LA GUERRA DEI VESCOVI
contro il Motu Proprio “ Summorum
Pontificum cura ”
Un esempio emblematico
L'Arcivescovo di Torino intimidisce i suoi presbiteri
Nostra presentazione
La nota che ci è giunta
Un breve commento
Nostra presentazione
Fin da quando si accennò della possibile pubblicazione
di un documento sulla liberalizzazione dell’uso della liturgia tradizionale,
or sono quasi 2 anni fa, abbiamo assistito alla massiccia mobilitazione
di vescovi e cardinali che, insieme a certi preti da battaglia, si sono
impegnati perché una “così grande iattura”
non piombasse sulla Chiesa e sui fedeli.
Appena promulgato il Motu Proprio Summorum Pontificum
cura, questi signori hanno dovuto prendere atto del fatto compiuto
e hanno morso nervosamente il freno per la loro impotenza di fronte alla
determinazione del Santo Padre, che ha avuto primariamente in vista il
bene della Santa Chiesa e la salvezza delle ànime.
Entrato in vigore il Motu Proprio, i ribelli si sono affrettati
a rivestirsi della loro immeritata autorità per lanciare disposizioni
e produrre iniziative atte a contrastare e a vanificare la espressa e precisa
volontà del Sovrano Pontefice.
Opposizione ad ogni Autorità che non sia la
loro: è questa la divisa di lor signori.
Le notizie relative al vecchio Carlo Maria Martini, scopertosi
affetto da una grave forma di allergia da “vecchiume” , o al signor Dionigi
Tettamanzi, afflitto da attacchi acuti di contorcimenti pseudo-canonici,
o a tale Luca Brandolini, assalito da groppi alla gola e fiotti di lacrime,
o al paonazzo Alessandro Plotti sempre dedito alla persecuzione dei cattolici
toscani, o all’extraterrestre Sebastiano Dho, che non vede, non sente,
ma parla, o ai cattocomunisti dossettiani intenti ad una maniacale
lacerazione delle vesti, hanno riempito le pagine di tanti giornali e di
tanti siti internet.
Poco si è saputo invece delle riunioni segrete,
o quasi, svoltesi qua e là in tante “regioni pastorali”; e quasi
niente si è saputo dei richiami pesanti, delle minacce e dei ricatti
a cui sono stati sottoposti tanti sacerdoti desiderosi di celebrare col
Vetus Ordo.
La notizia che segue viene dall’Arcidiocesi di Torino
e la pubblichiamo perché è emblematicamente riassuntiva della
situazione allo stato attuale.
Si tratta di una notizia di “prima mano”, redatta cioè
da persone direttamente interessate, le quali, per ovvie ragioni, sono
costrette all’anonimato.
La riunione di cui si parla si è tenuta il 2 ottobre
scorso.
Ci facciamo carico noi della responsabilità
del contenuto e, anzi, aggiungiamo, a parte, qualche precisazione.
La pubblichiamo così come ci è giunta
e come l’abbiamo trasmessa ai responsabili della Curia Romana. |
CARDINAL POLETTO:
“A TORINO CI SONO I PICCHIATI DEL LATINO”
In un recente incontro con il clero giovane, dei primi
dieci anni di ordinazione sacerdotale, l’arcivescovo di Torino, il Card.
Severino Poletto, ha voluto unire la sua voce all’inopportuno coro dei
“critici” del Motu Proprio del Santo Padre Benedetto XVI, con il
suo dire, non proprio ecclesiale.
Il porporato si è premurato di “intimorire” i giovani
preti, mettendoli ben in guardia dal celebrare la Santa Messa nella forma
straordinaria del Rito Latino, dicendo: “La liturgia […] non
può essere una stravaganza personale [...]. Mi auguro che
nella diocesi di Torino nessuno esca con queste richieste ”.
Forse l’Eminenza ha dimenticato che il Motu Proprio
sottrae definitivamente alla discrezione dei Vescovi la “concessione” della
Messa Tridentina, affermando che essa non è che una delle due forme
possibili ed attuali del Rito Latino.
Come se non bastasse, con una grave caduta di stile, sono
stati definiti "picchiati" (Sic!) quelli che amano il latino, con
esplicito riferimento all’Arciconfraternita della Misericordia di Torino.
Ha affermato il Cardinale Poletto, davanti ai suoi giovani
preti, in formazione: “A Torino ci sono i picchiati del latino, quelli
che vanno alla Misericordia! ”
Nessuno dei partecipanti alla Santa Messa domenicale presso
la chiesa tenuta dall’Arciconfraternita della Misericordia, si può
riconoscere nella “definizione” del Cardinale Poletto, che è priva
di rispetto sia per le persone sia per il loro sentimento religioso. Evidentemente
siamo davvero in un’epoca in cui si rispettano, giustamente, i pagani appartenenti
ad altre religioni, mentre si scatena la più violenta avversione
ideologica contro i fratelli che, semplicemente, desiderano pregare il
Signore Gesù.
Ma, soprattutto, una domanda sorge spontanea: che l’illustre
porporato non intenda dare del “picchiato del latino” anche al Sommo Pontefice,
il Papa Benedetto XVI, il quale è uscito con questa "stravaganza
personale"?
Cara Eminenza, i “picchiati del latino”, evidentemente,
non sono solo a Torino, ma anche a Roma, nella Santa Sede a cui Lei deve
obbedienza. |
Un breve commento
Il Cardinale conosce bene i suoi rampolli, poiché
non si sarebbe preoccupato di convocare a parte i preti “giovani” se non
avesse il sospetto che almeno alcuni di loro potrebbero essere tentati
di celebrare la S. Messa tradizionale.
Un rapporto di fiducia alquanto strano, sia con i
suoi presbiteri, che lui stesso ha ordinati, sia con sé stesso !
In ogni caso, egli ha commesso un doppio errore.
Da un lato il suo rimbrotto verrà inteso dai probabili
fautori della S. Messa tradizionale come una conferma della necessità
che qualcuno si decida a celebrarla questa Messa rivalutata dal Santo Padre,
se non altro per dar seguito agli stessi auspici del Papa, magari proprio
per contrastare le incredibili opinioni personali di certi vescovi e di
certi cardinali.
Dall’altro lato, il pesante intervento del Cardinale
solleverà non pochi interrogativi nell’ànimo dei restanti
“giovani” preti. Essi sanno infatti che il Cardinale usa ricordare che
“la Chiesa sono io” (la Chiesa di Torino, ovviamente) ed
è inevitabile che finiscano col chiedersi se per caso il Cardinale
non esageri un po’. Che si sia messo in testa che lui è anche la
Chiesa a Roma ?!
Dopo quest’ultima uscita, chi scommetterebbe sul residuo
prestigio del Cardinale?
Come non stupirsi, poi, del richiamo del Cardinale circa
“la liturgia [che] non può essere
una stravaganza personale”?
Chi è entrato in Duomo a Torino in questi ultimi
tre anni ha potuto godere dei risultati della “ristrutturazione” del presbiterio.
Il luogo cioè dove il Pastore della Diocesi celebra solennemente
la liturgia pontificale della Chiesa cattolica.
- Non solo è scomparsa la balaustra, orribile
marchingegno che “separava” il Cardinale dai fedeli.
- Non solo è stato aggiunto un bellissimo nuovo
altare che ricorda da vicino le pietre sacrificali dei Maya.
- Ma soprattutto è stato collocato davanti
e in mezzo al vecchio obsoleto “altar maggiore” un soppalco ben rialzato
su cui è poggiato un gigantesco sedile ove si introna regolarmente
il Cardinale.
Finalmente i fedeli possono godere della sua vista proprio
guardandolo dal basso in alto, come si addice a sudditi fedeli.
I preti convocati si sono certo meravigliati che il Cardinale
definisse “picchiati del latino” i fedeli della sua Diocesi che da 18 anni
seguono la S. Messa tradizionale alla chiesa della Misericordia, ma sicuramente
perché non sono abituati a sentire le esclamazioni offensive che
il Cardinale rivolge a questi fedeli fin da quando è giunto a Torino,
nel 1999. Chi lo conosce sa benissimo che il Cardinale si compiace spesso,
per esempio, di invitare i fedeli della Misericordia “a vergognarsi”.
E tutto perché sono fedeli alla liturgia millenaria della Chiesa,
cosa che a Lui non passa neanche per l’anticamera del cervello.
Per ciò che riguarda il rapporto tra il Cardinale
di Torino e il Papa, i nostri amici si chiedono se per caso il Cardinale
non pensi male anche del Papa.
Evidentemente non sanno che il Cardinale è fra
quelli che, obbedendo ad un certo ordine di scuderia, si sono mobilitati,
già più di un anno fa, per cercare di impedire che Benedetto
XVI pubblicasse il Motu Proprio Summorum Pontificum cura.
Certo, è davvero ridicolo supporre che egli potesse
anche solo pensare di bloccare il Papa, ma ciò nonostante non si
è affatto risparmiato per fare la sua parte, nel suo piccolo. Da
buon gregario ha portato la sua pietruzza al cantiere.
Peccato per lui che, con l’aiuto di Dio, il cantiere
sta per essere chiuso e presto resterà disoccupato.
Deo gratias. |
ottobre 2007
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