IL LIBERISMO, OSSIA L’ANARCHIA DI DESTRA

PRIMA PARTE



di Don Curzio Nitoglia

Prima parte
Seconda parte

Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
https://doncurzionitoglia.wordpress.com/










Anarchia liberale e non socialista

Il professor Pierre Lemieux - nel suo libro Du libéralisme à l’anarcho-capitalisme (Parigi, PUF, 1984) (1) - scrive: «Contrariamente a ciò che si pensa comunemente, esiste un’altra tradizione anarchica, che non è socialista, ma che è individualista e liberale. Essa è stata lanciata nel secolo XVIII e XIX da alcuni teorici, quali: William Godwin (2) , Benjamin Tucker (3) ; Auberon Herbert, Lysander Spooner ed altri ancora. Quest’anarchismo liberal/capitalista o di “destra” sostiene che gli interessi “egoistici” o “individuali” degli uomini sono armonici, solo quando vengono esercitati nella piena libertà e non tramite la coercizione statale, sociale o socialista. Quindi, occorre rimpiazzare lo Stato con l’estrema libertà di scambio e di contratto. Dunque, il vero anarchismo è quello liberal/capitalista e non quello social/comunista» (P. Lemieux, cit., p. 19).

Questo tipo d’anarchismo finanziario di destra, elitario, tecnocratico o capitalista viene chiamato “liberale, liberista, libertario e libertino” (P. Lemieux, ivi); mentre l’anarchismo di sinistra, ossia collettivista ed egualitarista ha trascurato volutamente l’elemento economico/finanziario e s’è basato solo o prevalentemente su quello socio/politico.


L’anarco/capitalismo


Esso avrebbe voluto arrivare alla società libera e senza potere statale, mediante la rivoluzione violenta sociale e politica senza riuscirvi; mentre l’anarco/capitalismo v’è arrivato tramite la sovversione finanziaria e incruenta, che mediante la Gran Bretagna (XIX secolo), gli Usa  (XX secolo) e l’Israele neo-sionista di Netanyahu (XXI secolo), comanda attualmente metà del mondo e cerca d’impossessarsi di quell’altra metà (Russia di Putin e Medio Oriente), che ancora le resiste.

Da ciò si vede quale sia l’importanza dell’alta finanza, che oggigiorno sorpassa - e di molto - la politica, nell’opera della sovversione mondiale. Infatti, è la finanza apolide che dirige i governi e ne decide le sorti; essa si serve dei governanti come di maggiordomi per realizzare i propri disegni di dominio mondiale e non trascura anzi sovvenziona la rivoluzione intellettuale (v. “Scuola di Francoforte” e “Strutturalismo francese” sessantottino) per sovvertire, se necessario anche con la violenza, l’ordine civile naturale individuale, familiare e sociale.


Pierre Lemieux, schematizzando, scrive: «All’estrema “destra” libertaria, s’incontra, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, innanzitutto la famosa Scuola di Chicago e il suo leader Milton Friedman (4), premio Nobel per l’economia nel 1976. […].
Circa allo stesso indirizzo di “destra”, ma un po’ meno radicale, si trova, a partire dagli anni Quaranta, la Scuola Austriaca (5) (nata nei primi anni del Novecento) del liberalismo classico inglese, sintetizzato e riformulato da F. von Hayek, premio Nobel in economia nel 1974, che si è formato alla scuola più filosofico/liberale che economico/liberista di Adam Smith, David Hume, Alexis de Tocqueville. […].
Un po’ più a “sinistra”, sempre appartenente alla Scuola Austriaca, si situa Ludwig von Mises, nato nella Vienna dell’inizio del Novecento e più tardi anche von Hayek si sposterà un poco più a “sinistra” sulle posizioni di Mises. Secondo la Scuola Austriaca ogni intervento economico dello Stato è inefficace, mentre la Scuola di Chicago sostiene in maniera più radicale che il libero mercato offre e molto più efficacemente tutto ciò che lo Stato fornisce di utilmente buono» (P. Lemieux, cit., p. 20).

Se per Aristotele e San Tommaso l’uomo è un “animale sociale/zoon politikòn”, per i liberisti è un “animale libero/mercante o libero/scambista”.


Anarco/liberismo in Italia

Anche l’Italia, purtroppo, ha avuto un certo ruolo nel problema attuale del neo-liberismo/anarchista. Infatti, vi fu nel primo dopoguerra una seria disputa in campo liberale tra Benedetto Croce e Luigi Einaudi. Benedetto Croce, da un punto di vista filosofico idealista classico, criticava il termine liberismo, come “gretto utilitarismo, ed egoismo a-morale” (E. Colombo - A. Mingardi, Il coraggio della libertà. Saggi in onore di Sergio Ricossa, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, p. 164) e hegelianamente esaltava il primato della politica (E. Colombo - A. Mingardi, cit., p. 168), rivalutando anche un certo ruolo dello Stato in materia economica (vedi Scuola Keynesiana di Cambridge).

Luigi Einaudi (Carrù, 1874 – Roma, 1961) (6), al contrario di Benedetto Croce (Pescasseroli, 1866 – Napoli, 1952), da un punto di vista economico più che filosofico, preferiva parlare di primato della tecnica e tecnologia, dell’economia, della rivoluzione industriale, del mercato e del consumo sulla filosofia e sulla politica.

I neo-liberisti più che a Hegel, si rifanno ad Antonio Rosmini, “il più lucido assertore di una società senza Stato” (Colombo – Mingardi, cit., p. 33).

Robert Nozick († 2002), l’ideologo dello “Stato minimo” (Colombo – Mingardi, cit., p. 36) è uno dei massimi rappresentanti del neo-liberismo o anarco/capitalismo.


Da liberisti a libertari

Costoro si definiscono non solo liberisti, ma addirittura libertari (Colombo – Mingardi, cit., p. 38), ove il libertarismo sarebbe la conseguenza ultima e logica del liberismo economico, figlio del liberalismo politico, e nipote del libertinismo settecentesco (Colombo – Mingardi, cit., p. 40). Ora il libertarismo, è “sinonimo di anarchismo” e i libertariani sono soprattutto e principalmente “sia gli esponenti radicali del liberalismo (…), sia gli anarchici d’ispirazione individual/capitalistica”. Essi negano anche lo Stato minimo (o mini-archismo) e la “legittimità di ogni forma e tipo di Stato”.

Per gli anarco-libertariani, il libero mercato rimpiazza lo Stato, anche lo Stato ‘minimo’ di Nozick e quello ‘leggermente più presente’ dei liberali classici alla Croce e Keynes, il quale ultimo era un economista liberista, che di fronte alla crisi economica del 1929 (molto simile a quella che scuote oggi il mondo a partire dagli Usa nel 2005) dovette ricorrere alla dottrina di un certo intervento, ma non eccessivo, dello Stato in campo finanziario per superare l’impasse di quegli anni (7).

Occorre chiarire che l’anarchismo significa, soprattutto, autonomia e libertà assoluta dell’individuo (8), la società libera senza Stato; esso si basa specialmente sulla libera associazione tra individui. Il libertarismo o primato della libertà è la causa dell’assenza dello Stato.

Quindi è pacifico che vi sono due rami dell’anarchismo: a) gli “anarco/comunisti” (maggioritari in Europa), che fondano l’assenza di Stato sul collettivismo egualitarista; b) gli “anarco/individualisti” (maggioritari in Usa e nel mondo anglo-sassone), secondo i quali l’assenza dello Stato è conseguenza dell’individualismo liberale e libertario e del libero mercato.

Ora, è proprio questa seconda corrente (“anarco/capitalismo”) quella più coerentemente anarchica. Infatti, il totalitarismo comunista mal si concilia con l’assenza dello Stato, mentre l’individualismo liberale è perfettamente coniugabile con la sua totale eliminazione.


Il libertinismo

Il libertinismo è sinonimo di noncuranza della fede, d’irreligiosità o d’indifferentismo più che di ateismo militante (che è una specie di anti-fede tipica del bolscevismo e dell’anarchismo di sinistra): i libertini non sono contro Dio, ma senza Dio e non se ne vogliono curare neppure per combatterlo, lo ignorano. Il libertinismo è figlio del naturalismo antico e poi rinascimentale, dello stoicismo e dell’epicureismo, dello scetticismo relativistico e tende alla trasgressione morale.

Il libertinismo deriva ultimamente dalla ‘setta del libero spirito’ (XII secolo), di derivazione gioachimita (9), che si basava sul panteismo, il totale edonismo degli istinti (specialmente sessuali), la pratica amoralistica.

Per i liberisti puri, il liberismo è buono in quanto concede “la libertà di fare quel che si vuole” (Colombo – Mingardi, cit., p. 44). Il “profitto” è, secondo loro, “l’essenza della libertà”, che è “garantita dall’economia di mercato”, la quale guarda solo al “profitto e ai quattrini” (Colombo – Mingardi, cit., pp. 44-45). Non vogliono alcun limite all’attività individuale e nessun intervento dello Stato in materia economica (Colombo – Mingardi, cit., p. 166).

L’esito di tale libertarismo è volutamente “anarchico”, o meglio è “anarco/individualista” (Colombo – Mingardi, cit, p. 47), corretto dal libero mercato e dal primato dell’economia. Infatti, amano definirsi “liberisti anarco-capitalisti” (con simpatie per la rivoluzione conservatrice inglese, contrariamente a quella progressista francese (10) ); essi “prediligono l’individualismo irrazionalistico di tipo anglosassone, all’individualismo razionalistico di stampo francese” (Colombo – Mingardi, cit., p. 42). Si trovano in buona compagnia con Edmund Burke (11) (Colombo – Mingardi, ivi) e Russel Kirk (12). Si rifanno a “Prometeo, semidio che cercò di rubare il fuoco agli Dei per portarlo agli uomini “ (Colombo – Mingardi, cit., p. 43). 


La causa dell’irreligiosità del mondo attuale
Secondo Augusto Del Noce

Augusto Del Noce, aveva ben intuito che dopo il crollo del comunismo sovietico, il grande pericolo per l’umanità sarebbe stato quello della società liberal/tecnocratica, consumistica, libertina e libertaria.

Egli parlava di “un totalitarismo di nuova natura, assai più aggiornato e più capace di dominio assoluto di quel che i modelli passati, Stalin e Hitler inclusi, non fossero. È il super-partito tecnocratico” (A. Del Noce, Cristianità e laicità, Milano, Giuffrè, 1998, pp. 161-169).

La causa dell’irreligiosità del mondo attuale è da ricercarsi, per Del Noce, proprio nel pan-tecnicismo, “nell’agnosticismo di matrice empirista britannica” (A. Del Noce, Appunti sull’irreligione occidentale, in Il problema dell’ateismo, Bologna, Il Mulino, 1964, pp. 293-333).

Del Noce ha messo a fuoco l’enorme pericolosità del liberalismo, figlio del libertinismo settecentesco, ancora più radicalmente a-religioso dell’ateismo marxista, poiché eminentemente agnostico e divenuto nel XX secolo un fenomeno di massa (il “sadismo” della nostra società, che s’interroga sgomenta di fronte a certi fatti di cronaca, apparentemente inspiegabili, ma in realtà conseguenza logica dei princìpi libertini (13)), mentre nel XVIII era solo elitario. L’ideologia del mondo liberale trascura la Trascendenza e sfocia nella secolarizzazione e nel nichilismo della società opulenta, ove l’unica etica valida è quella della produzione e del consumo, che conduce al relativismo-integrale.

Il liberismo è la conseguenza economica della filosofia chiamata soggettivismo cartesiano e soprattutto sensismo o empirismo, la quale ultima asserisce che l’uomo - come l’animale - ha soltanto una conoscenza sensibile e non intellettuale, che oltrepassando i fenomeni contingenti, arriva alla sostanza delle cose. 

Tale filosofia è nata in Inghilterra, con Hume, Hill, Spencer, verso la fine del XVIII secolo e lo svolgimento del XIX; essa vorrebbe segnare la fine della metafisica e ci ha condotto, attraverso il pragmatismo americano di James, al “pensiero debole” di Popper (14).

Anch’essa, come il materialismo marxista, nega la spiritualità dell’anima umana, il suo potere di conoscere la realtà sopra-sensibile e rende l’uomo simile all’animale, per cui la conseguenza logica, in economia, è che bisogna lavorare, produrre e arricchirsi.


NOTE

1 - Di cui cito la versione telematica sul sito web http://www.uqac.ca/jmt-sociologue/; cfr anche i siti web http://classiques.uqac.ca/; http://bibliotheque.uqac.ca/
Sul medesimo tema cfr. Pierre Lemieux, L’anarcho-capitalisme, Parigi, PUF, 1988; H. Arvon, Les libertariens américains. De l’anarchisme individualiste à l’anarcho-capitalisme; Parigi, PUF, 1983.  
2 - Goodwin William (1756-1836), economista inglese di tendenza anarco/liberista, ha scritto Inchiesta sulla giustizia politica nel 1793, in cui sostiene che la società civile ostacola il libero sviluppo dell’uomo.
3 - Tucker Benjamin Ricketson (1854-1939), economista e filosofo statunitense, nato nel Massachusetts e morto nel Principato di Monaco, seguace dell’anarchico/socialista Proudhon. È uno dei principali esponenti dell’anarchismo statunitense di “sinistra”. Ha scritto Perché sono anarchico nel 1890 e La Libertà dell’Individuo nel 1926.
4 -   Cfr. David Friedman (figlio di Milton Friedman), The Machinery of Freedom, New York, Harper & Row, 1973; Murray Rothbard, Power and Market, Menlo Park, Institute for Humane Studies, 1970, pp.1-6; Id., For a New Liberty, New York, Macmillan, 1973, pp. 2012-208, 219-252. 
5 - J. Huerta de Soto, la Scuola Austriaca. Mercato e creatività imprenditoriale, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003; D. Antiseri – L. Infantino, La Scuola Austriaca di economia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2001.
6 - Seguìto in Italia da Carlo Antoni (Trieste, 1896 - Roma, 1959), primo membro italiano della Mont Pèlerin Society), da Bruno Leoni (Ancona, 1913 – Torino, 1967), da Sergio Ricossa e da Antonio Martino (A. Colombo – E. Mingardi, cit., p. 163): tuttavia già molto prima Hayek aveva preso contatti con l’economista Enrico Barone (Napoli, 1859 – Roma, 1926), autore del saggio Princìpi di economia politica, 1911. Attualmente Dario Antiseri (Foligno, 1940) è lo studioso italiano di spicco del pensiero di Popper e di von Hayek incontrati alla luce dello studio del pensiero del cugino di quest’ultimo: Ludwig Wittgenstein (Vienna, 1899 – Cambridge, 1951), sul quale ha discusso la tesi di laurea a Perugia nel 1963 e poi ha pubblicato il libro Dopo Wittgenstein: dove va la filosofia analitica, 1968. Wittgenstein era un filosofo del linguaggio, studiato (Trattato logico-filosofico, 1922; Osservazioni filosofiche, postumo, 1953) in chiave anti-metafisica e tendenzialmente nominalistica, apofatica, nichilistica e strutturalistica. Seguono, attualmente, Lorenzo Infantino, Bruno Lai, Enzo Di Nuoscio, Alberto Mingardi e Marcello Pera.
7 - Anche i liberisti son costretti a ricorrere alle casse dello Stato quando il libero scambio o il mercato va in fallimento (1929 e 2005).   Anche i liberisti son costretti a ricorrere alle casse dello Stato quando il libero scambio o il mercato va in fallimento (1929 e 2005).
8
- Individuo/alismo è, dunque, sinonimo di Ego/ismo, ossia è il culto dell’Individuo assoluto o sciolto da ogni dipendenza da Dio e dalla sua legge. Già San Paolo (Rom., VI, 19-23) scriveva: “chi è schiavo del peccato è libero dalla legge, ma il risultato di questa libertà è la morte dell’anima. Invece, chi è libero dal peccato è sottomesso e dipende da Dio e il risultato è la vita eterna”. In breve chi vuole essere indipendente da Dio e dalla sua Legge (Individualismo) è schiavo del peccato e dell’egoismo, che è radice di ogni peccato, poiché ci fa preferire la creatura o l’Io al Creatore. Mentre chi si sottomette a Dio e alla sua Legge (uomo animale razionale, libero e socievole) è libero dall’egoismo, dal peccato ed è pronto per la beatitudine eterna del Paradiso.
9 - Cfr. H. De Lubac, La posterità  spirituale di Gioacchino da Fiore, Milano, Jaca Book, 2 voll., 1983.
10 - Si può, dunque, fare un’analogia tra anarco/capitalismo, rivoluzione/ massoneria anglosassone ed empirismo britannico da una parte, e anarco/socialismo, rivoluzione/massoneria latina e illuminismo francese dall’altra parte. Le differenze tra i due schieramenti sono soltanto accidentali (l’uno più progressivo e radicale, l’altro conservativo e moderato quanto al modo, ma la sostanza di entrambi è l’agnosticismo sensista, l’individualismo liberale e il liberismo economico).
11 - Colui, che grazie al suo saggio Considerazioni sulla Rivoluzione francese del 1790 influenzò Joseph de Maistre a iniziare a scrivere nel 1791 le Serate di Pietroburgo
12 - Russel Kirk è nato il 19 ottobre 1918 in America. Nel 1964, superando lo stoicismo al quale aveva aderito, si è convertito al cattolicesimo. È considerato il caposcuola del “Movimento Conservatore Burkiano Americano” del dopoguerra. Nel 1953 ha lanciato la crociata della “Rivoluzione Conservatrice Burkiana”, che ha contribuito a dar nascita al neo-conservatorismo statunitense, è morto il 29 aprile del 1994. Cfr. Marco Respinti, Russel Kirk. Stati Uniti e Francia: due Rivoluzioni a confronto, Bergamo, Edizioni Centro Grafico Stampa, 1995. Kirk è un discepolo di Edmund Burke nato a Dublino il 12 gennaio 1729, anglicano come il padre, mentre la madre era cattolica. Come uomo politico apparteneva alla corrente whig del liberalismo inglese, “nutrito di tradizione lockiana”, sostenne nel 1790 la differenza abissale tra Rivoluzione francese e inglese: “Quella del 1688 [era] così giustificata e così legittima (…), tutta sulla linea delle libertà inglesi e del protestantesimo [conservatore anglicano] e quella del 1789, effettivamente sovversiva, scopertamente iconoclasta e atea” (J. J. Chevalier, Storia del pensiero politico, vol. 3, Bologna, Il Mulino, 1986, p. 61). Lo Chevalier spiega che la critica burkiana alla Rivoluzione francese “non voleva sconfessare il suo liberalismo whig” (ibidem, p. 63). Whig & Tory sono i nomi dei due più antichi partiti britannici, che furono coniati quando Giacomo II stava per salire al trono. Coloro che volevano impedirglielo, perché era cattolico, furono chiamati whigs. Vocabolo con cui s’indicavano i calvinisti scozzesi. I fautori di Giacomo II, invece furono chiamati tories (plurale di tory), termine che in un primo tempo indicava i cattolici fuorilegge. Burke “era sì un liberale, ma all’inglese”, ossia moderato e conservatore (ivi). Tuttavia, la sua dottrina politica - pur criticando giustamente l’astrattezza del razionalismo illuminista francese, che riponeva eccessiva fiducia nella ragiona umana - era debitrice della filosofia empirista e sensista inglese, la quale svalutava eccessivamente le capacità dell’intelletto umano, riducendolo a pura conoscenza sensibile e non razionale o metafisica. Tale concezione è figlia del pensiero protestante classico luterano, il quale asserisce che l’anima umana (soprattutto l’intelletto e la volontà) è corrotta totalmente dal peccato originale e quindi incapace di conoscere razionalmente la sostanza delle cose e di volere liberamente. Lo Chevalier spiega che Burke aveva “l’orrore per … la  metafisica; il risvolto… era la passione per il concreto” (ibid., p. 63). Anzi “sentimenti, affetti, passioni, signoreggiano sull’animo umano e ne orientano anche gli interessi; di fatto l’uomo a questi obbedisce più che alla sua volontà cosciente e orientata dalla ragione” (ibid., p. 64). Quindi, Burke, speculativamente, rappresenta la modernità contro la metafisica, anche se politicamente ha criticato – in modo moderato liberal/conservatore – gli aspetti razionalisti, atei e progressisti del 1789. Domenico Fisichella scrive: “Burke tende a contrapporre la riforma alla rivoluzione, proponendo la prima come pratica per evitare la seconda […]. Burke è dunque alle origini di una visione “liberale” e “riformista” della destra» (Il pensiero politico. Idee, teorie, dottrine, Torino, Utet, 1999, vol. III/1, p. 121).
13 - Per fare un esempio, quale differenza sostanziale passa tra la madre che pratica l’aborto e le madri o i padri che uccidono i loro figlioletti i quali sono di ostacolo alla loro “voglia di libertà”? Nessuna! Assistiamo solo a un’accelerazione di un moto diabolico uniformemente accelerato, il quale partendo dalla legalizzazione dell’aborto ha portato alla pratica oramai comune - anche se non legalizzata - di eliminare figli, mogli/mariti, anziani che impediscono di godersi la vita senza troppe seccature.
14 - Per una confutazione di questi errori filosofici cfr. R. Garrigou-Lagrange, Dieu. Son Existence et sa Nature, Parigi, Beauchesne, 1914, 1° vol., sez. II ; par. 12, 13 e 14 «Objections des empiristes et de Kant contre la nécessité et la valeur ontologique du principe de causalité; L’agnosticisme empirique ; Le principe général de l’agnosticisme moderne»,  pp. 83-106.

 
marzo 2024
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