltà, cominciamo a valutarla alla luce degli insegnamenti della Tradizione della Chiesa.



NOTE

1 – « Prefazione», di Mons. de Moulins-Beaufort, p. 15.
2 – « Pourquoi ce livre ? », del Padre Christophe Le Sourt, p. 19.
3 – « Prefazione» de Haïm Korsia, p. 10.
4Déconstruire l’antijudaïsme chrétien, p. 46-47.
5Déconstruire l’antijudaïsme chrétien, p. 124.
6 - Questo fatto è riportato dal Padre Jean-Michel Garrigues, nell’introduzione del suo recente libro L’Impossible substitution. Juifs et Chrétiens (Ie -IIIe siècles), Les Belles Lettres, 2023, p. 13.
7 - Cfr tra gli altri l’articolo di Pierre Haski « En Israël, pas de pardon pour le cardinal Lustiger » pubblicato il 26 aprile 1995 nel giornale Libération (https://www.liberation. fr/planete/1995/04/26/en-israel-pas-de-pardon-pour-le-cardinal-lustiger_129120/).





Don Jean-Michel Gleize è professore di apologetica, di ecclesiologia e di dogma al Seminario San Pio X di Ecône. E’ il principale redattore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X tra il 2009 e il 2011.




 
maggio 2024
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