La moderna onnipotenza umana

indossa il camice e la toga

di Belvecchio






«L’ospedale deve essere libero di fare ciò che è stato stabilito nel migliore interesse di Alfie. Questa è la legge in questo paese.
Nessun ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo può o deve cambiarla



Il caso del piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, è da tempo che occupa ampi spazi nei mezzi di comunicazione, anche noi abbiamo pubblicato in questo sito alcuni interventi che trattano del caso da diversi punti di vista; quindi non scriveremo un articolo per parlarne ancora o per aggiornare i lettori sugli ultimi sviluppi; ci limiteremo a qualche riflessione di carattere generale a partire dalla citazione tratta dal “verdetto” dell’Alta Corte inglese, che abbiamo riportato in epigrafe.

L’onnipotenza della medicina: per bocca dei medici

L’ospedale, cioè i medici, ha stabilito quale sia il miglior interesse di Alfie. E qual è questo “miglior interesse”? Lasciarlo morire senza esperire altri possibili tentativi, in loco o altrove, da parte di medici che, è possibile e probabile, abbiano una diversa visione medico-scientifica rispetto a quella dei loro colleghi inglesi di Liverpool.
E perché non esperire altri tentativi? Primo, perché sarebbe inutile: il male di cui è affetto il piccolo Alfie, non solo è quasi sconosciuto, ma è soprattutto irreversibile… anche se sconosciuto. Secondo, perché il piccolo Alfie soffrirebbe a causa di eventuali spostamenti in altre strutture, quindi è meglio staccare la spina e lasciarlo morire in quell’ospedale. Terzo, perché le cure prospettate da altre strutture non sortirebbero alcun effetto, secondo il giudizio dei medici inglesi di quell’ospedale di Liverpool. Quarto, perché il movimento emozionale sortito dal caso del piccolo Alfie non può essere preso in considerazione, dal momento che non ha alcunché di “scientifico”: contro la “scienza” emozion non vale. Quinto, perché non può essere l’interessato desiderio dei genitori a guidare le considerazioni scientifiche dei medici. Sesto, perché di fronte alla certezza “scientifica” dei medici non possono e non debbono valere eventuali possibilità naturali o preternaturali non contemplabili dalla “scienza” medica e perciò stesso “non-scientifiche”. Settimo ed ultimo, l’ultima parola sulla vita di un essere umano spetta alla scienza e nessuna possibilità di altro ordine può e deve essere presa in considerazione, perché si scadrebbe nella superstizione e nella credulità… non siamo più nel Medioevo.

A ragion veduta non parliamo di “miracolo”, perché ci limitiamo all’ambito umano e tralasciamo volutamente il soprannaturale: ci limitiamo alla falsa credenza dell’onnipotenza dell’uomo e mettiamo volutamente da parte l’onnipotenza di Dio; è risaputo, da tutti gli scienziati, che quest’ultima non ha alcunché di “scientifico” e quindi gli “uomini di scienza” non possono né devono tenerne conto.

E così il cerchio si chiude: partendo dalla evidenza “scientifica” che il sorgere della vita è del tutto avvolto nel mistero, che nessuna teoria o ipotesi “scientifica” è in grado di capire e di spiegare, se non a posteriori e a mistero incarnato; si giunge inevitabilmente all’altrettanto mistero che avvolge lo spegnersi della vita, mistero che resta tale nonostante le rilevazioni “scientifiche” del fatto compiuto di una vita che si spegne, rilevazioni “scientifiche” anch’esse contraddittorie e controverse da giungere a dichiarare morta una persona che poco dopo risulta invece essere viva, tanto che si può arrivare ad ucciderla prelevandole gli organi.

Ma l’ospedale di Liverpool ha parlato… e dev’essere libero di agire sulla base della sua stessa e sola parola. Così stabilisce la legge inglese.





A Roma, in piazza San Pietro, nei giorni dal 25 aprile al 3 maggio, verrà recitato il Santo Rosario, a partire dalle ore 22,15.

Chi vuole, in qualunque posto, può unirsi spiritualmente a questa preghiera, recitando il Santo Rosario e chiedendo alla Madonna di intercedere per il piccolo Alfie.



L’onnipotenza della legge: per bocca dei giudici

Tenuto conto dell’incontrovertibile giudizio dei medici dell’ospedale di Liverpool, i giudici inglesi, chiamati più volte ad esprimersi sul caso del piccolo Alfie, emettono più “verdetti” (cioè verità definitive) che si fondano su un assioma citato da loro stessi: “Questa è la legge in questo paese. Nessun ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo può o deve cambiarla”.

Questa espressione rivela, insieme ad una mal celata presunzione e ad una manifesta arroganza, che i giudici professano il nuovo credo della suprema maestà della legge inglese, in grado di poter essere applicata per sancire la vita e la morte di una persona, indipendentemente dalla persona stessa. E questo nonostante non esista al mondo, Inghilterra compresa, una sola legge umana capace di valutare gli indefiniti e indefinibili casi singoli e personali: tutte le leggi umane possono avere solo una valenza generica ed è il giudice che ha l’onere di applicarla ai casi singoli e personali.
Dal che deriva, incontestabilmente, che l’espressione usata in questo caso dai giudici inglesi è falsa: non esiste una legge inglese, né di altro paese, che stabilisce che il piccolo Alfie dev’essere lasciato vivere o morire, oggi o domani, a Liverpool o altrove. Sono i giudici che hanno preso la decisione, appoggiandosi soggettivamente su una o più norme di una legge che per sua natura non può essere oggettiva, ma solamente contingente e temporanea, in attesa che venga cambiata in forza delle mutevoli e mutate circostanze di tempo e di spazio.

L’espressione: “Questa è la legge in questo paese”, è dunque falsa; sia per quanto appena detto, sia perché suggerisce l’idea che “la legge in questo paese” sarebbe quasi una legge universale ed assoluta di natura sovrumana. Suggerimento rafforzato dalla seconda parte della frase: “Nessun ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo può o deve cambiarla”. Una legge, quindi, che nessuno al mondo, non solo non “può”, ma non “deve” cambiare, perché si tratterebbe di una legge “inglese”, cioè di una legge che, a questo punto, avrebbe la connotazione della Legge universale e divina che impone un principio inderogabile: “non uccidere”; e tale connotazione l’avrebbe, secondo i giudici inglesi, nonostante essa permetta loro di pronunciare un “verdetto” contrario: “uccidetelo”.

Sia ben chiaro che il presente scritto, nonostante richiami il caso particolare dell’applicazione della legge inglese alla vicenda del piccolo Alfie, non ha in vista alcuna critica a tale legge; semmai la questione riguarda gli Inglesi.
Questo scritto guarda solo alla forma mentale moderna che considera una legge secondo l’ottica dell’onnipotenza umana.

I Romani, che sono stati maestri di diritto e lo sono ancora, usavano l’espressione: «dura lex, sed lex», con la quale sottolineavano l’importanza del rispetto della legge; ma non avrebbero mai detto e non hanno mai detto: «lex est lex», perché sapevano benissimo della contingenza e della necessità meramente umana della legge stessa. Essi fissarono il principio valido ancora oggi che la legge va rispettata, ma nessuna delle loro leggi fu mai considerata come fosse universale e divina: intangibile da parte di chiunque.

Solo la mentalità moderna, che sfocia nel moderno umano delirio di onnipotenza, permette di far dire agli uomini di oggi che la “loro” legge è intoccabile, tale da non essere neanche una “dura lex”, ma solo “la lex”: giusta, buona, corretta e immodificabile.

Siamo al cospetto di uno degli esempi di come il mondo moderno sia affollato di uomini che hanno fatto di loro stessi degli “dei”: un mondo dove impera incontrastato il principio che ognuno è “dio” a se stesso.

Ma Dio continua ad essere l’unico vero Dio di tutti e di tutto, e se permette, come nel caso nel piccolo Alfie, che certi uomini si arroghino il diritto di vita e di morte su un bambino, è perché mette alla prova il libero arbitrio che ha donato agli uomini.
Chi userà il libero arbitrio riconoscendoLo come l’unico vero Dio, Egli l’accoglierà in Cielo; chi invece userà il libero arbitrio credendo di essere lui stesso “dio”, Egli lo lascerà cadere nel fuoco eterno dell’Inferno… che quel tale uomo ha scelto liberamente da se stesso.





aprile 2018
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