AVE MARIA

RUBRICA SPIRITUALE DEDICATA ALLA
SANTISSIMA VERGINE MARIA


a cura della Fraternità San Pio X


Le sofferenze sopportate da Maria non avevano valore di castigo




Pubblicata dalla FSSPX il 13 novembre 2021


I nostri progenitori, Adamo ed Eva, avevano ricevuto da Dio, insieme alla grazia santificante, dei doni molto particolari, detti «preternaturali», cioè che non appartengono alla natura umana, che non può reclamarli, ma che sono stati aggiunti da Dio per abbellire e arricchire la prima coppia creata.

Uno di questi doni era l’impassibilità. Infatti, il corpo umano è passibile, nel senso che innanzi tutto può provare dei bisogni, delle necessità legate alla condizione umana, che è in parte materiale. Ma il termine “passibile” si impiega anche per indicare le passioni, i desideri o gli appetiti sensibili.

Nostro Signore Gesù Cristo, per il fatto di essere perfettamente uomo, possedeva queste due forme di passibilità: Egli provava dei bisogni come la fame e la sete – come è detto al momento del Suo digiuno di quaranta giorni nel deserto – e tutti i bisogni corporali di un uomo in buona salute. Egli poteva provare anche tutti i sentimenti umani.

Vi è una sola differenza fra l’Uomo-Dio e tutti gli altri uomini: in ragione della perfetta costituzione della Sua natura umana, i Suoi sentimenti non avrebbero mai potuto assumere l’impulso e le proporzioni tali che Egli non avrebbe potuto dominare con la sua volontà.
Le Sue passioni, dunque, erano perfettamente sottomesse alla Sua ragione, è per questo che la teologia dà loro un nome particolare: propassioni.

E’ dunque evidente che la Madonna ha posseduto la stessa passibilità, tanto dal lato dei bisogni quanto dal lato dei sentimenti e delle passioni. Ma come nel suo Divino Figlio, le sue passioni non hanno mai potuto ostacolare l’esercizio della sua ragione, né  indurla in alcun modo: ella le dominava perfettamente.

Da quanto detto fin qui, deriva che la Santissima Vergine, al pari di suo Figlio, ha potuto soffrire tanto nel suo corpo quanto nella sua anima. D’altronde, lo ha affermato lei stessa: «Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc. 2, 48)

La Madonna aveva dunque una certa ignoranza e soffriva l’angoscia. Se Dio lo ha permesso, è perché era appropriato per il compimento del piano della Redenzione.
Ella poté così imitare perfettamente suo Figlio e partecipare alla soddisfazione che Egli offriva a Suo Padre. Ella ha anche dato un esempio di virtù. Da qui la devozione alla compassione della Madre di Dio.

Ma vi è una differenza fondamentale fra la Vergine, nostra Madre, e noi stessi

Infatti, noi subiamo queste sofferenze per due ragioni: prima di tutto perché ogni essere materiale può deteriorarsi e, da vivo, subire la malattia o le ferite. In questo, sia Cristo sia Sua Madre potevano soffrire. Il solo essere assolutamente indefettibile è Dio.

Ma dobbiamo soffrire le croci della nostra esistenza anche a causa del peccato, che ha disordinato la natura e ha meritato una punizione: questo è il male della punizione. Senza dimenticare che il peccato ci ha fatto perdere i doni preternaturali. Così, il disordine del peccato e il permesso del male come punizione del peccato sono all’origine delle nostre sofferenze qui sulla terra.

Ma siccome non vi fu mai peccato nella Madre di Dio, non vi era alcuna ragione perché ella fosse afflitta dalla sofferenza a causa di un peccato, neanche del peccato originale.

In altre parole, le sofferenze di Maria in lei non erano un castigo. Ella le accettò liberamente in unione con suo Figlio, per ristabilire l’onore di Dio e compiere la salvezza delle anime.

Preoccupiamoci vivamente di ringraziarla spesso e di glorificare Dio per le meraviglie che ha compiuto nella Madre di Suo Figlio incarnato, che è anche nostra Madre.