Non sono in grado di dire se Bergoglio non è Papa:
però sono in grado di dire, e lo dico,
che non è cattolico

di Alessandro Gnocchi


Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana
nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi
 
  4 febbraio 2015

Titolo, impaginazione e neretti sono nostri




Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.


mercoledì 4 febbraio 2015

Sono pervenute in Redazione:

Caro dottor Gnocchi,
le scrivo per porle una semplice domanda. Seguo con attenzione la sua rubrica, che trovo davvero utile e preziosa per chi, come me, non sa più a chi rivolgersi per comprendere cosa sta accadendo dentro la Chiesa. Condivido tutte le sue critiche all’attuale pontificato e le chiedo solo una cosa: dopo aver detto tutto quello che dice e dopo la sua analisi così lucida e onesta, direi anche sofferta, ho l’impressione che lei si fermi un momento prima di trarre le conclusioni finali. Lo fa per prudenza o per convinzione? Non sarebbe più semplice dire ciò che dice Socci a proposito di Bergoglio?
Grazie per l’attenzione

Lisetta Amurri

 
Gentilissima Lisetta,
certo che, come suggerisce lei, “sarebbe più semplice dire ciò che dice Socci a proposito di Bergoglio”. Ma sarebbe sbagliato nel contenuto e nel metodo e cercherò di spiegarglielo attraverso un ragionamento magari schematico, ma, mi auguro, chiaro.
1.  Che Bergoglio stia demolendo con energia persino ammirevole la Chiesa cattolica, e sottolineo “cattolica”, è nei fatti e non nelle opinioni. Però non sono d’accordo con chi sostiene che lo faccia in nome di un Concilio Vaticano Terzo non dichiarato e che, dunque, il rimedio consisterebbe nell’applicare correttamente il Vaticano Secondo. Le sciagure che hanno portato la Chiesa sull’orlo del precipizio e tanti cattolici a perdere la fede vengono proprio dalla corretta applicazione del Vaticano Secondo: non del suo spirito, ma della sua lettera.

2. L’ho già detto molte altre volte e non mi stancherò di ripeterlo: questa Chiesa merita questo Papa. Anzi, questo Papa è perfetta espressione di questa Chiesa che di cattolico ha sempre meno. Se domani tornasse Benedetto XVI sulla cattedra di Pietro, non cambierebbe assolutamente nulla, il processo di autodemolizione continuerebbe senza posa, così come ha proceduto durante il pontificato di Ratzinger e dei predecessori conciliari e postconciliari.
Che il virus fosse stato inoculato molto prima è evidente, ma, fino al Vaticano II, non si era manifestato attraverso documenti magisteriali.

3.  Considero un’inutile spesa di energie intellettuali montare complesse, e anche suggestive, argomentazioni sul fatto che Bergoglio non sia Papa per poterlo criticare.
Un cattolico può stigmatizzare, anche duramente, tutti gli errori commessi in materia di fede da un Papa pur sapendo che quello è il Papa. Di più: se ha capacità e prestigio e può farlo e non lo fa commette un grave errore davanti a Dio e davanti agli uomini.

4.  Considero un po’ ridicolo, e molto patetico, il processo mentale di chi nega i fatti perché lo costringerebbero a mutare la teoria. Si sente spesso argomentare in questo modo: “Non si può dire che la tale affermazione o il tale comportamento del Papa sono sbagliati perché allora dovremmo dire che non è infallibile”. Ed evocano chissà quali interventi arcani nominando invano il nome dello Spirito Santo. Ma un errore è un errore, chiunque lo compia. Ed effettivamente, se lo compie il Papa, significa che pure lui, salvo certe ed eccezionali condizioni, non è infallibile.

5. Non ho la capacità, la competenza e il ruolo per dire se Bergoglio non è Papa. Non sono in grado di giudicare se la ricostruzione delle procedure dell’ultimo conclave sia tale da invalidarne l’elezione. Prendo atto che nessuno dei partecipanti al conclave ha sostenuto questa tesi, almeno apertamente. Quando lo faranno sarò felice di prendere in considerazione il loro parere. Invece, il parere di un laico come me, profano quanto me in materia di teologia e diritto canonico su questo tema, lo valuto quanto il mio: rasente allo zero.

6. Detto questo, se non ritengo di poter affermare che Bergoglio non sia Papa, ciò non dipende dal timore di compiere l’ultimo passo dei miei ragionamenti. Non sono in grado di dire se Bergoglio non è Papa: però sono in grado di dire, e lo dico, che non è cattolico, nella quasi totalità dei suoi pronunciamenti e dei suoi atti. Questo è l’ultimo passo del mio ragionamento e penso sia più difficile e doloroso che quello di chi sostiene che Bergoglio non sia Papa. Credo che mi si possa dar atto del fatto che, nel momento in cui ritenessi di doverne compiere un altro, lo compirei.

7. Non so perché il Signore permetta questo strazio, non so perché permetta che la guida visibile della Chiesa si dia consapevolmente da fare per demolirla. Non ho la presunzione di conoscerne i motivi, ma ho l’umiltà di accettare i fatti poiché tutto ciò che Dio permette, anche il male, è sempre in vista di un bene che noi magari non riusciamo neanche a immaginare. Di sicuro, una desolazione simile non è un premio. Abbiamo da pagare colpe nostre personali. Ma penso che stiamo pagando anche colpe di chi ci ha preceduto, in particolare di quei pastori che, a suo tempo, avrebbero potuto e dovuto difendere il gregge dai lupi, opporsi alla deriva e non lo hanno fatto. Ci fossero stati dieci, non dico cento, ma solo dieci monsignor Lefebvre invece che uno solo, probabilmente oggi non saremmo ridotti così.
8. Quando dico che ho l’umiltà di accettare i fatti, non intendo dire che non ci si debba opporre al male, all’ingiustizia e al tradimento della fede. Dico solo che si deve combattere per il bene, per la verità, per la salvezza delle nostre anime e per la gloria di Dio senza inventarci giustificazioni che non reggono alla prova dei fatti. Saremmo sconfitti in partenza.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




Caro dottor Gnocchi,
ho letto ora un articolo sull’Agenzia “Zenit” che, da quanto ne so, è una voce ufficiosa della Chiesa e, mi corregga se sbaglio, su Zenit si pubblicano solo cose approvate “in alto loco”.  L’autore è uno dei Francescani dell’Immacolata del “nuovo corso”. Ci siamo capiti. L’articolo tratta del solito cerimoniale di saluti tra il Papa e il nuovo presidente, Mattarella. Questo è il link.
Il finale dell’articolo mi ha lasciato di stucco, per non dire di peggio. Leggo: “…soprattutto ci attende una concezione del bene comune che supera l’essere laici o cattolici, uomini dello Stato o uomini della Chiesa, per essere appunto –  integralmente e semplicemente – uomini”. Intanto vorrei sapere che diavolo voglia dire quell’essere “integralmente” uomini, e poi si direbbe che per l’autore essere “cattolici” sia un ostacolo all’essere “integralmente uomini”.  Lei cosa ne pensa?
La saluto e la ringrazio

Carlo Lo Prejato

Caro Lo Prejato,
ho ben poco da aggiungere alle sue considerazioni. Ho letto l’articolo per intero e mi ricorda i temi che si facevano ai miei tempi in prima media nelle occasioni di circostanza: “Oggi è stato eletto il Presidente della Repubblica. Racconta i tuoi sentimenti”. Essendo lo studente in questione un praticante della religione dell’uomo, ha svolto il temino raccontando ciò che prova.
Non so, caro Lo Prejato, se ciò che pubblica Zenit è approvato “in alto”. Certo che è scritto molto in basso.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

Caro dottor Gnocchi,
mi permetta innanzitutto di complimentarmi con lei per la felice iniziativa di tenere una rubrica settimanale attraverso cui dare risposta ai molti interrogativi che in questi tempi di estrema confusione attanagliano le coscienze di noi cattolici. La ragione per cui ho deciso di approfittare a mia volta di questa opportunità non è il cercare la risposta a una precisa domanda. Le vorrei chiedere semplicemente un’opinione: come si sentirebbe di commentare il panorama attuale dei giovani cattolici? Per “giovani cattolici” non intendo specificamente i miei stretti coetanei, essendo nato il sottoscritto nella prima metà degli anni ’90, quanto più tutta la generazione a cavallo fra i 18 e i 35 anni. Quali sono, in particolare, i dubbi, i timori e le speranze che nutre nei nostri confronti, dal ministrante della Messa tridentina all’educatore di oratorio che vota il Partito Democratico (non che tutti gli educatori di oratorio votino quel partito, intendiamoci). Ringraziandola in anticipo per l’eventuale risposta, le porgo cordiali saluti e le assicuro un ricordo nella preghiera. SLGC!
A.

Caro A.,
premettimi di darti del tu, visto che hai più o meno l’età dei miei figli. La tua lettera apre un capitolo lunghissimo che, in questo spazio, cerco di condensare in poche righe. Da qualche decennio va di moda la retorica del giovanilismo, che cade fatalmente nei due estremi: i giovani salvezza del mondo oppure quintessenza della depravazione.
Caro Alessandro, il mondo dei giovani di oggi mi piace poco, ma so che la colpa è di altri. Il problema dei nostri giorni non è rappresentato dai giovani che non credono in nulla perché non hanno avuto nulla, ma dai vecchi che non credono più in nulla perché hanno buttato via ciò che hanno avuto in eredità.
Se i giovani d’oggi convivono invece che sposarsi, se abortiscono invece che tenere i figli, se eutanasizzano i loro nonni invece che accudirli, dipende da chi ha cominciato ad accettare in loro comportamenti e pensieri che non avrebbe mai ammesso per se stesso.
Mancanza di nerbo, mancanza di convinzione, mancanza di spirito di sacrificio.
Caro Alessandro, mancanza di fede.

Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo




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