La Madonna delle Lacrime a Treviglio
  
di Marco Bongi




Il 28 febbraio 1522 rappresenta, per gli abitanti della cittadina di Treviglio (BG), una data storica ed è ricordata ancor oggi con grande solennità. Alle otto del mattino infatti, anche l'ora è tramandata con estrema precisione, la Madonna, versando copiosissime lacrime, salvò il borgo da sicura strage, saccheggio e distruzione.

Per comprendere meglio quegli straordinari avvenimenti occorre tuttavia qualche premessa di carattere storico. Si combatteva, a quei tempi, una lunga e sanguinosissima guerra fra il Re di Francia Francesco I e l’Imperatore Carlo V. Tale conflitto viene solitamente denominato “Prima guerra franco-spagnola” e durò dal 1521 al 1526.
La nostra Italia, e in special modo la Lombardia, fu teatro di dure battaglie dall’esito alterno. Razzie e saccheggi ne erano l’immancabile corollario a carico degli sconfitti che, subito dopo, cercavano comunque di vendicarsi, altrettanto cruentemente, al successivo capovolgimento di fronte. Il conflitto si concluse infine con la vittoria dell’imperatore ma, nei frangenti in cui si inseriscono i fatti qui raccontati, era in corso una violenta controffensiva dei francesi che, costretti poco prima a ritirarsi a Cremona,  intendevano punire severamente Treviglio per il suo appoggio a Carlo V.
I transalpini erano guidati dal comandante Odet de Foix visconte di Lautrec (1485 - 1528).
  
Chi era costui? Le cronache ce lo presentano sicuramente come un valente comandante militare ma anche, e così rimase anche dopo aver assistito al miracolo di Treviglio, come un uomo sanguinario e crudele.
“Più duro del diamante, più crudo della tigre, più saldo dello scoglio”; così ce lo descrive uno storico vissuto all’epoca di questi episodi.    
Maresciallo di Francia e comandante delle truppe transalpine in Italia, entrò a Genova nel 1507 insieme a Re Luigi XII. Pare che la carriera militare gli fosse stata assai facilitata dalla sorella Francoise che divenne amante del sovrano Francesco I.
Nel settembre 1515, alla testa dell’esercito francese,  vinse l’importante battaglia di Marignano. Per alcuni anni ricoprì poi la carica di Governatore di Milano ed, in tale veste, fece squartare vivo davanti al Castello Sforzesco, il 6 luglio 1521, l’avversario politico Manfredo Pallavicino.  
Questo era dunque il tipo di personaggio con cui i trevigliesi dovevano vedersela alla vigilia di quel 28 febbraio. Non certo un tipo rassicurante. 


IL PIANTO MIRACOLOSO

Come già detto i Francesi erano costretti, dalle vicende belliche,  a ritirarsi a Como, e di là, per Lecco e Bergamo, a Cremona. Treviglio ritorna dunque sotto il ducato degli Sforza. Alcuni abitanti della città però, aizzati da un certo Giovanni Landriano, della fazione favorevole agli imperiali, insidiano a più riprese le truppe francesi in ritirata, per cui il generale Lautrec, irritato per questo stillicidio di imboscate,  ordina la distruzione dell’abitato, anche come avvertimento per gli altri paesi.

Il 27 febbraio 1522 giunge così a Treviglio la triste notizia che Lautrec si sta muovendo da Cremona con l’intenzione di saccheggiare e distruggere la città. Risultano purtroppo inutili tutti i tentativi di mediazione da parte dei Consoli e del Clero.
La popolazione, perduta ogni speranza umana, pone dunque tutta la sua fiducia in Dio e nella Vergine Maria: le chiese si affollano, si veglia tutta la notte in preghiera. All’alba del 28 febbraio la città si desta gravata da un silenzio funereo, rotto solo da singhiozzi di disperazione. Improvvisamente però una voce si diffonde per ogni contrada, accolta da grande emozione: “Miracolo! Miracolo! L'immagine della Vergine in S. Agostino piange e suda!”.

Che cosa è successo? Verso le ore 8 di quel venerdì 28 febbraio 1522, l’Immagine della Madonna dipinta sul muro della chiesa di S. Agostino, annessa al monastero delle Agostiniane, incomincia a spargere abbondantissime lacrime dagli occhi e sudore da tutto il corpo. Alcune donne, più vicine all'affresco, sentendo delle gocce cadere, pensano che piova; ma dalla finestra il cielo appare sereno e lo stillicidio risulta quanto mai abbondante. Inoltre il muro accanto all'immagine è perfettamente asciutto.
Tra la meraviglia e la commozione generale, si constata che gli occhi della Madonna versano lacrime e che tutto il corpo è cosparso di abbondante sudore. Si grida al miracolo, si accorre da ogni parte! I soldati francesi constatano il fatto e, profondamente impressionati, ne informano Lautrec che, a cavallo, giunge subito presso la chiesa di S. Agostino, vi entra e constata che l’Immagine della Madonna è velata di lacrime e di sudore, mentre rimane perfettamente asciutta quella del Bambino, come pure il muro circostante.
In preda a grande commozione, piega il ginocchio davanti alla Vergine, tenta egli stesso di asciugare con pannolini quel pianto, ma le lacrime ricompaiono, ed il prodigio continua per sei ore consecutive.
Tutta la città esulta di gioia, ed il generale Lautrec, impressionatissimo, assicura gli abitanti di Treviglio del suo perdono.
Le campane della città suonano a festa, tutti esultano! Il generale e gran parte degli ufficiali, in ginocchio, depongono ai piedi della Madonna le armi, le corazze ed i loro superbi cimieri.
L’evento straordinario viene ufficializzato da un  atto pubblico, rogato dal notaio Orfeo Dainelli e sottoscritto da numerosi notabili testimoni.
Il 1 giugno del medesimo 1522  il Consiglio Comunale di Treviglio delibererà infine l’istituzione, in perpetuo, di una festa il 28 febbraio di ogni anno, a perenne ricordo del miracolo ed in ringraziamento alla S. Vergine.

IL SANTUARIO



Anche prima del riconoscimento ufficiale della Chiesa, giunto nel 1583, la devozione popolare si diffuse, come è ovvio, enormemente anche ben al di là dei confini cittadini. Fu comunque il grande San Carlo Borromeo, che promosse la fondazione di numerosi santuari nella Diocesi ambrosiana, a dare un impulso decisivo anche alla costruzione di questo tempio. La prima pietra fu infatti posata nel 1594 e, nel 1619, il dipinto miracoloso, dopo essere stato tagliato e prelevato dal muro esterno del convento delle agostiniane, venne solennemente traslato all'interno del nuovo santuario.
Si procedette così, il 15 giugno di quell'anno, alla consacrazione della chiesa effettuata dal card. Federigo Borromeo, nipote di San Carlo e molto noto soprattutto per essere fra i protagonisti del romanzo manzoniano “I Promessi Sposi”.
Da allora, come avviene quasi sempre sui luoghi particolarmente visitati dalla Grazia Divina, non sono mancati ampliamenti, abbellimenti e testimonianze di gratitudine da parte del popolo fedele.
Nel 1668, ad esempio, si costruì un nuovo e prezioso altar maggiore che custodisce, sopra di sé, il dipinto miracoloso. Tra il 1835 e il 1838 si elevò l'attuale campanile e, nei primi anni del XX secolo, per volere del card. Ferrari, si procedette ad un notevole ampliamento dell'edificio sacro. 
La data del 28 febbraio, a quasi cinque secoli di distanza,  non è dimenticata, ed ancora oggi è vissuta con grande fede e devozione. Quella mattina, le campane tacciono, come il Venerdì Santo; la gente si raccoglie silenziosa nel Santuario a pregare davanti all'Immagine della Madonna, coperta da un velo. Quando dalla torre scoccano le ore otto, si sciolgono tutte le campane della città in un festoso e lungo concerto, cala la tela che copre il volto di Maria e la gioia di tutti esplode nel canto di ringraziamento. La S. Messa delle otto è celebrata tradizionalmente dall'Arcivescovo di Milano. 


ALCUNE CONSIDERAZIONI

Non è raro imbattersi nei soliti critici ad oltranza delle apparizioni mariane i quali sogliono affermare ironicamente: “Ma perché la Vergine Maria si manifesta sempre solo a bambini, pastori o altre persone ignoranti?” Non sarebbe meglio che si facesse vedere da qualche uomo importante e conoscitore del mondo?”.

Ci sarebbero, in verità, molte risposte a simili rimostranze, a partire da quanto disse il Divino Maestro nel Vangelo: “Se non diverrete come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 18: 3). Affidare inoltre le manifestazioni del soprannaturale ai deboli ed agli umili consente di evidenziare ancor di più la potenza di Dio che riesce sempre ad imporsi nonostante l’assoluta inadeguatezza delle risorse umane.

Ma nell’episodio raccontato, come del resto in numerose altre occasioni, il miracolo si è evidenziato chiaramente davanti ad un grande comandante militare, ai notabili della città ed al popolo tutto. A provare l’autenticità e l’indubitabile verità del fenomeno vi è addirittura un atto notarile. Tutto ciò non basterà tuttavia a convincere gli increduli che, allora come oggi, si rifiutano sostanzialmente di riconoscere la Maestà di Dio:  “Se non credono a Mosè ed ai Profeti, neppure se risorgesse qualcuno dai morti si convincerebbero” (Lc 16: 31).

La lacrimazione miracolosa di Treviglio ha dunque un suo significato pubblico e testimonia come anche le città e gli stati abbiano il dovere di consacrarsi a Dio, riconoscendone l’Autorità e chiedendo la Sua protezione. La S. Vergine salvò il borgo mossa probabilmente a compassione dalle molte preghiere elevate, da tutta la comunità, nei giorni precedenti l’attacco militare.
Il comune, dal canto suo, scampato il pericolo, riconobbe ufficialmente tale stato di sudditanza e fece proprio il suo dovere di ringraziare pubblicamente la Madre di Dio.
 
Che ne fu invece del comandante Odet de Foix? Visse ancora circa sei anni e purtroppo sembra che non abbia perso la sua spietatezza sanguinaria. Nel marzo del 1528 sterminò circa tremila nemici dopo aver assediato e occupato la piazzaforte di Melfi.
Nell'estate del medesimo anno, cercando di espugnare Napoli, tagliò le condutture dell’acquedotto che approvvigionavano la città. Ma lacqua stagnante che allagò il contado, unitamente alla calura, provocò una pestilenza che stroncò lo stesso generale.
Morì così, il 15 agosto 1528, festa della Madonna Assunta,  il grande stratega, un uomo che si proclamava ufficialmente molto credente, ma che, per dirla con un eufemismo, non eccelleva certo per la pratica della pietà cristiana.
Non sappiamo come visse gli ultimi giorni della sua esistenza terrena. Speriamo tuttavia che l’atto di sottomissione a Dio compiuto a Treviglio, gli abbia dato la forza di pentirsi e di morire nella Grazia del Signore.




dicembre 2014

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