SANTA MESSA TRADIZIONALE
Roma 24 maggio 2003
Basilica di S. Maria Maggiore
RASSEGNA STAMPA
Articoli e segnalazioni dopo la celebrazione
25 maggio 2003 - La Stampa
Aristocrazia e popolino uniti nelle due ore di funzione celebrata
dal Cardinale Dario Castrillòn Hoyos.
Il messaggio del Santo Padre all’unità scatena l’applauso.
Presenti sei porporati, la duchessa d’Anjou, Ruspoli e Borghezio
di Michela Tamburrino
Non voleva essere un celebrazione elitaria e infatti non lo è
stata questa Messa richiesta dai fedeli di Italia, Francia, Germania e
America della Commissione Ecclesiae Dei, creata per dare spazio a coloro
che, nella Chiesa cattolica, preferiscono il rito del Messale Romano, così
detta Messa di San Pio V. A Santa Maria Maggiore, la più antica
Basilica mariana del mondo, due ore di funzione interamente celebrata in
latino dal presidente della Commissione, S. Eminenza il Cardinale Dario
Castrillòn Hoyos. Chiesa gremita all’inverosimile in bilico tra
nobiltà e popolino, donne velate e signore senza calze, uomini in
mezzo tight e signori con la camicia a righine mezza manica, bambini in
jeans e signorine smunte col cappellino, scout, Luca Crociani e altri dell’Ordine
della Milizia del Tempio o Ordine dei Poveri Cavalieri arrivati direttamente
dalla sede centrale di Poggibonsi, sei cardinali, tra i quali Law da Boston,
(interrogato per i fatti di pedofilia) e Giuseppina Quaglione da Torvajanica
e seduta in seconda fila sulla poltroncina oro e velluto rosso alla quale
suonava sempre il telefonino.
Tutti a guardare i paramenti preziosi dei celebranti in corteo, tutti
immersi in una nuvola d’incenso, al suono di canti antichi. Così
deve essere, perché la Chiesa possa entrare nel cuore dei fedeli,
anche più semplici, ha detto l’avvocato Chiaradia-Bousquet della
Fao: "L’uomo deve essere portato a sognare e quando la Chiesa diventa troppo
essenziale, il popolino guarda altrove, alle sette, ai riti coinvolgenti".
E il miscuglio spurio si notava anche in prima fila. Ecco S. A. R.
la duchessa de Anjou e di Segovia, nonna del principe Louis de Bourbon,
capo della real casa di Francia e zia del Re di Spagna. Ma, ci tenevano
tutti a specificare, è qui come francese, come una Anjou. Al suo
fianco, elegantissimo in mezzo tight, l’avvocato viennese Ewald Stadler,
dunque il principe Sforza Ruspoli: "L’abbandono delle tradizioni è
come l’abbandono del padre. La gioventù pensa all’oggi, è
priva di obiettivi, è disorientata per la mancanza di memorie e
di continuità. Il dovere dei cattolici è di essere buoni
maestri per far conoscere i valori delle tradizioni religiose. Noi stiamo
lavorando per ricostituire una forza tradizionalista in difesa delle istituzioni".
Ancora, il professor De Mattei, presidente del Centro Studi di Lepanto:
"Qui, oggi, si è compiuto un incantesimo. Questa Messa è
stata una svolta storica. Per la prima volta in una Basilica romana, un
cardinale in carica celebra una funzione col rito romano, alla presenza
di sei cardinali, di duemila persone e con la benedizione papale. Questo
è l’incantesimo".
Nobiltà, popolino e politica. Sempre in prima fila i leghisti
Borghezio e Bricolo, il ministro consigliere dell’ambasciata di Francia
presso la Santa Sede, Yves Gouyou, donna Teresa Coppa Solari nata Massimo
Lancellotti, Carlo Massimo, il marchese Coda Nunziante. Ci teneva tanto
ad essere citato e dunque perché deluderlo, Edoardo Papetti dei
conti di Ceccano, fila terza.
Lefevriani, pochi e mescolati ad arte.
Poche hanno approfittato dei veli posti nel cesto sistemato all’ingresso
e riservati alle signore; quante si coprivano il capo, lo hanno fatto con
i merletti di casa o di casato. Tutti però si sono guardati rassicurati
quando, nell’omelia, il cardinale Castrillòn Hoyos ha ricordato
che il Santo Padre ha espresso benevola accoglienza per coloro che rimangono
legati al precedente rito e trovano in esso nutrimento spirituale. E ancora,
Santa Romana Chiesa vuole che tutti i riti riconosciuti siano conservati
e a loro sia dato nuovo vigore. Così il Sacrosanto Concilio dà
diritto di cittadinanza al rito romano come agli altri uniti nella stessa
fede nel mistero eucaristico. Ancora di più è piaciuto il
passaggio nel quale si indicava nel Papa colui che più di tutti
esorta i cattolici a fare gesti di unità affinché le differenti
sensibilità non li separino gli uni dagli altri. "Siamo grati per
la paterna comprensione del Papa per questa veneranda forma liturgica".
Parte un applauso subito zittito, è il momento della comunione in
ginocchio, le istruzioni per l’uso vengono comunicate in italiano, inglese,
francese e tedesco. Un pizzico di modernità.
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