Santuario della
Madonna del Divino Amore


Roma



Via del Santuario, 10, 00134 Roma

Telefono: 06 713518
Posta elettronica: info@santuariodivinoamore.it





Il santuario della Madonna del Divino Amore è un Santuario di Roma composto da due chiese: quella antica del 1745 e quella nuova del 1999.

Il Santuario antico è posto sulla via Ardeatina, a circa 12 km dal centro della città.
La zona dove fu costruito il Santuario è ancora denominata “Castel di Leva”.

Nel 1295, i proprietari di allora, i nobili Savelli, costruirono sul posto un castello circondato da un muro di cinta intramezzato da otto torri. Col tempo il castello andò in rovina e nei primi del Settecento rimaneva solo una torre.




La torre residua del vecchio castello


Sulla torre venne affrescata da ignoti un’immagine della Madonna seduta in trono con in braccio Gesù Bambino e con la Colomba discendente su di lei quale simbolo dello Spirito Santo.
Durante l’inverno i pastori che facevano pascere i loro greggi erano soliti riunirsi davanti a questa immagine per recitare il Rosario.

Secondo la leggenda, nella primavera del 1740 un pellegrino diretto alla Basilica di San Pietro a Roma si smarrì nella campagna e nel cercare la strada da prendere vide su una collina dei casali e un castello diroccato. Mentre vi si dirigeva venne assalito da un branco di cani che lo seguirono fino al castello. Appena giunto, vide che si trattava di una torre e su di essa vi era un’immagine della Madonna; si rivolse allora alla Madonna perché lo salvasse dal pericolo.




La torre del miracolo

I cani si fermarono di colpo e si dileguarono.
I pastori che erano nella zona, richiamati dalle urla del pellegrino, accorsero sul posto e, ascoltato il suo racconto, lo rimisero sulla strada per Roma.
Il nome del pellegrino è ignoto ma la notizia dell’accaduto si diffuse ben presto in città e l’affresco della Madonna a Castel di Leva divenne ben presto meta di pellegrinaggio.

Il 5 settembre del 1740 l’affresco venne tolto della torre e portato nella chiesa di Santa Maria ad Magos, nella vicina tenuta detta “La Falcognana”.

Vicino alla torre venne costruita una chiesa-santuario, dove, il 19 aprile 1745, Lunedì di Pasqua, venne trasferito l’affresco.




L'esterno del Santuaio




L'interno del Santuario




L'Altare del Santuario


Una enorme folla di Romani e di abitanti dei Castelli Romani con i gonfaloni, insieme ai componenti delle Confraternite, accompagnò il prodigioso affresco dalla chiesa di Santa Maria ad Magos al Santuario appena eretto. Per l’occasione, il Papa concesse l’indulgenza plenaria ai partecipanti e a coloro che avessero visitato l’affresco in uno dei sette giorni seguenti quello del trasferimento.

Il 31 maggio dell’Anno Santo del 1750, si procedette alla solenne dedicazione al Divino Amore della chiesa e dell’Altare maggiore. La celebrazione fu effettuata dal vescovo di Padova, il Cardinale Carlo Rezzonico, che otto anni più tardi salirà al Soglio Pontificio con il nome di Clemente XIII.

La custodia del Santuario incontrò dei problemi a causa del luogo isolato in cui era posto, facile preda di briganti. Inizialmente venne affidata ad un eremita e nel 1805 a dei preti che vi rimanevano solo nel periodo intorno alla Pentecoste, per assistere i pellegrini che il quel periodo vi si recavano numerosi.

Nel 1840, per il centenario del primo miracolo, vennero restaurati la chiesa e l’Altare, vennero posti numerosi confessionali; e venne sistemata la via Ardeatina che porta al Santuario.
Da Roma vennero portati drappi, damaschi e altri arredi sacri.
Vennero indetti dei festeggiamenti che si svolsero per sette giorni a partire dal 7 giugno 1840, Domenica di Pentecoste. Ai festeggiamenti partecipò anche Michele I di Braganza, Re del Portogallo.

Da allora incominciò a svolgersi un pellegrinaggio a piedi alla Madonna del Divino Amore, pellegrinaggio che divenne una delle tradizioni religiose romane più sentite: si tratta di 15 kilometri percorsi a piedi per chiedere la grazia alla Madonna del Divino Amore. Esso si svolge di notte ogni sabato dal primo sabato dopo Pasqua all’ultimo di ottobre.
I pellegrini si radunano alle 24.00 a piazza di Porta Capena e arrivano al Santuario alle 5 del mattino, quando si celebra la Santa Messa.



Il pellegrinaggio a piedi negli anni Trenta




Il pellegrinaggio a piedi negli anni Trenta



Il pellegrinaggio a piedi negli anni Trenta



Pellegrinaggio notturno




Pellegrinaggio notturno

Si era pensato di realizzare un vero e proprio “sentiero del pellegrino” che passasse per la via Appia Antica e per i campi, evitando i disagi e i pericoli della percorrenza della via Ardeatina.

Dopo i festeggiamenti per il centenario iniziò il declino del Santuario fino ai primi decenni del Novecento. I Romani vi si recavano prevalentemente per trascorrere una gita fuori porta. Intorno al Santuario, soprattutto nei giorni vicini alla Pentecoste, venivano allestite bancarelle di porchetta, di pecorino, di fave e di vino; sul posto giungevano le cosiddette “madonnare”, popolane romane per lo più erbivendole e lavandaie, che festeggiavano la loro particolare festa annuale proprio nel lunedì di Pentecoste.



I pellegrini e le “Madonnare”


Nel giugno del 1930, si verificò il furto di tutti i gioielli e l’oro offerti nei secoli dai devoti alla Madonna. Ciò costrinse il Vicariato di Roma a inviare, con obbligo di residenza, un rettore che dal 1932 divenne anche parroco della nuova parrocchia del Divino Amore: si trattò di un giovane sacerdote, Don Umberto Terenzi, il quale era sopravvissuto ad un incidente stradale proprio nei pressi del Santuario.



Don Umberto Terenzi


La devozione dei Romani alla Madonna del Divino Amore è anche storicamente legata agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo che, all’indomani dell’8 settembre 1943, la zona del Santuario venne bombardata dagli angloamericani, l’affresco della Madonna venne portata a Roma il 24 gennaio 1944. Accolto trionfalmente dal popolo, l’affresco venne dapprima portato nella chiesetta della Madonna del Divino Amore, che si trova nei pressi di piazza Fontanella Borghese, ma dato l’enorme afflusso dei fedeli, a maggio venne trasferito nella chiesa di San Lorenzo in Lucina.

Papa Pio XII, vista l’imminenza della battaglia di Roma, invitò solennemente i Romani a pregare per la salvezza della città durante l’ottavario della Pentecoste e la novena della Madonna del Divino Amore, iniziate quell’anno il 28 maggio 1944.
L’affluenza a San Lorenzo in Lucina in quei giorni aumentò così tanto (La Civiltà Cattolica scrisse di 15.000 Comunioni distribuite quotidianamente) che si fu costretti a trasferire l’affresco della Madonna nella più ampia chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Campo Marzio.
Il 4 giugno, lo stesso giorno in cui terminò l’ottavario, alle 18,00, nella gremitissima chiesa di Sant’Ignazio, venne letto il testo del voto dei Romani alla Madonna del Divino Amore affinché la città venisse risparmiata dalla distruzione della guerra. I fedeli promisero di correggere la propria condotta morale, di erigere un nuovo santuario e di realizzare un’opera di carità a Castel di Leva.
Il voto venne espresso in gran fretta, per via del coprifuoco che sarebbe scattato alle 19.00.
A leggere il voto, in luogo del Papa (impossibilitato a lasciare il Vaticano per il pericolo che venisse arrestato e deportato), fu il camerlengo dei parroci, padre Gremigni.
Quella stessa sera i Tedeschi lasciarono Roma ed entrarono in città le truppe anglo-franco-americane.

L’11 giugno, come per oltre quattro mesi avevano fatto migliaia di Romani, Papa Pio XII poté recarsi nella chiesa di Sant’Ignazio e celebrare una Messa di ringraziamento alla Madonna del Divino Amore a cui venne dato il titolo di “Salvatrice dell’Urbe”.
Durante l’omelia il pontefice disse:
«Noi oggi siamo qui non solo per chiederLe i suoi celesti favori, ma innanzitutto per ringraziarLa di ciò che è accaduto, contro le umane previsioni, nel supremo interesse della Città eterna e dei suoi abitanti. La nostra Madre Immacolata ancora una volta ha salvato Roma da gravissimi imminenti pericoli; Ella ha ispirato, a chi ne aveva in mano la sorte, particolari sensi di riverenza e di moderazione; onde, nel mutare degli eventi, e pur in mezzo all’immane conflitto, siamo stati testimoni di una incolumità, che ci deve riempire l’animo di tenera gratitudine verso Dio e la sua purissima Madre



Papa Pio XII e Don Umberto Terenzi alla chiesa di Sant’Ignazio
per ringraziare la Madonna del Divino Amore (11 giugno 1944)


Finita la guerra, sotto l’impulso del rettore don Umberto Terenzi, il Santuario a Castel di Leva riprese in pieno la sua attività e venne realizzato il seminario degli Oblati del Divino Amore (che da allora custodiscono e animano il santuario).



Gli Oblati del Divino Amore


Nel 1962 venne costituita la Congregazione delle Figlie della Madonna del Divino Amore (ancora oggi impegnata nel servizio alle opere di carità nate intorno al santuario come la scuola per l’infanzia, accoglienza e assistenza delle minori in difficoltà).



Le Figlie della Madonna del Divino Amore


La devozione del popolo romano alla Madonna del Divino Amore si manifestava e si manifesta anche con le numerose edicole sparse per tutta la città.






Accanto ad alcune di queste edicole la pietà popolare ha aggiunto sui muri circostanti delle piccole lapidi ex voto.



Edicola circondata da ex voto

Ex voto si trovano anche lungo alcune mura della città, come sulle mura aureliane.



Gli ex voto sulla mura aureliane


Dopo gli anni Settanta molti degli ex voto sparsi per la città furono smontati e in parte rimontati sui muri del Santuario.










Ex voto per il ritorno degli 8 superstiti dell'impresa del dirigibile Italia
che sorvolò il Polo Nord (1926 -1928)


Ogni anno, la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo, al santuario della Madonna del Divino Amore si svolge una rappresentazione teatrale all’aperto, nota come la Sacra Rappresentazione della Via Crucis del Divino Amore.
Più di duecento persone, senza compenso, recitano in questa suggestiva rappresentazione che si tiene di notte sulle colline che circondano il Santuario. Lo spettacolo mostra gli ultimi eventi della vita di Gesù: la trionfale entrata in Gerusalemme, l’Ultima Cena, il tradimento di Giuda e l’arresto di Gesù, il processo a Gesù davanti al Sinedrio, l’interrogatorio di Gesù da parte di Ponzio Pilato, la flagellazione di Gesù, l’incoronazione di spine, la presentazione alla folla di Gesù flagellato ed incoronato di spine, la scelta della folla di far crocifiggere Gesù al posto di Barabba, la salita di Gesù al Calvario caricato della croce, gli incontri con la Madonna, le pie donne e la Veronica, la crocifissione in mezzo ai due ladroni, la Morte, la Resurrezione e l’Ascensione di Gesù.
La rappresentazione comprende anche la presenza dei soldati romani a cavallo e dei fuochi che illuminano la notte; la luna piena, gli effetti speciali e i ricercati costumi indossati dagli attori rendono particolarmente avvincente questo spettacolo sacro. ottobre.




L'arresto di Gesù




La crocifissione


Nel 1991 si diede inizio alla costruzione di un nuovo Santuario, che venne consacrato il 4 luglio 1999.

L’edificio è stato realizzato ai piedi della collina, fuori dalle antiche mura, in parte interrato. Ha una forma geometrica semplice: una scatola simile a un triangolo isoscele con la copertura coltivata a prato – per farlo rientrare nel paesaggio della campagna romana -, leggermente inclinata, per consentire lo sgrondo delle acque piovane, più bassa alla base del triangolo, dove è posto l’ingresso, a salire verso il vertice sotto cui è posto il presbiterio con l’altare in marmo bianco di Carrara.

Le due facce corrispondenti ai lati obliqui del triangolo sono fuori terra, interamente composte da vetrate a colori a tutta altezza; l’altra faccia, corrispondente alla base del triangolo, posta verso il terrapieno, è vetrata solo in parte.



Esterno del nuovo Santuario



Esterno del nuovo Santuario


L’aula della chiesa occupa una superficie di 1724 metri quadrati con una capienza di 1500 posti a sedere e 500 in piedi. 



Interno del nuovo Santuario



Interno del nuovo Santuario

Un velo bianco scende dietro l’Altare e contrasta col fondale azzurro delle vetrate.
Su questo velo è posta una copia dell’affresco della Madonna con sotto un candelabro a sette braccia.



Il quadro della Madonna dietro l'Altare


Il candelabro a sette braccia intende richiamare le sette luci che sono alla base dell’affresco conservato nel vecchio Santuario; ma evidentemente si tratta di due cose del tutto diverse: solo il quadro con l’affresco è cattolico.



Il quadro con l'affresco della Madonna con alla base le sette luci


Sotto la chiesa vi è un piano interrato con l’auditorium, gli uffici e i servizi.

La festa della Madonna del Divino Amore si celebra la Domenica di Pentecoste.



Preghiera alla Madonna del Divino Amore




O bella Vergine Immacolata Maria,
Madre di Dio e Madre nostra,
o Madonna del Divino Amore,
a Te rivolgiamo la nostra fiduciosa preghiera per le grazie di cui abbiamo bisogno.
Tutto Tu ci puoi ottenere,
Tu che meritasti di sentirti salutare dall’angelo di Dio: Ave, gratia plena!

Sì, o Maria, veramente Tu sei piena di grazia,
perché il tuo celeste Sposo, lo Spirito Santo, col Suo divino amore,
fin dalla Tua concezione è venuto in Te,
Ti ha preservata dalla colpa e conservata immacolata.

E’ ritornato sopra di Te nell’Annunciazione
e Ti ha resa Madre di Gesù lasciando intatta la Tua verginità;
su Te si è posato ancora nel giorno della Pentecoste, riempiendoti dei suo sette doni,
sicché Tu sei tesoriera e fonte delle divine grazie.

Tu, dunque, Madre dolcissima del Divino Amore,
ascolta le nostre suppliche: grazia Madonna!
Assicura all’Italia e al mondo la pace,
fa’ trionfare il Tuo amore, proteggi il Papa, raduna nell’unità perfetta voluta dal Tuo divino Figlio tutti i cristiani.

Illumina con la luce del Santo Vangelo coloro che ancora non credono,
converti a Dio i poveri peccatori,
dona anche a noi la forza per piangere i nostri peccati
e vincere d’ora in poi le tentazioni

Rischiáraci la mente per seguire sempre la via del bene,
áprici alla fine, o Maria, quando Dio ci chiamerà, la porta del cielo.
Ed intanto, Tu che ci vedi gementi e piangenti in questa valle di lacrime,
soccórrici nelle nostre miserie, consérvaci la rassegnazione nelle inevitabili croci della vita

Guarisci, o Madre di grazia, le nostre infermità,
ridona la salute ai malati che a te ricorrono.
Solleva o Maria, e libera dalle loro pene le anime sante del Purgatorio,
specialmente quelle affidate all’Opera dei Suffragi del Santuario e le vittime di tutte le guerre.

Guarda maternamente e proteggi le opere del Tuo Santuario del Divino Amore,
e a noi Tuoi figli, concedi, dolcissima Madre, di poterTi sempre lodare,
e che il nostro cuore sia tanto acceso del Divino Amore in vita,
da poterne godere in eterno nel Cielo.
Amen.






Il santuario degli Zingari

Nel vasto comprensorio del nuovo Santuario del Divino Amore, su una collinetta esterna al recinto del Santuario, Domenica 26 settembre 2004 è stata inaugurata una cosiddetta “chiesa a cielo aperto”, voluta per gli zingari rom e sindi. All’inaugurazione, effettuata da Mons. Luigi Moretti, della diocesi di Roma, erano presenti i componenti della comunità cattolica di rom e sinti e i rappresentanti delle comunità zingare ortodossa e musulmana.

Questo singolare luogo di culto è stato dedicato a Zeffirino Giménez Malla, un gitano già terziario francescano e facente parte della Società di San Vincenzo, il quale durante la Guerra Civile Spagnola, all’età di 75 anni, venne fucilato dai miliziani comunisti il 2 agosto del 1936 a Barbastro, in Spagna, reo di aver difeso un sacerdote che stava per essere rastrellato insieme ad altri suoi confratelli e a religiosi e religiose del posto.  Zeffirino morì gridando «Viva Cristo Re»; ed è stato beatificato il 4 maggio 1997 da Giovanni Paolo II.



Zeffirino Giménez Malla

L’ingresso allo spazio aperto è segnato da due stele di pietra su cui sono poste due targhe con incise le parole di Paolo VI: «voi nella chiesa non siete ai margini, voi siete nel cuore della chiesa»; e di Giovanni Paolo II: «mai più discriminazioni, esclusioni, oppressioni, disprezzo dei poveri e degli ultimi».



L'accesso al santuario degli Zingeri


Lo spazio aperto è delimitato da dodici blocchi di tufo che richiamano i dodici segni dello Zodiaco. Su un lato vi sono due emicicli a doppia gradinata per i fedeli.



I dodici blocchi di tufo che delimitano il santuario degli Zingari


Al centro vi è un altare e un ambone entrambi in pietra, e una croce di legno grezzo.




Sulla base dell’altare è raffigurato l’Agnello Pasquale.


Davanti all’altare vi è una scultura in bronzo che raffigura il beato Zeffirino.




La statua in bronzo di Zeffirino

Il 4 maggio ha luogo un pellegrinaggio annuale degli zingari cattolici, che del resto frequentavano già l’antico Santuario della Madonna del Divino Amore.