Il caso dell’insegnante di Moncalieri
e i Pastori tremebondi di una Chiesa allo sbando

di Paolo Deotto

Articolo pubblicato sul sito Riscossa Cristiana


Il caso dell’insegnante di Moncalieri, finita sotto il fuoco dei difensori delle perversioni solo perché ha detto cose arcinote riguardo al problema degli invertiti (clicca qui e qui), ha messo in luce per l’ennesima volta lo stato confusionale grave in cui versa buona parte della gerarchia della Chiesa cattolica. E sappiamo bene chi è il principale artefice della confusione, figlia della menzogna.
Possiamo parlare a lungo di ciò che hanno detto le varie associazioni pro-perversioni; possiamo deprecare quanto vogliamo le solite dichiarazioni di presidi, politici, e vari “maitre à penser” di cui è infestata la nostra società malata. Non troveremo nulla di nuovo, né dobbiamo stupirci, sia per la diffusissima tendenza al conformismo, sia perché il vento di pazzia ha ormai travolto buona parte della società.

Il vero scandalo è stata la dichiarazione di Mons. Nosiglia, arcivescovo di Torino, che anziché schierarsi con decisione in difesa dell’insegnante, ha iniziato l’ormai consueta arrampicata sugli specchi, fatta di frasi trite e ritrite («Non credo che a scuola, per di più in una scuola pubblica, si debba affrontare la discussione in questo modo. Si è in un ambiente educativo, dove si forma la persona, bisogna ispirarsi a principi quali il rispetto e l’accoglienza. Soprattutto ora, dopo la discussione che c’è stata all’interno della Chiesa») e provvedendo anche, con scarsa eleganza, a “scaricare” l’insegnante che ha espresso solo “opinioni personali”.

La sodomia è uno dei quattro peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio”. Questo un arcivescovo può scordarlo? Oltretutto, continuando con questa stucchevole faccenda del “rispetto e dell’accoglienza” si ottiene il lodevole risultato di non aiutare l’omosessuale a correggere la sua condotta, che inevitabilmente lo porta alla dannazione eterna. Il vero rispetto, per un cattolico, non può certo prescindere dall’operare per la salvezza delle anime.

Cerchiamo anche di non usare le parole a casaccio.
“Rispetto e accoglienza”? E per chi? Per gli omosessuali?
Ma, scusate tanto, perché mai dovrei accogliere con rispetto chi coltivando un ripugnante vizio rovina sé stesso e corrompe chi gli è accanto? L’invertito non fa nulla di rispettabile, né tantomeno nulla degno di essere accolto. L’invertito è un individuo pericoloso, per sé stesso e per gli altri, e tanto più lo diventa in questo clima di pazzia generalizzata nel quale il vizio viene ormai contrabbandato come normalità, se non addirittura anche come cosa bella e buona.
“Rispetto e accoglienza” sono dovuti a tutti, in quanto esseri umani, ma non è possibile, e ripugna anche alla ragione, che si prescinda dalle azioni che una persona compie. Se ci sono azioni perverse ci sarà il chiaro e indiscutibile dovere di fare il possibile per bloccare queste azioni e anche, ovviamente, per far capire al reo la necessità, per il suo bene, di cambiare strada.
Che ne direste se qualcuno si mettesse a predicare “rispetto e accoglienza” per rapinatori, o per assassini o, cosa – pare – terribile, per mafiosi e per evasori fiscali? Le prefiche in servizio permanente effettivo ululerebbero dallo sdegno.
Ora, chi fa più danni? Un assassino o un invertito, tanto più se ostenta e addirittura propaganda la sua perversione?
Un omosessuale, non scordiamocelo, e a maggior ragione un omosessuale “convinto”, che vuol difendere il suo stile di vita, offende direttamente il Creatore, negando le evidenze stesse della creazione, bestemmiando ogni volta che paragona le sue perverse abitudini all’amore, perché l’amore, quello vero, trova il suo primo e indiscutibile parametro nel Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo.

Riserviamo il “rispetto e accoglienza” a quegli omosessuali che vivono nel dolore e nel segreto il loro atroce vizio e fanno il possibile per guarirne, e cercano chi possa aiutarli in questo. Ma il fatto che un arcivescovo, un pastore della Chiesa, un successore degli Apostoli, si dimostri così conformista da rifugiarsi in generiche affermazioni che lo “salvano” dalle critiche del mondo e che favoriranno la dannazione eterna di tanti omosessuali, che si sentiranno per l’ennesima volta “de facto” giustificati, un fatto di questa portata è a nostro viso scandaloso.

Del resto, cosa attendersi da una Chiesa che nel recente sinodo ha messo in discussione, dietro l’ormai logoro paravento della pastorale, gli stessi principi fondamentali della morale cattolica?
Cosa attendersi da una Chiesa che perseguita senza il minimo pudore i pochi sacerdoti, religiosi o secolari che siano, che ancora vogliono custodire e vivere la vera Fede?

Quando Don Abbondio, cercando goffamente una scusante per aver ceduto alle prepotenze di Don Rodrigo, dice al Cardinale che i bravi del prepotente signorotto lo avevano minacciato di morte, il Cardinale cosa gli dice? Gli dice che nessuno, al momento dell’ordinazione sacerdotale, garantisce la vita al sacerdote, poiché questi dovrà essere sempre e comunque testimone della Verità. “Usque ad effusionem sanguinis”.

Questa è la Chiesa che abbiamo, guidata del resto dal Papa che abbiamo; non ce ne sono altre. Assistiamo turbati a viltà, tradimenti, mondanizzazione.
Si fa sempre più urgente, insieme alla denuncia da fare sempre, senza paura, un intenso apostolato della preghiera perché la Chiesa ritrovi sé stessa.

Solo per Grazia di Dio si potrà uscire dall’abisso in cui si è caduti e la Grazia di Dio si ottiene con le opere buone, mai disgiunte dalla preghiera e dal digiuno, armi necessarie per vincere i demoni. Ripeto: i demoni.



novembre 2014

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