Le infinite ricadute di “Fiducia supplicans”


Articolo della Fraternità San Pio X



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Immagine: Conferencia Episcopal Española, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons



La forte opposizione suscitata nel mondo dalla pubblicazione di Fiducia supplicans non ha impedito a Papa Francesco di difendere con tenacia questo documento che autorizza la benedizione delle coppie non sposate religiosamente o dello stesso sesso.


Papa Francesco sostiene energicamente e disperatamente Fiducia supplicans

Al quotidiano italiano La Stampa del 29 gennaio 2024, il Sommo Pontefice ha dichiarato, non senza una certa disinvoltura: «Chi protesta con veemenza appartiene a piccoli gruppi ideologici».

«Gli africani sono un caso particolare: per loro l’omosessualità è qualcosa di “brutto” dal punto di vista culturale, non la tollerano. Ma in generale ho fiducia che, poco a poco, tutti accoglieranno lo spirito della dichiarazione Fiducia supplicans del Dicastero per la Dottrina della Fede: essa vuole includere, non dividere. Invita le persone ad accogliere, poi ad affidarsi a Dio.»

Alla domanda: temete uno scisma? Francesco risponde: «No. Ci sono sempre stati piccoli gruppi nella Chiesa che hanno manifestato, con riflessioni scismatiche... Dobbiamo lasciarli fare e passare oltre... e guardare avanti». E ripete ciò che vuole fare con la Chiesa fin dalla sua elezione:
«Sogno una Chiesa che sappia essere vicina alle persone nel concreto e nelle sfumature della vita quotidiana. Continuo a pensare quello che ho detto nelle Congregazioni Generali, in questi incontri di cardinali che precedono il conclave: “La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e andare verso le periferie, non solo geografiche ma anche esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, quelli dell’ignoranza e dell’assenza di fede, quelli del pensiero, quelli di ogni forma di miseria.”

Il 31 gennaio su La Nuova Bussola Quotidiana, Riccardo Cascioli ha reagito: “di fronte alla levata di scudi internazionale, il Papa non torna indietro – come da molti richiesto – ma cerca di mescolare le carte avvalorando una narrazione chiaramente falsa e insultando presunti nemici definendoli chiusi di cuore, non veri cristiani, che vogliono dividere la Chiesa”.
“È triste dover constatare che un Papa faccia il prestigiatore con le parole per far avanzare la sua agenda, ma bisogna prenderne atto, e anche riconoscere che non è la prima volta. Allora è bene chiarire di nuovo i termini della questione.”

Il giornalista italiano rileva un punto che merita di essere sottolineato: “stigmatizzando la cultura africana per cui l’omosessualità è una cosa ‘brutta’, Papa Francesco intende affermare che sia invece una cosa ‘buona’, ciò che è il contrario di quanto afferma il Catechismo della Chiesa cattolica. Appare perciò evidente – se ancora qualcuno avesse dei dubbi - che Fiducia Supplicans abbia come fonte proprio la convinzione che l’omosessualità sia una variante normale della sessualità; e abbia l’obiettivo di portare tutta la Chiesa ad accettare per via ‘pastorale’ questa visione”.

Nonostante l’atteggiamento imperturbabile che mostra, il Papa si è sentito obbligato a chiarire, il 26 gennaio, davanti ai membri del Dicastero per la Dottrina della Fede:
«Quando una coppia si avvicina spontaneamente per fare la richiesta, non benediciamo l’unione, ma semplicemente le persone che, insieme, lo hanno chiesto. Non l’unione, ma le persone, tenendo naturalmente conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui viviamo e delle modalità più adeguate per farlo».
«Chiaramente non si benedice una coppia di persone che vivono insieme, ma persone che hanno chiesto una benedizione insieme. È come l’incontro interreligioso di Assisi del 1986, dove bisognava capire che “non si pregava insieme [Allah, Buddha o Zoroastro]”, ma che “si era insieme per pregare”!


Sul blog di Marco Tosatti, il 5 febbraio, l’argentino José Arturo Quarracino [nipote del cardinale di Buenos Aires succeduto a mons. Bergoglio] non usa mezzi termini: “A rigore, sono Papa Francesco e i suoi accoliti a costituire “piccoli gruppi ideologici” e “gruppetti in odore di scisma” in contraddizione con la Rivelazione e con il Deposito della Fede affidato alla Chiesa”. E denuncia con forza un abuso di potere:
“la Dichiarazione non è stata analizzata, discussa o valutata in Dicastero, né sono stati consultati i vescovi dei vari continenti. È stata ispirata dal Pontefice e redatta dal cardinale Tucho e rilasciata a tutta la Chiesa universale come parola ‘santa e rivelata’ del vescovo di Roma, basata sulla parola di Bergoglio, senza la Sacra Scrittura, la Tradizione Apostolica e il Magistero ecclesiastico bimillenario – la Rivelazione nel suo insieme – a sostenerla, ma solo il ‘magistero pastorale’ di Francesco, che non è altro che un’invenzione servile di un lacchè, non di un autentico cardinale, custode e protettore della Fede.”


Il cardinale Fernández deve dimettersi

Sul suo sito, il 25 gennaio, Edward Pentin ha pubblicato un’intervista a don Nicola Bux, già consultore della Congregazione della Fede, sotto Benedetto XVI. Il teologo italiano ha dichiarato senza mezzi termini:
“Certamente la dichiarazione Fiducia supplicans non appartiene al Magistero autentico e quindi non è vincolante. […] Non si può aderirvi nemmeno con un assenso religioso della volontà e dell’intelletto”.
E aggiungeva:
“Papa Francesco dovrebbe annullare Fiducia supplicans e sostituire il Prefetto con un uomo di ‘dottrina sicura, solida e pura’, per usare le parole dell’Apostolo a Tito”.

Poi, anticipando il conclave di cui si parla sempre più a Roma, mentre questo pontificato sembra esaurirsi, don Bux ha affermato:
“È certo che il prossimo Papa, se non vorrà esserlo solo per una parte della Chiesa, dovrà porsi la domanda: qual è la missione della Chiesa? Quella di conformarsi al mondo o di salvarlo?

“L’unità della Chiesa cattolica è compromessa da Fiducia supplicans perché, su una verità morale così essenziale, accetta, nella pratica, punti di vista opposti tra le Chiese sparse nel mondo. Un esempio: il nuovo vescovo di Foggia-Bovino (Italia) ha dichiarato che la sua Chiesa sarà ‘la Chiesa di Francesco che benedice tutti’. Ma la Chiesa non è quella di Gesù Cristo?”

“Il cardinale Fernández si è screditato pubblicando un documento opposto a quello del suo predecessore, il cardinale Ladaria, nel 2021. Si tratta di uno sviluppo omogeneo o eterogeneo della dottrina? Il Dicastero della Fede e la Santa Sede si sono umiliati. Qualcuno ha già ribattezzato il Dicastero ‘per la distruzione della fede’. Il sospetto di ignoranza e malafede peserà sul cardinale Fernández per qualunque documento firmerà successivamente. Dovrebbe dimettersi”.

Alla stessa conclusione è giunto il cardinale Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, in una nota critica pubblicata sul suo blog personale. Ha denunciato con forza ciò che lascia intendere la dichiarazione romana, cioè che “anche il comportamento sessuale nei rapporti omosessuali è di per sé buono”, e ha chiesto: “Se il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede definisce ‘buono’ un peccato grave, non commette eresia? Il Prefetto non dovrebbe dimettersi o essere sollevato dall’incarico?

Tuttavia, secondo José Arturo Quarracino, intervistato da Edward Pentin sul National Catholic Register del 18 gennaio, Francesco non rimuoverà il cardinale Fernández, anche se “la sua autorità papale è stata gravemente danneggiata, poiché gran parte della Chiesa istituzionale si è rivoltata contro di lui, così come gran parte del laicato cattolico, tanto per ragioni dottrinali o dogmatiche quanto per ragioni di buon senso”.

Ma, secondo l’osservatore argentino, il dramma di Francesco è che
 “in fondo si crede superiore. Le sue ultime affermazioni, secondo cui coloro che ‘criticano la Dichiarazione non hanno capito o hanno una mentalità chiusa’ vanno in questa direzione, come se dicesse: ‘Io sono la Verità’, o per parafrasare la famosa frase di Luigi XIV: ‘Lo Stato [la Chiesa] sono io’”.

“Ha smesso di essere un pastore che pasce le pecore del Signore (comando di Nostro Signore Gesù Cristo a Pietro alla fine del Vangelo di Giovanni) per diventare un leader che impone cose nuove. E lo dimostra anche quanto dice nella lettera indirizzata al cardinale Fernández quando lo ha nominato prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.”

“Nel senso che la missione di quest’ultimo è quella di adattare i documenti della Santa Sede al ‘ricco humus del perenne insegnamento della Chiesa’ e ‘nello stesso tempo’ al ‘magistero recente’, cioè di quello di Francesco. E tutto il magistero precedente? Inviato agli archivi!”.






 
marzo 2024
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