LA GUERRA DEI VESCOVI 
contro il 
Motu Proprio “ Summorum Pontificum cura

Un altro esempio emblematico

L'Arcivescovo di Trani ostacola i fedeli cattolici, ma…
consegna una chiesa cattolica agli Ortodossi romeni





Presentazione
La circolare di Mons. Pichierri
L'invito ecumenico per la consegna della chiesa agli Ortodossi
Il nostro commento





 
Presentazione

La notizia viene dall’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, che, per antica consuetudine, porta anche il titolo di Nazareth. 

Cosa accade ?
Accade che l'Arcivescovo, mentre si dichiara ostile ai fedeli tradizionali nell'applicazione del Motu Proprio "Summorum Pontificum cura", si affretta a dimostrarsi aperto e generoso nei confronti degli Ortodossi romeni.

Ai fedeli cattolici fa sapere, con qualche giro di parole, che di SS. Messe tradizionali a Trani, a Barletta e a Bisceglie non se ne parla nemmeno.
Agli Ortodossi romeni, invece, consegna una chiesa cattolica del X secolo per l'officiatura scismatica.

No. Non si tratta di uno “scherzo da preti”!
Si tratta di un altro esempio della triste realtà che vive oggi la Chiesa cattolica, dopo quarantanni di applicazione del Concilio Vaticano II.

Una realtà davvero miserevole, come si evince dalla lettura dei due documenti che seguono, i quali peraltro sono carenti, non solo nella sostanza, ma anche nella forma.




La circolare di Mons. Pichierri


Mons. Giovanni Battista Pichierri
Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, titolare di Nazareth

Prot. 1373/07
Motu Proprio “Summorum Pontificum”
Disposizioni disciplinari

Ai Parroci e Rettori di Chiese
Sedi

Carissimi Confratelli,
In merito all’incontro per l’aggiornamento del Clero del 19.VII.2007 sul Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI, del 7.XII.2007,  rispondendo alla richiesta di alcuni confratelli intervenuti nel dialogo di approfondimento, vi presento alcune diosposizioni disciplinari, per evitare interpretazioni arbitrarie.

1. Il motu proprio va accolto da tutti così come è stato “stabilito e decretato” da Benedetto XVI in ossequio alla sua potestà petrina, che è “ordinaria, suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente” (CJC, c. 331).

2. Quando c’è la richiesta da parte dei fedeli, i parroci e i rettori di Chiesa devono consultare il Vescovo per ogni singolo caso.

3. Non ritengo opportuno consentire la celebrazione secondo il Messale del B. Giovanni XXIII (1962) nelle domeniche e nelle festività, per non aumentare il numero della Messe, a meno che non si voglia celebrarla in una Messa di orario.

4. Non è prudente prendere in considerazione la richiesta proveniente da gruppi che non sono presenti “stabilmente” in una parrocchia o rettoria, così come recita il Motu Proprio.

In attesa di altre precisazioni, vi chiedo di attenervi a queste disposizioni.
Cordialmente vi saluto e vi benedico.

Trani, 20 ottobre 2007

Il Cancelliere Arcivescovile
Mons. Giuseppe Asciano

L’Arcivescovo
Mons. Giovan Battista Pichierri





 

Prot. n. 02/08/C2

BENVENUTO ALLA CHIESA ORTOSOSSA ROMENA NELLA CHIESA DI S. MARTINO IN TRANI

LETTERA INVITO ALLA COMUNITÀ DIOCESANA





Carissimi ministri ordinati, vita consacrata, fedeli laici cristiani,

Giovedì 10 gennaio p.v. nella nostra Cattedrale di Trani vivremo, nel contesto della divina liturgia del Vespro bizantino, un incontro nel segno della fraternità tra la nostra Chiesa diocesana e la Chiesa sorella Ortodossa Romena che dipende dal Metropolita Josif di Parigi e per l’Europa centrale-meridionale.
Come preannunciato in varie circostanze, affidiamo per il culto e per l’azione pastorale di Sua Em.za il Metropolita Josif il tempio di S. Martino, struttura che il Comune di Trani ha affidato alla nostra Arcidiocesi con la possibilità di essere usata anche dalla Chiesa Ortodossa.
In tal modo la nostra Chiesa diocesana, come esorta il Santo Padre Benedetto XVI, in prossimità della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) compie un gesto concreto di fraternità nei confronti della Chiesa Ortodossa Romena.
Compiremo questo atto, partendo dalla Cattedrale che conserva le reliquie di S. Nicola il pellegrino, il quale apparteneva alla Chiesa Ortodossa Greca (1094 d.C.); e accompagnando, dopo il Vespro, la Comunità Ortodossa Romena nella propria sede di S. Martino.
Il Signore voglia servirsi di noi per crescere nell’unità e nella carità della sua Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica. 
Ci dice Benedetto XVI: “Noi cristiani dobbiamo essere coscienti del nostro compito: far udire all’Europa e al mondo la voce di colui che ha detto ‘Io sono la luce del mondo: chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita’ (Gv 8,12). È nostro compito far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la nostra luce, ma la luce di Cristo. Imploriamo da Dio l’unità e la pace per le persone in Europa e dichiariamo la nostra disponibilità a collaborare per un autentico sviluppo sociale del continente ad Est e ad Ovest” (Messaggio alla terza assemblea ecumenica europea a Sibiu, 2007). 
Il segno di fraternità verso la Chiesa Ortodossa romena rientra nella collaborazione per lo sviluppo sociale dei numerosissimi fratelli e sorelle romeni che operano sul nostro territorio.
A guidare la Comunità Ortodossa Romena, dispersa sul territorio dell’alto barese e della nuova Provincia pugliese, sarà il sacerdote ortodosso romeno Stefan Catalin Andronache .
Accogliamo con gioia questa presenza, apprezziamola e viviamo con essa in comunione di fede, di speranza e di carità. Dio voglia affrettare il giorno della piena comunione visibile per potere celebrare insieme la divina Eucaristia, sacramento di unità, vincolo di fraternità, di amore e di pace.
Vi invito tutti all’evento giovedì 10 gennaio che avrà luogo nella Cattedrale di Trani alle ore 18, benedicendovi dal profondo del cuore.

Trani, 2 gennaio 2008.

Giovan Battista Pichierri
Arcivescovo
 

N.B. Domenica 6 gennaio si dia questo annuncio ai fedeli nelle Sante Messe.




 
 

Il nostro commento

Il tenore delle "disposizioni disciplinari" del 20 ottobre non lascia dubbi sulla precisa volontà di Mons. Picherri di non voler applicare il Motu Proprio "Summorum Pontificum cura", anzi di volerlo contrastare.

Lo rivela proprio il retorico richiamo iniziale all'autorità petrina che già nel rigo successivo viene annichilita e tenuta in nessun conto.

Il punto 2 di queste disposizioni, infatti, non solo non è conforme al Motu Proprio (il ricorso al Vescovo), ma è chiaramente avverso ad esso.
In quest'ultimo, infatti, è chiaramente espressa la volontà del Papa di voler attuare la sua “autorità petrina”, “ordinaria, suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente” (CJC, c. 331), prescindendo dai vescovi (vedi art. 2). 
Per di più, laddove parla del Vescovo, all'art 7, il Motu Proprio dice che il Vescovo ha il compito di permettere l'uso della liturgia tradizionale quando non provveda il parroco

Lo stesso dicasi per il punto 3.
Il Papa dice che si può celebrare anche la Domenica, l'Arcivescovo dice di no
Diversa interpretazione ?
Certo. Ma secondo lo stile della Chiesa conciliare: il Papa dice una cosa e i Vescovi e i preti ne fanno un'altra.

Per ultimo dobbiamo far notare un punto su cui si soffermano tanti Vescovi che dicono di voler ubbidire al Papa proprio per poterlo tranquillamente disobbedire. Come fa in questo caso anche Mons. Pichierri.

Si tratta del cosiddetto gruppo di “fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica”, “stabilmente” esistente in una parrocchia (art. 5 del Motu Proprio).
Qui Mons. Pichierri manifesta, anche senza volerlo, le sue reali intenzioni (punto 4).

Non v'era alcun bisogno di questo richiamo del punto 4, col quale si ribadisce inutilmente quanto già scritto nell'art. 5 del Motu Proprio. 
Perché allora Mons. Pichierri fa la puntualizzazione ?

Semplice, perché vuole prevenire le richieste dei fedeli tradizionali, non tanto in relazione all'art 5 del Motu Proprio, quanto in relazione all'art.10: là dove si ricorda ai Vescovi che possono concedere una “parrocchia personale”, non certo ai fedeli di questa o di quella parrocchia (che già hanno parrocchia e parroco), ma proprio ai fedeli che non costituiscono un gruppo stabile in alcuna parrocchia, i fedeli cioè “aderenti alla precedente tradizione liturgica” e appartenti a parrocchie diverse. 

È questo il senso dell'art. 10. 

Purtroppo, però, questo stesso articolo afferma che il Vescovo potrà erigere una parrocchia personale “se lo riterrà opportuno”.

Ebbene è questo il caso della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, e l'Arcivescovo, perfettamente a conoscenza della situazione, mette subito le mani avanti e afferma: “Non è prudente prendere in considerazione la richiesta proveniente da gruppi…”.
Per Mons. Pichierri è “imprudente”, quindi… inopportuno.

I fedeli tradizionali di Trani-Barletta-Bisceglie sono serviti:

Il gruppo “aderente alla precedente tradizione liturgica” c'è, ma non è prudente e non è opportuno prendere in considerazione le sue richieste.
Vuoi vedere che Mons. Pichierri teme che costoro, con la loro problematica liturgia tradizionale, finiscano col mettere in serio pericolo qualche chiesa della Diocesi, che potrebbe crollare da un momento all'altro per il rimbombo del latino e del canto gregoriano ?

Insomma… il Papa ha promulgato un Motu Proprio per il ripristino della liturgia tradizionale, Mons. Pichierri, da parte sua, ritiene che si tratti di una imprudenza.
Con tanti saluti per la tanto declamata “autorità petrina”.

Ma dove vuole arrivare, questo benedetto Mons. Pichierri, con la sua prudenza pastorale ?

Ed ecco la risposta: la troviamo in questo invito alla comunità diocesana del 2 gennaio scorso.

Mentre è imprudente e inopportuno accogliere le richieste dei fedeli cattolici “aderenti alla precedente tradizione liturgica”, è “opportuno e prudente” provvedere ad assegnare una chiesa cattolica, per il culto e l'azione pastorale, a dei non cattolici.
Non bisogna sottovalutare, infatti, l'importanza di non essere cattolici, di non essere in comunione con la Chiesa cattolica, di non riconoscere l'autorità del Papa e della Santa Sede.
A partire dal Concilio, non essere cattolici è una qualità indispensabile per ricevere le cure e l'attenzione pastorale dei nostri Vescovi.
Essere cattolici, invece, è una cosa che va tenuta sotto controllo: perché non si compiano gesti “imprudenti”!
A onor del vero, qui, più che di imprudenza, si dovrebbe parlare di “impudenza”. 
L'impudenza di un Arcivescovo che diffida dei "suoi fedeli", perché tradizionali, e si sbraccia per gli scismatici, forse perché non riconoscono la sua autorità.

Eppure sembra che, in questo caso, vi sia un buon motivo.

In questo invito, l'Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie chiama la Chiesa Ortodossa Romena “chiesa sorella”, quasi si trattasse di un'altra Chiesa cattolica particolare, la Chiesa di Bari, per esempio. E sembra proprio che sia per questo che il 10 gennaio consegnerà la chiesa di San Martino di Trani (X secolo) al Metropolita Josif di Parigi (sic!). E la consegna avverrà con la celebrazione dei Vespri “bizantini” nella cattedrale di Trani, dove si conservano le reliquie di San Nicola il pellegrino. 
Non dimentichiamo, dice l'Arcivescovo, che San Nicola “apparteneva alla Chiesa Ortodossa Greca (1094 d.C.)”.

Cosa vuole sottintendere Mons. Pichierri, che l'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, in forza del suo santo Patrono, sia più figlia di Bisanzio che di Roma ?
L'interrogativo è legittimo, visto il richiamo strumentale dell'Arcivescovo.

Vuole far intendere ai fedeli della sua Diocesi che dare una chiesa cattolica agli scismatici romeni sia una cosa legittima e doverosa ?
L'interrogativo è d'obbligo, vista la plateale inesattezza del richiamo dell'Arcivescovo.

In realtà, San Nicola venne in Puglia, dalla natia Grecia, al pari di tanti cattolici del tempo che pellegrinavano in seno all'ecumene cattolico: dalla Grecia in Italia, dall'Italia nella Gallia, dalla Gallia nell'Iberia, e via così.
Nessuno in quegli anni, siamo nella seconda metà dell'XI secolo, si sognava di parlare di Chiesa Ortodossa e di Chiesa Cattolica: esisteva infatti solo una Chiesa: la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica, retta dal successore di Pietro, che siedeva a Roma.

Ed è proprio a Roma, in pellegrinaggio, che stava recandosi il giovane Nicola quando sbarcò a Otranto. Il suo incessante peregrinare lo portò poi a Trani, dove morì nel 1094, in odore di santità. Venne canonizzato nel 1098 dal Vescovo di Trani (Bisanzio), con tanto di autorizzazione del Papa (Urbano II), e lo stesso Vescovo avviò subito la costruzione della chiesa in suo onore, ancora esistente.

Altro che appartenente alla Chiesa Ortodossa Greca !
San Nicola il pellegrino era un cattolico fedele a Roma e al Papa !
Da sempre venerato nella Chiesa Cattolica Romana !
È possibile che Mons. Pichierri non sappia tutto questo ?
È possibile che non sappia che le famose “bolle di scomunica”. tra Roma e Bisanzio, vennero presentate nel 1054,  senza che i fedeli potessero avere, a quel tempo, il minimo sentore di “scismi” e di rotture per almeno un secolo? E senza che si parlasse di Chiesa Cattolica da un lato e di Chiesa Ortodossa dall'altro ?
Pensiamo proprio di no.

E allora ?
Allora… vuoi vedere che si è trattato semplicemente di un espediente usato dall'Arcivescovo per far meglio ingoiare ai fedeli diocesani l'amara pillola del moderno ecumenismo ?

Se fosse corretta questa seconda ipotesi, però, c'è da pensare che il Pastore della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie abbia una ben misera considerazione della preparazione storica dei fedeli affidati alla sua cura.

Ma no… , in fin dei conti è possibile che si sia trattato semplicemente di una semplice distrazione. 
A leggere, infatti, la chiusa delle lettere di Mons. Pichierri, si nota subito che egli si distrae facilmente e dimentica di menzionare Nostro Signore e la sua Vergine Madre.


 
 
 
 
(su)


gennaio 2008


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