AVE MARIA

RUBRICA SPIRITUALE DEDICATA ALLA
SANTISSIMA VERGINE MARIA


a cura della Fraternità San Pio X


Il mistero dell’Immacolata Concezione




Pubblicata dalla FSSPX il 30 novembre 2019


L’8 dicembre 1854, il Papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione: «affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento».

Se dunque l’Immacolata Concezione consiste essenzialmente nell’assenza del peccato originale e nel possesso della grazia santificante fin dal primo momento dell’esistenza di Maria, vuol dire che in quel momento la sua anima era pari all’anima di un bambino appena battezzato. Da subito, questa grazia iniziale fu di una tale pienezza da superare la grazia di ogni altro Santo.

Poi, con questa grazia iniziale, furono accordate a Maria una moltitudine di altri favori: in primo luogo il possesso dell’integrità accordata al primo uomo e in secondo luogo l’assenza delle ferite del peccato originale.

In Maria non vi fu mai concupiscenza. Questa «legge del peccato», che San Paolo si lamentava di trovare nelle sue membra, che lo portava verso il male che non voleva e gli impediva di fare il bene che voleva; questa legge che, al pari di lui, ci fa gemere di tante debolezze, tentazioni, difficoltà e lotte, non esisteva per Maria. In Lei, tutto fu ordine, armonia e pace divina.

Nell’Immacolata non vi fu mai ignoranza morale o religiosa, che sarebbero state un disordine. Ella non sapeva tutto, non essendo infinita, ma sapeva tutto quello che le competeva di sapere, in particolare tutto quello che le era necessario o utile conoscere per evitare ogni errore di condotta e per piacere sempre a Dio il più perfettamente possibile. E la sua intelligenza era dotata di un potere di penetrazione, specialmente per le verità divine, che le permetteva di entrare nei misteri eterni più a fondo di qualsiasi intelligenza creata, eccetto quella di Nostro Signore.

In Lei, mai vi fu squilibrio nella sensibilità. Ella amava con una tenerezza e una soavità, e insieme con un ardore ed una veemenza, superiori agli amori più dolci o più forti che abbiano mai infiammato un cuore umano; e tuttavia, in nessun momento il suo affetto impediva o turbava la ragione o la grazia.
Mai debolezza, esitazione o deviazione della volontà. La Tutta Pura voleva sempre il Sommo Bene e lui solo, e lo voleva più soavemente della più tenera delle creature e più fortemente di tutti i Santi e di tutti i Martiri.