Indirizzo: Via al Santuario, 24, 16035 Rapallo GE
Telefono: 0185 239000
Il Santuario di Nostra Signora di Montallegro è situato nella
frazione di Montallegro nel comune di Rapallo, nella città
metropolitana di Genova.
Panoramica
Il Santuario è posto su un colle a circa 612 m s.l.m.
E’ uno dei principali Santuari mariani della Liguria e fu edificato dai
cittadini di Rapallo tra il 1557 e il 1558 in seguito all’apparizione
della Santissima Vergine Maria ad un contadino il 2 luglio 1557 sul
monte Letho (conosciuto come “monte della morte” a causa delle numerose
scorribande dei briganti).
In seguito all’apparizione della Vergine Maria, gli abitanti di Rapallo
chiamarono il monte non più
Letho,
ma
Laetus, cioè lieto,
da cui il nome rimastogli di Montallegro.
La Madonna di Montallegro è la Patrona della Città di
Rapallo dal 1739, anno in cui venne eletta come santa protettrice della
comunità rapallese, del suo capitanato e delle parrocchie di
Santa Margherita Ligure. Tale riconoscimento è riprodotto sullo
stemma comunale che riporta, dal 28 novembre 1948, il monogramma
mariano, formato dalle lettere M e A intrecciate, posto tra due grifoni
che sorreggono la corona reale.
Assieme alla Madonna dell’Orto — apparsa a Chiavari il 2 luglio 1610 —
La Madonna di Montallegro è compatrona della Diocesi di
Chiavari, la quale è stata eretta con Bolla papale di Leone XIII
il 3 dicembre 1892.
Secondo la tradizione locale la Vergine apparve nel primo pomeriggio di
venerdì 2 luglio 1557 al contadino Giovanni Chichizola,
originario di San Giacomo di Canevale, frazione del comune di Coreglia
Ligure, di ritorno dal mercato ortofrutticolo di Genova.
Giunto nell’entroterra rapallese, nelle proprietà boschive della
famiglia ghibellina Della Torre, all’altezza del monte Letho, l’uomo -
affaticato dal lungo viaggio a piedi e stremato dal caldo - si
addormentò nei pressi di uno sperone di roccia.
Raffigurazione dell'apparizione
Venne svegliato da una voce che lo chiamava: era la voce della Madonna
che gli apparve luminosa come una “dama vestita d’azzurro e bianco e
dall’aspetto grazioso e gentile” e gli disse: “Non avere paura. Io sono
la Madre di Dio. Annuncia la mia apparizione agli abitanti di Rapallo,
poi di’ loro che desídero essere venerata in questo luogo”.
Quadretto bizantino della
Dormitio
Mariae
Per dar prova dell’apparizione, la Madonna lasciò in dono a
Giovanni un quadretto di arte bizantina raffigurante la
Dormitio Mariae (il
Transito di Maria Santissima), da
donare alla comunità di Rapallo.
Dopo la scomparsa della “Dama vestita d’azzurro e bianco”, dalla roccia
su cui era avvenuta l’apparizione cominciò a sgorgare acqua
fresca e pura.
Ripresosi dall’eccezionale evento, Giovanni Chichizola si avviò
verso il borgo di Rapallo per raccontare agli abitanti quello che gli
era accaduto e per annunciare loro il messaggio affidatogli dalla
Vergine Maria. Giunto a Rapallo cercò di richiamare l’attenzione
degli abitanti, ma questi, occupati negli scontri tra le fazioni guelfe
e ghibelline, inizialmente non presero in considerazione la notizia e
il messaggio di Giovanni, anzi lo ritennero come un “visionario” o un
“esaltato”. Sconsolato e sfiduciato, Giovanni si recò dal
parroco, ritenendo che fosse l’unico in grado di credergli.
Il parroco diete credito alle parole di Giovanni e lo fece parlare con
le autorità civili. Questi, insieme ad un gruppo di fedeli, si
recarono sul luogo dell’apparizione e poterono constatare la presenza
sul posto del quadretto lasciato dalla Madonna, nonché la nuova
fonte da cui sgorgava acqua fresca.
Il quadretto della
Dormitio Mariae
Prima che si facesse sera, i convenuti si avviarono per tornare a
Rapallo e il parroco portò con sé il quadretto della
Madonna per riporlo all’interno della Basilica dei Santi Gervasio e
Protasio. Tuttavia, il mattino seguente il quadretto fu ritrovato sul
monte Letho.
A questo punto, il parroco, seguito dal clero e dalle autorità
civili, ritornò sul luogo dell’evento e con una solenne
cerimonia riportò il quadretto a Rapallo e lo rinchiuse in un
armadietto della chiesa parrocchiale. Ma il giorno successivo il
quadretto fu nuovamente ritrovato sul monte, segno che la Vergine
voleva che il quadretto rimanesse sul posto, dove Ella fosse venerata.
Tra il 1557 e il 1558, gli abitanti di Rapallo edificarono sul luogo
del miracolo un piccolo tempio ove conservare ed esporre il quadretto
della Madonna.
Intanto, l’Arcidiocesi di Genova condusse un’indagine sull’evento
miracoloso e nel verbale del 6 agosto 1558, redatto dal Mons. Egidio
Falceta, vicario dell’Arcidiocesi di Genova, si legge:
«
È noto, e noi stessi
abbiamo visto e, presenti agli avvenimenti, abbiamo potuto conoscere i
tanti e stupendi miracoli che la gloriosa e immacolata Vergine ha fatto
nel luogo volgarmente detto “monte” nella diocesi di Genova, a circa
tre miglia da Rapallo. Ivi, come piamente si crede, è apparsa la
stessa Vergine e poi si è trovata una tavolina con l’immagine
della medesima gloriosa Vergine di quando fu assunta in cielo. Lo
testimoniano coloro che, vessati da demoni, ne sono stati liberati, i
ciechi di nuovo vedenti, gli zoppi che miracolosamente camminano,
moltissimi che paralizzati nelle mani o in tutto il corpo, andati
lassù, rifugiatisi presso la Vergine, per la sua virtù ne
tornarono liberi da ogni male... ».
Inevitabilmente sorse e si diffuse il culto religioso della Madonna di
Montallegro a cui accorsero numerosi pellegrini da tutta la Liguria;
così che si rese necessaria la costruzione di un edificio che
potesse ospitare sia i pellegrini sia il clero.
Nel 1559 venne costruito il primo Santuario a navata unica col sostegno
degli abitanti di Rapallo, molti dei quali parteciparono ai lavori
sotto la direzione del maestro comacino Tommasino Lagomaggiore: il
materiale necessario venne portato a braccia da Rapallo al monte.
Fu sistemata con un acciottolato anche una mulattiera tra la
località di San Bartolomeo di Borzoli e il monte Letho: un
percorso in salita nel bosco di lecci lungo circa 4 km.
Nel 1571, il capitano rapallese Agostino Canevale, tornato sano e salvo
dalla battaglia di Lepanto contro i Turchi, consegnò un prezioso
ex voto alla Madonna di
Montallegro; purtroppo del prezioso dono non vi è più
traccia perché fu rubato dai soldati francesi
durante l’occupazione napoleonica tra la fine del Settecento e l’inizio
dell’Ottocento.
Nel 1574, una nave proveniente dalla Repubblica di Ragusa, in Dalmazia,
comandata dal capitano Nicola de Allegretis, venne colta da una
tempesta lungo le coste delle Cinque Terre. Il capitano si
appellò allora a Dio e fece voto di recarsi al più vicino
santuario qualora fosse scampato all’imminente tragedia.
La nave riuscì ad approdare sulle coste di Rapallo, con l’intero
equipaggio sano e salvo; secondo la promessa fatta, tutto il gruppo si
recò al Santuario di Montallegro per ringraziare la Madonna.
Arrivati al Santuario i membri dell’equipaggio riconobbero sull’Altare
il quadretto bizantino che, secondo le loro testimonianze, era
scomparso dalla loro chiesa anni prima. Ne seguì l’inevitabile
accusa di furto rivolta agli abitanti di Rapallo e la richiesta di
restituzione del quadretto. Il tribunale di Genova emise una sentenza
favorevole per il capitano e l’equipaggio e il quadretto venne
consegnato al capitano.
La nave ripartì da lì a poco dal golfo, col capitano
contento di aver ritrovato l’antica reliquia; ma a poche miglia da
Rapallo si scoprì che il quadretto era scomparso dalla cabina e
sulla nave non vi era traccia di esso. L’imbarcazione fece allora
ritorno alla costa di Rapallo e l’equipaggio salì nuovamente a
Montallegro; qui dovettero constatare con stupore che il quadretto si
trovava al suo posto sull’Altare maggiore, così come lo avevano
trovato nella prima visita.
Ex voto del capitano
Nicola de Allegretis
Oggi nel Santuario è conservato un
ex voto, considerato come un dono
del capitano Nicola de Allegretis.
Da quella data il quadretto non ha lasciato più il luogo sacro,
così come richiesto dalla Madonna: viene portato in processione
solo nei primi tre giorni di luglio, per la festa patronale.
In occasione del 450º anniversario dell’apparizione - nel 2007 –
l’icona bizantina ha lasciato il Santuario per recarsi, per la prima
volta nella storia del Santuario, nelle parrocchie della diocesi di
Chiavari facenti parte dell’antico capitanato di Rapallo (1608-1797).
Secondo la tradizione locale, diversi fatti storici accaduti a Rapallo
sarebbero legati all’intervento della Madonna di Montallegro. Tra i
miracoli citati maggiormente vi è quello della liberazione del
borgo dalla peste nel XVII secolo e dal colera nel corso dell’Ottocento.
La peste aveva invaso il territorio del Tigullio e della Repubblica di
Genova, portando la morte nell’intero continente europeo. Nella Liguria
furono calcolate in circa 100.000 le vittime accertate, gran parte
delle quali a Genova, capitale marittima e commerciale dell’epoca.
Secondo fonti locali nel borgo di Rapallo non si registrò alcun
decesso a causa della peste: questa circostanza fu vista dagli abitanti
del luogo come un miracolo della Vergine Maria verso la città.
Per contro, la parte laica della città sosteneva che parte del
merito dello scampato pericolo andasse riconosciuta all’allora
Podestà il quale, isolando con un cordone sanitario il borgo
marinaro dal resto della regione, salvò la cittadina
dall’epidemia.
Ad ogni modo, il 29 maggio 1657 il Consiglio Comunale decise di salire
al Santuario in processione, per un voto fatto dalla comunità,
voto che ogni anno viene ancora adempiuto dalle autorità
comunali. Per l’occasione viene donata alla Madonna una tavola
argentea.
Durante l’epidemia di colera del 1835, il Consiglio Comunale,
presieduto dal sindaco Francesco Maria Pino Della Cella, si
impegnò nuovamente con la “protettrice della città”
chiedendo ad essa la liberazione dal morbo, in cambio di una nuova
tavola in argento da donare al Santuario come ringraziamento e lo
stanziamento di 5.000 lire piemontesi per il rifacimento della facciata
dello stesso.
Scampato il pericolo, la mattina del 23 maggio 1836 le autorità
comunali, il clero e singoli cittadini - che una stima del notaio
Michele Norero indicò in 5.000 persone – salirono al Santuario
di Montallegro per sciogliere il voto fatto l’anno prima e donarono
alla chiesa una riproduzione argentea del borgo di Rapallo su disegno
del pittore Tomaso Castello.
Ex voto argenteo con la raffigurazione
del borgo di Rapallo
L’anno successivo, il 16 marzo, lo stesso Consiglio cittadino fece dono
di una seconda tavoletta d’argento riproducente lo stemma civico e il
quadretto bizantino portato poi in processione, il 5 luglio, nell’ormai
annuale appuntamento dello scioglimento del voto da parte del Comune.
Altri racconti locali tramandano ancora il salvataggio di Rapallo da
parte della Vergine durante il bombardamento degli aerei
anglo-americani del 28 luglio 1944. Fino a quel momento la città
era stata relativamente risparmiata dal conflitto mondiale - rispetto a
località vicine come Recco e Zoagli, pressoché rase al
suolo in seguito al bombardamento dei locali ponti ferroviari - anche
se alcune bombe caddero a ridosso della Basilica dei Santi Gervasio e
Protasio, demolendo l’ala orientale della struttura e facendo perire
due persone.
Quando gli aerei si avvicinarono nuovamente alla città, la paura
di un nuovo pesante bombardamento scatenò il panico generale tra
la popolazione. Iniziata l’offensiva aerea vennero sganciate sulla
città grappoli di bombe, ma, invece delle spaventose
detonazioni, i Rapallesi udirono un rumore sordo e videro colonne
d’acqua alzarsi dal mare: tutti i bombardieri avevano sbagliato mira, a
causa di una folata di vento improvvisa. Alcune bombe caddero pure tra
le case del borgo, ma non esplosero.
L’evento richiamò subito tra i fedeli la Madonna di Montallegro,
che era intervenuta nuovamente a salvare la città.
La scalinata di accesso al Santuario
I lavori per la costruzione del Santuario iniziarono nel 1557 e furono
ultimati nel luglio 1559 sotto la direzione del maestro Tommasino
Lagomaggiore.
La facciata del Santuario
Sulla porta della facciata si trova la scritta: “
Adorabimus in loco ubi steterunt pedes Eius”
(adoreremo Dio nel luogo dove si posarono i piedi di Lei).
Nel 1582 la chiesa fu visitata da Mons. Francesco Bossio, Vescovo di
Novara, che prescrisse alcune modifiche, tra cui un ampliamento
dell’Altare e la collocazione sullo stesso di una pietra sacra
più grande e una copertura a protezione dalla polvere.
Nel 1640 il Santuario fu ampliato: furono realizzati gli Altari
laterali e collocato il crocifisso di marmo bianco.
Il quadretto donato dalla Vergine Maria venne collocato sull’Altare
originario dentro un padiglione di argento donato nel 1743 dal nobile
Tomaso Noce.
L’attuale facciata marmorea è stata rifatta dall’architetto
milanese Luigi Rovelli nel corso del 1896, ed inaugurata con solenne
cerimonia il 21 giugno di quell’anno.
Il 21 giugno 1896 furono inaugurate la nuova scalinata in pietra e la
nuova facciata disegnata dall’arch. Rovelli, il quale progettò
il nuovo campanile cuspidato, che si innalza per trenta metri sul
piazzale e che, dal 1946, accoglie otto campane.
La guglia centrale con la statua
della Madonna
La facciata è caratterizzata da tre guglie: nella guglia
centrale è collocata una statua della Madonna.
La cappella con la statua della Madonna attorniata dagli
ex voto
La cappella con gli
ex voto
All’interno del Santuario e degli altri spazi annessi sono raccolti
numerosi
ex voto.
Nella cappella dell’apparizione è posta una raffigurazione
circondata da
ex voto.
L'interno del Santuario
L’interno misura metri 25X11 ed ha un’altezza di 12 metri; è a
una sola navata, di stile barocco con tre grandi cappelle arcuate per
parte. Le due presso il presbiterio sono ingressi che portano, a
destra, nella penitenzieria; a sinistra nella cappella di San Giuseppe
dove è conservata, nella sua originale posizione, la fonte
d’acqua sgorgante dalla roccia. Le cappelle sono state realizzate nel
1640 quando si attuò un primo ampliamento della chiesa.
Nel 1867 fu rinnovato l’interno della chiesa: furono aggiunti nuovi
capitelli, lesene e stucchi; Francesco Boero, di Rapallo, dipinse i
quattro affreschi della volta che riproducono fatti salienti legati
all’Icona miracolosa, mentre Nicolò Barbino dipinse la scena
dell’Apparizione nel catino dell’abside.
L'Altare maggiore
Nel 1882 venne realizzato il nuovo Altare maggiore, donato da
Giambattista Morello di Zoagli. Sull’alzata si trova il quadretto della
Madonna sorretto da quattro angeli marmorei, inseriti in una cornice
quadrata. In alto la frase
Iter para
tutum (Proteggi il nostro cammino).
L'organo nella controfacciata
Nel 1907 venne realizzato dalla
ditta Inzoli il nuovo organo nella controfacciata.
La vetrata centrale
Sempre nel 1907 venne realizzata
la vetrata policroma del finestrone centrale che raffigura la Madonna
del Murillo; mentre le vetrate laterali furono realizzate nel 1937-38.
Nel 1934 fu costruita la funivia che congiunge Rapallo al Santuario,
con un tracciato lungo 2350 metri che in pochi minuti copre 600 metri
di dislivello.
Nel 1957 furono realizzate le porte in bronzo; e nel 1982 la scalinata
d’accesso al piazzale.
Tra il 1992 e il 1994 venne sostituito il sagrato esistente
lastre di ardesia e marmi.
Oltre alla strada carrozzabile,
costruita nel 1932, l’accesso al Santuario è assicurato da
diverse mulattiere che partono da Rapallo.
Le edicole della Via Crucis
A partire dal Santuario, lungo la mulattiera che sale per il monte Rosa
(694 m) sono collocate le quattordici stazioni della Via Crucis,
benedette il 3 maggio 1942.
Lungo la strada che porta dal Santuario a Rapallo, sono collocate le
edicole dei quindici Misteri del Rosario: pannelli in bronzo creati
dallo scultore di Rapallo Italo Primi,
inaugurati e benedetti tra il 1957 e il 1958.
La festa patronale di Rapallo si svolge ogni anno, l’1, il 2 ed il 3
luglio, indipendentemente dai giorni della settimana. La festa
coinvolge tutta la città.
Sono previsti fuochi d’artificio notturni e diurni e viene approntato
lo spettacolo dei cosiddetti “
Lumetti
Rapallini”: lumi posati sul mare dai pescatori.
I lumetti sono costituiti da rettangoli di carta colorata ripiegati a
forma di barchetta e al cui interno è colato grasso fuso e cera
con al centro uno stoppino che viene acceso al momento della posa in
mare.
Viene ricordato che per i festeggiamenti del 1939, secondo centenario
della proclamazione della Madonna a Patrona del capitanato rapallese,
furono posti sul mare settemila lumetti.
I Lumetti rapallini
La mattina del 1º luglio,
alle 8 in punto, i sestieri (quartieri) - salutano la “messa in
cassa”: la statua di oro e argento di Nostra Signora di Montallegro che
viene posta sull’arca argentea e quindi esposta ai fedeli e alle
autorità all’interno della Basilica dei Santi Gervasio e
Protasio.
L'Arca argentea con la Madonna
Contemporaneamente, sul lungomare Vittorio Veneto vengono accesi i
“mascoli” o mortaretti, che producono dei colpi fragorosi; accompagnati
dai fuochi artificiali “a giorno”.
La sera, alle 22,00 si accendono altri fuochi d’artificio per “il
saluto dei sestieri alla Madonna”; partecipano tutti i sestieri per
realizzare il cosiddetto “Palio dei Sestieri”, che comporta anche
l’accensione di fuochi d’artificio sparati da apposite chiatte
predisposte sul mare.
I fuochi accesi sulle chiatte a mare
Il 2 luglio, dopo la Messa solenne nel Santuario, a partire dalle ore
12,00 si svolge la cosiddetta “Sparata del Panegirico”: i sei sestieri
- Borzoli, Cappelletta, Cerisola, Costaguta, Seglio e San Michele –
ogni anno a turno incominciano a rendere onore alla Madonna accendendo
centinaia di mortaretti: dopo il via dato dal sestiere di turno, gli
altri rispondono al fuoco con altri mortaretti collocati nei loro
territori, realizzando così i cosiddetti
reciammi - richiami.
I mortaretti predisposti per la “Sparata del Panegirico”
L'accensione dei mortaretti
Il 3 luglio si svolge la giornata conclusiva dei festeggiamenti: una
lunga processione composta dai portatori di Cristi e dall’arca argentea
con la Madonna di Montallegro attraversa il centro cittadino e percorre
il lungomare.
La processione con la Madonna
I portatori dei “Cristi” nella processione
I fedeli in processione
Al passaggio della Madonna sul
lungomare viene realizzato lo spettacolare “incendio” del Castello sul
Mare, con fumogeni rossi e fuochi che si aprono a cascata sul mare.
L’“incendio” è preceduto dall’accensione dei mortaretti posti
lungo il breve percorso che separa il Castello dalla terraferma.
Terminato il “fragoroso” scoppiettare dei mortaretti il castello si
colora di un rosso intenso fino alla conclusiva “cascata bianca” dalla
torretta e lungo il perimetro della castello.
Il castello sul mare
“Incendio” iniziale del castello
“Incendio” finale del castello
Il castello fu costruito nel 1551 in seguito alle incursioni dei pirati
saraceni: esso completò il sistema difensivo e di avvistamento
del golfo del Tigullio, costituito dai castelli Portofino, Paraggi,
Santa Margherita Ligure e Punta Pagana.
L’“incendio” del Castello è realizzato in onore della Madonna,
che è la vera protettrice di Rapallo.
Preghiera a Nostra Signora di Montallegro
O Madre di Gesù e Madre
nostra,
Regina del Cielo e della terra,
che Ti degnasti di apparire sul
Monte Allegro
E lasciarci quale pegno di predilezione
Il prezioso quadretto del Tuo Transito:
o difesa potente degli avi
nostri e della Liguria,
nostra allegrezza e fulgidissima gloria:
a Te ricorriamo con affetto di
figli
che pongono nella propria Madre ogni fiducia.
La nostra lingua è
insufficiente a ringraziarTi
e lodarTi per tanti prodigiosi benefizi che ci elargisti;
ma affidiamo le nostre lodi e
preghiere agli Angeli
e ai Santi che Ti fanno corona.
Ah, non languisca mai nel nostro
cuore,
nelle nostre famiglie, nella nostra città
il Tuo culto e lo zelo nel
lodarTi e glorificarTi
come ben mériti!
Soccórrici, o
pietosissima Madre,
nei giorni della nostra travagliata vita,
assístici nel punto della
nostra agonia,
sii guida e conforto nel nostro transito nell’eternità.
Amen.
(Indulgenza di 300 giorni – Benedetto XV – 1918)
3 Ave Maria – Gloria Patri.
Exaltata es, Sancta Dei
Génitrix,
super choros Angelorum ad
Coeléstia regna.
Inno a Nostra Signora di Montallegro