SANTA MESSA TRADIZIONALE

Roma 24 maggio 2003

Basilica di S. Maria Maggiore
 

RASSEGNA STAMPA
 
 

Articoli e segnalazioni dopo la celebrazione
 

25 maggio 2003 - Il Giornale

Il papa ai tradizionalisti: “Vi sono vicino”
Il cardinale Castrillon celebra la vecchia messa a Roma: “Questo antico rito non è estinto”.

Di Andrea Tornielli

Trent’anni dopo la caduta in disuso del vecchio messale tridentino, nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, tra volute di incenso, litanie gregoriane, formule latine e preziosi paramenti antichi sfavillanti d’oro, i tradizionalisti cattolici hanno avuto la loro piccola grande ricincita. Papa Wojtyla, con un messaggio del Segretario di Satato Angelo Sodano, ha manifestato looro la sua vicinanza e la sua riconoscenza. Il cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos, prefetto del clero, che ha celebrato la Messa, ha detto a chiare lettere che “il rito di San Pio V non si può considerare estinto”. Dunque la celebrazione con l’altare rivolto ad Oriente, il sacerdote che dà le spalle ai fedeli e pronuncia sottovoce le formule consacratorie in latino, il rito che per quasi 500 anni è rimasto in vigore nel cattolicesimo latino, ha ancora piena cittadinanza nella chiesa post-conciliare del terzo millennio. Non è stato mai abolito. Un messaggio chiaro indirizzato a tutti i vescovi, perché non considerino i nostalgici del vecchio messale dei fedeli di serie B, e seguendo le precise indicazioni di Giovanni Paolo II siano invece generosi nel concedere l’antica liturgia a quanti ne fanno richiesta.
I tradizionalisti sono arrivati a Roma in duemila, da tutt’Italia e anche dall’estero, per assistere alla celebrazione, organizzata come atto di omaggio verso il Papa e preceduta dalla recita del rosario, ovviamente in latino. Un popolo di fedeli normalissimi, molti i giovani, tante le ragazze con jeans, le scarpe da ginnastica e la corona del rosario in mano e il velo bianco in testa. L’unica macchia di colore era rappresentata dai mantelli bianchi di una quindicina di cavalieri della “Milizia del Tempio” e dagli zucchetti rossi dei cinque porporati che hanno assistito alla Messa: tra di loro anche l’ex arcivescovo di Boston Bernard Law. Chi si aspettava un parterre di esponenti della nobiltà nera romana e di eccentrici démodé è rimasto deluso. Ai tradizionalisti rimasti legati all’antica liturgia Giovanni Paolo II ha fatto arrivare attraverso il cardinale Sodano un significativo saluto, nel quale si dichiara “riconoscente per il filiale gesto” e “si unisce spiritualmente” alla celebrazione secondo il messale antico, chiedendo ai fedeli di “proclamare con entusiasmo il Vangelo”.
Ma il seganle che i presenti attendevano è arrivato nella parte finale dell’omelia del cardinale Castrillón, che evidentemente in questa materia non esprime certo le sue idee personali ma la posizione ufficiale della Santa Sede: “Il rito cosiddetto di San Pio V non si può considerare come estinto e l’autorità del Santo Padre ha espresso la sua benevola accoglienza verso i fedeli che, pur riconoscendo la legittimità del rito romano rinnovato secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II, rimangono legati al precedente rito”. Il porporato ha ricodato che proprio nella basilica di Santa Maria Maggiore è conservato e venerato il corpo di San Pio V e ha aggiunto che questa “veneranda forma liturgica” ha alimentato l’infanzia e la giovinezza del futuro Giovanni Paolo II, ed è stata quella della sua ordinazione sacerdotale ed episcopale. “L’antico rito romano ? ha detto ancora Castrillon ? conserva quindi nella Chiesa il suo diritto di cittadinanza nella multiformità dei riti cattolici, sia latini che orientali. Ciò che unisce la diversità di questi riti ? ha spiegato ? è la stessa fede nel mistero eucaristico, la cui professione ha sempre assicurato l’unità nella Chiesa, santa, cattolica e apostolica”.
Con un colpo di genio, il cardinale ha giustificato pienamente l’uso del vecchio rito preconciliare sulla base di una citazione proprio del vaticano II: “La santa Madre Chiesa considera con uguale diritto e onore tutti i riti legalmente riconosciuti e vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati”. Sempre nella storia del cattolicesimo sono convissuti riti, tradizioni e sensibilità diverse. Castrillon ha indirettamente toccato il tema delle difficoltà che i tradizionalisti incontrano, scontrandosi con i divieti dei vescovi, i quali non concedono loro la liturgia tridentina e al tempo stesso non si oppongono agli abusi liturgici commessi nelle loro diocesi, che talvolta portano i fedeli ad avere nostalgia della vecchia Messa. Lo ha fatto citando ancora una volta il Papa: “So che siete immensamente grati al Santo Padre ? ha detto il cardinale ? per l’invito rivolto ai vescovi di tutto il mondo ‘ad avere una comprensione e un’attenzione pastorale rinnovata per i fedeli legati all’antico rito’.”
Gesti e parole che rappresentano un’apertura di credito e un ponte lanciato verso quei tradizionalisti seguaci di Lefebvre che dal 1988 non sono più in comunione con Roma. Un invito a ritornare a casa.
 

(su)


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