SANTA MESSA TRADIZIONALE

Roma 24 maggio 2003

Basilica di S. Maria Maggiore
 

RASSEGNA STAMPA
 
 

Articoli e segnalazioni dopo la celebrazione
 

25 maggio 2003 - Il Messaggero


Fedeli e curiosi in massa al rito ultratradizionalista

di Salvatore Spoto

La basilica di Santa Maria Maggiore, nel pomeriggio di ieri, è tornata al passato per la messa in latino, organizzata dal movimento cattolico “Una Vox”, celebrata dal cardinale Dario Castrillon Hoyos, secondo il messale preconciliare di San Pio V.
Chi voleva provare l’ebrezza di un magico salto indietro nel tempo, è rimasto soddisfatto. L’atmosfera della basilica era quella d’altri tempi, odorosa d’incenso, resa mistica dal salmodiare di canti gregoriani, ed un tantino magica per la presenza dei Cavalieri Templari, intabbarrati nei mantelli, capaci di evocare leggende e misteri del Medioevo.
Fantasia ce n’è voluta davvero poca per sentirsi, almeno per qualche ora, cittadini di tempi lontani con quei canti latini, rispolverati dopo l’abbandono conseguente alla ventata innovatrice del Concilio Vaticano II. Il cardinale officiante, indossando un’antica “pianeta”, ben rispecchiava l’ideale ritorno alle antiche forme liturgiche.
In prima fila, sul lato destro, guardano l’altare, c’era un gruppo di rappresentanti della nobiltà romana, gli uomini in tight, le donne in nero con capo coperto da preziosi pizzi. Riconoscibili alcuni rappresentanti dalle famiglia Ruspoli. Nelle file successive c’erano i Cavalieri del Santo Sepolcro ed i Templari. Sul lato opposto la prima fila era occupata da cardinali, seguiti da abati dei principali ordini monastici e vescovi. Massiccia la presenza dei seminaristi.
Sul lato opposto della navata centrale hanno preso psoto alcuni cardinali, mentre nelle file successive c’era una folta rappresentanza di vescovi, abati e capi di congregazioni religiose.
La cerimonia si è svolta come se la ventata innovatrice del Concilio non ci fosse mai stata. Lo stesso cardinale officiante, durante l’omelia, ha detto: “Il rito di san Pio V non può considerarsi come estinto”. Ed ha aggiunto: “l’antico rito romano conserva, dunque, il suo diritto di cittadinanza nella multiformità dei riti cattolici”.
Tra i fedeli c’era l’onorevole Mario Borghezio della Lega. Lo aveva annunciato ieri a nome di “Padania cristiana”. Non c’era, invece, nessun rappresentante degli “scismatici” seguaci di monsignor Lefebvre che, a differenza dei cattolici di “Una Vox”, non mantengono alcun dialogo con il Vaticano.
“Siamo della parrocchia di Corigliano di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta ? dice un fedele ? dove il nostro parroco negli ultimi 4 anni ha sempre celebrato la messa in latino. Ci sentiamo un mondo un po’ a parte, spesso c’è il problema di comprensibilità ma ci aiutiamo con i libretti: comunque, l’uso degli incensi, la tradizione per le donne di coprire il capo, la consacrazione in silenzio per 20 minuti creano una profonda atmosfera”.

(su)


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