Dilettissimi, esultiamo nel Signore e con spirituale gàudio rallegriamoci, perché è spuntato per noi il giorno che signífica la nuova redenzione, l’antica preparazione, la felicità eterna. 
Il mistero della nostra salvezza, promesso all’inizio del mondo, attuato nel tempo stabilito per durare senza fine, si rinnova per noi nel ricorrente ciclo annuale.
In questo giorno è giusto che noi, elevati in alto i cuori, adoriamo il divino mistero, affinché sia celebrato dalla Chiesa con grande letizia quel che si compie per munífica generosità di Dio.

Infatti, Dio onnipotente e clementissimo, la cui natura è bontà, la cui volontà è potenza, la cui azione è misericordia, allorché la malizia del diavolo con il veleno del suo odio ci sottomise alla morte, tosto indicò all’inizio del mondo la medicina che la sua misericordia metteva a disposizione per risollevare il genere umano.
Preannunciò al serpente la futura discendenza della donna che con la propria virtù gli avrebbe schiacciato il capo, sempre altero o pronto a mordere. 
In tal modo preannunciò Cristo, l’Uomo-Dio, che doveva venire nella carne e che, nascendo dalla Vérgine con una nascita immacolata, doveva condannare colui che violò l’integrità del genere umano.

[…] Dilettissimi, appena giunti i tempi prestabiliti per la redenzione degli uomini, Gesú Cristo, Figlio di Dio, fa il suo ingresso nella bassa condizione di questo mondo: discende dalla sede celeste senza, però, allontanarsi dalla gloria del Padre: è generato in un nuovo stato e con novità nella nascita. 
È nuovo il suo stato, perché, pur rimanendo invisibile nella sua natura è diventato visibile nella natura nostra. 
Egli che è l’immenso, ha voluto essere racchiuso nello spazio: pur restando nella sua eternità ha voluto incominciare a esistere nel tempo. 
Il Signore dell’universo, nascosta sotto il velo la gloria della sua maestà, ha assunto la natura di servo. 
Dio, inviolabile, non ha sdegnato di assoggettarsi al dolore; l’immortale non ha rifiutato di sottomettersi alla legge della morte.

[…] Dunque, chiunque tu sia che vuoi gloriarti del nome di cristiano, pòndera con giusto giudizio la grazia di questa riconciliazione. 
A te, una volta prostrato ed escluso dal Paradiso, a te, destinato a morire ininterrottamente durante un lungo esilio e disperso alla stregua della polvere e della cenere, a te, senza speranza di vivere, è stata data con l’incarnazione del Verbo la facoltà di tornare, dal lontano luogo ove eri, al tuo Creatore, di riconoscere il padre tuo, di passare dalla servitú alla libertà, di essere innalzato dalla condizione di forestiero alla dignità di figlio. 
Così a te, nato dalla carne corruttibile, è stata data la facoltà di rinascere dallo Spirito di Dio e di ottenere per grazia ciò che non avevi per natura, in modo che riconoscendoti, mediante lo Spirito di adozione, come figlio di Dio, possa ardire di chiamare Dio tuo Padre. 
Ora che sei sciolto dal reato della cattiva coscienza, aspira al regno celeste; adempi la volontà di Dio, sostenuto dal divino aiuto; ímita gli àngeli sopra la terra; nútriti della virtù di una sostanza immortale; combatti con sicurezza contro le tentazioni ostili in ossequio alla religione di Dio, e se avrai rispettato il giuramento della milizia celeste, sii certo che sarai incoronato per la vittoria nei campi trionfali dell’eterno Re, quando la risurrezione, preparata ai cultori di Dio, ti investirà per innalzarti alla società del regno celeste.

Dilettissimi, fiduciosi in cosí grande aspettativa, rimanete stabili nella fede in cui siete stati fondati. 
Non sia mai che il tentatore, privato da Cristo della dominazione sopra di voi, vi abbia a sedurre di nuovo con insidie e riesca a profanare con la sua raffinata arte di inganni le gioie stesse del giorno presente. 
Non sia mai che riesca a illudere gli uomini piú semplici con la nefanda persuasione di certuni, ai quali questo giorno della nostra solennità pare degno di festa non tanto a motivo della nascita di Cristo, quanto per il natale del nuovo sole. 
Le menti di costoro sono avvolte in dense tenebre e sono ben lontane dal far progressi nella vera luce. 
Si trascinano dietro i pazzeschi errori dei gentili, e perché sono incapaci di sollevare l’attenzione della mente sopra ciò che si vede con sguardo carnale, rendono culto divino agli astri, i quali non sono altro che i servi del mondo.
Sia lontana dagli uomini cristiani tale sacrílega superstizione e mostruosa menzogna. 
Le cose temporali dístano oltre ogni dire da colui che è eterno, le cose corporee da colui che è incorporeo, le creature súddite da colui che le governa: tutte queste cose hanno bensí bellezza, che súscita ammirazione, ma non hanno in sé stesse la divinità che si possa adorare. 
Bisogna, dunque, rendere onore a quella potenza, sapienza, maestà che ha creato dal nulla l’universo e che ha generato con onnipotente parola le cose terrene e le cose celesti in quelle forme e misura che a lui è piaciuto. 
Il sole, la luna, le stelle sono utili a noi, che ce ne serviamo e appaiono leggiadre quando le rimiriamo. 
Di esse si deve rendere grazie al Creatore: si deve adorare Dio che le ha create, non le creature che lo servono.

Dunque, dilettissimi, lodate Dio in tutte le sue opere e disposizioni. 
Abbiate una fede perfetta nella verginale integrità e nel parto della Vérgine. 
Onorate il sacro e divino mistero della redenzione umana, prestando a Dio un servizio santo e sincero.
Accogliete Cristo che nasce nella nostra carne, affinché meritiate di contemplarlo qual Dio della gloria nel regno della sua maestà: egli che col Padre e lo Spirito Santo persévera nella unità della divinità nei secoli dei secoli. 
Amen.
 

[SAN LEONE MAGNO, 2° discorso di Natale]
 

(12/99))

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