3.11. Voi invece quando pregate, soggiunge, entrate nella
vostra camera da letto.
Evidentemente la camera è il cuore stesso che
viene anche indicato in un salmo, in cui si dice: Di quel che dite nel
vostro cuore pentitevi anche sul vostro letto.
E chiudendo la porta, continua Gesú, pregate il
Padre vostro nel segreto.
È troppo poco entrare nella camera da letto, se
la porta è aperta agli sfacciati, perché attraverso la porta
le cose esterne irrompono a frotte e disturbano la vostra interiorità.
Ho detto che sono fuori tutte le cose poste nel tempo e nello spazio, le
quali attraverso la porta, cioè attraverso il senso esteriore, s’introducono
nei nostri pensieri e con la confusione delle varie immaginazioni ci disturbano
mentre preghiamo. Si deve quindi chiudere la porta, cioè opporsi
al senso esteriore, affinché la preghiera proveniente dallo spirito
si levi al Padre perché essa avviene nel profondo del cuore, quando
si prega il Padre nel segreto.
E il Padre vostro che vede nel segreto vi ricompenserà.
E l’argomento doveva aver termine con una simile conclusione.
Difatti con esso non ci esorta a pregare ma a come dobbiamo pregare; e
precedentemente non affinché facciamo l’elemosina, ma con quali
intenzioni dobbiamo farla. Difatti ingiunge di purificare il cuore e lo
purifica soltanto il solo e schietto anelito alla vita eterna in un unico
e puro amore della sapienza.
3.12. Quando pregate poi, continua, non dite molte parole
come i pagani, i quali suppongono di essere esauditi per le loro molte
parole.
Come degli ipocriti è esibirsi alla vista, poiché
il loro intento è piacere agli uomini, cosí è degli
etnici, cioè in latino i pagani, ritenere di essere esauditi per
le molte parole. E in verità il molto parlare proviene dai pagani
che s’impegnano piú a educare il linguaggio che a prurificare la
coscienza. E si sforzano di adibire questa forma di futile attitudine a
convincere Dio con la preghiera, perché suppongono che Egli, come
l’uomo giudice, sia mosso dalle parole a prendere una decisione.
Non siate dunque come loro, dice l’unico vero Maestro,
perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che glielo
chiediate.
Se infatti si pronunciano molte parole per informare
e istruire uno che non sa, che bisogno se ne ha per Colui che conosce tutte
le cose, perché a Lui parlano tutte le cose nell’atto stesso che
esistono e si segnalano come avvenute? E anche gli eventi futuri non sono
nascosti alla capacità creativa e sapienza di Lui, perché
in essa sono presenti e non transeunti tutti gli eventi che sono passati
e che passeranno.
5.18. Nell’intento di simboleggiare questo valore, quando
preghiamo in piedi, ci volgiamo all’Oriente, da cui si stende il cielo.
Questo non perché Dio vi abiti, come se avesse abbandonato le altre
parti del mondo, Egli che è dovunque presente non nello spazio fisico
sebbene con la potenza della maestà, ma affinché l’ànima
sia avvertita a volgersi all’essere piú perfetto, cioè a
Dio, perché il corpo, che è terrestre, si volge a un corpo
piú perfetto cioè a un corpo celeste. Conviene anche all’avanzamento
del sentimento religioso e influisce assai che con l’intelligenza di tutti,
piccoli e grandi, si pensi bene a Dio. E poiché è necessario
che prepongano il cielo alla terra coloro i quali sono ancora intenti alle
bellezze visibili e non possono rappresentarsi un essere incorporeo, il
loro modo di pensare e piú tollerabile se credono che Dio, di cui
ancora pensano come di un corpo, sia piuttosto in cielo che sulla terra.
SANT’AGOSTINO, Sermone montano, in Commento
al Padre Nostro, Ed. Piemme, Casale Monferrato, 2001, pp. 97-105
(3/2003)
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