SE QUESTI SONO I FRUTTI DEL DIALOGO!

di L. P.




Indirizzammo a Sua Santità Papa Bergoglio, nel settembre scorso, una lettera in cui palesavamo il nostro disagio, non disgiunto da un forte tono critico, per la irrituale, immotivata e festosa udienza concessa al sindaco di Roma, Ignazio Marino, noto ateo, abortista, maltusiano, eutanasista ma soprattutto – come i lettori ricordano per averne, su questo sito, letta la ricognizione intitolata “A Sua Santità il Papa Francesco I”- per l’irriverente e inopportuno saluto, con cui l’aveva accolto, quando, affettuosamente abbracciandolo gli aveva detto, per via della barba: “Mi sembri un francescano”.

Non sappiamo se il Papa ne abbia letto integralmente il contenuto, ma è certo che, quand’anche qualcuno glielo abbia esposto, avrà dato una scrollatina di spalle con un probabile ironico commento: “Ah! questi integralisti!”.

In quella lettera, rimasta inevasa come le numerose precedenti nonostante l’indicazione scritta di telefono e posta elettronica, esprimemmo la nostra contrarietà a un comportamento stranamente amichevole e tanto cameratesco da consentire che il Vicario di Cristo ricevesse con sì larga familiarità l’esponente del più losco e sanguinario progetto di morte camuffato da impegno per i cosiddetti “diritti umani”.

Facemmo noto a Sua Santità, nel caso lo ignorasse, che il summenzionato Ignazio Marino, tra le benemerenze lucrate e i progetti in itinere, aveva in  programma l’estensione del “ diritto e delle libertà di amare” (La Repubblica 14 luglio 2014) ovvero la canonicità della prostituzione, cioè, che l’Ignazio, omonimo capovolto del santo fondatore della Societas Jesu  a cui egli, il Papa, appartiene, avrebbe istituito a Roma, sede del Cattolicesimo e luogo consacrato dal martirio del primo Papa, l’Apostolo Pietro, una “zona dell’eros” con che la Città Eterna sarebbe stata mutata in novella Babilonia.

Ebbene, le cronache (Il Messaggero 7 gennaio 2015) ci dicono che il progetto del sindaco, dalla barba “che sembra un francescano”, è in dirittura di avvìo. Tale progetto, fotocopia dell’esperimento in corso a Napoli, prenderà l’avvìo nel prossimo aprile e, secondo Francesca Danese, assessora alle Politiche Sociali e Andrea Santoro, presidente del IX Municipio civico nella cui zona sarà “operante” il fetido laboratorio dell’eros - ove “legalmente” si consumerà la profanazione del corpo, tempio dello Spirito Santo -  verrà a costare alle casse comunali 500 € mensili (una spesa sostenibile, dicono in Comune); ma non pensino i  pruriginosi moralisti, no! a qualcosa di caotico perché tutto sarà monitorato affinché l’esercizio - ma guarda che  bel sussulto di moralità! - non venga a debordare dal perimetro assegnato, pena multe da 500 € in su.

Non abbiamo sentito alcun monito, alcun rimprovero, alcuna protesta né del pontefice, né del C9, né di Mons. Vincenzo Paglia referente per la famiglia, né del presidente il Consiglio Pontificio della Cultura, il cardinal Ravasi che solo pochi giorni or sono ha criticato il ricorso al ritocco estetico.

Silenzio – assenso ? Mah! noi pensiamo che Marino, con barba da francescano, chiederà udienza a Papa Bergoglio, gli implorerà la benedizione per questa sua ultima fatica a pro’ dei diritti umani, e che tutto gli sarà accordato con il suggello di un paterno abbraccio, nella prospettiva pastorale dell’incontro e del cammino fianco a fianco.
Dialogo, dialogo, dialogo.

Santità, ma di che avete parlato nel settembre scorso?  Di conversione? o di che altro?



febbraio 2015

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