AVE MARIA

RUBRICA SPIRITUALE DEDICATA ALLA
SANTISSIMA VERGINE MARIA


a cura della Fraternità San Pio X


Natale, mistero di gioia e di tristezza in Maria



 

Pubblicata dalla FSSPX il 26 dicembre 2020


A proposito del mistero di Natale, San Tommaso scrive: in questa nascita divina «non vi è stata diminuzione dell’integrità della Madre, ma la più grande gioia, perché l’Uomo-Dio nacque alla luce del mondo» (Summa Teologica). Toledo, nel 656.

Fermiamoci un istante a contemplare questa gioia senza limiti della Santa Vergine, a cui allude San Tommaso.

E’ l’istante sublime in cui il suo sguardo celeste si posa per la prima volta sul viso così adorabile del divino Bambino, in cui le sue mani immacolate Lo stringono al cuore e in cui le sue labbra materne Gli danno il primo bacio. Certi santi hanno avuto il raro privilegio di gioire per alcuni istanti per l’abbraccio del Bambino Gesù, apparso miracolosamente fra le loro braccia: ne sono stati trasportati in maniera ineffabile, poiché le apparizioni del Bambino Gesù sono le manifestazioni più commoventi e le più tenere di Dio.

Ma queste erano solo apparenze, mentre in questo momento indicibile la Vergine possedeva la realtà: Ella teneva Colui che l’aveva scelta e ricoperto della Sua ombra.

Il santo vecchio Simeone ha avuto il privilegio di tenere il Bambino fra le braccia, nella realtà, ed ha esclamato di gioia nel suo cantico: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
 vada in pace secondo la tua parola;
 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
 … la  luce per illuminare le genti». Santa Elisabetta gioì per la visita di Maria, che portava invisibilmente in lei il suo Gesù.

Come tutti i Santi, ed anche più di loro, La Santa Vergine possedeva il fuoco ardente della virtù divina suscitata della vista del neonato Salvatore. Ma lei vi aggiungeva una inesprimibile tenerezza materna, molto più grande di tutte le tenerezze naturali di una madre, perché nessun cuore di madre è mai stato così sensibile come il suo Cuore Immacolato e nessun bambino è stato mai più amabile di suo Figlio.

Gesù era il suo tesoro perché era nato da lei, ma gli apparteneva in una maniera molto speciale, esclusiva e inimitabile, perché Egli non aveva un padre umano che poteva considerarsi proprietario di questo tesoro; e Gesù era il suo tesoro, di un valore veramente infinito, perché era stato concepito dallo Spirito Santo e di conseguenza era il capolavoro di Dio: l’Uomo-Dio.

Infine, se le sante gioie del Signore sono molto più profonde perché sono preparate nel raccoglimento, la meditazione e la preghiera, esse non furono di una misura comune per Maria, che si era preparata per questo momento con nove mesi di raccoglimento intimo e di unione ineffabile con Gesù che viveva in lei.

Tuttavia, alla gioia si aggiungeva immediatamente il dolore più lancinante.

Infatti, la nascita del Re dei re è stata avvolta dal freddo pungente della notte, dall’oscurità della grotta, dalle esalazioni maleodoranti della stalla, dalla sporcizia dei muri, dall’ansimare degli animali, da un po’ di paglia nella mangiatoia, mentre tutti gli splendori dell’universo riunite in un palazzo non sarebbero state degne di Lui. Ma ciò che è più doloroso per Gesù e Maria, ancora oggi, è la triste realtà: «Egli è venuto tra i suoi, ma i suoi non l’hanno ricevuto».

L’assenza di dolore fisico in Maria per la nascita di Gesù, ha lasciato il posto ad un intenso dolore spirituale.

Così, la gioia s’è unita alla sofferenza, e questi contrari sono stati uniti dall’amore di Maria: per amore ha gioito, per amore ha sopportato questi dolori. E’ un amore che si infiamma sempre più di fronte alle più profonde umiliazioni nelle quali lei vede cadere Gesù per il nostro bene, poiché – come dice San Gerolamo – più Dio si umilia profondamente per noi, più ci obbliga ad amarLo.