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A volte ritornano…
A volte ritornano:
di King Richard Lo strumento è sempre neutro, il suo utilizzo mai. La Bibbia nelle scuole? Perfetto. “Biblia”, associazione onlus nata con ogni crisma delle istituzioni statali nel 1989 e presieduta da Agnese Cini Tassinario (biblista, ovvio), non ha certo perso tempo e, per mezzo dei suoi referenti politici principali (gli ex comunisti), ha subito messo a segno il colpo che aveva dovuto rimandare per tutta la durata del governo di destra: infatti ci segnala sul suo sito di essere stata “inclusa dal Ministero della Pubblica Istruzione, con D.M. del 25.07.2006, nei soggetti accreditati per la formazione del personale della scuola. Pertanto gli insegnanti possono usufruire dell’esonero dal servizio nei limiti stabiliti dalla normativa e ricevere regolare attestato di partecipazione in tutti gli eventi di Biblia”.Che magico tempismo, che irripetibile occasione politica, “rivoluzionaria”! Da parte (pseudo) ecclesiastica neppure si scherza: appoggio
all’iniziativa è stato garantito, in modo diretto, da noti organismi
editoriali della chiesa “conciliarista” come la “Famiglia Paolina”,
“Famiglia Cristiana”, “Jesus”, “Vita pastorale” e
Acli
varie.
L’intera operazione, stando al testo dell’appello pubblicato
sul sito dell’associazione,
è “culturale”.
“È necessario che la scuola italiana si accosti, in modo culturalmente maturo, ai testi sacri che hanno dato forma alle tradizioni religiose, alla storia, alla civiltà di cui siamo figli. La Bibbia ebraica e la Bibbia cristiana (quest’ultima formata dall’Antico Testamento e dal Nuovo) costituiscono, nel loro reciproco confronto, un nodo culturale ricco, e spesso drammatico, senza il quale la comprensione della nostra civiltà risulta fortemente penalizzata. L’importanza di questa eredità non è inferiore a quella della cultura greco-romana. Il raffronto tra il mondo biblico e quello classico testimonia che l’incontro con l’"altro" è componente intrinseca al sorgere stesso della civiltà occidentale. Una riscoperta consapevole e rigorosa della matrice biblica dell’Occidente è urgente in questo momento storico, segnato dall’inedita presenza in Italia e in Europa di comunità religiose numericamente crescenti e diverse da quelle di origine ebraica e cristiana. In questa direzione appare tanto ovvio quanto doveroso ricordare che l’Islam, nel suo testo fondante, fa proprie moltissime componenti del messaggio biblico. Riflettere dunque sulla comune eredità biblica del Vicino Oriente e dell’Occidente non comporta chiusure né contrapposizioni, ma anzi potenzia le capacità di comprensione di altre civiltà e altri universi religiosi”.Salta subito all’occhio la necessità di approdare a un “modo culturalmente maturo” nell’accostarsi ai testi sacri: evidentemente due millenni di storia della Chiesa devono essere ormai seppelliti (lo sono già) perché alcuni di questi signori, “cattolici maggiorenni” come spesso amano definirsi, hanno trovato proprio loro la pietra filosofale, magica e guaritrice. Glielo ha insegnato, fra gli altri, Giuseppe Dossetti,
il sacerdote “resistente” filocomunista e nemico giurato di Alcide De Gasperi;
l’amico fraterno di Giorgio La Pira; uno che, ancora nel 1994, benediceva
circoli e associazioni varie alzando alti lamenti sull’imminente stravolgimento
della Costituzione Repubblicana da parte della destra al governo, il nuovo
fascismo che avrebbe distrutto l’Italia. Dossetti: l’adoratore di Angelo
Roncalli e di Giovanbattista Montini, il “monaco” genovese che tanto aveva
lavorato per l’ultima “Riforma” della Chiesa Cattolica dal 1962 al 1967
(senza dimenticarci il Novus Ordo Missae neoprotestante del 1969).
Detto questo, visto che è bene sapere da dove provengano
“culturalmente” tali iniziative, scopriamo che l’appello è
stato inviato ai giornalisti e a tutte le forze politiche e sindacali del
settore scolastico (i sindacati, poi, sono talmente imprescindibili, una
vera “forza”…).
Essi chiamano i fedeli “integralisti”, “talebani”, proprio quando loro sono i “pasdaràn” di una notissima disciplina: la Medicina legale della storia e degli oggetti morti.Le parole magiche (e d’ordine) sono sempre le stesse da almeno mezzo secolo: dialogo, cultura, linguaggio. Spazio per altro non c’è e, soprattutto, non ci deve essere, non deve esistere. Parola di Stato e di chi vi attinge per imposizione i propri redditi. Ricordo che, solo poco tempo fa, molti si stracciarono le vesti per gli “aiuti” alle scuole private, in particolare a quelle cattoliche: ora però che i buoni-e-giusti battono cassa, tutto va bene, tutto è in regola (democratica, s’intende). Monsignor Betori e la CEI avanzano deboli e timide riserve:
ci mancherebbe!
Intanto, per gustare fino in fondo l’alto contenuto concettuale
della proposta, basta soppesare alcune prime (seconde o terze) dichiarazioni,
a cominciare dalla presidentessa biblista: “La Bibbia è stata
scritta da laici per i laici, è la storia di un popolo alla ricerca
di un’etica, di un senso della vita”.
Ora tocca alla Sasso: “Se non considerata come un
insieme intoccabile di dogmi, ma come un patrimonio letterario su cui esercitare
uno studio critico e un’analisi storica, la Bibbia insegnata a scuola,
anziché un’ipoteca confessionale, potrebbe rappresentare un utile
passo avanti nella strada del dialogo e del confronto interculturale e
interreligioso”.
E poi come facciamo a dire all’Islàm, una fede incontestabile, che la nostra è la Vera Fede? Tutti zitti, altrimenti l’urlo “clericofascista” non ce lo leva nessuno! Ma il capolavoro ce lo regala un astronomo toscanissimo, la celebre Margherita Hack: “Il testo va letto come si legge l’Odissea, per capire la mentalità dell’epoca. Conoscere aiuta anche a essere critici verso il creazionismo che rifiuta la scienza del darwinismo ? spiega l’astronomo -, riconoscere il pensiero degli antichi aiuta a essere critici e a sapere rifiutare certe idee peregrine. C’è chi prende alla lettera il fatto che il mondo sia stato creato da Dio in sette giorni, una cosa che non ha senso. La Bibbia, insomma, va letta per un arricchimento culturale come un’opera letteraria, come testo di studio simile all’Odissea o all’Iliade”. Quale scienza, quale meraviglia, che “belle parole” (come
direbbe un Rispoli)!
7 giugno 2007 (su)
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