Accade a Ceccano (FR)

Il “Codice da Vinci” al rogo





Che scandalo … ! 
In pieno tremila dover assistere a spettacoli così barbari che ci fanno ripiombare in pieno … Medio Evo !

Questo, all’incirca, il commento di certi giornali “benpensanti” sull’iniziativa di sabato 20 maggio svoltasi a Ceccano, nella vecchia Ciociaria, terra di vescovi e cardinali.
Due noti cattolici, “biechi reazionari”, decidono di chiamare a raccolta la popolazione per dar fuoco ad una copia del notissimo polpettone anticattolico che porta il nome incredibile di “Codice da Vinci”.

Una macroscopica bufala, peraltro ancora più vecchia e rimasticata della famosa vendita della Fontana di Trevi riproposta da Totò ai danni dello stupidotto italo-americano di turno.
Solo che questa volta, come spesso accade negli ultimi anni, lo stupidotto di turno è il cattolico medio, quello senza informazione e senza memoria, quello moderno e adulto, quello pronto a credere, anche solo in parte, a tutte le balle anticattoliche che vengono propalate.
Più le balle sono grosse, più il moderno cattolico medio è disposto a prenderle in considerazione. 
Parliamone ! Apriamo un dibattito !
 
Questa bufala americana del Codice da Vinci è talmente ridicola che pensavamo di non parlarne neanche, ma l’iniziativa (invero più goliardica che provocatoria) degli amici Gizzi e Ruspandini (che si vedono nelle foto) ci ha indotto a ricordare alcuni aspetti della questione che ci sembrano interessanti.

Come si può vedere dalle foto: niente camicie brune, niente stivaloni, né swastike o fasci littori (come hanno insinuato certi giornalai atei e anticattolici militanti). Si è solo trattato di una simpatica manifestazione alquanto gioiosa, nel corso della quale alcuni cattolici hanno inteso esprimere chiaramente il loro giudizio nei confronti della spazzatura anticattolica oggi di moda. 
Ma soprattutto si è trattato dalla riprova che vi sono ancora cattolici che non soffrono del “complesso di inferiorità” e che si permettono di chiamare le cose col loro nome, riservando ad esse l’unico trattamento che meritano. 

Ceccano (FR), sabato 22 maggio 2005
Cattolici danno fuoco ad una copia del “Codice da Vinci”

Questo “rogo” simbolico può aiutarci a comprendere che spesso noi cattolici cadiamo nella trappola del nemico. 

In fin dei conti, siamo stati proprio noi cattolici a reclamizzare meglio questa fesseria del “Codice”: criticandolo e condannandolo nel merito e nella forma abbiamo finito col concedergli quella importanza che non merita affatto.
E questo accade orami da un po’ di tempo. 
Ci sentiamo perseguitati e osteggiati, e siamo portati ad assumere un atteggiamento di difesa. 
Ad ogni attacco contro Dio e la Religione siamo indotti a rispondere con ogni sorta di precisazione, di chiarificazione, di correzione, cercando di dimostrare la mala fede altrui e l’altrui ignoranza.
È come se ci fossimo dimenticati che il Nemico è per sua natura il grande mentitore e quindi non si preoccupa minimamente delle nostre messe a punto. Piuttosto siamo noi cattolici che dovremmo ricordarci che il nostro compito non consiste tanto nel difendere la Verità, quanto nell’affermarla e nel divulgarla. 
Non dovremmo quindi preoccuparci di dimostrare dove sta la menzogna, ma dovremmo limitarci ad additarla e a condannarla, senza mezzi termini e senza alcun tipo di concessione.
 
Purtroppo, però, soprattutto negli ultimi lustri, abbiamo preso la cattiva abitudine di discutere su tutto, anche sull’assurdo. 
Mentre la Gerarchia ha dimenticato che il suo compito principale, almeno nei confronti dei fedeli, consiste nell’indicare ciò che è bene e ciò che è male, ciò che può essere tollerato e ciò che dev’essere condannato, ciò che è accettabile e ciò che è da rifiutare.

Se riflettiamo un momento non è strano che improvvisamente ci siamo indignati per questa bufala con la quale in maniera del tutto evidente si falsifica la storia di Gesù e della Chiesa ?

Eppure lo stesso non è avvenuto con le centinaia di “ricerche”, di studi, di rivisitazioni esegetiche, e via enumerando, anzi molte di queste assurdità sono diventate oggetto di studio nei nostri seminari e 
oggetto di divulgazione nei nostri catechismi.

Qualche esempio. 

Uno molto vecchio: certe rivisitazioni ebraiche della vita di Gesù e di Maria (ove si dice ogni sorta di porcheria sulla Vergine e sul Figlio) sono ancora in auge negli ambienti frequentati dai nostri “fratelli maggiori”: ma la Gerarchia ha rinunciato a condannarle.
Uno più recente: le falsità e le insinuazioni di certi noti studiosi protestanti del secolo scorso (come la negazione della Resurrezione o la leggenda interessata della astoricità del Vangeli, entrambe elaborate dalla scuola tedesca) sono ancora oggi materia di “approfondimento” nei nostri seminari e oggetto di tesi di laurea nelle nostre università cattoliche.

Ed allora: va benissimo condannare il “Codice”, ma è tutto inutile se poi non condanniamo le cose pseudo serie che sono molto più dannose per i fedeli, che permettono di allevare intere generazioni di preti che disconoscono il Cattolicesimo o lo conoscono alla rovescia.
E chi deve condannare certe corbellerie, se non la Gerarchia ?
E come potrà condannarle la Gerarchia se prima non si scrolla di dosso il pesante fardello dell’insegnamento capovolto del Concilio e, soprattutto, del postconcilio ?

Ci si dice che questo “Codice” offende Gesù perché lo presenta in maniera da deturparne la realtà di Figlio di Dio. Giusto: condanniamolo, bruciamolo se necessario !
Ma ci permettiamo di fare osservare che sono legioni i fedeli cattolici, chierici e laici, che non credono più nella Divinità di Cristo e nella transustanziazione, relegando tali verità tra le cose simboliche, cioè tra le cose che, secondo la loro incredibile ignoranza, sarebbero solo come dei modi di dire utili solo a mantenere la fede nel Dio buono, misericordioso e vicino all’uomo.
E queste cose le hanno insegnate il Concilio e il postconcilio. 
Le hanno insegnate i vescovi. 
Le hanno insegnate i teologi. 
Le hanno insegnate i catechisti. 
Le hanno insegnate le suore e i monaci. 
Le hanno insegnate i papi.

Però: vivaddio ! a tutto c’è un limite ! 
Il “Codice” no ! Il “Codice” non è ammissibile !

E i fedeli se ne fregano. 
Vanno a milioni a comprarlo. Magari non per leggerlo, ma per non farsi trovare impreparati dai colleghi quando, sorseggiando il caffè al bar, discetteranno da tuttologi sulla supposta maternità della Maddalena.
Esattamente come quando cercano di spiegare a loro stessi e agli altri perché in chiesa si prega rivolti al vicino di banco piuttosto che rivolti al Signore.
 
Stranamente, dopo decenni che gli stessi papi hanno esortato i fedeli cattolici a vergognarsi del loro passato e dei loro padri. 
Dopo diecine di migliaia di pagine scritte da chiunque per dimostrare che le Crociate furono una aberrazione e che l’Inquisizione fu un sopruso. 
Dopo centinaia di migliaia di prediche in cui ci è stato raccontato che Gesù è venuto per salvare tutti e non i soli peccatori pentiti. 
Dopo milioni di discorsi in cui ci hanno imposto di credere che San Francesco era un cretino schizofrenico che andava a fare le crociate per combattere gli infedeli e insieme predicava la pace e l’astensione dalla battaglia. 
Dopo tante balle inventate dai cattolici per far perdere la fede ad altri cattolici, che pensare della levata di scudi contro questa corbelleria del “Codice”, che al massimo può valere una scrollata di spalle ?

Il libercolo calpestato

Chi crede che noi si esageri, ponga mente al fatto che dopo due secoli negli ambienti cattolici si fanno gli stessi discorsi “filosofici” che si facevano al tempo della rivoluzione francese. Mentre le condanne che per un secolo i Papi  hanno espresso nei confronti delle dottrine anticattoliche liberali, libertarie, socialcomuniste e laiche vengono giudicate come ruderi da demolire, magari per far posto alla dignità dell’uomo, dell’uomo moderno: senza Dio, senza Religione e senza morale.

Non distraiamoci con gli specchietti che il Nemico ci fa ballare davanti agli occhi, stiamo invece attenti a quanto raccomandato dal Signore Gesù:

Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. 
Dai loro frutti li riconoscerete. 
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 
Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. 
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 
Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. 
Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 
(Mt. 7, 15-21)


(maggio 2006)


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