AVE MARIA

RUBRICA SPIRITUALE DEDICATA ALLA
SANTISSIMA VERGINE MARIA


a cura della Fraternità San Pio X


Annunciazione, maestosa semplicità




Pubblicata dalla FSSPX il 21 marzo 2020


«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria»

Leggiamo e rileggiamo questo testo, instancabilmente. E’ un capolavoro.

Maestà e semplicità: come è stato possibile unire fino a questo punto, e soprattutto con tanta opportunità, due qualità apparentemente così inconciliabili?

Quando la liturgia descrive il mistero dell’Incarnazione redentrice, esclama: Dio rese la pace agli uomini riconciliando in Lui gli estremi; riunendo in Lui le realtà più basse alle realtà più alte: in latino, «ima summis».

Così, ciò che il Verbo di Dio ha realizzato nel capolavoro dell’Incarnazione, unendo isostaticamente la povertà della Sua natura umana alla sublimità della Sua natura divina, ce lo racconta nel Vangelo con un contrasto che sottolinea mirabilmente, e con eloquente giustezza, lo stesso contrasto del capolavoro.

L’arcangelo è inviato come un ambasciatore, designato dall’Altissimo per recare il messaggio più solenne che si possa concepire, alla donna scelta e benedetta tra tutte, a questo abbagliante vertice di santità, futura Madre di Dio e Regina dell’universo…
Ma egli si dirige allora verso una povera borgata di Galilea, verso quella Nazaret disprezzata per la sua oscurità, in cui dimora una semplice vergine, fidanzata con un povero carpentiere della città…

Questa Vergine ci è presentata nella maniera più semplice e più ordinaria: il suo nome era Maria… E tuttavia la sua bellezza delizia Dio, che ha messa in lei le perfezioni più meravigliose e ne ha fatto un tesoro di grazia e di virtù…

Il suo nome ci viene detto alla fine: un lungo elenco di precisazioni lo precede, come se dovessimo indovinarlo da lontano, avanzando versi lei molto progressivamente, e come impressionati dalla distanza che ne separa. Dopo aver incrociato San Giuseppe, infine la si scopre a poco a poco, tutta illuminata dall’ascendenza reale del suo futuro sposo.
In compagnia del nobile arcangelo ci si sente tutti intimiditi di essere introdotti accanto ad una persona così augusta…

Ma ecco che, lungi dall’apparire inaccessibile, ella si offre a noi nel silenzio di un’umile preghiera, nascosta agli occhi degli uomini che ignorano il suo splendore. All’Ave dell’angelo, tutto pieno di rispetto e di venerazione, ma anche d’amore e di fiducia, ella è subito turbata, confusa da questa situazione che non comprende. Ella ci appare così semplice e così dolce nella sua attitudine che quasi ci si dimentica della sua suprema dignità.

Allora, con parole di una splendida delicatezza, si ascolta la solenne Annunciazione: quella della venuta di un figlio, figlio della Vergine e Figlio di Dio, Figlio dell’Altissimo, che sarà grande, erediterà il trono di Davide, suo padre, e regnerà eternamente: il suo regno non avrà fine…

Poi, l’eco della Vergine, in un mormorio adoratore, rivela le primizie dell’amore materno: «Ecco la serva del Signore: Fiat».

La sua modestia ci seduce tanto per quanto grandioso è stato l’annuncio…

Dopo l’autore sacro, Fra Angelico ha saputo rendere a sua volta, con una grazia affascinante, i suggestivi contrasti di questa scena.

A noi spetta imitarli. Come? Molto semplicemente con la recita del nostro Rosario, pregando questi Ave sgranandoli uno ad uno. Accostiamoci alla Vergine con rispetto e venerazione, oltre che con docilità e amore.

Ed onoriamo così con la nostra umiltà la sua maestà, con la nostra fiducia la sua semplicità.