Si trattava di una copia
dell’icona Salus populi romani che si trova nella cappella Paolina
della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
La devozione mariana a Šiluva risale praticamente all’inizio del
cristianesimo in Lituania.
La chiesa divenne rapidamente un celebre Santuario mariano.
La Riforma protestante, propagatasi nella Germania e nella Prussia, non
tardò ad estendersi nella Lituania soprattutto per opera dei
nobili che, spesso, la imposero con la forza: molti degli abitanti
della regione di Šiluva divennero calvinisti.
I protestanti condussero una guerra iconoclasta: si impadronirono delle
chiese, distrussero gli oggetti religiosi e spesso incendiarono gli
edifici: anche la chiesa di Šiluva venne data alle fiamme nel 1569.
L’ultimo parroco di Šiluva, John Holubka, raccolse i documenti
riguardanti la fondazione della chiesa, gli oggetti sacri e il quadro
della Madonna, li pose in una cassa di ferro e seppellì il tutto
vicino alla chiesa prima che venisse completamente distrutta.
Passata la furia iconoclasta, una legge autorizzò i cattolici a
recuperare i beni sequestrati, purché potessero far valere il
loro diritto.
I successivi tentativi da parte dei cattolici di riacquistare la
proprietà della chiesa attraverso procedimenti legali furono
ostacolati dal fatto che l’esatta ubicazione dei documenti relativi
alla chiesa era sconosciuta.
Nell’estate del 1608, dei ragazzi che pascolavano il gregge nel sito
della chiesa distrutta, sentirono prima un lamento sommesso e poi
scorsero, assisa su un masso, una giovane donna che piangeva
dirottamente con un bambino in braccio.
La visione si dileguò e i pastorelli corsero a raccontare la
cosa ai genitori: ne venne informato anche il pastore calvinista, il
quale rimproverò severamente i ragazzi.
Un dipinto dell'apparizione
Il mattino dopo una gran folla si radunò attorno al masso; vi
andò anche il pastore calvinista con l’intento di disperdere
quell’assembramento, ma, appena giunto, rimase ammutolito: anche lui
vedeva la giovane donna che piangeva. Lui stesso le chiese:
«Perché piangi?». Con voce triste ella
rispose: «Ci fu un tempo in cui qui mio Figlio veniva adorato dal
mio popolo. Ma questo terreno sacro è ora stato
abbandonato al ferro dell’aratro e al pascolo».
Il racconto di questa apparizione si diffuse subito in tutta la
regione; venne condotto sul luogo l’ex sacrestano, ormai vecchio di
cento anni e cieco, che aveva aiutato il parroco a nascondere la cassa
con la sacra immagine. Appena giunto sul posto, il vecchio cieco
riacquistò miracolosamente la vista e così poté
indicare il sito della chiesa e il punto dov’era stata sepolta la cassa
con i titoli di proprietà del terreno, alcuni paramenti preziosi
e l’immagine della Vergine.
L'apparizione
Nel 1622, la proprietà venne restituita alla Chiesa cattolica:
in pochi anni l’intera regione abbandonò il protestantesimo e
ritornò alla fede cattolica.
Nel 1623 fu ricostruita la chiesa e la venerata immagine dal suo altare
proseguì la sua elargizione di grazie e miracoli, favorendo il
ritorno in massa del popolo e della nobiltà alla fede cattolica.
Più volte restaurato ed ampliato, nel 1760, il Santuario fu
costruito in muratura, lavoro che durò 25 anni.
Le apparizioni di Šiluva furono riconosciute dall’autorità
ecclesiastica nel 1775.
Durante il periodo d’indipendenza nazionale (1918-1940), più di
100 mila persone si recavano annualmente a Šiluva.
La nuova chiesa di Šiluva attrasse immediatamente migliaia di fedeli,
cosa piuttosto inaspettata in un’area a predominio protestante.
La nuova chiesa di Šiluva divenne un centro di pellegrinaggio dove
accorrevano migliaia di pellegrini, ottenendo grazie e miracoli e,
soprattutto, convertendosi ad un’autentica vita cristiana.
Per giungere alla chiesa, i pellegrini solevano percorrere anche lunghi
tratti in ginocchio su strade non asfaltate.
Ben presto la chiesa si rivelò essere troppo piccola per
accogliere i numerosi pellegrini; così, nel 1641 venne costruita
una chiesa più grande.
Un segno della vitalità del rinato tempio mariano è il
fatto storico che nel 1677 ben 12 preti risiedevano a Šiluva per la
cura spirituale dei pellegrini. Fino a quel tempo, l’attività
pastorale era a volte cresciuta e a volte diminuita, in diretta
relazione con guerre, carestie e persecuzioni, ma non si era mai
interrotta.
Tra il 1760 e il 1773, venne iniziata la costruzione di una nuova
chiesa, che si è conservata fino ad oggi, in stile barocco, con
muri esterni in mattoni rossi.
La chiesa venne ultimata nel 1786.