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![]() San Bonaventura da Bagnoregio 3 - Tutto ciò fu svelato al beato Francesco, quando nel rapimento dell’éstasi sulle alture del monte - dove ha meditato sulle cose che qui sono scritte - gli apparve un serafino con sei ali, confitto in croce, come io e molti altri abbiamo udito dal compagno che allora era con lui; e ivi, nel rapimento dell’éstasi, trasportato in Dio, diventato, novello Giacobbe e novello Israele, il modello della vita contemplativa, come prima lo era stato della vita attiva; e ciò perché Dio intendeva sollecitare, piú con l’esémpio che con le parole, tutti gli uòmini veramente spirituali a questo stesso passaggio e alla stessa éstasi. 4 - In questa ascesa, perché sia perfetta, è necessario che si abbandònino tutte le operazioni dell’intelletto, e che l’àpice dell’affetto sia per intero trasportato e trasformato in Dio. Questo stato è místico e segretíssimo, che non può conòscere chi non lo sperimenta, e non riceve se non chi lo desídera, né lo desídera se non colui che il fuoco dello Spirito Santo, che Cristo mandò sulla terra, profondamente infiamma. Per questo l’Apostolo dice che questa sapienza mística è stata rivelata per mezzo dello Spirito Santo (I Cor, 2, 10). 5 - Siccome ad ottenere questo nulla può la natura e
poco la
scienza, bisogna dare poco peso all’indàgine e molto all’unzione
spirituale; poco alla lingua e moltíssimo alla gioia interiore;
poco alle parole e ai libri, e tutto al dono di Dio, cioè allo
Spirito
Santo; poco o niente alla creatura, e tutto all’essenza creatrice, al
Padre,
al Figlio e allo Spirito Santo, dicendo, con Dionigi, al Dio trino:
«Trinità
sopraessenziale e veramente divina, guida suprema della scienza divina
dei cristiani, condúcici alle altezze piú sconosciute,
piú
luminose e piú sublimi dei místici elòquii; dove
gli
últimi, assoluti e immutàbili misteri della teologia, si
nascòndono nella piú luminosa calígine di un
sapiente
silénzio, in una ténebra supermanifesta, supersplendente,
in cui ogni cosa riluce e riémpie, con gli splendori degli
invisíbili
beni sommi, gli invisíbili intelletti» (De mystica
theologia, c. 1, p. 1).
6 - Se ora brami sapere come ciò avvenga, intérroga
la grazia, non la dottrina; il desidério, non l’intelletto; il
gémito
della preghiera, non lo studio della léttera; lo sposo, non il
maestro;
Dio, non l’uomo; la calígine, non la chiarezza; non la luce, ma
il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e
gli
ardentíssimi affetti. Tale fuoco è Dio, il cui
focolare
è nella Gerusalemme (Is, 31, 9), e Cristo l’accende nel
fervore
della sua ardentíssima passione, che percepisce solo colui che
dice:
L’ànima
mia ha desiderato il laccio e le mie ossa la morte (Gb, 33,
19). Chi desídera questa morte può vedere Dio, poiché
è indubbiamente vero che l’uomo non mi potrà vedere senza
morire (Es, 33, 20).
[SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Itinerario della mente in Dio, Ed. Messaggero, Padova, 1993, pp. 165-170] (12/2000) Torna a: MEDITAZIONI |