Eluana e Brittany

   


Eluana Englaro


Brittany Maynard

di U. T.

Chi oggi scrive del suicidio assistito della povera Brittany ha la tentazione di assimilarlo impropriamente al caso italiano di Eluana Englaro. Al riguardo, per rispetto della verità, è utile qualche rettifica.
Eluana, diagnosticata in stato vegetativo (pessima e controversa definizione ascientifica), secondo la Convenzione ONU 2006, era una “disabile”, affetta da una disabilità a basso livello di funzionamento, ma ad alta necessità di “facilitatori ambientali” (una famiglia ristretta e riadattata a vivere col disabile). Aveva cioè bisogno non di cure, ma di chi avesse cura di lei (carezze, massaggi, parole affettuose, cambio del pannolino mestruale). Aveva necessità di quelle attenzioni che le avevano profuso instancabilmente le suore Misericordine di Lecco per quindici anni. Non certo di essere collegata a macchine di alcun genere, né alla somministrazione di alcun farmaco salvavita.
A meno che non fosse da considerarsi “accanimento terapeutico” la mera idratazione e nutrizione attraverso il sondino naso gastrico.

Se proprio si vuole accostare il caso della morte per decreto di Eluana a quelli della “buona morte” a pagamento si abbia il coraggio almeno di chiamarlo con il suo nome: eutanasia di una disabile.




novembre 2014

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