Asti

Italia

 1718



Vedura di Asti


Asti (Ast in piemontese) è un comune italiano di circa 75.000 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia, centro principale della regione storica dell’Astesana.
Si trova a circa 55 chilometri a sud-est di Torino, nella valle del fiume Tanaro. 
Già Municipium romano, fu sede del ducato longobardo della Neustria e poi uno dei più importanti centri commerciali tra il XII e il XIII secolo.
Asti è nota per i suoi vini, in particolare l’Asti spumante e il Barbera d’Asti.
Ogni anno, in settembre, vi si tiene uno dei concorsi enologici più importanti d’ Italia, denominato la Douja d’Or (in piemontese il “boccale d’oro”).
Celebre è anche il suo Palio storico, manifestazione tra le più antiche d’Italia, che si svolge in settembre e culmina con una corsa di cavalli montati “a pelo” (senza sella).





L'ingresso della Cappella dove avvenne il Miracolo


La mattina del 10 maggio 1718 il sacerdote Francesco Scotto, si recò presso l’Opera Milliavacca per celebrare la Santa Messa. Erano circa le 8,00.

La chiesa dell’Istituto era divisa in due parti, l’anteriore, in cui potevano intervenire gli estranei, e la posteriore, dietro l’Altare, riservato alle convittrici.
Nella parte anteriore, cioè davanti l’Altare, si trovava solo il notaio Scipione Alessandro Ambrogio, cancelliere vescovile e tesoriere dell’Istituto.
Nella parte posteriore della chiesa si trovavano invece le convittrici.

Quando il sacerdote giunse all’elevazione dell’Ostia, il Dottor Ambrogio si accorse che l’Ostia era rotta in due parti. Appena il sacerdote elevò il calice, l’uomo, convinto che un’Ostia spezzata non fosse materia valida, si avvicinò all’Altare per avvertire il sacerdote, e corse subito a prendere un’altra ostia in sacrestia.

Nel frattempo il celebrante sollevò con le dita l’Ostia e la trovò realmente divisa a metà, e con suo infinito stupore vide il profilo longitudinale delle due parti tutto vermiglio di sangue, più il piede del calice e la coppa macchiate di sangue e alcuni piccoli spruzzi sanguigni sul corporale stesso.

Ambrogio intanto era arrivato con la nuova ostia e si accorse che la prima sanguinava. Subito si mise a piangere.
Il notaio corse subito a chiamare il canonico Argenta, confessore dell’Istituto, il teologo Vaglio e il penitenziere Ferrero, che furono anch’essi diretti testimoni del Miracolo.

Contemporaneamente a questi giunsero anche gli altri sacerdoti e tre medici della città, i dottori Argenta, Volpini e Vercellone, i quali attestarono con giuramento che quelle chiazze rosse erano vero sangue.

Tra i presenti uno fu colto dal dubbio che il sangue potesse provenire dal naso o dalla bocca del sacerdote, ma alcuni chirurghi presenti, dopo minuta osservazione, esclusero ogni dubbio in proposito.

Intervenuto poi il provicario col segretario della curia e il vicario dell’Inquisizione: R. Bordino, di comune accordo si stese una regolare relazione del Miracolo.

Un’altra importante prova dell’autenticità del Miracolo ci è fornita da un documento che riporta che Monsignor Filippo Artico, Vescovo d’Asti, nel 1841 fece esaminare il calice e l’Ostia del Miracolo da alcuni periti fisici che confermarono l’origine ematica delle macchie rosse.

L’Opera Pia Milliavacca ha conservato gelosamente le testimonianze del Miracolo: il calice con le macchie di sangue, l’Ostia della celebrazione purtroppo corrotta e ridotta ad un velo, la patena, il corporale e la coppa d’argento dorato.




Il Calice macchiato di Sangue