Lanciano (CH)
750
Raffigurazione miracolo
Tra il 717 e il 741 salì al trono a Bisanzio l’Imperatore Leone
III Isaurico, il quale iniziò una feroce persecuzione contro la
Chiesa e il culto delle immagini sacre (iconoclastia).
Per sfuggire alla persecuzione iconoclasta, molti monaci greci si
rifugiarono in Italia, tra essi i monaci basiliani, discepoli di San
Basilio (329-379) Vescovo di Cesarea di Cappadocia (nell’attuale
Turchia Orientale). Alcuni di essi si rifugiarono ad Anxanum o Castrum
Lanzani, oggi. Lanciano, in provincia di Chieti, dove eressero il
monastero dei Santi Legonziano e Domiziano
Nel 750 circa, un monaco che non era ben fermo nella fede, erudito
nelle scienze del mondo ma ignorante in quelle di Dio, eroso dal dubbio
sulla Presenza Reale di Gesù nella Santa Eucaristia, mentre
celebrava la Santa Messa, pronunziate le parole della Consacrazione sul
pane e sul vino, all’improvviso, dinanzi ai suoi occhi vide il pane
trasformarsi in Carne, e il vino in Sangue.
Di fronte alla inattesa miracolosa mutazione, venne preso da un’estasi
divina e col viso cosparso di lacrime si rivolse a coloro che
assistevano alla celebrazione dicendo: «O felici assistenti ai
quali il Benedetto Dio per confondere l’incredulità mia ha
voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile
agli occhi vostri. Venite, fratelli, e mirate il nostro Dio fattosi
vicino a noi».
Mostrato il miracolo ai circostanti e poi a tutto il popolo, si
constatò che si trattava di un pezzo di Carne intera, mentre il
Sangue era diviso in cinque parti disuguali, che successivamente si
verificò pesavano insieme quanto ciascuna delle parti.
Le reliquie vennero conservate in una teca d’argento e d’avorio, che
venne posta in un tabernacolo nell’altare a destra dell’Altare maggiore
della chiesa di San Francesco che intanto aveva sostituito il vecchio
monastero.
La chiesa di San Francesco
Altare dove vennero conservate
le reliquie
Nel 1566, temendo che i Turchi potessero profanarle, le reliquie
vennero murate in una piccola cappella. Dal 1636 le reliquie furono
protette da una grata in ferro battuto chiusa a chiave.
Nel 1713, da un laboratorio napoletano vennero realizzati l’ostensorio
e il calice in cristallo, all’interno dei quali l’Ostia e il Sangue
sono tuttora conservati.
Il Calice
Nel 1902 il l’ostensorio e il calice furono posti all’interno di una
struttura in marmo costruita sopra l’Altare maggiore.
Nel 1970 vennero fatte delle analisi dalle quali risultò che
l’ostia è effettivamente “Carne”, più precisamente un
pezzetto di miocardio; e il sangue è “Sangue”, dello stesso
gruppo di quello della Sindone, cioè del gruppo AB.
Ma Lanciano sembra che avesse bisogno di nuove conferme nella fede.
Tramanda la tradizione che nella seconda metà del ‘200 vi era a
Lanciano la casa dove vivevano il carrettiere Jacopo Stazio e sua
moglie Ricciarella e dove nel 1273 avvenne il prodigioso evento che
rappresenta il secondo Miracolo Eucaristico della città di
Lanciano.
La storia narra che Ricciarella per riconquistare l’amore del marito si
recò da una fattucchiera e su suo consiglio durante la messa
trafugò un’Ostia consacrata. Tornata a casa la mise su una
tegola arroventata per ricavarne un filtro d’amore; al momento della
profanazione la particola, mutatasi in carne, cominciò a
sanguinare e Ricciarella, inorridita, avvolse coppo e particola
in un panno e nascose tutto sotto lo strame della sottostante stalla.
La sera, quando Jacopo cercò di far rientrare l’asino nella
stalla, l’animale, dopo molte insistenze, vi si introdusse in ginocchio.
Dopo sette anni dai fatti, nel 1280, Ricciarella, sconvolta,
confessò il suo delitto al frate agostiniano Jacopo Diotallevi
dell’attiguo convento di Sant’Agostino, il quale scavando nel luogo
indicato dalla donna recuperò l’involto e al suo interno la
particola ancora sanguinante.
Dell’evento rimangono a testimonianza alcuni frammenti di ostia
conservati nella Chiesa di Santa Croce, nel quartiere Lanciano Vecchia.
Interno della chiesa della Santa Croce
Il reliquario del secondo
miracolo
L'Ostia del secondo miracolo
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