I nuovi cardinali.
Tutto come Francesco comanda, lui solo


  
di Sandro Magister


Articolo pubblicato nella rubrica dell'Autore, Settimo Cielo





4 gennaio 2015

Dell’imprevedibilità di papa Francesco si sapeva. Ma la lista dei nuovi cardinali ai quali egli darà la porpora nel concistoro del prossimo 14 febbraio ha sbriciolato qualsiasi previsione.
Quelli con meno di 80 anni e quindi con diritto di voto in conclave saranno quindici. E il papa li ha annunciati in quest’ordine:
- Dominique Mamberti, prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica.
- Manuel José Macário do Nascimento Clemente, patriarca di Lisbona (Portogallo).
- Berhaneyesus Demerew Souraphiel, lazzarista, arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia).
- John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda).
- Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo (Italia).
- Pierre Nguyên Văn Nhon, arcivescovo di Hanoi (Vietnam).
- Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico).
- Charles Maung Bo, salesiano, arcivescovo di Yangon (Myanmar).
- Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, focolarino, arcivescovo di Bangkok (Thailandia).
- Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (Italia).
- Daniel Fernando Sturla Berhouet, salesiano, arcivescovo di Montevideo (Uruguay).
- Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid (Spagna).
- José Luis Lacunza Maestrojuán, agostiniano, vescovo di David (Panama).
- Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde (Capo Verde).
- Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga (Isole di Tonga).

In seguito a queste nomine i cardinali elettori saliranno così a 125, cinque in più dei 120 regolamentari. Ma in marzo e in aprile compiranno 80 anni i cardinali Antonio Naguib e Justin F. Rigali, in settembre i cardinali Velasio De Paolis e Santos Abril y Castelló e nel febbraio del 2016 il cardinale Roger M. Mahony, riportando nel giro di un anno il numero degli elettori entro il limite stabilito (al quale il papa può comunque derogare, cme fece in misura massiccia Giovanni Paolo II).

In più, Francesco ha annunciato che darà la porpora a cinque ultraottantenni che a suo giudizio “si sono distinti nel servizio alla Santa Sede e alla Chiesa”. Nell’ordine:
- José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales (Colombia).
- Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito (Italia).
- Karl-Joseph Rauber, già nunzio apostolico (Germania).
- Luis Héctor Villalba, arcivescovo emerito di Tucumán (Argentina).
- Júlio Duarte Langa, vescovo emerito di Xai-Xai (Mozambico).

Per due di questi la concessione della porpora ha l’aspetto di un atto riparatorio.
De Magistris, 88 anni, fu il solo curiale di spicco che si pronunciò contro la beatificazione di José Maria Escrivá de Balaguer, il fondatore dell’Opus Dei. E criticò in più occasioni le cerimonie di Giovanni Paolo II e il loro regista Piero Marini, in particolare per le danze esotiche introdotte nel vivo della messa. A tal punto si inimicò l’establishment woityliano che fu punito con la privazione della berretta cardinalizia che gli sarebbe spettata in quanto penitenziere maggiore, tra il 2001 e il 2003, unico caso nella storia di questo dicastero.
Di Rauber, 81 anni, si ricordano invece gli scontri con Benedetto XVI, l’ultimo nel 2009, quando era nunzio in Belgio. Per la successione al progressista Godfried Danneels come arcivescovo di Bruxelles, Rauber aveva inviato a Roma una terna nella quale non figurava il conservatore André Léonard, a suo giudizio “non adatto”. Ma Benedetto XVI si impuntò e nominò proprio Léonard. Ritiratosi a vita privata, Rauber vuotò il sacco mettendo in pubblico questo e altri suoi contrasti con Joseph Ratzinger, in una contundente intervista a “Il Regno“. E ora papa Francesco lo fa cardinale, lasciando al palo per la seconda volta consecutiva il molto più titolato Léonard.

Con questa nuova infornata, i cardinali elettori creati da papa Francesco salgono a 31, appena tre in meno dei 34 nominati da Giovanni Paolo II e non troppo lontani dai 60 che ricevettero la porpora da Benedetto XVI.
Intanto, però, con l’attuale papa i criteri di scelta sono cambiati.
Mentre i predecessori si attenevano a regole consolidate, ad esempio dando la berretta ai titolari di diocesi o di cariche curiali tradizionalmente cardinalizie, Francesco non se ne fa condizionare e sceglie di testa sua, col risultato di immettere nel collegio cardinalizio un buon numero di suoi favoriti, rimodellandolo a propria immagine e somiglianza più di quanto avvenisse in passato.
L’abbandono delle regole tradizionali fa sì che con Francesco si amplii di molto anche il numero dei possibili candidati. In Italia, ad esempio, invece che tra i titolari delle due sole diocesi cardinalizie attualmente senza porpora, Torino e Venezia, Francesco ha scelto in piena libertà tra gli oltre duecento vescovi residenziali, alla fine pescando dal mazzo gli inopinati Menichelli e Montenegro. Il primo già segretario per molti anni del cardinale Achille Silvestrini. Il secondo con giurisdizione sull’isola di Lampedusa, meta del primo e simbolico viaggio di Francesco fuori da Roma.

Nell’insieme, tra le nuove nomine fatte da Francesco, soltanto due appaiono in linea con la tradizione: quella del patriarca di Lisbona e quella di Mamberti, che ha preso il posto del defenestrato cardinale Raymond L. Burke alla testa del supremo tribunale della segnatura apostolica.
Ma quella di Mamberti è stata l’unica nomina fatta in curia. Resta così senza porpora, contrariamente a una prassi plurisecolare, anche l’archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. L’attuale titolare, il domenicano francese Jean-Louis Brugués, quando era alla congregazione per l’educazione cattolica si era opposto tenacemente alla nomina a rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires di Víctor Manuel Fernández, pupillo e ghostwriter di Jorge Mario Bergoglio, che comunque lo impose e poi lo fece arcivescovo appena divenuto papa.
Con Mamberti, i cardinali di curia elettori aumentano di un’unità ma diminuiscono di peso. Mentre ora sono 33 su 110, il 30 per cento, dopo il concistoro del 14 febbraio saranno 34 su 125, il 27 per cento.
In Spagna la scelta è caduta sull’arcivescovo di Valladolid, altra diocesi non cardinalizia. È vero che Blázquez Pérez è presidente della conferenza episcopale spagnola, ma per il papa ciò non fa testo. A Panama, in Uruguay, in Thailandia, in Myanmar Francesco ha preferito dare la porpora a dei “cadetti” piuttosto che ai detentori della presidenza dell’episcopato.
La maggior parte delle nuove nomine sono nel sud del mondo. Due in Africa: Etiopia e Capo Verde. Tre in Asia: Vietnam, Myanmar e Thailandia. Tre nell’America latina: Messico, Uruguay e Panama. Due in Oceania: Nuova Zelanda e Isole Tonga. Tre di questi paesi avranno un cardinale per la prima volta nella storia: Capo Verde, Myanmar e Tonga. Il vescovo di Tonga, 53 anni, sarà anche il più giovane del sacro collegio.

Tra i nuovi cardinali mancano i gesuiti. Ci sono invece un lazzarista, l’etiope Demerew Souraphiel, un agostiniano, il panamense Lacunza Maestrojuán. e due salesiani, gli arcivescovi di Yangon e di Montevideo, che rafforzano la posizione preminente dei figli di san Giovanni Bosco nel collegio degli elettori: 5 su 125.

Quanto alle appartenenze a movimenti ecclesiali, l’arcivescovo di Bangkok è anche il presidente dei vescovi “amici dei focolarini”, tra i quali già si annoverano i cardinali Joâo Braz de Aviz ed Ennio Antonelli, mentre l’arcivescovo di Valladolid è vicino ai neocatecumenali, come già il cardinale Fernando Filoni.

Sei dei 15 nuovi cardinali elettori – quelli di Lisbona, Wellington, Ancona, Addis Abeba, Valladolid, Tonga – hanno partecipato lo scorso ottobre al sinodo straordinario sulla famiglia, quello di Ancona per chiamata diretta del papa.
E due di questi, il neozelandese Dew e l’italiano Menichelli, si sono schierati a sostegno della comunione ai divorziati risposati e del riconoscimento delle unioni omosessuali.
Scegliendo Dew come nuovo cardinale di quell’area geografica, invece dell’arcivescovo di Sydney Anthony Colin Fisher, successore del cardinale George Pell e come lui intransigente difensore dell’indissolubilità del matrimonio, papa Francesco ha fatto trapelare ancora una volta in che direzione vanno le sue simpatie, nella pastorale della famiglia.



gennaio 2015

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