Santuario della Consolata

Chiesa di Santa Maria della Consolazione


Piazza della Consolata, Via Maria Adelaide, 2, 10122 Torino -
Telefono: 011 483 6111







Il Santuario della Consolata, anche conosciuto con il nome di Chiesa di Santa Maria della Consolazione, è una chiesa risalente all’epoca paleocristiana: sorge sui resti di una delle torri angolari romane della cinta muraria dell’antica “Augusta Taurinorum”.
Qui, nel V secolo il vescovo Massimo fece erigere sui resti di un precedente tempio pagano una piccola chiesa dedicata a sant’Andrea con una cappella dedicata alla Vergine, in cui venne posta un’immagine della Madonna.

Dal V secolo in poi, il luogo di culto e l’area circostante continuarono a crescere assumendo sempre più importanza per la popolazione del posto, tanto che la chiesetta fu poi ampliata fino a diventare, nel corso del XI secolo, una vera e propria Abbazia.

In due testi appartenenti rispettivamente all’XI e al XIII secolo: il Chronicon Novalicense e la Cronaca di Fruttuaria, si narrano due vicende importanti per la storia del Santuario.

Nel primo si narra che dei monaci benedettini fuggiti dall’abbazia della Novalesa nel 906, a causa delle incursioni saracene, si insediarono nei pressi dell’allora chiesa di Sant’Andrea a Torino. In seguito dell’arrivo dei Benedettini dalla Valle di Susa, nel 929 vi fu l’intervento del marchese Adalberto che dispose la costruzione di un monastero e la dotazione a favore dei monaci di terreni appartenenti alle città di Gonzole e San Dalmazzo.
I monaci, oltre alla costruzione di una nuova cappella per la custodia della venerata immagine, si adoperarono per incrementare e accrescerne il culto.




La visione di Re Arduino


Nel secondo si narra che il Re Arduino ebbe  nel 1016 una visione in cui la Madonna, San Benedetto e Maria Maddalena gli ordinarono di costruire tre santuari, tra cui quello dove sorgeva la chiesa di Sant’Andrea a Torino; cosa che il Re dispose immediatamente.

Costruito in stile romanico, il Santuario subì numerosi cambiamenti: convertito da parrocchia a Santuario per la crescente affermazione del culto mariano, subì le prime sostanziali trasformazioni sul finire del Cinquecento.
Nel 1678 fu totalmente ampliato dall’architetto Guarino Guarini; nel 1729, l’architetto Filippo Juvarra modificò lo stile della chiesa per adattarlo allo stile barocco e aggiunse un presbiterio ovale, l’Altare maggiore e la cupola sormontata da una lanterna che favorì la luminosità all’interno; nel 1860 venne costruita la facciata neoclassica;










Altar maggiore


negli anni 1899-1904, sotto la guida dell’architetto Carlo Ceppi, lo spazio interno fu configurato in modo da esaltare l’Altare maggiore del Juvarra, sul quale si trovano due angeli adoranti in marmo bianco e l’immagine taumaturgica della Consolata.




 
La storia del Santuario della Consolata durante l’Ottocento seguì le sorti della città. In seguito all’epidemia del 1835, l’amministrazione cittadina fece voto al Santuario della Consolata per ottenere o la liberazione dalla malattia o la diminuzione di suoi effetti, o altro sollievo che fosse piaciuto a Dio di concedere alla città.
Di questo voto si conserva nella sala del consiglio comunale del municipio un dipinto del pittore Amedeo Augero, che rappresenta i legali rappresentanti della città nel momento solenne della consegna ufficiale del voto al Santuario.




Amedeo Augero - La Civica amministrazione di Torino presenta a Monsignor Arcivescovo l’ordinamento del voto fatto in occasione del cholera morbus, 1836-1837, particolare, Torino, Palazzo di Città, Sala del Consiglio Comunale.


L’amministrazione cittadina adempì il voto facendo costruire, nella piccola piazza adiacente il Santuario della Consolata, una colonna votiva in granito con in cima la statua della Santissima Vergine. La colonna votiva fu benedetta il 20 giugno 1837.








Il Santuario fu bombardato nella notte del 13 agosto del 1943, da aerei inglesi della Royal Air Force, con bombe dirompenti di grosso calibro.
In quel periodo i Torinesi si rivolsero alle miracolose doti della Madonna della Consolata, e affissero la sua immagine sulle porte degli edifici e all’interno dei ricoveri, da dove salivano le preghiere e le promesse di voto. In seguito affluirono nel Santuario gli ex-voto, che sono stati raccolti in un’apposita galleria.

Al Santuario della Consolata è legata la storia dell’icona della Vergine, che dopo alterne vicende che la videro apparire e scomparire nel corso degli anni, fu ritrovata definitivamente il 20 giugno del 1104.

Una leggenda narra che ad un certo Giovanni Ravacchio, un cieco proveniente da Briançon, fu rivelata in sogno l’ubicazione di un’immagine raffigurante la Madonna. Una volta recuperata l’icona, l’uomo avrebbe recuperato la vista!

Un’altra leggenda narra che Jean Ravais, un giovane nobile francese originario di Briançon, una notte ebbe una visione nella quale la Madonna gli affidò il compito di recuperare un quadro che la raffigurava, disperso tra le macerie di una vecchia chiesa torinese.
Il giovane nobile, che era cieco, partì subito per Torino accompagnato dalla sua domestica, l’unica che volle aiutarlo nell’impresa, dopo il rifiuto dei suoi parenti.
Nel suo percorso da Briançon a Torino, Jean passò per diversi luoghi che furono oggetto di miracoli: quando passò per il borgo Pozzo Strada, che oggi fa parte di Torino, per pochi minuti riacquistò la vista e riuscì a vedere il campanile della chiesa che si sarebbe rivelata essere quella dov’era nascosta la sacra reliquia.
Il giovane si mise a correre in quella direzione e giunto alla chiesa di Sant’Andrea, che era diroccata, si mise in ginocchio a pregare sul punto indicatogli dalla visione. La notizia giunse al vescovo che si recò sul posto e si unì in preghiera, quindi diede ordine di scavare sul punto indicato. In poco tempo venne alla luce la reliquia e subito il giovane riacquistà la vista.
Di questa leggenda si parla in un documento del 1595 e se ne fa menzione nella parrocchia della Natività a Pozzo Strada che sembra commemori il miracolo a suo tempo avvenuto.

La preziosa reliquia da recuperare era un’immagine sacra che il vescovo di Vercelli aveva portato in regalo al vescovo di Torino per diffondere il culto della Madonna. Era avvenuto però che tra l’818 e l’827 il nuovo vescovo di Torino aveva intrapreso la persecuzione iconoclasta, così nell’820 la preziosa immagine della Madonna venne nascosta e in seguito andò perduta.
Dopo il ritrovamento del 1015 l’immagine andò nuovamente perduta in seguito alla demolizione della cappella di Sant’Andrea da parte degli uomini di Enrico IV di Franconia.

Il miracololo del cieco guarito sancì le proprietà taumaturgiche dell’immagine della Consolata, che venne collocata solennemente in una cappella della chiesa, che fu restaurata ed elevata al titolo di basilica. Di questo si parla in una lapide datata 1595 posta all’interno della chiesa e che sembra riprodurre il testo di una pergamena del 1104.
Da allora, l’immagine della Madonna richiamò un numero sempre maggiore di fedeli e devoti.

Il dipinto oggi situato sull’altare maggiore del Santuario è un dipinto quattrocentesco, copia del dipinto raffigurante la Madonna col Bambino conservata nella chiesa della Madonna del Popolo, a Roma. Alla base del dipinto di Torino si trova la scritta Sancta Maria de Populo de Urbe. Si  ritenere quindi che  si tratti di una copia fatta dall’artista Antoniazzo Romano e portata a Torino dal Cardinale Della Rovere.





Durante l’assedio francese di Torino del 1706 tutta la popolazione si strinse intorno alla Consolata; conclusosi favorevolmente l’assedio, la città di Torino dispose che tutta la circonvallazione occupata dai nemici, venisse contrassegnata da una serie di pilastrini in pietra, disposti lungo un circuito di 12 miglia, recanti l’effigie della Consolata e la data 1706.
E’ancora possibile osservare uno di questi piloni nel giardino all’interno della cancellata che circonda il santuario.




Pilone votivo del 1706, Santuario della Consolata, cortile entro la cancellata


Il 29 settembre 1706 il Corpo Decurionale della città riconfermava l’elezione di Maria Consolatrice a co-Patrona di Torino assieme a San Giovanni Battista.
Il pronao del portale reca la scritta latina AUGUSTAE TAURINORUM CONSOLATRIX ET PATRONA, “Consolatrice e Patrona di Torino”.

Nel 1802 il decreto napoleonico di soppressione degli ordini religiosi costrinse i monaci a lasciare il monastero, che per un breve periodo fu trasformato in caserma. Con la restaurazione del 1815 i monaci tornarono alla Consolata ma vennero sostituiti nel 1834 dagli Oblati di Maria Vergine.
Prima del passaggio del Santuario dalla cura dei Benedettini a quella degli Oblati, il 20 giugno 1829, si celebrò alla Consolata il rito solenne dell’incoronazione dell’icona della Madonna col Bambino, così si confermò l’onore e il prestigio che essa aveva conquistato durante i secoli precedenti.
Nel 1858 alla guida del Santuario subentrano agli Oblati di Maria i Francescani Minori Osservanti, che rimasero alla Consolata fino al 1871. Da allora, il Santuario della Consolata è direttamente sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Torino, quale Basilica mariana diocesana della Patrona della Diocesi e della città di Torino.

Dei numerosi miracoli operati dalla Consolata di Torino sono testimoni gli ex voto che sono raccolti in un’apposita galleria; di essi, il più antico risale al XVII secolo, ma la maggior parte risale al XIX secolo e alla metà del XX.




Galleria degli ex-voto


La ricorrenza è celebrata il 20 giugno di ogni anno, a ricordo del miracolo del cieco di Briançon.
Nel giorno della festa si svolge una solenne processione per le vie della città.







Chierici in processione negli anni prima del Vaticano II




Chierici in processione negli anni dopo del Vaticano II