Bolsena (VT) - Italia

1263



Bolsena è una piccola cittadina nel centro del Lazio, in provincia di Viterbo, risalente al periodo etrusco e collocata sulla riva dell’omonimo lago vulcanico.



Raffigurazione del Miracolo


Nell’estate del 1263, un sacerdote boemo, Pietro da Praga, iniziò a dubitare della Presenza Reale di Gesù nell’Ostia e nel Vino consacrati. Il sacerdote si recò allora in pellegrinaggio a Roma per pregare sulla tomba di San Pietro e fugare i suoi dubbi: il soggiorno romano lo rasserenò e intraprese il viaggio di ritorno.
Percorrendo la Via Cassia si fermò a pernottare a Bolsena, dove i dubbi di fede lo assalirono nuovamente.
Il giorno successivo celebrò la Messa nella Grotta di Santa Cristina.

Secondo quanto tramandato dalla tradizione, al momento della consacrazione l’Ostia cominciò a sanguinare sul corporale. Impaurito e confuso, il sacerdote, cercando di nascondere il fatto, si affrettò a concludere la celebrazione, avvolse l’Ostia nel corporale di lino e fuggì verso la sacrestia. Durante il tragitto alcune gocce di sangue caddero sul pavimento di marmo e sui gradini dell’Altare.




Affresco della Messa di Bolsena


L’evento fu immortalato da Raffaello nel 1512 nel celebre affresco della Messa di Bolsena, che si trova nei Musei Vaticani. Sul luogo del miracolo è stata collocata un’epigrafe latina.

Tra le più antiche narrazioni del miracolo si possono annoverare quelle contenute nella
Nova Chronica di Giovanni Villani ((† 1348) e nella Chronica di Sant’Antonio da Firenze, frate domenicano e Arcivescovo di Firenze († 1459).

Pietro da Praga si recò subito dal Papa Urbano IV, che si trovava a Orvieto, per riferirgli l’accaduto. Il Pontefice inviò a Bolsena il vescovo di Orvieto, Giacomo, per verificare la veridicità del racconto e per recuperare le reliquie.
Urbano IV dichiarò la soprannaturalità dell’evento e, per ricordarlo, l’11 agosto 1264, con la bolla Transiturus de hoc mundo estese a tutta la Chiesa la solennità del Corpus Domini, che già si celebrava dal 1246 nella diocesi di Liegi per celebrare la Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia, in contrapposizione alle tesi di Berengario di Tours, secondo le quali la presenza eucaristica di Cristo non era reale, ma solo simbolica.

Per l’occorrenza, Papa Urbano IV fece comporre da San Tommaso d’Aquino i testi della Messa, che comprendono la Sequenza Lauda Sion Salvatorem. San Tommaso volle anche recuperare il testo del Pange lingua gloriosi composto da Venanzio Fortunato (530-607), che si canta sia al termine della Messa in Cena Domini il Giovedì Santo, quando il Santissimo Sacramento viene portato in processione all’Altare della Reposizione, sia il giorno del Corpus Domini.

In qualsiasi liturgia dedicata, o che si concluda con la Benedizione Eucaristica, è uso cantare le ultime due strofe del Pange lingua gloriosi:
Tantum ergo sacramentum / veneremur cernui, / et antiquum documentum / novo cedat ritui; / praestet fides supplementum / sensuum defectui. --- Genitori Genitoque / laus et iubilatio, / salus, honor, virtus quoque / sit et benedictio; / Procedenti ab utroque / compar sit laudatio / Amen.




Il Duomo di Orvieto

Nel 1290, il Papa Niccolò IV fece edificare il Duomo di Orvieto per custodire il Corporale. Successivamente, nel 1364, il Duomo fu ampliato con la cappella del Corporale.




La cappella del Corporale

Nella cappella del Corporale sono custoditi l’Ostia, il Corporale e i purificatoi, che nel 1338 furono collocati nel Reliquiario di Ugolino di Vieri, dove si trovano attualmente.




Reliquario


Nel 1492, la grotta di Santa Cristina a Bolsena, dove avvenne il miracolo, divenne Basilica, nel suo vestibolo sono conservate quattro lastre di marmo macchiate di sangue.





Basilica di Santa Cristina a Bolsena


A sinistra della navata della Basilica si accede alla cappella del Miracolo.



Altare della cappella del miracolo