Basilica
di Nostra Signora di Guadalupe
Città del Messico, Messico
Fray Juan de Zumárraga No. 2, Villa Gustavo A. Madero, Gustavo
A. Madero, 07050 Ciudad de México, CDMX, Messico
Telefono: +52 55 5118 0500
Panoramica
Il complesso della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe è
situato sulla collina di Tepeyac a Città del Messico, nel
territorio dell’Arcidiocesi di Città del Messico.
Si tratta del principale luogo di culto cattolico del Messico e
dell’America Latina.
Con i suoi 20 milioni di pellegrini all’anno, è il
Santuario mariano più visitato al mondo: nei giorni intorno alla
festa della Vergine di Guadalupe, il 12 dicembre, si calcola che
giungano al Santuario 9 milioni di pellegrini.
Fedeli in pellegrinaggio
Secondo la tradizione tra il 9 e il 12 dicembre 1531, sulla collina di
Tepeyac la Vergine Maria apparve più volte a Juan Diego
Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al cristianesimo.
L'apparizione della Vergine Maria
In memoria dell’apparizione della Vergine, sul luogo fu subito eretta
una cappella, sostituita dapprima nel 1557 da un’altra cappella
più grande, e poi da un vero e proprio santuario consacrato nel
1622. Infine nel 1976 è stata inaugurata l’attuale Basilica di
Nostra Signora di Guadalupe.
Il complesso comprende diversi luoghi di culto: la Basilica di Santa
Maria di Guadalupe, il Tempio Espiatorio di Cristo Re, il Tempio del
Pocito, la Cappella del Cerrito, la Parrocchia degli Indios, la
Parrocchia delle Cappuccine.
Vi sono inoltre: l’Archivio Storico della Basilica di Nostra Signora di
Guadalupe, che contiene 22.000 volumi consultabili; e il Museo della
Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, inaugurato nel 1941, che
custodisce circa 4.000 reperti preziosissimi tra dipinti, sculture e
gioielli.
La Basilica di Nostra Signora di Guadalupe è stata costruita per
ultima: iniziata nel 1974, è stata consacrata il 12 ottobre
1976; in sostituzione della Basilica antica che stava profondando.
Esterno della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe
Nella Basilica è custodita la tilmatli
– il Mantello – sulla quale apparve miracolosamente l’immagine della
Vergine Maria, raffigurata come una giovane meticcia dalla pelle scura,
che i fedeli chiamano Virgen Morenita.
Interno della Basilica di Nostra Signora di Guadalupe
La Basilica ha una forma circolare di 100 metri di diametro, con un
tetto ricoperto di lastre di rame (diventate verdi con il tempo), la
forma intende richiamare una tenda.
Ha una capienza di 10.000 posti, ma utilizzando le varie cappelle
può ospitare fino 100.000 fedeli.
Sopra l’Altare è collocata l’immagine originale della Madonna,
incastonata in una cornice d’oro.
Esterno della vecchia Basilica oggi denominata Tempio espiatorio di
Cristo Re
Nel 1531, subito dopo l’apparizione della Vergine a Juan Diego
Cuauhtlatoatzin, sul posto dell’apparizione venne costruita una chiesa.
Durante il XVI e il XVII secolo furono inseriti nuovi elementi e la
chiesa venne completata nel 1709.
La costruzione è in stile barocco: ha una lunghezza di 77 metri
e una larghezza di 37 metri, con un’altezza di 30 metri.
Altare della vecchia Basilica
La pala d’altare che ospitava l’immagine della Vergine venne sostituita
con un dipinto che raffigura Cristo Re.
A causa del cedimento del terreno, nel 1979 si diede inizio al suo
recupero che è ancora in corso e che è costato finora
diversi milioni di dollari.
Il titolo di Basilica venne attribuito nel 1904 dal Papa Pio X.
Il mantello di Juan Diego venne custodito in questa chiesa dal
1909 al 1974.
Oggi, la vecchia Basilica porta il nome di Tempio espiatorio di Cristo
Re.
Nel 1921, un attentatore inviato dal governo, Luciano Perez,
piazzò una bomba in un vaso di fiori ai piedi dell’Altare,
l’esplosione danneggiò la basilica, ma il mantello e il vetro
che lo proteggeva rimasero intatti.
Esterno del Tempio del Pocito
Il Tempio del Pocito è una chiesa situata nelle vicinanze della
collina di Tepeyac.
Pochi anni dopo le apparizioni della Vergine iniziarono ad arrivare i
pellegrini e molti di essi pensarono che le acque del pozzo che si
trovava nelle vicinanze fossero miracolose, così vennero portati
dei malati che venivano immersi nelle acque del pozzo, questo
causò delle epidemie e venne impedito l’accesso.
Si pensò di costruire sul luogo una chiesa in stile barocco, che
iniziata nel 1777 venne consacrata nel 1721.
Nel 1815 il rivoluzionario José María Morelos y
Pavón ebbe il permesso di andare a pregare la Vergine in questa
chiesa prima di essere ucciso. Tra il 1945 e il 1950 il pittore
Fernando Leal eseguì un importante ciclo di affreschi dedicati
ai miracoli della Vergine.
Altare del Tempio del Pocito
I vari restauri dell’edificio hanno comportato successive modifiche
nell’arredo della chiesa. Alcuni elementi dei mobili asportati sono
stati conservati e installati nella cappella o nella sacrestia della
chiesa. In occasione del primo restauro, sono state prodotte sei grandi
tele per presentare la storia della devozione alla Vergine di
Guadalupe. Queste tele sono state restaurate nel 2000.
L'ex voto della Vela del Marino
Vicino al Tempio del Pocito è stata posta una struttura ex voto
in ricordo di un miracolo attribuito alla Vergine di Guadalupe.
Una nave al largo della costa messicana nei pressi della città
di Veracruz, incappò in una tempesta e perse il timone.
L’equipaggio invocò la Vergine di Guadalupe e promise di portare
l’albero della nave al suo Santuario. Tutti membri dell’equipaggio si
salvarono e giunsero al porto di Veracruz; qui i marinai si caricarono
sulle spalle una parte della nave e la trasportarono al Santuario della
Vergine di Guadalupe, percorrendo 73 kilometri.
Complesso statuario denominato “l'offerta”
Sempre vicino al Tempio del Pocito è stato eretto un complesso
statuario che ricorda il vescovo e i primi fedeli che si cerarono sul
luogo dell’apparizione.
Vi si accede attraversando l’atrio verso la Cappella del Pocito, oppure
scendendo dalla cappella del Cerrito, passando per la fontana di
Quetzalcoatl, luogo della seconda e terza apparizione della Vergine.
La fontana di Quetzalcoatl
Esterno della Parrocchia degli Indios
Costruita intorno al 1649, la chiesa fu voluta dal vicario dell’allora
città indipendente di Guadalupe. Lo stesso vicario avrebbe
stampato il Nican Mopohua,
cioè una narrazione in nahuatl
delle apparizioni della Vergine di Guadalupe scritta da Antonio
Valeriano.
La chiesa doveva fornire i servizi religiosi alla considerevole
popolazione indigena. Più tardi, nel 1679, vi fu istituita una
confraternita di tutte le popolazioni indigene.
Si dice che in questa chiesa visse Juan Diego nell’ultima parte della
sua vita, tra il 1531 e il 1548.
La chiesa custodì l’immagine originale della Vergine di
Guadalupe dal 1695 al 1709: quando fu trasferita nella Basilica antica.
Interno della Parrocchia degli Indios
In questa chiesa venne custodito, dal 1853 al 1896, lo stendardo con
cui Miguel Hidalgo condusse la prima parte della guerra per
l’indipendenza del Messico. Poco dopo, la chiesa cadde in grave degrado
e rimase senza tetto fino al 1998.
È stata riaperta in occasione del 450° anniversario della
morte di Juan Diego.
Esterno della Parrocchia delle Cappuccine
La chiesa e il convento delle Madri Cappuccine furono
costruiti nel 1787.
La chiesa, che si era inclinata pericolosamente, è stata chiusa
negli anni ‘70 per essere risistemata e riaperta nel 1996.
La chiesa ha una porta d’ingresso parallela alla strada, questo
permetteva alle monache di assistere alla Messa senza infrangere
il voto di clausura, senza uscire in strada.
La decorazione della facciata è piuttosto semplice e spicca il
gioco di colori tra il rosso del tezontle e il grigio della pietra di
cava.
A metà del XIX secolo, con l’applicazione delle leggi di riforma
anticattolica, la chiesa fu adibita a caserma e ad ospedale e le
monache vennero allontanate.
La chiesa fu riaperta al culto alcuni anni dopo.
Interno della Parrocchia delle Cappuccine
Secondo la tradizione tra il 9 e il 12 dicembre 1531, sulla
collina di Tepeyac a nord di Città del Messico, la Vergine Maria
apparve più volte a Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi
aztechi convertiti al cristianesimo.
La collina prese il nome “Guadalupe”, come l’aveva chiamata la Vergine
Maria apparsa a Juan Bernardino, lo zio di Juan Diego, per guarirlo da
una grave malattia.
Alcuni hanno ipotizzato che si tratti della trascrizione in spagnolo
dell’espressione azteca Coatlaxopeuh,
“colei che schiaccia il serpente” (cfr. Genesi 3,14-15).
Altri fanno riferimento al Real
Monasterio de Nuestra Señora de Guadalupe fondato dal Re
Alfonso XI di Castiglia nel comune spagnolo di Guadalupe nel 1340.
Il racconto delle apparizioni è contenuto nel Nican Mopohua, un testo scritto nella
lingua indio náhuatl,
In esso si riporta che il 9 dicembre 1531, la Vergine Maria apparve
sulla collina di Tepeyac, a nord di Città del Messico, all’indio
Juan Diego Cuauhtlatoatzin, uno dei primi aztechi convertiti al
cristianesimo.
La Vergine chiese a Juan Diego di far erigere una chiesa in suo onore
ai piedi della collina.
Juan Diego corse a riferire il fatto al vescovo Juan de
Zumárraga, ma questi non gli credette.
La sera, ripassando sul colle, Juan Diego vide per la seconda volta la
Vergine Maria, che gli ordinò di tornare dal vescovo l’indomani.
Il vescovo lo ascoltò di nuovo e gli chiese un segno che
provasse la veridicità del suo racconto.
Juan Diego tornò quindi sul Tepeyac dove vide la Madonna per la
terza volta, la quale gli promise un segno per l’indomani.
Il giorno dopo, però, Juan Diego non poté recarsi sul
luogo delle apparizioni in quanto dovette assistere un suo zio,
gravemente malato.
La mattina dopo, 12 dicembre, lo zio appariva moribondo e Juan Diego
uscì in cerca di un sacerdote che lo confessasse. La Vergine
Maria gli apparve per la quarta volta, lungo la strada: gli disse che
suo zio era già guarito e lo invitò a salire di nuovo
sulla collina a cogliere dei fiori.
Juan Diego salì sulla collina e trovò dei bellissimi
fiori di Castiglia – rose rosse tipiche della regione spagnola -
sbocciati fuori stagione in una desolata pietraia; ne raccolse un mazzo
nel proprio mantello e andò a portarli al vescovo.
Juan Diego mostra il mantello al vescovo
Di fronte al vescovo e ad altre sette persone presenti, Juan Diego
aprì il mantello per mostrare i fiori: ma ecco che sul mantello
si era impressa l’immagine della Vergine Maria, che tutti ebbero modo
di vedere.
Di fronte a tale prodigio, il vescovo cadde in ginocchio, e con lui
tutti i presenti.
La mattina dopo Juan Diego accompagnò il vescovo sulla collina
di Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna avrebbe chiesto le
fosse costruita una chiesa e l’immagine venne subito collocata nella
Cattedrale.
L’immagine sul mantello
A causa della sua origine miracolosa, l’immagine della Madonna di
Guadalupe divenne oggetto di devozione. La sua fama si sparse
rapidamente anche al di fuori del Messico: nel 1571 l’ammiraglio
genovese Gianandrea Doria ne possedeva una copia, dono del Re Filippo
II di Spagna, che portò con sé sulla propria nave nella
battaglia di Lepanto.
Negli anni venti del XX secolo, i Cristeros, cattolici messicani che si
erano ribellati al governo anticlericale, portavano in battaglia
l’immagine della Virgen morenita sulle proprie bandiere.
Il mantello è del tipo chiamato tilma: si tratta di due teli di ayate (fibra d’agave) cuciti
insieme. L’immagine di Maria è di grandezza lievemente inferiore
al naturale, alta 143 cm. Le sue fattezze sono quelle di una giovane
meticcia: la carnagione è scura. Maria è circondata dai
raggi del sole e ha la luna sotto i piedi; porta sull’addome un nastro
di colore viola annodato sul davanti, che tra gli aztechi indicava lo
stato di gravidanza; sotto la luna vi è un Angelo dalle ali
colorate di bianco, rosso e verde (i colori dell’attuale bandiera
messicana), che sorregge la Vergine.
La figura ha caratteristiche particolari che la ricollegano alle
divinità della religione azteca. Il mantello verde e blu che
indossa la Madonna era anche un simbolo della divinità chiamata Ometeotl. La luna è un
simbolo ricorrente nelle raffigurazioni mariane, come in quelle pagane:
dove è associata alle divinità femminili.
Sul luogo dell’apparizione, la collina di Tepeyac, sorgeva un tempio
dedicato alla dea locale Tonantzin,
la cui pianta sacra era proprio l’agave associata all’apparizione
mariana.
Alcuni autori, che hanno eseguito degli studi scientifici sul mantello,
sostengono che effettivamente l’immagine non sarebbe dipinta, ma
acheropita (non realizzata da mano umana); essa presenta inoltre
caratteristiche particolari difficili da spiegare naturalmente. Altri
autori sostengono il contrario.
Alcune proprietà della tilma e dell’immagine presente su di essa:
- Il telo (in fibra di agave) è di tipo grossolano: gli spazi
vuoti presenti tra l’ordito e la trama sono così numerosi che vi
si può guardare attraverso.
- Nonostante in Messico il clima (caratterizzato da un’atmosfera ricca
di salnitro) causi il rapido deterioramento dei tessuti (specialmente
di quelli in fibra vegetale), la tilma
si è conservata pressoché intatta per circa cinquecento
anni.
- L’immagine non ha alcun tipo di fondo, tanto che si può
guardare da parte a parte del telo.
Nel 1666 la tilma fu
esaminata da un gruppo di pittori e di medici per osservarne la
composizione: essi asserirono che era impossibile che l’immagine,
così nitida, fosse stata dipinta sulla tela senza alcuna
preparazione di fondo, e inoltre che nei 135 anni trascorsi
dall’apparizione, nell’ambiente caldo e umido in cui era conservata,
essa avrebbe dovuto distruggersi.
Nel 1788, per provare sperimentalmente questo fatto, venne eseguita una
copia sullo stesso tipo di tessuto e venne esposta sull’Altare del
Santuario: dopo soli otto anni era rovinata.
La tecnica usata per realizzare l’immagine è un mistero: alcune
parti sono affrescate, altre sembrano a guazzo, altre ancora (certe
zone del cielo) sembrano fatte a olio.
Gli Aztechi dipingevano i volti in modo elementare usando la
prospettiva frontale o quella di profilo. La figura presente sulla tilma è, invece,
rappresentata con la prospettiva di un volto leggermente piegato in
avanti e visto di tre quarti. La realizzazione di tale immagine, se
fosse stata realizzata da mano umana, avrebbe richiesto capacità
superiori a quelle esistenti all’epoca in Messico; parimenti, nessun
artista occidentale era attivo nella regione in quegli anni.
I caratteri somatici della donna raffigurata sono quelli tipici di una
persona di sangue misto: meticcia. L’immagine risale a pochi anni dopo
la conquista del Messico, quando il tipo meticcio era assolutamente
minoritario. La Madonna di Guadalupe prefigura un tipo di popolazione
che diverrà maggioritario solo dopo alcune generazioni. Rimane
un mistero come il presunto autore abbia raffigurato in forma
così perfetta un soggetto allora così poco diffuso.
La disposizione delle stelle sul manto azzurro che copre la Vergine non
sembra casuale, ma rispecchierebbe l’area del cielo che era possibile
vedere da Città del Messico durante il solstizio d’inverno: se
ne accorsero per primi gli astronomi messicani dell’epoca.
Particolarità singolari presenti e riscontrate sugli occhi
dell’immagine sono assolutamente inspiegabili se si ritiene che
l’immagine sia stata realizzata da mano umana.
Alcuni dati portati a sostegno
dell’ipotesi miracolosa
Nel 1791 si rovesciò accidentalmente dell’acido muriatico sul
lato superiore destro della tela. In un lasso di 30 giorni, senza
nessun trattamento, il tessuto danneggiato si ricostituì.
Nel 1936 il chimico Richard Kuhn esaminò due fibre di colore
diverso prelevate dal mantello: analizzate, non mostrarono la presenza
di alcun pigmento.
Nel 1979 Philip Serna Callahan scattò una serie di fotografie
all’infrarosso. L’esame di queste foto rivelò che, mentre alcune
parti dell’immagine erano dipinte (potrebbero essere state aggiunte in
un secondo momento), la figura di Maria era impressa direttamente sulle
fibre del tessuto; solo le dita delle mani apparivano ritoccate per
ridurne la lunghezza.
Nel 1951 il fotografo José Carlos Salinas Chávez
dichiarò che in entrambe le pupille di Maria, fortemente
ingrandite, si vedeva riflessa la testa di Juan Diego.
Nel 1977 l’ingegnere peruviano José Aste Tonsmann
analizzò al computer le fotografie ingrandite 2500 volte e
affermò che si vedono ben cinque figure: Juan Diego nell’atto di
aprire il proprio mantello, il vescovo Juan de Zumárraga, due
altri uomini (uno dei quali sarebbe quello originariamente identificato
come Juan Diego) e una donna. Al centro delle pupille si vede inoltre
un’altra scena, più piccola, anche questa con diversi
personaggi.
La tilma mantiene sempre una
temperatura costante di 36,6 °C, corrispondente alla temperatura
media del corpo umano.
Dati portati a sostegno
dell’ipotesi contraria
Elaborazioni fotografiche ottenute con tecnica di ripresa ai raggi
infrarossi evidenziano alcuni ritocchi successivi e rendono lecita
l’ipotesi che l’autore abbia realizzato il contorno della figura a mo’
di schizzo, per poi colorarla.
Nel 1556, nel corso di un esame del mantello, fu affermato che
l’effigie fosse stata dipinta dal “pittore indiano Marcos” (che alcuni
studi riconducono a Marcos Cipac d’Aquino, un artista azteco
dell’epoca) l’anno prima.
Nel 1982 José Sol Rosales esaminò il tessuto al
microscopio e affermò che la colorazione dell’immagine è
dovuta ad alcuni pigmenti già disponibili e utilizzati nel XVI
secolo.
Le caratteristiche dell’immagine rispecchiano gli schemi dell’arte
figurativa spagnola del XVI secolo, avente come oggetto le
rappresentazioni mariane; la tradizione su Juan Diego invece, secondo
alcuni studi, risalirebbe al secolo successivo.
L’esistenza stessa di Juan Diego è stata decisamente messa in
dubbio, anche da importanti esponenti cattolici, nel corso del processo
di canonizzazione di Juan Diego, come ad esempio da Guillermo
Schulemburg Prado, membro della Pontificia Accademia Mariana e primo
amministratore (per trent’anni) della basilica di Guadalupe; dall’ex
nunzio apostolico messicano, Girolamo Prigione; dall’arcivescovo
polacco Edward Nowak, segretario della Congregazione per le Cause dei
Santi, che in una intervista al quotidiano Il Tempo affermò:
“sull’esistenza di questo Santo si sono sempre avuti forti dubbi. Non
abbiamo documenti probatori ma solo indizi. [...] Nessuna prova presa
singolarmente dimostra che Juan Diego sia esistito”.
L’immagine che si vede nelle pupille ha una risoluzione troppo bassa
per poter affermare con certezza che vi si vedano i personaggi che
alcuni affermano di riconoscere. Gli scettici liquidano questa
affermazione come un caso di pareidolia,
la tendenza umana a ricondurre a forme note degli oggetti o dei profili
dalla forma casuale.
Dopo la Messa del 1° maggio 2007 dedicata ai bambini mai nati, i
fedeli presenti nella basilica della Madonna di Guadalupe furono
testimoni di un prodigio:
l’immagine della madonna iniziò ad affievolirsi per lasciare il
posto a una luce intensa che emanava dal suo grembo: un fascio di luce
divina a forma di embrione; si presentò così ai loro
occhi “Cristo prima di nascere”.
L’ingegnere Luis Girault, che studiò le immagini,
constatò la loro veridicità: il negativo non era stato
modificato né alterato con immagini sovrapposte, e la luce non
proveniva da qualche riflesso, ma proprio dall’immagine della
Santissima Vergine di Guadalupe.
Si trattava di una luce bianca purissima e intensa che non si trova
nelle normali fotografie. La luce, con intorno un alone si
manifestò all’altezza del grembo della Madonna. Le ombre
presenti tratteggiavano le caratteristiche fisiche di un bambino allo
stato embrionale nel grembo materno.
Al di là delle diverse considerazioni che potrebbero farsi su
questo evento, appare evidente che esso fa riferimento alla condanna
dell’aborto.
La festa della Vergine di Guadalupe ricorre il 12 dicembre, giorno
dell’ultima apparizione.
Da notare che Guadalupe vuol dire “fiume di luce” e il 12 dicembre
è la vigilia della festa di Santa Lucia.
In occasione della festa della Vergine di Guadalupe si recano alla
Basilica circa 9 milioni di fedeli proveniente dal Messico e dai paesi
limitrofi. L’arrivo dei pellegrini inizia l’8 dicembre, festa
dell’Immacolata Concezione.
Lungo le strade di Città del Messico, i fedeli approntano degli
altari dedicati alla Madonna, dove molti pellegrini si fermano a
pregare.
Altare sulla strada
Altare sulla strada
Altare sulla strada
Il 12 dicembre si svolge una solenne processione variamente articolata,
con molti fedeli di ascendenza azteca che indossano i loro antichi
costumi.
Fedeli in processione
Fedeli in processione
Fedeli in processione
Fedeli in processione
Fedeli in processione in abiti aztechi
Ragazze in processione in abiti aztechi
Fedeli in processione in abiti aztechi
Giovani in processione in abiti aztechi
Fedeli in processione con acconciature azteche
PREGHIERA ALLA VERGINE DI
GUADALUPE
Vergine Immacolata di Guadalupe,
Madre di Gesù e Madre nostra,
vincitrice del peccato e nemica del Demonio,
Tu ti manifestasti sul colle
Tepeyac in Messico
all’umile e generoso contadino Giandiego.
Sul suo mantello impri¬mesti la Tua dolce immagine
come segno della Tua presenza in mezzo al popolo
e come garanzia che avresti ascoltato le sue preghiere
e addolcito le sue sofferenze.
Maria, Madre amabilissima,
noi oggi ci offriamo a Te
e consacriamo per sempre al Tuo
Cuore Immacolato
tutto quanto ci resta di questa vita,
il nostro corpo con le sue miserie,
la nostra anima con le sue debolezze,
il nostro cuore con i suoi affanni e desidèri,
le preghiere, le sofferenze, l’agonia.
O Madre dolcissima,
ricòrdati sempre dei Tuoi
figli.
Se noi, vinti dallo sconforto e dalla tristezza,
dal turbamento e dall’angoscia,
dovessimo qualche volta dimenticarci di Te,
allora, Madre pietosa,
per l’amore che porti a Gesù,
Ti chiediamo di proteggerci come
figli Tuoi
e di non abbandonarci
fino a quando non saremo giunti al porto sicuro,
per gioire con Te, con tutti i Santi,
nella visione beatifica del Padre.
Amen.
Salve Regina
Madonna di Guadalupe, prega per
noi.
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