SANTA MESSA TRADIZIONALE

Roma 24 maggio 2003

Basilica di S. Maria Maggiore
 

RASSEGNA STAMPA
 
 

Articoli e segnalazioni dopo la celebrazione
 

25 maggio 2003 - La Stampa


A Santa Maria Maggiore con tremila fedeli, sei Cardinali e tre Vescovi

Mano tesa del Papa ai lefebvriani 

Roma, dopo 30 anni celebrata la messa in latino 

di Marco Tosatti

CITTÀ DEL VATICANO 
Roma manda un messaggio forte ai lefebvriani, una mano tesa: ieri pomeriggio il Prefetto della congregazione per il clero, il cardinale Dario Castrillòn Hoyos, ha celebrato - ed è la prima volta che succede da trent’anni - una messa in latino secondo il rito di San Pio V, in Santa Maria Maggiore, alla presenza di sei cardinali, due vescovi e un abate. Oltre, naturalmente, a tremila fedeli giunti dall’Europa e dagli Stati Uniti: sono quei cattolici che in comunione con Roma prediligono il rito latino, ingiustamente discriminati negli anni turbolenti del post Concilio hanno avuto ieri la loro piccola rivincita. 
È stata sancita da un messaggio di ringraziamento del Papa, in cui onore si officiava il rito, inviato dal cardinale Sodano: "Sua Santità, riconoscente per il filiale gesto, si unisce spiritualmente al devoto omaggio a Maria Santissima chiedendole di intercedere presso il suo Figlio Gesù, affinchè tutti i cristiani siano lievito di santità e di rinnovamento spirituale nel mondo di oggi". Il testo prosegue con un esplicito invito: "Di fronte alle grandi sfide sociali e religiose dell’epoca moderna, l’intero popolo di Dio è chiamato a ravvivare la propria fede e a rinsaldare i vincoli della carità, in spirito di sincera comunione con i propri Pastori, per proclamare con entusiasmo e coraggio il Vangelo agli uomini e alle donne del Terzo Millennio". 
Nel 1988 il vescovo Marcel Lefebvre sancì la rottura con Roma del suo movimento "tradizionalista", ordinando alcuni vescovi, e provocando uno scisma. Si sta lavorando per ricomporre quella frattura; un primo, parziale risultato, si è avuto l’anno scorso in Brasile. 
La messa di ieri è stata preceduta da un altro gesto di grande importanza. Venerdì è stata concessa l’autorizzazione a celebrare la messa in latino nelle grotte vaticane, dove c’è la tomba di San Pietro, per un ristretto gruppo di fedeli. 
Ieri la solenne celebrazione nella basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore aveva un senso preciso: "È un segnale importante che si vuole dare alla Comunità di San Pio X", afferma una fonte autorevole in Vaticano. 
Il cardinale Hoyos - presidente della Commissione "Ecclesia Dei" nata per tutelare i cattolici romani che prediligono il rito latino - è stato chiaro nella sua omelia, lanciando messaggi distensivi ai lefebvriani. Il porporato ha ricordato che "il rito cosiddetto di San Pio V non si può considerare come estinto. L’antico rito romano conserva nella Chiesa il suo diritto di cittadinanza nella multiformità dei riti cattolici, sia latini sia orientali. Ciò che unisce la diversità di questi riti è la stessa fede nel mistero eucaristico, la cui professione ha sempre assicurato unità alla Chiesa santa, cattolica e apostolica". 
Ufficialmente non c’erano lefebvriani nella basilica dove è sepolto San Pio V, e che conserva l’immagine della Vergine "Salus populi romani", particolarmente venerata dal Papa. Ma la Fraternità San Pio X ha detto di non "incoraggiare nè vietare" la presenza alla celebrazione. 
Fra le molte componenti dell’universo cosiddetto "tradizionalista", in Italia, una delle associazioni più attive è "l’Inter Multiplices Una Vox", il cui presidente, Calogero Cammarata, è all’origine della celebrazione odierna. "L’incontro di preghiera di oggi - ha spiegato Cammarata - potrebbe avere futuri risvolti in vista della liberalizzazione dell’uso dei libri liturgici del 1962 in tutta la Chiesa di rito romano". 
Fra i cardinali c’era anche l’ex arcivescovo di Boston, Law. Il "popolo di Dio" era vario nella composizione. Si andava dai principi Sforza Ruspoli e Carlo Massimo, dalla duchessa d’Anjou e Segovia a famiglie in tenuta vacanziera. Al "tight" di un avvocato viennese facevano da contraltare i pantaloni corti degli "Scout d’Italia" in servizio d’ordine. 

(su)


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